La psicologa: qualcuno
lo ha aiutato
ad accusare la figlia
MARIA CORBI
INVIATA A TARANTO
Colpo di scena, l’ennesimo, nella vicenda di Avetrana. In udienza preliminare due testimoni aprono la strada a una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Sabrina Misseri e di sua madre Cosima. Il Gup Pompeo Carriere prima di decidere se mandare le due donne al dibattimento ha accolto l’istanza della difesa di sentire lo psichiatra Giovanni Primiani, e la psicologa del carcere Dora Chiloiro a cui Michele Misseri avrebbe sempre detto di essere stato l’unico colpevole, solo lui avrebbe ucciso Sarah, esattamente come aveva spiegato nella prima confessione, quella del 6 ottobre. E anche quando davanti ai pm ritrattava accusando la figlia, nella sua cella, agli operatori del carcere, ribadiva la sua responsabilità esclusiva.
La psicologa Dora Chiloiro, incalzata pesantemente dagli inquirenti (apparsi molto nervosi) ha detto che dalle sue sedute con Michele Misseri è emerso che qualcuno lo ha aiutato ad accusare la figlia. «Non so se volontariamente o no», ha spiegato. «Misseri mi diceva sempre: "mi hanno consigliato». I due professionisti hanno anche detto di aver appreso dal loro paziente del «movente sessuale», ossia delle molestie che lui avrebbe fatto alla nipote i giorni precedenti l’omicidio. Michele Misseri ha poi sempre detto che quel 9 ottobre quando è stato portato in garage per un sopralluogo, data di inizio delle sue accuse alla figlia, non era in condizioni di intendere e di volere. E lo psichiatra ha conferato che quel giorno era stato svegliato alle tre di notte e gli era stata data una doppia dose della sua terapia, a digiuno e dopo solo cinque ore invece delle dodici disposte dal medico.
Ed è stato sentito anche il cappellano del carcere, don Saverio, chiamato dai pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero, che però ha preferito mantenere il vincolo del segreto: «Per mantenere il segreto della confessione sono pronto al martirio». Non c’è stato bisogno, anche perché è stato lo stesso Misseri in un certo modo a sciogliere questo vincolo raccontando al Gup i contenuti delle sue chiacchierate con il sacerdote e anche perché dopo l’incidente probatorio (in cui Misseri ha detto che la morte della nipotina era stata causata da un gioco, «il cavalluccio», che le due cugine stavano facendo in garage) non è più andato a confessarsi. «Perché avevo detto una bugia su mia figlia e mi vergognavo che a lui avevo detto una cosa e al giudice un altra», avrebbe spiegato ieri Misseri. E il prete mentre ascoltava sorrideva muto.
Soddisfatta la difesa. Il professor Franco Coppi, legale di Sabrina insieme a Nicola Marseglia, spiega: «i testimoni hanno confermato che Michele Misseri ha a loro confidato fin dal primo momento della sua detenzione di essere l’unico esecutore dell’omicidio e della soppressione del cadavere».
«Io a loro, allo psichiatra, alla psicologa e al cappellano ho sempre detto che sono l’unico colpevole», ripeteva ieri Misseri che è stato ascoltato dal Gup Pompero Carriere anche in merito alla vicenda che vede il suo ex legale accusato di infedele patrocinio. Ma Misseri non ha avuto dubbi, difendendo l’operato dell’avvocato, Francesco De Cristofaro e spiegando che è sempre stato solo lui a insistere perchè facesse conoscere ai pm la sua versione dei fatti. Con una lettera visto che i magistrati si rifiutavano di ascoltarlo di nuovo. E inoltre ha spiegato il contenuto di un’intercettazione con sua moglie Cosima da cui i pm hanno dedotto l’infedele patrocinio. Sempre difendendo l’operato del suo ex legale. E questa è un altra sconfitta per l’accusa che vede pian piano crollare il castello accusatorio con il Gup Pompeo Carriere che seguendo una linea del tutto indipendente, come giusto che sia secondo il nostro ordinamento, apre la strada a una sentenza di non luogo a procedere.
Depositate ieri anche alcune intercettazioni, tra cui quella del primo colloquio in carcere tra Valentina Misseri e suo padre che aveva da poco accusato Sabrina. Misseri non sa che la figlia è stata arrestata dopo le sue accuse. E, secondo la lettura che di queste frasi in dialetto fanno i colpevolisti chiederebbe alla primogenita: «Che cosa ha da nascondere Sabrina?» Ma il ricordo di Valentina è diverso: «Papà non mi ha mai fatto quella domanda. Mi ha detto invece: "che cosa ho detto io di Sabrina? Per quale motivo sta qua?". E io gli ho risposto: "non so se te lo posso dire". Quel giorno non glielo ho detto. Non avevo intenzione di andare in carcere, ma quando ha accusato Sabrina volevo vederci chiaro, ero sicura dell’innocenza di mia sorella perché avevo vissuto con mia sorella la notte dell’arresto di mio padre quando non voleva credere che papà fosse colpevole. Io gli dicevo:« E’stato lui». E lei mi diceva. "No me lo deve dire lui in faccia"».
Giornata piena ieri con il Gup che ha rigettato la richiesta fatta dalla difesa di Cosimo Cosma, il nipote di Misseri, di riesumare il cadavere di Sarah. Rigettata anche la richiesta di ascoltare Valentina sulla circostanza dei rapporti tesi tra Sarah e la supertestimone dell’accusa, Anna Pisanò. Nell’ordinanza che ha disposto l’audizione di psichiatra, psicologo, cappellano e dello stesso Misseri, Carriere utilizza l’articolo 422 del codice di procedura penale secondo cui «il giudice puó disporre, anche d'ufficio, l'assunzione delle prove delle quali appare evidente la decisività ai fini della sentenza di non luogo a procedere».
Se questo avvenisse (e lo sapremo con sentenza del Gup nell’udienza finale di lunedì prossimo) per Sabrina e Cosima si aprirebbero le porte del carcere di Taranto. Eventualità che potrebbe avvenire anche in caso di rinvio a giudizio visto che le difese delle due donne presenteranno istanza di rimessione in libertà per mancanza di esigenze cautelari. E Sabrina e Cosima andranno a stare in questo caso da zia Emma nella casa di Avetrana. Non solo per ragioni di opportunità visto che nella villetta di via Deledda abita Michele Misseri, ma anche perché Sabrina ha chiarito di non volere più vedere un padre che l’ha accusata del crimine più orrendo. Un ritorno in paese che non sarà facile visto il clima di caccia alle streghe che ha caratterizzato questa vicenda. Ma Sabrina non vuole fuggire e nascondersi, e ripete alla sorella Valentina che il suo posto è ad Avetrana: «Non ho nulla di cui vergognarmi e da farmi perdonare». E la prima visita sarà a Sarah, su quella tomba di cristallo diventata un monumento al dolore.
lo ha aiutato
ad accusare la figlia
MARIA CORBI
INVIATA A TARANTO
Colpo di scena, l’ennesimo, nella vicenda di Avetrana. In udienza preliminare due testimoni aprono la strada a una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Sabrina Misseri e di sua madre Cosima. Il Gup Pompeo Carriere prima di decidere se mandare le due donne al dibattimento ha accolto l’istanza della difesa di sentire lo psichiatra Giovanni Primiani, e la psicologa del carcere Dora Chiloiro a cui Michele Misseri avrebbe sempre detto di essere stato l’unico colpevole, solo lui avrebbe ucciso Sarah, esattamente come aveva spiegato nella prima confessione, quella del 6 ottobre. E anche quando davanti ai pm ritrattava accusando la figlia, nella sua cella, agli operatori del carcere, ribadiva la sua responsabilità esclusiva.
La psicologa Dora Chiloiro, incalzata pesantemente dagli inquirenti (apparsi molto nervosi) ha detto che dalle sue sedute con Michele Misseri è emerso che qualcuno lo ha aiutato ad accusare la figlia. «Non so se volontariamente o no», ha spiegato. «Misseri mi diceva sempre: "mi hanno consigliato». I due professionisti hanno anche detto di aver appreso dal loro paziente del «movente sessuale», ossia delle molestie che lui avrebbe fatto alla nipote i giorni precedenti l’omicidio. Michele Misseri ha poi sempre detto che quel 9 ottobre quando è stato portato in garage per un sopralluogo, data di inizio delle sue accuse alla figlia, non era in condizioni di intendere e di volere. E lo psichiatra ha conferato che quel giorno era stato svegliato alle tre di notte e gli era stata data una doppia dose della sua terapia, a digiuno e dopo solo cinque ore invece delle dodici disposte dal medico.
Ed è stato sentito anche il cappellano del carcere, don Saverio, chiamato dai pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero, che però ha preferito mantenere il vincolo del segreto: «Per mantenere il segreto della confessione sono pronto al martirio». Non c’è stato bisogno, anche perché è stato lo stesso Misseri in un certo modo a sciogliere questo vincolo raccontando al Gup i contenuti delle sue chiacchierate con il sacerdote e anche perché dopo l’incidente probatorio (in cui Misseri ha detto che la morte della nipotina era stata causata da un gioco, «il cavalluccio», che le due cugine stavano facendo in garage) non è più andato a confessarsi. «Perché avevo detto una bugia su mia figlia e mi vergognavo che a lui avevo detto una cosa e al giudice un altra», avrebbe spiegato ieri Misseri. E il prete mentre ascoltava sorrideva muto.
Soddisfatta la difesa. Il professor Franco Coppi, legale di Sabrina insieme a Nicola Marseglia, spiega: «i testimoni hanno confermato che Michele Misseri ha a loro confidato fin dal primo momento della sua detenzione di essere l’unico esecutore dell’omicidio e della soppressione del cadavere».
«Io a loro, allo psichiatra, alla psicologa e al cappellano ho sempre detto che sono l’unico colpevole», ripeteva ieri Misseri che è stato ascoltato dal Gup Pompero Carriere anche in merito alla vicenda che vede il suo ex legale accusato di infedele patrocinio. Ma Misseri non ha avuto dubbi, difendendo l’operato dell’avvocato, Francesco De Cristofaro e spiegando che è sempre stato solo lui a insistere perchè facesse conoscere ai pm la sua versione dei fatti. Con una lettera visto che i magistrati si rifiutavano di ascoltarlo di nuovo. E inoltre ha spiegato il contenuto di un’intercettazione con sua moglie Cosima da cui i pm hanno dedotto l’infedele patrocinio. Sempre difendendo l’operato del suo ex legale. E questa è un altra sconfitta per l’accusa che vede pian piano crollare il castello accusatorio con il Gup Pompeo Carriere che seguendo una linea del tutto indipendente, come giusto che sia secondo il nostro ordinamento, apre la strada a una sentenza di non luogo a procedere.
Depositate ieri anche alcune intercettazioni, tra cui quella del primo colloquio in carcere tra Valentina Misseri e suo padre che aveva da poco accusato Sabrina. Misseri non sa che la figlia è stata arrestata dopo le sue accuse. E, secondo la lettura che di queste frasi in dialetto fanno i colpevolisti chiederebbe alla primogenita: «Che cosa ha da nascondere Sabrina?» Ma il ricordo di Valentina è diverso: «Papà non mi ha mai fatto quella domanda. Mi ha detto invece: "che cosa ho detto io di Sabrina? Per quale motivo sta qua?". E io gli ho risposto: "non so se te lo posso dire". Quel giorno non glielo ho detto. Non avevo intenzione di andare in carcere, ma quando ha accusato Sabrina volevo vederci chiaro, ero sicura dell’innocenza di mia sorella perché avevo vissuto con mia sorella la notte dell’arresto di mio padre quando non voleva credere che papà fosse colpevole. Io gli dicevo:« E’stato lui». E lei mi diceva. "No me lo deve dire lui in faccia"».
Giornata piena ieri con il Gup che ha rigettato la richiesta fatta dalla difesa di Cosimo Cosma, il nipote di Misseri, di riesumare il cadavere di Sarah. Rigettata anche la richiesta di ascoltare Valentina sulla circostanza dei rapporti tesi tra Sarah e la supertestimone dell’accusa, Anna Pisanò. Nell’ordinanza che ha disposto l’audizione di psichiatra, psicologo, cappellano e dello stesso Misseri, Carriere utilizza l’articolo 422 del codice di procedura penale secondo cui «il giudice puó disporre, anche d'ufficio, l'assunzione delle prove delle quali appare evidente la decisività ai fini della sentenza di non luogo a procedere».
Se questo avvenisse (e lo sapremo con sentenza del Gup nell’udienza finale di lunedì prossimo) per Sabrina e Cosima si aprirebbero le porte del carcere di Taranto. Eventualità che potrebbe avvenire anche in caso di rinvio a giudizio visto che le difese delle due donne presenteranno istanza di rimessione in libertà per mancanza di esigenze cautelari. E Sabrina e Cosima andranno a stare in questo caso da zia Emma nella casa di Avetrana. Non solo per ragioni di opportunità visto che nella villetta di via Deledda abita Michele Misseri, ma anche perché Sabrina ha chiarito di non volere più vedere un padre che l’ha accusata del crimine più orrendo. Un ritorno in paese che non sarà facile visto il clima di caccia alle streghe che ha caratterizzato questa vicenda. Ma Sabrina non vuole fuggire e nascondersi, e ripete alla sorella Valentina che il suo posto è ad Avetrana: «Non ho nulla di cui vergognarmi e da farmi perdonare». E la prima visita sarà a Sarah, su quella tomba di cristallo diventata un monumento al dolore.