Buffon: "Lo Scudetto possiamo perderlo solo noi"

manuelinho

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17 Settembre 2010
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A due giorni dal derby con il Toro e a sei dalla decisiva sfida di Champions contro lo Shakhtar Donetsk, Gigi Buffon ha raccontato le proprie sensazioni sul cruciale momento dei bianconeri in una lunghissima intervista rilasciata a Quotidiano.net. Ecco le sue parole, frutto della chiacchierata con il collega Luca Pasquaretta:


Buffon, cosa vi ha lasciato la partita di San Siro?
«Delusione, perché quando vieni da un periodo positivo come il nostro, non pensi mai di perdere. C’è amarezza per aver sbagliato l’approccio, l’interpretazione e per non aver giocato da Juve».
Quando gli arbitri vi fanno un favore si grida allo scandalo. Per un torto, invece, in molti dicono: ci poteva stare.
«E’ un problema di messaggi che si vuole lanciare alla gente. Poi ci sono molti giornalisti tifosi che difficilmente riescono a scindere il loro status ed essere obiettivi».
Lei cosa si aspetta?
«Più coerenza tra quello che si dice e quello che si fa, perché alla fine a luglio tutti fanno proclami buonisti, esaltano gli arbitri, dicono che non giudicheranno il loro operato. Alla prima occasione poi una squadra non si presenta alla premiazione. Qualcuno pensa che alzando polveroni possa ottenere vantaggi. Il populismo può fare piacere ai tifosi, ma non è la soluzione ai problemi».
Cosa manca?
«La cultura dello sport e la meritocrazia».
Capitolo contratto. La firma è imminente?
«Un mese fa ci siamo incontrati con il presidente Agnelli, abbiamo buttato giù una bozza di accordo. Da qui a poco formalizzeremo tutto».
Quindi non esiste un problema di soldi?
«Non direi. Alla mia età conoscono il mio valore e quello che posso ancora dare».
Si può definire juventino?
«Assolutamente sì, perché dopo 12 anni, vivendo ogni tipo di esperienza, ti senti parte integrante di questa società».
Si vede con un’altra maglia in Italia?
«Non ci penso. Magari a fine carriera potrei valutare un’esperienza all’estero. In Italia l’unica soluzione che prenderei in considerazione è Parma, è la piazza che mi ha lanciato nel grande calcio».
Sabato c’è il derby, è una partita speciale o una come le altre?
«E’ una bella gara, che assume tanti significati. A livello campanilistico è simpatica, anche tirata, al di là se una squadra è più forte. Ho grande rispetto del Torino, della sua storia e dei suoi tifosi. La tradizione affascina, ma noi vogliamo vincere per dare un’altra soddisfazione al popolo bianconero».
Amelia ha detto che lui ed Abbiati sono la miglior coppia di portieri insieme a Buffon e a Storari. Ha un po’ esagerato?
«Non direi. Guardando il loro curriculum hanno giocato pure in nazionale. Non ha detto un’eresia».
La prima volta che ha messo piede allo Juventus Stadium cosa ha pensato?
«Di giocare all’estero. E’ stata una boccata d’ossigeno. Poi venendo da due settimi posti speriamo di non farne un altro, altrimenti ci mangiano vivi (risata, ndr)».
Basta una legge sugli stadi per migliorare il calcio italiano?
«Può aiutare, servono gli esempi, nuove regole e messaggi positivi da parte di tutti i protagonisti».
Vi criticano eppure avete due punti in più rispetto all’anno scorso e siete ad un passo dagli ottavi di Champions...
«Alla fine mi fa piacere (risatina, ndr), funge da stimolo. In 17 anni ne ho viste tante. E’ bello attirare un po’ di critiche, aumentano la rabbia, io poi sono un po’ masochista, a volte me le cerco da solo».
Da un po’ gioca con la fascia personalizzata?
«Cambia di partita in partita. Con il derby ci sarà la mole. Servono per cause nobili, per la beneficenza, quella vera. In passato l’ho fatta in maniera silenziosa, mi dà fastidio e mi vergogno quando qualcuno ci vuole speculare».
Da patron della Carrarese come si trova?
«Era un obbligo morale che ho ritenuto giusto prendermi. Mi ha fatto piacere incentivare il movimento calcistico di Carrara. All’inizio le cose andavano male, abbiamo cambiato qualcosa e nelle ultime 5 partite abbiamo fatto 5 punti».
E’ più amareggiato per il secondo posto agli europei o per il pallone d’oro del 2006 solo sfiorato?
«Ci metto anche la finale di Champions persa. Contro quella Spagna francamente c’era poco da fare. Già avevamo fatto un’impresa ad arrivare lì».
A proposito di Milan, quanto è stato vicino a loro nel 2006?
«Non solo a loro, pure all’Inter. Sono capitate alcune situazioni, ho preferito restare alla Juve, vincere lo scudetto dopo la serie B mi ha ripagato di tutto».
La sua Juventus come ha detto Conte gioca un calcio europeo
«Ha ragione il mister, si vede e si nota. Qualcuno sta cercando di copiarci, perché senza un progetto e un’idea di gioco vinceva solo la noia».
E’ più difficile confermarsi in Italia o trionfare la Champions?
«In Europa non dipende solo da noi, affronti squadre fortissime. In Italia per una squadra come la nostra che ha già vinto dipende dalle motivazioni, il destino è nelle nostre mani. Se lo vogliamo come l’anno scorso, anche un pochino di meno, non c’è storia. Se giocassimo al massimo per 38 partite non dico che vinceremmo facile, ma sicuramente in maniera più convincente».
Quindi non c’è un’anti-Juve?
«Solo la Champions e la Coppa Italia possono crearci qualche difficoltà».
Mercoledì prossimo in Ucraina giocherete forse la partita più importante della gestione Conte
«Mi auguro ce ne siamo altre e di ancora più importanti».
Capitolo nazionale. Cassano vi ha chiamato soldatini, non pensa che possa avervi mancato di rispetto?
«Non credo. Conosco il soggetto. Antonio spesso vuole ironizzare. Fa cabaret. E’ un anticonformista. Non era un’offesa».
Niente veti per un suo ritorno in nazionale
«Non scherziamo. Decide Prandelli. Sono scelte che spettano solo a lui».
In giro vede un nuovo Buffon?
«Il movimento dei portieri in Italia è in grande ripresa, le qualità ci sono. La differenza la fa la capacità di gestire determinate pressioni per lungo tempo, l’equilibrio e le certezze personali».
La cosa che le ha dato più fastidio dopo l’errore contro il Lecce
«Averlo fatto. E di aver tradito la fiducia di compagni, tifosi, tecnico e società. Le critiche erano giuste. In un anno e mezzo è stato un caso isolato insieme a quello con la nazionale in Bulgaria»
Del Piero sta alla Juve come Maldini sta al Milan?
«Come carriera sì, sono due bandiere, ma hanno fatto due scelte diverse. Ale continuare a giocare, Paolo ha smesso».
In un’intervista Gegic ha dichiarato: una televisione mi ha offerto soldi per parlare di Conte come se lo conoscessi
«Appeno ho letto, ho pensato: meno male che erano 5 mila e non 500 mila, altrimenti chissà cosa sarebbe successo. Questo deve far riflettere molti».
Infine, una battuta, un desiderio. Balotelli o Drogba come regalo per gli ottavi di Champions?
«Deve scegliere Conte e la società. Sono due bei ragazzi (risata, ndr)».

Fonte: TuttoJuve