Da Manchester a Chelsea - Ecco com'è cambiata l'Inter

Kepl

Utente Colossal
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20 Novembre 2009
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Da Old Trafford a Stamford Bridge: qualcosa è cambiato. Un anno dopo, si passa dall'impotenza nella doppia sfida con il Manchester United alla festa all'aeroporto per gli "eroi di Londra". La tanto attesa maturazione europea è arrivata: a parità di avversari (Red Devils e Blues erano e sono ai vertici del campionato più difficile e ricco d'Europa) è cambiata l'Inter. Le basi sono state messe a San Siro, con una vittoria che ha permesso di andare in Inghilterra senza essere obbligati all'impresa. Impresa che è arrivata comunque. Con lo United, non fu così: 0-0 a Milano, 2-0 senza troppe discussioni là. Nessun gol segnato, frustrazione, senso di inferiorità: tutte sensazioni che Sneijder ed Eto'o hanno spazzato via ieri. Qualcosa è cambiato: ecco cosa.

UOMINI NUOVI — Dodici mesi fa, a Old Trafford, giocarono questi undici: Julio Cesar, Maicon, Cordoba, Samuel, Santon, Zanetti, Cambiasso, Vieira, Balotelli, Stankovic e Ibrahimovic. Più di mezza squadra è cambiata: allla difesa si è aggiunto Lucio, che non solo permette di tenere la linea più alta e far partire l'azione (i motivi originari del suo acquisto), ma ha fornito carisma, tensione sportiva e quel pizzico di incoscienza che può mettere paura a un attaccante avversario. A centrocampo i nuovi sono Thiago Motta e Sneijder: il primo è forse l'acquisto che ha pesato di meno, finora, ma anche per la forte concorrenza: nella partita fondamentale ha fornito intelligenza tattica e qualche chiusura importante. E' ancora un po' troppo falloso, ma stavolta non ha pesato. Devastante l'impatto di Sneijder, il rifinitore che garantisce la qualità e le idee: è lui che permette il salto, ma lo fa da centrocampista moderno, che non disdegna di correre a chiudere i buchi. E poi l'attacco: rivoluzionato completamente: il riferimento è Milito, bomber continuo e uomo squadra per eccellenza, Eto'o è un "vincente" e conta nelle gare che contano. Pandev è l'ultima addizione, la variabile imprevedibile, a cui Mourinho sa affidare anche compiti di copertura.

IBRA E GLI ALTRI — Ai sei nuovi, inevitabilmente, qualcuno ha fatto spazio: il più sbeffeggiato dai tifosi interisti? Senza dubbio Ibrahimovic: "Senza Ibra si passa". L'uomo che spariva in Europa non è mai stato così poco rimpianto. Out Balotelli per i famosi motivi, out Santon per problemi al ginocchio (o scarsa fiducia?), ceduto Vieira per raggiunti limiti di età, mentre Stankovic e Cordoba paiono aver perso qualche posto nel ranking di Mourinho (appannato il serbo, non sempre affidabile il colombiano). Un anno dopo, gli assenti hanno inevitabilmente torto.

MODULO NUOVO — A Manchester Mourinho si presentò con un inedito 4-5-1, in cui Balotelli era sulla linea dei centrocampisti e Ibra isolato in attacco. A Londra è andato all'assalto col 4-2-3-1 che è la vera novità della stagione, prima usato per ribaltare le partite, ora anche pre affrontarle dall'inizio. L'assetto garantisce capacità di fare male agli avversari, ma non pregiudica l'equilibrio, a patto che gli attaccanti esterni tornino, e che i due uomini davanti alla difesa siano pronti a sdoppiarsi e anche a coprire le discese di Maicon.

TESTA NUOVA — Ma non tutto si spiega con la tattica: il lavoro fondamentale di Mourinho è stato quello di cambiare la testa dei giocatori, che negli ultimi anni affrontavano le gare decisive con una tensione eccessiva che sfociava nella paura. Ricompattando il gruppo, andando allo scontro col mondo intero,vincendo gare in rimonta la squadra ha preso consapevolezza delle sue forze, dimenticando batoste come quella di Barcellona. E così anche i vecchi, come Maicon, Samuel, Cambiasso e Zanetti hanno riproposto in Europa prestazioni da Italia.

COSTRUZIONE DI UN PROGETTO — Qualcosa è cambiato, e non a caso. Si segue un progetto: dopo la rivoluzione estiva, si può pensare che siano state messe le basi per vincere. In estate, comunque vada la stagione, non si ripartirà da zero. Mourinho sa che ha messo le basi per vincere, e questo potrebbe anche essere il motivo principale per dire di no a sirene provenienti da altrove, madrilene o inglesi.