Cassazione, le "leggerezze" che si pagano sul lavoro

Rapinder

Utente Esperto
Autore del topic
19 Settembre 2011
1.474
58
Miglior risposta
0
20121102_cassazione-ufficio.jpg


ROMA - Farsi una ricarica telefonica o assentarsi dal posto di lavoro sono due comportamenti che possono costare caro ad un lavoratore. Come pure le eccessive telefonate o le pause caffè fiume. La Cassazione ha stilato un vero e proprio vademecum delle 'leggerezzè che possono costare il posto di lavoro, o comunque pesanti censure, all'impiegato. Ovviamente dipende dall'occupazione e dagli incarichi che si ricoprono ma, in linea di massima, allontanarsi per lungo tempo per ricaricare il telefonino o avere un atteggiamento «belligerante» non giova alla salute del lavoratore. Guai in vista anche per chi non collabora ad un «clima sereno» in ufficio.

RICARICHE TELEFONICHE Si era allontanato dal posto di lavoro sostenendo di dovere effettuare una ricarica al telefono cellulare. Il lavoratore in questione, Giuseppe M., era una guardia giurata che operava nel salernitano e che, allontanatosi, non si era attivato nemmeno a rapina in corso. Licenziato in tronco per giusta causa.

TELEFONATE FIUME Sono tanti i casi di dipendenti pubblici che, nel corso della loro giornata lavorativa, si sono attaccati al telefono per ragioni private un pò troppo a lungo. In molti casi il lavoratore ha pagato con il licenziamento perchè secondo la Cassazione «troppe chiamate private ledono il rapporto fiduciario con l'azienda se vengono fatte da chi svolge un'attività che richiede particolare attenzione».

Leggo.it