Sportmediaset ha detto:14 agosto 1988. Il silenzio della sua Modena, d’estate per il giorno ultimo di una avventura lunga 90 anni. L’avventura geniale e futurista di Enzo Ferrari. Un visionario, capace di scovare le forme elegantissime e aggressive di una macchina osservando i campi dell’Emilia. Pronto a cogliere una frenesia da Novecento e di plasmarla a modo proprio, più unico che raro. Lamiere, smalti rossi, cilindri e pistoni. Ferocia e grazia. Aveva compreso di non poter essere un giornalista e poi un pilota, decise di far correre gli altri. Campioni e signori, lanciati sulle strade, sulle piste del mondo sopra i suoi cavallini rampanti e inconfondibili.
I capitoli, sempre ad altissima intensità. Gioie terribili, come diceva, dati i traguardi e i morti, dentro un epoca scandita da spropositi, azzardi. Un coraggio commovente. Tragedie, compresa quella che gli portò via il primo figlio, Dino. Trionfi, un rosario. Con le insegne sue e basta piantate ovunque. Lui, duro, scaltro, sveglio. Consapevole di dettare i capitoli di una leggenda senza data di scadenza. Varzi, Nuvolari per consumare vendetta sull'Alfa Romeo. Alberto Ascari per il primo Mondiale, Formula 1, 1952. Automobili per vincere, automobili per far innamorare signorine e giovanotti, simboli obbligati per un passo inconfondibile, il suo timbro sulla storia. Come Ferrari? Nessuno. Anche adesso, ancora adesso mentre il tempo, solo all'apparenza, stinge i fotogrammi di una storia così fresca da restituire ora il lampo magnifico e frenetico di un ottimismo prezioso.
Un grandissimo, senza di lui non avremo la Ferrari.
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