- 6 Dicembre 2006
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Tifosi a comando, fuochi d’artificio in differita, bambina che canta con voce di un’altra non telegenica, edifici rifatti solo in facciata: quante bufale ai giochi olimpici di Pechino
Che il ferreo regime cinese avesse deciso di far bella figura a tutti costi tramite le olimpiadi lo si era capito già da tempo: da mesi, anzi da anni, i cinesi stanno facendo di tutto per nascondere le incongruenze e le crudeltà del loro paese, dominato da un intransigente regime comunista. Ma i sotterfugi che negli ultimi tempi hanno tentato di nascondere le proteste pro Tibet, le esecuzioni di piazza (chi viene giustiziato deve anche pagare il costo del proiettile sparato alla testa), l’inquinamento galppante, e tanti altri aspetti “controversi” si sono rivelati nella loro goffaggine durante i giochi di Pechino.
Tralasciando l’irreale clima di festa intorno al cammino della torcia olimpica (l’importante era non riuscire a far protestare i tibetani che chiedono di non essere più perseguiti), le bufale dell’
E la cerimonia, vista in diretta da tutto il mondo, non è stata vista proprio dagli abitanti di Pechino. Motivo? Per timore di black out le autorità hanno deciso di lasciare mezza città al buio: milioni lo di persone che hanno dovuto attendere la fine della cerimonia per poter rivedere la luce. Altro che fuochi visti dall’alto sulla città illuminata.
E la carinissima bambina vestita di rosso che cantava l’inno cinese “Canzone per la patria”? Non ci voleva molto a capire che cantava in playback. Artificio per evitare l’emozione della bimba? Naa, la voce non era sua. Sì, la voce non era di Yang Peivi (7 anni) bensì di un’altra bambina di 9 anni: bella voce, ma con i denti un poco storti, e quindi non telegenica. Il suo cognome, Miaoke, mi ricorda troppo la parola “karaoke”.
Poi sono cominciate le gare, con gli stadi pieni. Già, pieni di quali persone visto che il costo del biglietto è proibitivo per la maggior parte dei cinesi? E allora il regime comunista, con stile di altri tempi, ha ben pensato di ingaggiare squadre di tifosi festanti: se le tribune rimangono vuote questi cinesi devono andare allo stadio, con la loro bella bandierina, e tifare e festeggiare. Va beh, ci sono lavori peggiori.
Infine la chicca della città rimessa a nuovo: molti quartieri non sono accessibili agli stranieri. Ma una troupe inglese si è infiltrata e ha fatto riprese assai interessanti. Alcuni palazzi rimodernati in realtà rappresentano solo una facciata: una bella parete di legno, disegnata bene, a mostrare un palazzo nuovo. Dietro il nulla, un po’ come le scenografie dei set cinematografici. Certo, la cerimonia è stata comunque bella e interessante (i percussori con i led luminosi, il tedoforo volante, i ballerini che disegnavano danzando, ecc.) e le gare sono “pulite”. Ma se hanno il coraggio di prendere in giro miliardi di persone con questi sotterfugi, chissà quali altri cose si annidano nella Cina olimpica. Infine mi sorge una domanda: visto che a noi italiani non ci viene in tasca nulla nel vincere una medaglia in più o in meno, non si faceva più bella figura a boicottarle queste
fonte magnaromagna.it
Che il ferreo regime cinese avesse deciso di far bella figura a tutti costi tramite le olimpiadi lo si era capito già da tempo: da mesi, anzi da anni, i cinesi stanno facendo di tutto per nascondere le incongruenze e le crudeltà del loro paese, dominato da un intransigente regime comunista. Ma i sotterfugi che negli ultimi tempi hanno tentato di nascondere le proteste pro Tibet, le esecuzioni di piazza (chi viene giustiziato deve anche pagare il costo del proiettile sparato alla testa), l’inquinamento galppante, e tanti altri aspetti “controversi” si sono rivelati nella loro goffaggine durante i giochi di Pechino.
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si sono rivelate in tutto il loro splendore durante la cerimonia di apertura. Ricordate quei bellissimi fuochi di artificio che esplodevano susseguendosi nella città, visti dall’alto? Non erano veri. Le riprese dall’alto erano state fatte in un (raro) giorno in cui lo smog non copriva Pechino. I fuochi? Fatti esplodere a parte, e inseriti nel video (spacciato per diretta) grazie al computer.E la cerimonia, vista in diretta da tutto il mondo, non è stata vista proprio dagli abitanti di Pechino. Motivo? Per timore di black out le autorità hanno deciso di lasciare mezza città al buio: milioni lo di persone che hanno dovuto attendere la fine della cerimonia per poter rivedere la luce. Altro che fuochi visti dall’alto sulla città illuminata.
E la carinissima bambina vestita di rosso che cantava l’inno cinese “Canzone per la patria”? Non ci voleva molto a capire che cantava in playback. Artificio per evitare l’emozione della bimba? Naa, la voce non era sua. Sì, la voce non era di Yang Peivi (7 anni) bensì di un’altra bambina di 9 anni: bella voce, ma con i denti un poco storti, e quindi non telegenica. Il suo cognome, Miaoke, mi ricorda troppo la parola “karaoke”.
Poi sono cominciate le gare, con gli stadi pieni. Già, pieni di quali persone visto che il costo del biglietto è proibitivo per la maggior parte dei cinesi? E allora il regime comunista, con stile di altri tempi, ha ben pensato di ingaggiare squadre di tifosi festanti: se le tribune rimangono vuote questi cinesi devono andare allo stadio, con la loro bella bandierina, e tifare e festeggiare. Va beh, ci sono lavori peggiori.
Infine la chicca della città rimessa a nuovo: molti quartieri non sono accessibili agli stranieri. Ma una troupe inglese si è infiltrata e ha fatto riprese assai interessanti. Alcuni palazzi rimodernati in realtà rappresentano solo una facciata: una bella parete di legno, disegnata bene, a mostrare un palazzo nuovo. Dietro il nulla, un po’ come le scenografie dei set cinematografici. Certo, la cerimonia è stata comunque bella e interessante (i percussori con i led luminosi, il tedoforo volante, i ballerini che disegnavano danzando, ecc.) e le gare sono “pulite”. Ma se hanno il coraggio di prendere in giro miliardi di persone con questi sotterfugi, chissà quali altri cose si annidano nella Cina olimpica. Infine mi sorge una domanda: visto che a noi italiani non ci viene in tasca nulla nel vincere una medaglia in più o in meno, non si faceva più bella figura a boicottarle queste
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