Doni: "che imbecille, ma ho capito"

#Wesley

Utente Senior
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4 Luglio 2011
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"Non prendetemi a esempio: denunciate"

Per la prima volta dal suo arresto, Cristiano Doni ha ammesso pubblicamente i suoi errori. "Sono stato un imbecille e non esiste nessuna giustificazione. In cella ho capito. Non prendetemi come esempio, fate come Masiello: bisogna avere il coraggio di raccontare tutto il marcio nel calcio", ha detto. Quando cominciò? "Nella partita con la Pistoiese di 12 anni fa. Anche quella gara fu combinata. Sono stato stupido, pensavo di farla franca".

Poi Atalanta-Piacenza dello scorso anno..."Sette giorni prima mi dissero che contro l'Ascoli avremmo vinto per un accordo. Va bene, faccio io, ma in campo mi accorsi che gli altri stavano giocando sul serio, capisco ora che il risultato è solo un dettaglio. Mi ripetono la stessa cosa per la gara con il Piacenza. Mentre giochiamo realizzo quasi subito che la combine questa volta era reale, tanto che Cassano mi dice dove calciare il rigore. Lui nega? Problemi suoi, andò proprio cosi'". Ecco perché: "La retrocessione mi aveva segnato, mi sentivo il primo responsabile, avrei fatto di tutto per ottenere la A e infatti ho detto di sì quando mi è stato detto che il Piacenza veniva a perdere... Ecco, non mi sono mai venduto una partita. C'è una differenza almeno in questo tra chi lo fa per soldi e chi per amore della propria squadra? No, è vero, c'è da cambiare una mentalità sbagliata, se adesso c'è un'organizzazione criminale, come leggo, che riesce a penetrare con facilità nel nostro calcio, credo che il motivo parta da questa idea sbagliata di cosa è giusto e cosa è sbagliato".

Doni entra poi nel personale, parlando della sua famiglia e dei tifosi bergamaschi. "La cosa più difficile è stata preparare mia figlia, spiegare quello che era accaduto al papà... La delusione dei tifosi? E' la cosa che più mi ferisce in questa storia dopo il male fatto alla mia famiglia. La Dea per me è tutto, era tutto... Capisco di averli delusi, traditi. Non chiedo perdono, ma solo che non siano cancellate tutte le cose buone che ho fatto in campo". Nonostante quanto accaduto l'ex bandiera nerazzurra non andrà via da Bergamo: "E' la mia città. Non sarà facile, ma voglio restare lì. La benemerenza della città? Sono pronto a resituirla".

Poi Doni si rivolge ai più giovani, ai ragazzi che si avvicinano al calcio e dichiara: "Si deve giocare pulito. Sempre. E non dare retta a chi gli chiede di barare. Anche fosse un compagno. Deve denunciarlo, far finta di nulla è grave quasi come alterare una partita".

Doni racconta poi anche la dura esperienza del carcere: "Stavo da solo e ripetevo: ma come hai fatto? Quanto sei stato stupido. Non ho dormito per due notti, anzi mai'".

Infine a Doni viene chieste di Hector Cuper che lui ha avuto come allenatore in Spagna e anche lui coinvolto in uno scandalo scommesse. "E' stato uno shock. Mi sembra impossibile. Ma è anche vero che se qualcuno mi diceva che sarei finito in carcere...", ha chiuso amaro.​