- 31 Agosto 2010
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BUTTARE via il vecchio per lasciar spazio al nuovo: la tradizione che accompagna l'anno nuovo non vale solo per noie e grattacapi ma anche per qualcosa di più concreto come i libri di neuroscienze. Uno studio dello University College London pubblicato su PLoS One suggerisce infatti di liberarsi dalle teorie del bestseller di John Gray, "Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere", in favore di una visione meno pessimistica del rapporto tra i due sessi. I neurobiologi Semir Zeki e John Romaya hanno infatti dimostrato che, quando si innamora, il cervello degli uomini funziona esattamente come quello delle donne: niente Marte e niente Venere, dunque, ma stesso pianeta, con buona pace di chi finora ha spiegato le incomprensioni di coppia dando la colpa ai neuroni. Per capirlo gli studiosi hanno chiesto a 24 volontari tra i 19 e i 47 anni (uomini e donne, eterosessuali e omosessuali) di osservare le immagini del proprio partner (tutti con una relazione sentimentale duratura, dai 4 mesi ai 23 anni), di amici e di persone a loro indifferenti. Analizzando le reazioni cerebrali tramite risonanza magnetica, è emerso un comportamento identico delle attività del cervello in risposta alla sensazione d'amore.
L'amore attiva dunque, nel cervello, un senso di appagamento comune a uomini e donne. Ma non bisogna dimenticare che una relazione è composta da più fasi sentimentali. "Anche sotto il profilo sociologico - spiega lo psicologo Roberto Cavaliere - nella fase dell'innamoramento il maschile e il femminile vivono il sentimento nella stessa maniera, ma nel prosieguo le differenze dovute ai sessi emergono in pieno. E non sono dovute alle strutture cerebrali, che possono essere simili nell'uomo e nella donna, ma ai condizionamenti di genere, culturali e sociali, appresi nell'arco della vita".
"Nell'uomo - spiega Bertirotti - l'associazione sarà legata, in occidente, al mantenimento della donna conquistata con atti di protezione, dominanza e ossessività, mentre, nella donna, a simboli di accoglienza, comprensione e contenimento della forza".
Secondo Bertirotti la differenza tra uomini e donne non va dunque analizzata sotto il profilo biochimico (che, in quanto appartenenti alla stessa specie, non può che essere identico) ma nell'attribuzione di un significato simbolico e semantico al coinvolgimento. "Il dato più interessante della ricerca - conclude Bertirotti - è comunque quello di aver scoperto la disfunzionalità della parte della corteccia cerebrale dedicata alla formazione del giudizio critico, e questo in entrambi i generi, e sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali". È insomma come se la natura avesse predisposto l'assenza di criticità mentale di fronte all'amore. E per fortuna: altrimenti, probabilmente, non ci innamoreremmo mai.
Fonte: Repubblica
L'amore attiva dunque, nel cervello, un senso di appagamento comune a uomini e donne. Ma non bisogna dimenticare che una relazione è composta da più fasi sentimentali. "Anche sotto il profilo sociologico - spiega lo psicologo Roberto Cavaliere - nella fase dell'innamoramento il maschile e il femminile vivono il sentimento nella stessa maniera, ma nel prosieguo le differenze dovute ai sessi emergono in pieno. E non sono dovute alle strutture cerebrali, che possono essere simili nell'uomo e nella donna, ma ai condizionamenti di genere, culturali e sociali, appresi nell'arco della vita".
"Nell'uomo - spiega Bertirotti - l'associazione sarà legata, in occidente, al mantenimento della donna conquistata con atti di protezione, dominanza e ossessività, mentre, nella donna, a simboli di accoglienza, comprensione e contenimento della forza".
Secondo Bertirotti la differenza tra uomini e donne non va dunque analizzata sotto il profilo biochimico (che, in quanto appartenenti alla stessa specie, non può che essere identico) ma nell'attribuzione di un significato simbolico e semantico al coinvolgimento. "Il dato più interessante della ricerca - conclude Bertirotti - è comunque quello di aver scoperto la disfunzionalità della parte della corteccia cerebrale dedicata alla formazione del giudizio critico, e questo in entrambi i generi, e sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali". È insomma come se la natura avesse predisposto l'assenza di criticità mentale di fronte all'amore. E per fortuna: altrimenti, probabilmente, non ci innamoreremmo mai.
Fonte: Repubblica
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