Info Derby con guerriglia

Hamburger

Utente Strepitoso
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3 Settembre 2010
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Foggia,scontri dopo il derby con il Barletta, tra tifosi e polizia lancio di sassi e bombe carte,cinque agenti feriti,due arresti.
Il derby si è tenuto ieri allo stadio Pino Zaccheria, la gara appena conclusa con il successo del barletta sul foggia.
Quando all'esterno dello stadio esplodono i disordini,circa duecento tifosi del foggia vogliono raggiungere i quattrocento barlettani,ma le forze dell'ordine fanno da scudo. Difrote alle cariche della polizia e carabinieri,gli ultras si organizzano con mazze di legno,bombe carta e fumogeni,dividendosi in tre gruppi,i teppisti danneggiano auto,casonetti e lanciano di tutto contro gli agenti,che rispondono con i lacrimogeni,impedendo alla fine il contatto con i barlettani.
Undici agenti restano feriti,tra i quali,tre vicequestori,uno di loro è stato colpito sul tetto da un mattone.
E' ormai sera quando i tifosi barlettani scortati da 8 autobus riescono a lasciare lo stadio.Due foggiani sono stati arrestati,tre denunciati,per altri dieci è già pronto il daspo.
Le parole del questore Piernicola Silvis, " Stiamo lavorando su i filmati per identificare la maggior parte di coloro che anno partecipato agli scontri,sono stati già identificati,il tempo di fare solamente qualche atto di daspo".
Per la questura Foggia-Barletta era una partita a rischio,ma la richiesta di anticipare l'inizio alle tredici non accordata.

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Parole degli ultras

Della celere ricordo le facce. Le espressioni tirate, i lineamenti deformati, gli occhi. C’era la squadra sotto il settore. A prendersi l’applauso, nonostante tutto. Il rumore sordo dei manganelli. Gli scudi. Una selva di colpi. Stanno entrando, ci siamo detti. Senza dire niente. Stanno entrando in curva. Inaudito. Inammissibile. In curva non si entra, è legge non scritta. Consuetudine acclarata. Da sempre. E noi, in questo angolo, siamo stipati come su un bastimento che va alle Americhe. In migliaia.

Non regge la questione dell’ordine pubblico. I barlettani sono dall’altra parte, distanti da noi quattro barriere di vetro. E la curva stessa è strutturata in maniera tale da eliminare qualsiasi possibilità di contatto con gli ospiti. Carabinieri, Finanza e polizia, in curva ci sono sempre stati. Giù, nello spazio che divide i cancelli d’ingresso dai gradoni veri e propri. Nulla di anomalo. Oggi, poi, sono tanti, tantissimi. Sei blindati hanno scortato i tesserati da Barletta a qui. Altri cento uomini delle forze dell’ordine erano disseminati lungo il percorso cittadino dei pullman e attorno allo “Zaccheria”. In cielo, un elicottero. Impossibile arrivare allo scontro. Inutile mostrare i muscoli.

Eppure ce l’hanno detto, all’ingresso: “All’uscita vi sfondiamo!”. Una promessa solenne. Che ci tenevano a mantenere. Senza il minimo riguardo per le conseguenze. La squadra sotto il settore ci fissa. Fissa quella scena. Il boccaporto intasato dai caschi blu. Calano dall’alto, come un conato di vomito. Le facce, dicevo. Hanno il sangue agli occhi. Sono inferociti. Non stanno mantenendo l’ordine. Si stanno vendicando. Un ragazzo molto giovane gli volta le spalle, alza le mani, chiede di poter andare via. Vorrebbe dire che non c’entra. Che è finito nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sento la paura nella sua voce. Lo colpiscono alla schiena. Lui si protegge la testa. Lo abbattono. È preso in mezzo. Perché adesso ci siamo anche noi da quella parte. Noi, guerrieri ingenui, tanto eroici quanto sciocchi nel voler difendere tutti. Tutti quelli che vengono in Nord. Da queste bestie. Sento le voci attorno a me. “Non abbiamo niente! Non abbiamo niente, cazzo!”. E allora si va a mani nude. Non devono entrare in curva. In tre schiacciano M. alla vetrata. Lo colpiscono ripetutamente. Al capo, sulle spalle, sul collo. Lui continua a rispondere. Finché non viene sottratto alla furia. E chi lo porta in salvo la paga. Volano colpi alla testa. Occhi negli occhi con la feccia in divisa. È odio quel che leggo. E spero che lui legga lo stesso. Fanno male le mani. Ma la Nord si difende. A costo di spaccarsi le nocche sui caschi. Non devono entrare. Ma ormai ci sono quasi. Stanno violando la nostra casa. Mentre migliaia di persone si accalcano. Una sull’altra, in un’onda simile all’impetuosa risacca.

Ero bambino quando mi raccontarono dell’Heysel. La gente nel panico, nei luoghi affollati, non è mai un buon presagio. Qualcuno grida che bisogna calmarsi, calmarsi. Ma le merde entrano. Due metri, non di più. Il corpo a corpo è esteso su tutta la linea. Colpiscono freddamente, questi. Alla faccia. Stringendo i denti in un ghigno rabbioso. Urlando insulti. In barese, in napoletano. “Carica! Carica! Carica!”, grida il loro comandante. Ancora e con foga. Poi parte il lacrimogeno. Sulle persone che si accalcano. Sulle persone che cercano salvezza dall’altra parte. Un lacrimogeno. Sui bambini. Merde, merde e ancora merde. Feccia dell’umanità. Non si respira, si tossisce. Qualcuno si affaccia alla balaustra. Vedo la pezza del mio gruppo. Devo superare il blocco della trachea e uscire presto dalla nuvola tossica, se non voglio trovarmeli addosso. Sento le urla. Urla maschili ed urla femminili. E vedo un bambino vomitare anche l’anima. Penso a me alla sua età. Penso che non è giusto, che sono cresciuto in questo stadio. E che probabilmente questo bambino non ci tornerà più. Li odio. Di un odio autentico. Ormai sono dentro. La digos prova a trattare. Si schierano lungo la vetrata laterale. Quella che, anche da sola, sarebbe bastata ad impedire il contatto con i barlettani. Ovunque gente dagli occhi rossi. Ovunque gente che sputa. Quelli continuano a manganellare. Sento lo stomaco che mi esplode. Brucio rabbia come combustibile.

Un ragazzo sbuca dal buio: “Se facciamo il giro da quella parte, li prendiamo!”. La risposta arriva dopo un attimo di intorpidimento del pensiero. Ed è un’altra domanda: “A chi?”. “Come a chi? Ai barlettani?”. I barlettani? Ma nessuno ci pensa più, ai barlettani! Davanti alla tribuna, in fondo a viale Ofanto, lungo il muraglione del D’Avanzo, l’aria è bianca. I vestiti si impregnano. Lacrimogeni, sparati di continuo, a rosone, senza badare a fare economia. La mia città è qui. E, se non fosse per l’adrenalina, ne uscirei commosso. Le cariche della celere allo stadio hanno una vita propria. Non è come ad un corteo di cassintegrati. Lo scontro con gli avversari, il tentativo di raggiungerli, al netto di qualche esagerazione, è sempre una danza mistica, una messinscena seria. Quando le forze dell’ordine caricano, di solito, la reazione della gente è di gran lunga non commisurata all’azione posta in essere. La fuga, in altre parole, è più probabile del contrattacco. Ma stavolta non solo non è così.

Stavolta è Foggia a caricare. Per un’ora. Per un’ora e mezzo. I giornalisti, possono berciare versioni di comodo. Parlare di rabbia ultras per una sconfitta nel derby. O di polizia tirata in mezzo dalla follia di chi cerca di raggiungere gli odiati cugini. I politici o gli aspiranti opinion leader, coi loro ghost writers, possono vergare anatemi contro la violenza dei teppisti da stadio. E solidarizzare coi i tutori feriti che, a notte, ancora si facevano i selfie davanti alla questura. La verità della strada, come sempre, è altra. Un manipolo di esaltati in divisa ha attaccato una curva intenta a smaltire la famosa sconfitta in un abbraccio simbolico ai propri calciatori. Ha acceso la miccia mai sopita dell’odio. Dell’odio autentico. Senza quello, la gente – ultras e non – sarebbe tornata alle proprie faccende dopo aver ammesso che era impossibile raggiungere i rivali e fargli i rituali complimenti per la vittoria sul campo. Invece, le cariche e le controcariche che si sono protratte per un tempo indefinibilmente lungo, hanno dimostrato – a chi sa e vuole leggere la realtà – che tanta gente era disposta al daspo, all’arresto, e alle botte, pur di dimostrare che nessuna azione, sull’asfalto, rimane impunita. Che l’asfalto non è un’aula di tribunale. Impuniti non rimarranno quei ragazzi, che la faccia ce la mettono sempre. E che pagano.

Impunito rimarrà chi ha dato l’ordine osceno di caricare un settore di duemila persone schiacciate come sardine; chi ha sparato sui bambini; chi ha rotto teste con una determinazione degna di migliore causa. Ma è così che va il mondo, da queste parti. Non ci resta che accettare. Che tre ragazzi dovranno pagarsi le spese legali dopo un rastrellamento all’interno dell’ospedale, dove si erano rifugiati per sfuggire agli scontri. Che un quarto riceverà la diffida, dopo essere stato catturato mentre guidava il fratello nella manovra che l’avrebbe portato fuori dal parcheggio, in quella nebbia urticante. Che Gianluca si curi da solo le ferite causate dal pestaggio subito nei blindati. Che Gianni e Alessandro subiscano, dopo due notti di cella, domattina il processo per direttissima. Noi paghiamo sempre. Ma la strada sa come sono andate le cose. Anche se nessun tribunale è disposto ad ascoltarne la versione.

Leggete bene cosa raccontano gli ultras della tragedia, personalmente, mi hanno colpito davvero molto.

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Cosa pensate ne pensate dell'accaduto? Credete che le azioni delle forze dell'ordine siano giustificabili?​
 
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Foggia,scontri dopo il derby con il Barletta, tra tifosi e polizia lancio di sassi e bombe carte,cinque agenti feriti,due arresti.
Il derby si è tenuto ieri allo stadio Pino Zaccheria, la gara appena conclusa con il successo del barletta sul foggia.
Quando all'esterno dello stadio esplodono i disordini,circa duecento tifosi del foggia vogliono raggiungere i quattrocento barlettani,ma le forze dell'ordine fanno da scudo. Difrote alle cariche della polizia e carabinieri,gli ultras si organizzano con mazze di legno,bombe carta e fumogeni,dividendosi in tre gruppi,i teppisti danneggiano auto,casonetti e lanciano di tutto contro gli agenti,che rispondono con i lacrimogeni,impedendo alla fine il contatto con i barlettani.
Undici agenti restano feriti,tra i quali,tre vicequestori,uno di loro è stato colpito sul tetto da un mattone.
E' ormai sera quando i tifosi barlettani scortati da 8 autobus riescono a lasciare lo stadio.Due foggiani sono stati arrestati,tre denunciati,per altri dieci è già pronto il daspo.
Le parole del questore Piernicola Silvis, " Stiamo lavorando su i filmati per identificare la maggior parte di coloro che anno partecipato agli scontri,sono stati già identificati,il tempo di fare solamente qualche atto di daspo".
Per la questura Foggia-Barletta era una partita a rischio,ma la richiesta di anticipare l'inizio alle tredici non accordata.

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Una domanda,cosa ne pensate voi?​
Si conosce l'identità degli agenti feriti?
 
Speriamo bene per la salute,ma non sono d'accordo con la polizia sulla tragedia successa,leggi le parole degli ultras e dimmi cosa ne pensi.
Basta! mi è bastato leggere le prime righe, palese abuso di potere da parte del reparto celere della polizia di stato, trovo la cosa deplorevole. Aspetto gli sviluppi in merito alla vicenda, lagher di cactus.
 
Basta! mi è bastato leggere le prime righe, palese abuso di potere da parte del reparto celere della polizia di stato, trovo la cosa deplorevole. Aspetto gli sviluppi in merito alla vicenda, lagher di cactus.

Condivido pienamente il tuo pensiero,ti invito a leggere il tutto.
 
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Non so Silvis, abbiamo delle concezioni diverse di "ordine pubblico" e di "oBbiettivo raggiunto"
Un giorno spiegherà, con il suo perfetto italiano, quale obiettivo ha raggiunto lanciando lacrimogeni a palla e mandando in ospedale 11 agenti.
 
Ormai non bisognerebbe minimamente sorprendersi... eventi come questo sono già accaduti in passato, eppure continuano a ripetersi; finché non verranno presi dei seri provvedimenti, purtroppo, credo il calcio sia ancora destinato, in alcune situazioni, a diventare teatro di violenze.
 
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Non so Silvis, abbiamo delle concezioni diverse di "ordine pubblico" e di "oBbiettivo raggiunto"
Un giorno spiegherà, con il suo perfetto italiano, quale obiettivo ha raggiunto lanciando lacrimogeni a palla e mandando in ospedale 11 agenti.

Christian, il loro obbiettivo era di dimostrare che le forze dell'ordine erano capaci di evitare gli scontri tra i Barlettani e i Foggiani, ci sono riusciti,mandando in carcere due poveri ultras che cantano per la loro squadra.
Agenti Baresi e Napoletani che manganelavano gli ultras foggiani, il motivo quale sarebbe? CHE ODIANO FOGGIA, e difendono le loro città abusando del loro potere, ho visto personalmente lo "spettacolo" in Tribuna Centralissima.
 
Christian, il loro obbiettivo era di dimostrare che le forze dell'ordine erano capaci di evitare gli scontri tra i Barlettani e i Foggiani, ci sono riusciti,mandando in carcere due poveri ultras che cantano per la loro squadra.
Agenti Baresi e Napoletani che manganelavano gli ultras foggiani, il motivo quale sarebbe? CHE ODIANO FOGGIA, e difendono le loro città abusando del loro potere, ho visto personalmente lo "spettacolo" in Tribuna Centralissima.
L'obiettivo principale è di mantenere L'ORDINE PUBBLICO non di creare un CAOS CIVILE
 
L'obiettivo principale è di mantenere L'ORDINE PUBBLICO non di creare un CAOS CIVILE

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Novità, sono arrivate delle nuove notizie a riguardo,il saluto degli ultras foggiani a i due compagni arrestati.
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Foto scattate fuori il carcere di Foggia.
 
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Non so Silvis, abbiamo delle concezioni diverse di "ordine pubblico" e di "oBbiettivo raggiunto"
Un giorno spiegherà, con il suo perfetto italiano, quale obiettivo ha raggiunto lanciando lacrimogeni a palla e mandando in ospedale 11 agenti.
Ammazza!! il suo obbiettivo contiene persone lese,abusi di potere e lo definisce obbiettivo? ah,si tra di loro è difficile che se lo mettono nel deretano.

- - - Aggiornato - - -

Video scontri.

[video=youtube;duxRfFsBAWM]https://www.youtube.com/watch?v=duxRfFsBAWM[/video]