A domenica live alessandro, che si è dato fuoco per amore: "la vita è preziosa"

Rapinder

Utente Esperto
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19 Settembre 2011
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ROMA - «Sono una persona per bene e tutto quello che avevo gliel'ho dato». Piange Alessandro Marin, il ragazzo di Costa Volpino che il 31 dicembre si è dato fuoco sotto la casa della ex fidanzata che non voleva più vederlo.
La sua è la storia di un amore doloroso, del disagio provocato da un disturbo bipolare fino ad un epilogo disperato. La sua relazione con una ragazza straniera si interrompe il 24 dicembre. La notte di capodanno arriva il gesto estremo di Alessandro, che si versa addosso un flacone di liquido infiammabile, ustionandosi gravemente gran parte del corpo: «L'ho fatto per amore nei confronti di Anca e non per riprenderla e farla tornare con me. Ma in quel momento mi sono reso conto che era una penitenza che non meritavo».

IL DISTURBO BIPOLARE. Ad allontanare Alessandro dalla ragazza che ama è stata una malattia manifestatasi alcuni mesi fa: Alessandro si sta curando da un anno: "Un giorno iniziai ad urlare senza un motivo. Ho scoperto di soffrire di bipolarismo. È la malattia che ha anche mio padre. Passo da momenti di euforia e momenti di ansia e depressione».
Alla base del gesto estremo di Alessandro sarebbe proprio la fragilità di un soggetto psicologicamente provato: «Sono tutto bruciato, le braccia e le spalle. Ma io sono qui per dire che queste cose non si fanno perché la vita è un bene che va difeso». Poi la delusione: «Da questa ragazza e dalla sua famiglia non ho ricevuto neanche una telefonata per sapere 'Alessandro come sta?'. Dopo che io e la mia famiglia le abbiamo dato tutto. Per fortuna, quella notte ho avuto la forza di strapparmi quello che avevo addosso e così mi sono salvato. Se no sarei morto. Ma grazie a Dio ho avuto la forza di fare quel gesto estremo, perché mi voglio bene e bisogna volersi bene e difendere la propria vita».

L'EX FIDANZATA HA PAURA. Poi, scorrono le immagini dell'intervista ad Anca: «Io ho paura. Esco solo con mio padre e mio fratello. Ad Alessandro ho voluto bene davvero, ma non posso aiutarlo. È meglio che si faccia aiutare da chi ha gli strumenti per farlo».
E Alessandro scoppia in un pianto liberatore: «Cosa dici? Ché non ti ho mai toccato con un dito». E poi: «Di Anca sono ancora innamorato pazzo e le voglio bene. Ma non le farei mai del male e non la cerco. Viva la sua vita».
Quella ragazza bionda, con due grandi occhi azzurri ora ha paura. Alessandro continua a combattere la sua battaglia contro una malattia e contro la solitudine di una vita senza l'amore della donna che adora.
Resta tanto dolore e una scritta rossa su un muro bianco, davanti al balcone di quella giovane donna: «Ti amo Anca».

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