Di pugni ne ha dati e presi tanti sul ring, ma è stato un proiettile a mettere fine alla sua vita, nemmeno fosse un gangster uscito da una pellicola cinematografica stile Scarface. È stata dichiarata la morte cerebrale per Hector ‘Macho’ Camacho, campione portoricano di boxe oggi 50enne, colpito mercoledì scorso da un arma da fuoco mentre si trovava seduto nella sua auto vicino alla capitale San Juan, mentre era fuori da un locale notturno in compagnia di un amico, che indosso aveva nove piccole bustine contenenti cocaina. Forse il movente dell’agguato di cui Camacho è stata incolpevole vittima.
Il suo amico era Alberto Yamil Mojica, vicino al pugile sin dai tempi dell’infanzia, ed effettivamente già noto alle forze dell’ordine come narcotrafficante, tuttavia sono ancora in corso le indagini per capire movente e autori del massacro. I medici dell’ospedale hanno dichiarato la morte cerebrale del pugile: prima dell’alba ‘Macho’ mostrava ancora un’intermittente e irregolare attività cerebrale, prima che ne venisse dichiarata la morte, ma secondo indiscrezioni il pugile avrebbe subito anche un arresto cardiaco. Il dottor Ernesto Torres, direttore del centro medico di Rio Piedras dove è ricoverato Camacho, ha dichiarato ai giornali che i medici stanno ‘ancora effettuando dei test prima di incontrarsi con la famiglia‘: per decidere se staccare le macchine che tengono ancora artificialmente in vita il boxeur si attende l’arrivo da New York del figlio, anch’esso pugile, al quale toccherà prendere la difficile decisione finale.
Nato da una famiglia povera e con un’adolescenza difficile tra baby gang e carcere minorile, Hector Camacho è stato un grande del pugilato, tre volte campione del mondo nella sua categoria. Camacho era noto per la sua esuberanza dentro e fuori dal ring, sulla scia del grande Classius Clay Mohammed Alì, di cui era un fervente ammiratore: dopo un breve ritiro, dovuto a delle accuse per possesso di sostanze stupefacenti, poi ritirate, Camacho riprese l’attività pugilistica, ma paradossalmente iniziò un lento e inesorabile declino proprio nel momento in cui i suoi comportamenti divennero meno eccentrici ed anticonformisti, con conseguente abbandono dei suoi fan. Tuttavia anche nella seconda metà degli anni Novanta e nei primi Duemila non sono mancate altre grandi vittorie sul ring, e purtroppo anche i suoi guai con la giustizia, con un arresto nel 2005 con l’accusa di aver tentato di scassinare un negozio di elettronica e di avere con sé pastiglie di ecstasy. Ora la tragica morte a seguito di una sparatoria, una conclusione in linea con una vita al massimo, sempre controcorrente. L’ultimo rintocco del gong per un atleta tanto forte contro gli avversari quanto fragile fuori dal ring.
Fonte: web
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