Lo si può amare come un grande maestro, lo si può odiare come l'ennesimo pagliaccio di un'industria cinematografica americana ormai logora e ripetitiva, ma le opere di quentin tarantino volutamente o no lasciano il segno e non possono lasciare nessuno indifferenti, cosi come anche la sua ultima fatica, presentata a cannes lo scorso maggio, "Inglorius Basterds" darà molto da parlare sia ad ammiratori che detrattori del regista.
Bastardi senza Gloria
Cronaca ingloriosa di un capolavoro mancato
Nonostante l'amore viscerale che provo per quest'uomo cercherò di essere quanto più obiettivo possibile, ahime, impresa ardua. Inizio col dire che Bastardi senza Gloria è un grande film, ma non un capolavoro, vittima purtroppo dell'enorme ego di Quentin che spesso si abbandona a sequenze esteticamente inceccepipibili ma atte a soddisfare solo se stesso. La problematica principale è la durata, oltre le due ore e trenta, anche se il film stesso non risulta mai pesante o noioso, ma questo è dettato solo dalla maestria di quentin nel saper districarsi tra i dialoghi. Proprio i dialoghi sono una peculiarità del film, contrariamente a ciò che traspariva da alcuni trailer, il film non è un mega giocattolone ammazza-nazisti, no, è un film molto verboso in cui si alternano quattro lingue: inglese, francese, tedesco ed un pò di italiano (cosa che è stata superata col doppiaggio, che fa si che alcune scene non rendano come la versione originale, migliore senza dubbio di quella italiana) infatti il cardine è proprio la verbosità colta che penso a pochi possa piacere intervallata da sporadiche ed esplosive scene di violenza mai fine a se stesse.
Bastardi senza gloria è diviso in cinque capitoli, come gran parte della filmografia tarantiniana:
1. c'era una volta nella francia occupata dai nazisti
2. bastardi senza gloria
3. nazisti a parigi
4. operazione kino
5. la vendetta della faccia gigante
1. Il primo è da molti considerato il vero capolavoro del film, e forse lo è. Tarantino attinge a piene mani dallo stile Leone, e quasi lo spettatore si dimentica di essere nella campagna francese del 1941. la scena si svolge nella casa di un contadino francese nella quale è stata inviata una squadra di ss per verificare la presenza o meno di ebrei nella zona. Qui facciamo la conoscenza con il colonnello Hans Landa, interpretato dallo sconosciuto Cristopher Waltz, senza dubbio il miglior personaggio del film. La scena è un lungo interrogatorio nel quale Waltz alterna melliflua simpatia ad arido cinismo riuscendo sempre ad essere credibile e creare una violenza ed un pathos verbale che non si vedeva da tempo.
2. Il capitolo secondo ci è presentato con l'ormai celebre monologo di Brad Pitt davanti al suo plotone di uomini, monologo che grazie alla diffusione del trailer ha fatto scuola. In questo caso a Tarantino non interessava creare eroi vecchio stampo ligi al dovere, anzi, i bastardi sono un branco di cani sciolti, che fanno quello che fanno, uccidere, torturare nazisti, per puro sadismo e divertimento più che per appartenenza alla patria o una vendetta dettata dalle proprie origini, ed è proprio per questo che sono ingloriosi, non sono eroi, non vogliono esserlo, amano solo la pura violenza. Qui tarantino ci mostra il modus operandi dei bastardi, non lisinando particolari, a loro non interessa uccidere nazisti, o almeno non sono, quello che fanno i bastardi è creare terrore nelle fila tedesche, li privano dei loro ducumenti, dei loro stivali, persino del loro scalpo, insomma gli rubano la dignità nella morte, e questa è la cosa peggiore che possa accadere ad un soldato. I bastardi lo sanno e sanno che per questo i membri del terzo reitch avranno paura di loro. La paura dei tedeschi ci viene mostrata attraverso la rabbia e le frustazioni di Hitler che non si da pace sapendo che quegli ebrei stanno facendo il bello e il cattivo tempo tra i suoi uomini. In questo caso al regista non interessa affrontare temi seri come la guerra o l'olocausto, lui vuole solo raccontare il suo modo di vedere il cinema e lo fa attraverso la violenza a volte insensata dei bastardi. In questo contesto Hitler ci appare in versione volutamente machiettistica, quasi da cabaret, come un vecchio pazzo urlante che sfiora il grottesco e il ridicolo, ma come detto non è di storia che vuole parlare Quentin. Ben altre caratterizzazioni hanno avuto gli altri tedeschi presenti nel film, in particolare, il primo tedesco che viene interrogato da raine, il soldato neo papà e l'eroe di guerra, entrambi rappresentano figure molto umane e non caricaturali come hitler in precedenza.
3. Protagonista indiscussa della parte terza è Shosanna, l'unica a sopravvivere al massacro della sua famiglia avenuta per mano degli squadristi di Landa. Ci viene presentata come fragile ed indifesa, eppure mossa da un forte senso di giustizia e vendetta, è shosanna infatti il personaggio che tarantino affronta meglio a 360 gradi, a lui interessa creare una sorta di empatia tra soshanna e lo spettatore, quasi come se la sua eroina rappresentasse un omaggio a tutti i civili che si sono opposti al regime nazista. Ed è per questo che contrariamente ai bastardi, figure volutamente bidimensionali feroci ed inarrestabili, soshanna è debole, fragile, eppure cosi forte d'animo.
4. Il quarto capitolo si concentra interamente in una taverna dove parte dei bastardi dovrà incontrare il loro contatto per aggiornali sul da farsi della missione. Il contatto sarà rappresentato da un'attrice tedessca doppiogiochista interpretata da diane kruger. Qui la scena in alcuni frangentei è eccessivamente lunga e non in linea con la tensione che si cerca di creare, anche se il finale della stessa è un vero colpo di genio.
5. Il quinto capitolo finale rappresenta insieme al primo la parte migliore del film. Confluiscono tutti i personaggi nella stessa scena fino a giungere al pirotecnico finale. Questa parte forse rappresenta il momento visivamente e stilisticamente migliore dell'intero film, dove Quentin riesce sempre a creare il giusto grado di tensione senza mai risultare vacuo o incostante. Da segnalare l'inizio del quinto capitolo nel quale soshanna si trucca prima di presenziare alla prima del film di propaganda nazista e il lungo piano sequenza nel quale ci vengono presentati tutti i personaggi presenti alla premiere nell'atrio del cinema.
Per quanto riguarda il cast e la recitazione, Tarantino come al solito ha compiuto un ottimo lavoro scrupoloso degno dei suoi inizi. Sorprende in effetti vedere Brad Pitt recitare ad alti livelli come non lo si vedeva da tempo e non calarsi nella parte del solito belloccio di turno, il suo tenente raine è rozzo, arrogante, volgare, scurrile, insomma degno dei più alti clichè tarantiniani, fa piacere vedere pitt calarsi con disilvoltura nei panni di un personaggio che non gli è consono...particolare appunto al suo accento volutamente sudista, la vera chicca della sua interpretazione, da guardare assolutamente in lingua originale. Gli altri bastardi a cui viene dato spazio sono Eli Roth, pupillo regista di tarantino, nella parte dell'orso ebreo e Til Schweiger nel ruolo di un tedesco psicopatico, anche se le loro storie non vengono affrontate con completezza. Entrambi le attrici femminili, sia diane kruger che melanie laurent, svolgono il loro compito in modo eccelso, la prima perfettamente calata nei panni di una diva snob e a tratti alterea, la seconda in queli di una piccola ebrea ma da un grande animo. La sopresa del cast, come già citato, è naturalmente Cristopher Waltz, vincitore a cannes della palma d'oro come miglior attore, premio meritatissimo, capace con il suo carisma e la sua dialettica di rubare ovunque la scena e districarsi con naturalezza tra espressioni contrastanti tra loro. La colonna sonora è di quanto più geniale si possa vedere in giro negli ultimi anni, Tarantino nonostante il rifiuto di Morricone (impegnato con la colonna sonora di baaria) riesce a creare uno stile musicale che non sfigura mai al cospetto delle immagini mostrate, adatta vecchi pezzi di morricone a tracce musicali pop, e il risultato risulta sempre convincente. Un altro appunto lo si deve fare alla scelta coraggiosa di usare lingue diverse, qualcun altro al suo posto avrebbe fatto parlare a tutti i suoi personaggi la stessa lingua, l'inglese, tarantino no, decidendo di essere volutamente fedele alle lingue di ciascun personaggio, e questo è senza dubbio uno dei maggiori pregi del film. Ultimo appunto per quanto riguarda la regia, Inglorius Bastards da questo punto di vista non sfigura di fronte ai precedenti capolavori tarantiniani, la regia è sempre precisa e i virtuosismi (anche se questa volta quentin ha deciso di limitarsi) sono sempre azzeccati e ci ricordano di cosa sia capace questo regista che da sempre tanta importanza alle immagini da lui proposte. Nessun inquadratura è messa li per caso e tutte servono allo scopo del suo disegno.
Fonte: Google
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