Dalla ginnastica alle Scienze motorie e sportive
Fu solo verso la fine dell'Ottocento che, nel mondo occidentale, il concetto di educazione fisica entrò a far parte del curricolo scolastico e, contrariamente a quanto si possa pensare, non fu affatto un ingresso semplice o scontato. Per diversi secoli la scuola si era identificata con un sistema di istruzione e formazione prettamente intellettuale. L'insegnamento dell'educazione fisica era, quindi, stato inizialmente concepito come un semplice strumento per addestrare il corpo, considerato una "macchina" da mantenere in efficienza attraverso l'esecuzione di gesti ripetitivi e, spesso, noiosissimi: la ginnastica. Obiettivo non era l'educazione fisica della persona, ma il suo addestramento con una serie di tecniche attraverso le quali l'allievo doveva fortificare adeguatamente il proprio fisico, utile a un soldato forte e sano, e imparare l'obbedienza e la disciplina, ritenute le qualità ideali del futuro cittadino. L'insegnamento della ginnastica era perciò funzionale agli obiettivi politici di un periodo dominato dal continuo contrasto bellico tra le potenze occidentali: esso serviva a disciplinare il comportamento sociale degli individui secondo l'ideologia nazionale; non certo a favorire un'educazioni integrale della persona umana.
Con il secondo dopoguerra, il mondo della scuola si è progressivamente aperto allo sport e all'attività agonistica. In alcuni casi si è addirittura esagerato, trasformando l'educazione fisica in avviamento alla pratica agonistica. Lo sport agonistico persegue, però, scopi che sono molti diversi dalle finalità educative che la scuola si propone: richiede specializzazione e tende a escludere, selezionando solo i più capaci o predisposti; al contrario la scuola odierna si propone di valorizzare, attraverso le Scienze motorie, le qualità fisiche e morali di tutti gli studenti e le studentesse, considerandoli in ogni aspetto della persona e impegnandoli in una vasta gamma di attività che mirano allo sviluppo di tutte loro le capacità personali. E' fuori dall'ambito scolastico, nelle società sportive, scolastiche e non, che ciascuno può assecondare le proprie attitudini e interessi personali approfondendo un ambino motorio o dedicandosi all'esperienza agonistica: il giusto completamento dell'educazione motoria ricevuta nelle ore curricolari. La scuola, quindi, può e deve fare tesoro degli sport. Tuttavia le attività sportive richiedono di essere affrontate come un mezzo e non come un fine, diventando così strumenti privilegiati per il raggiungimento degli obiettivi formativi ed educativi che la scuola si propone.
La materia Scienze motorie e sportive è presente a pieno titolo nel curricolo scolastico, perché ha caratteristiche che la rendono particolare, originale e non rimpiazzabile. Con il suo insegnamento, che si avvale di apporti proveniente da diverse discipline scientifiche - come l'antropologia, la psicologia, la pedagogia, la medicina, la fisiologia, la fisica ecc. - cerca di valorizzare le esperienze motorie di ognuno, sia singolarmente sia in gruppo, in modo da formare, attraverso la pratica delle attività fisiche e sportive, una persona consapevole della propria unicità, delle proprie capacità e dei propri limiti, autonoma nel formulare obiettivi di vita e nello scegliere i mezzi per raggiungerli. Per questo l'ora di Scienze motorie sportive non deve essere ridotta a un semplice momenti di svago, ma deve essere considerata come l'occasione in cui ognuno (a prescindere dalle rispettive caratteristiche o abilità) può vivere delle esperienze significative, altrove difficilmente realizzabili, che permettono di sviluppare adeguatamente le proprie potenzialità, integrando armonicamente mente e corpo.
Se la materia si chiama ora Scienze motorie e sportive, l'obiettivo che essa si prefigge rimane sempre l'educazione fisica dello studente. A scuola infatti ogni studente potrà: ampliare le suo conoscenze e abilità, acquisendo nuove competenze; sperimentare nuove sensazioni d'ordine spazio-temporale; imparare ad adattarsi ad ambienti e situazioni diversi; esprimersi attraverso il proprio corpo. Soprattutto, attraverso le esperienze scolastiche, impererà a confrontarsi con i compagni e le compagne secondo codici e regole comportamentali condivisi.. Sarà però necessario dimostrare impegno nell'eseguire le diverse attività, imparare a gestire le situazioni di rischio, controllare lo sforzo, sviluppare le proprie risorse, pianificando tempi e modi di un progetto d'apprendimento e/o d'allenamento, e apprezzare su se stessi gli effetti della pratica. Una persona "fisicamente educata" svilupperò quindi capacità che potrà poi impiegare anche al di fuori della realtà scolastica e dell'ambito strettamente motorio.
Fonte mia
Fu solo verso la fine dell'Ottocento che, nel mondo occidentale, il concetto di educazione fisica entrò a far parte del curricolo scolastico e, contrariamente a quanto si possa pensare, non fu affatto un ingresso semplice o scontato. Per diversi secoli la scuola si era identificata con un sistema di istruzione e formazione prettamente intellettuale. L'insegnamento dell'educazione fisica era, quindi, stato inizialmente concepito come un semplice strumento per addestrare il corpo, considerato una "macchina" da mantenere in efficienza attraverso l'esecuzione di gesti ripetitivi e, spesso, noiosissimi: la ginnastica. Obiettivo non era l'educazione fisica della persona, ma il suo addestramento con una serie di tecniche attraverso le quali l'allievo doveva fortificare adeguatamente il proprio fisico, utile a un soldato forte e sano, e imparare l'obbedienza e la disciplina, ritenute le qualità ideali del futuro cittadino. L'insegnamento della ginnastica era perciò funzionale agli obiettivi politici di un periodo dominato dal continuo contrasto bellico tra le potenze occidentali: esso serviva a disciplinare il comportamento sociale degli individui secondo l'ideologia nazionale; non certo a favorire un'educazioni integrale della persona umana.
Con il secondo dopoguerra, il mondo della scuola si è progressivamente aperto allo sport e all'attività agonistica. In alcuni casi si è addirittura esagerato, trasformando l'educazione fisica in avviamento alla pratica agonistica. Lo sport agonistico persegue, però, scopi che sono molti diversi dalle finalità educative che la scuola si propone: richiede specializzazione e tende a escludere, selezionando solo i più capaci o predisposti; al contrario la scuola odierna si propone di valorizzare, attraverso le Scienze motorie, le qualità fisiche e morali di tutti gli studenti e le studentesse, considerandoli in ogni aspetto della persona e impegnandoli in una vasta gamma di attività che mirano allo sviluppo di tutte loro le capacità personali. E' fuori dall'ambito scolastico, nelle società sportive, scolastiche e non, che ciascuno può assecondare le proprie attitudini e interessi personali approfondendo un ambino motorio o dedicandosi all'esperienza agonistica: il giusto completamento dell'educazione motoria ricevuta nelle ore curricolari. La scuola, quindi, può e deve fare tesoro degli sport. Tuttavia le attività sportive richiedono di essere affrontate come un mezzo e non come un fine, diventando così strumenti privilegiati per il raggiungimento degli obiettivi formativi ed educativi che la scuola si propone.
La materia Scienze motorie e sportive è presente a pieno titolo nel curricolo scolastico, perché ha caratteristiche che la rendono particolare, originale e non rimpiazzabile. Con il suo insegnamento, che si avvale di apporti proveniente da diverse discipline scientifiche - come l'antropologia, la psicologia, la pedagogia, la medicina, la fisiologia, la fisica ecc. - cerca di valorizzare le esperienze motorie di ognuno, sia singolarmente sia in gruppo, in modo da formare, attraverso la pratica delle attività fisiche e sportive, una persona consapevole della propria unicità, delle proprie capacità e dei propri limiti, autonoma nel formulare obiettivi di vita e nello scegliere i mezzi per raggiungerli. Per questo l'ora di Scienze motorie sportive non deve essere ridotta a un semplice momenti di svago, ma deve essere considerata come l'occasione in cui ognuno (a prescindere dalle rispettive caratteristiche o abilità) può vivere delle esperienze significative, altrove difficilmente realizzabili, che permettono di sviluppare adeguatamente le proprie potenzialità, integrando armonicamente mente e corpo.
Se la materia si chiama ora Scienze motorie e sportive, l'obiettivo che essa si prefigge rimane sempre l'educazione fisica dello studente. A scuola infatti ogni studente potrà: ampliare le suo conoscenze e abilità, acquisendo nuove competenze; sperimentare nuove sensazioni d'ordine spazio-temporale; imparare ad adattarsi ad ambienti e situazioni diversi; esprimersi attraverso il proprio corpo. Soprattutto, attraverso le esperienze scolastiche, impererà a confrontarsi con i compagni e le compagne secondo codici e regole comportamentali condivisi.. Sarà però necessario dimostrare impegno nell'eseguire le diverse attività, imparare a gestire le situazioni di rischio, controllare lo sforzo, sviluppare le proprie risorse, pianificando tempi e modi di un progetto d'apprendimento e/o d'allenamento, e apprezzare su se stessi gli effetti della pratica. Una persona "fisicamente educata" svilupperò quindi capacità che potrà poi impiegare anche al di fuori della realtà scolastica e dell'ambito strettamente motorio.
Fonte mia