Info Gela: fermata due linee Eni, "dichiarazione stato di crisi"

Danilo

Utente Mitico
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9 Aprile 2010
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Si è parlato della crisi che investe la Raffineria di Gela, ieri nel corso di un vertice a Palermo, alla presenza del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo , degli assessori regionali Venturi e Marino, dei deputati Speziale (Pd), Federico (Mpa) e Torregrossa (PdL), del sindaco Fasulo, dei rappresentanti dell’Eni (era presente l’amministratore delegato Bernardo Casa), del commissario straordinario della provincia di Caltanissetta, Li Vecchi, dei vertici della Lega Coop e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. L’Eni ha ribadito che le linee 1 e 3 dello stabilimento gelese, saranno fermate il prossimo 10 maggio, confermando gli investimenti di 480 milioni di euro, previsti nel sito gelese. Il governo regionale chiederà a quello nazionale lo stato di crisi per Gela. Per Fasulo, l’incontro di ieri è stato importante al fine di gestire nel migliore dei modi una criticità industriale che è figlia della crisi europea del petrolio. Si lavorerà per assicurare ai 300 lavoratori dell’indotto in esubero, un’occupazione nello stesso sito industriale che, lo ricordiamo, in riferimento alla fermate delle due linee, dovrebbe diventare un enorme cantiere. Gli impianti, una volta fermati, dovranno essere bonificati e posti in sicurezza. Per Gela, e per fronteggiare la crisi innescata dall’annunciato stop di un anno del Petrolchimico, “servono un tavolo di crisi con tutte le parti interessate; accordi e protocolli che fissino obiettivi e tempi delle politiche industriali. E un piano di sviluppo da attuare contestualmente agli investimenti che Eni avvierà nello stabilimento, nei prossimi tre anni”. A dirlo è la Cisl Sicilia. La proclamazione dello stato di crisi a Gela, sottolinea la Cisl, è “un falso problema, un fatto secondario, sicuramente non centrale”. Né è vero che, assieme politici e sindacati, “vogliono che il governatore avanzi la richiesta di stato di crisi, al governo nazionale”. “Tanti politici – rileva la Cisl – in queste ore pensano di utilizzare strumentalmente la fermata della raffineria per ottenere, attraverso pressioni e mediante un accordo di programma, trasferimenti di risorse al territorio”. Ma la legge di riferimento per la proclamazione dello stato di crisi, “non è neppure finanziata”. Per questo, dichiara Maurizio Bernava, segretario generale, “la Cisl tutta, regionale, provinciale, di categoria, vuole un tavolo di crisi con Eni, sindacati, enti locali, Regione, ministero, che consenta di utilizzare il periodo di un anno dello stop per il via ad azioni che rendano più competitivi stabilimento e territorio; rivendica con forza la stipula di accordi e protocolli che indichino espressamente obiettivi e tempi. Sollecita un piano industriale capace di dare all'area un futuro produttivo”. “Nel corso del tavolo sulla raffineria di Gela, abbiamo avanzato l’esigenza di conoscere nel dettaglio le modalità di utilizzo dei 480 milioni stanziati per gli investimenti, e abbiamo chiesto, oltre alla conferma degli impegni presi a tutela dei dipendenti diretti, anche garanzie per i lavoratori dell’indotto”. Lo dichiarano il segretario regionale dell’Ugl Chimici Sicilia, Michele Polizzi, e il segretario provinciale dell’Ugl Chimici di Caltanissetta, Andrea Alario. “Chiediamo inoltre la convocazione urgente del tavolo sulla raffinazione al ministero dello Sviluppo economico attivato dal precedente governo, perché non è più rimandabile la messa in campo di una politica industriale seria ed efficace a sostegno di un settore vitale per il territorio siciliano, che ospita 5 delle 15 raffinerie italiane, oltre che strategico per il sistema Paese nel suo complesso”.

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