Bersani dice no all'election day. "pdl allo sbando, non si sa cosa vogliono"

Rapinder

Utente Esperto
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19 Settembre 2011
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TRIPOLI - Niente election day, sfida a Berlusconi, e sul ticket con Renzi...chissà. Pier Luigi Bersani, a Tripoli per una serie di incontri politici, e fresco di vittoria alle primarie del centrosinistra, parla a tutto campo sui prossimi mesi, gli ultimi di governo Monti e con la campagna elettorale alle porte. «Ho sempre pensato che sia sensato tenere separate le elezioni regionali e politiche. Dopo di che voglio capire se Alfano e Berlusconi vogliono e come le elezioni politiche a febbraio. Parlare di election day senza capire cosa significa è difficile», ha detto.
«Auguri... se sarà sfida la faremo. Non vedo l'ora», ha poi commentato Bersani su una eventuale candidatura di Silvio Berlusconi alle elezioni. «Ci sono norme - afferma Bersani - e varie sentenze per il fatto che ai primi di febbraio si voterà nel Lazio, non è un optional». Ma soprattutto il segretario Pd chiede ad Alfano e Berlusconi di «dire perchè e come intendono l'election day perchè io non ho capito». Se si accorpassero a febbraio elezioni regionali e politiche «noi - conclude Bersani - non siamo di questa opinione».

NO TICKET CON RENZI «Quello che abbiamo fatto non l'abbiamo fatto io e Renzi, non sono voti di Renzi o Bersani. Ticket? Non abbiamo il duopolio, io non pretendo il monopolio ma siamo un collettivo aperto e plurale, discutiamo insieme e poi siamo uno squadrone che vuole servire il Paese», ha detto il segretario Pd, che ha parlato anche della legge elettorale: «Il dossier più importante è la legge elettorale in relazione allo sbandamento del centrodestra».
«Se domani - sostiene il segretario Pd - il Pdl avrà una riunione per decidere la linea politica, per favore ci faccia sapere cosa pensa precisamente, e sul piano politico, della legge elettorale, perchè non capiamo più, è la ventesima proposta, e non conosciamo le intenzioni politiche».
«Il partito - spiega Bersani - non è di proprietà nè di Bersani nè di Renzi, riusciremo tutti insieme a fare squadra. Il problema è che in Italia siamo abituati all'imperatore, all'uomo solo al comando, c'è l'idea che discutere sia alternativo a decidere. Noi discutiamo anche animatamente poi siamo una squadra che vuole servire il Paese». Il segretario Pd ribadisce che «alla prima occasione con Renzi ci vedremo ma quello che abbiamo fatto non l'abbiamo fatto noi due».

"POLITICA ESTERA? SI DISCUTE E SI DECIDE" «In politica estera si discute con gli altri. C'è la discussione e poi la sintesi e la decisione. Siamo in condizione più che altri per avere l'apertura sufficiente a reggere un'ottima politica estera», ha detto Bersani, negando che in caso di vittoria alle elezioni il centrosinistra avrà scontri e divisioni come nel governo Prodi.

ITALIA, RUOLO NEL MEDITERRANEO «C'è tantissimo da fare, tante cose buone. Questo è un mondo in evoluzione con grandi cambiamenti che ha un sentimento di amicizia profonda con l'Italia e chiede aiuti politici, economici e culturali. L'Italia ci deve essere mentre ho l'impressione che abbiamo perso la percezione che siamo un grande Paese con un ruolo nel Mediterraneo». Pier Luigi Bersani spiega così perchè è venuto a Tripoli come prima tappa dopo la sua vittoria alle primarie.

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