PASCOLI
CONCEZIONE DEL MONDO
Pascoli ha una formazione positivista, formazione di tipo scientifico, ebbe anche lui una grande fiducia nella scienza ma come tutti fu anche esso deluso, dato che come egli riteneva che la realtà non fosse tutta decifrabile e conoscibile attraverso le scienze, anche perché si è circondati dal mistero, quindi si è circondati da una realtà misteriosa ed ignota, che si può conoscere solo attraverso l’intuizione (Decadentismo). Anche la realtà interiore non è conoscibile attraverso la ragione, perché egli ritiene pure che la stessa realtà umana non sia bella, quindi si deduce una concezione pessimista della realtà scaturita anche dal tragico evento del Padre che lo segnò psicologicamente e che lo portò a credere che nella realtà ci fosse molta cattiveria, quindi ne deriva che tutti gli uomini sono malvagi. Perciò egli si rinchiude in un nido (familiare) ma fortunatamente muta il suo carattere grazie anche all’esperienza del carcere, che lo porterà a pensare che tutti hanno un destino comune e quindi bisogna stringersi e collaborare con gli altri (Fratello). Quindi in questo è pessimista come il Verga, solo che il Pascoli pensa che anche se esiste il male l’uomo prendendo l’esempio di due fratelli è solidale con l’altro. Egli supera il Positivismo, ma si nota la presenza di questa formazione, esempio quando scrive le poesie, usa in maniera maniacale, i nomi specifici di piante ed animali (nomenclatura ornitologica). In Pascoli si ha una piena attuazione della concezione di Poesia Pura, cioè poesia scritta per il piacere delle sue sensazioni, Il Pascoli inoltre ama dire di se che è simile a Virgilio, che anche negandolo scrive per una utilità. La sua Poesia, apparentemente risulta semplice, ma al di là di questa semplicità c’è l’animo del poeta e messaggi che pur indirettamente ci vuole dare.
COME SCRIVE
Egli fa uso del Simbolismo, le sue poesie hanno un alto valore simbolico, si deve andare quindi a ricercare il vero valore delle parole, per comprendere a pieno il suo messaggio.
POETICA DEL PASCOLI
Si è abituati a comprendere la poetica di un autore dai suoi scritti, la Poetica del Pascoli invece, si può evincere da un suo saggio “Il Fanciullino” in cui Pascoli esprime nel modo più ampio il proprio pensiero sulla poesia. Lui inizia col dire che nella vita di ogni uomo ci sono delle fasi come ad esempio quella in cui lui è un “Fanciullino”, ecc.. Lui vuole farci capire che nella fase di un rapporto immediato con la natura, non di tipo razionale, cioè nel momento in cui un bambino si avvicina ad un qualcosa lo fa irrazionalmente, si manifesta tutto il suo piacere , la sua gioia nello scoprire un qualcosa di nuovo. Quindi il momento più bello e spontaneo nella storia di un uomo è la fanciullezza. Il rapporto tra infanzia e Poesia è stretto, in quanto solo il poeta per il Pascoli mantiene vivo il fanciullo che è in lui mentre un qualsiasi uomo man mano che cresce diventa più razionale perdendo la capacità di gioire per le piccole cose. Proprio per questo quindi l’unico rimedio è il Poeta che se pur adulto mantiene vivo il fanciullo dentro se stesso. La Poesia è intesa quindi come scoperta, essa non si fa in maniera sterile, il poeta deve essere colui che riesce a cogliere quello che gli altri non vedono, e per questa concezione si denota il suo Decadentismo. Almeno in una prima fase lui è definito come Poeta che ama le cose semplici, scrivendo tutto in maniera analogica e simbolica. Virgilio è il suo poeta preferito, poeta che privilegia le cose semplici (la natura) Le Tamerici (arbusti a foglie caduche o sempreverdi) Questa poesia fa parte della sua prima raccolta poetica, prende spunto da un’opera di Virgilio parafrasandola e tratta di argomenti umili e semplici.
Pascoli del Mistero / Il Pascoli che cerca di ripercorrere il Passato
Lui predilige una Poesia Pura che non deve avere fini estrinseci, il poeta quindi canta solo per cantare non ponendosi fini civili e morali, cioè fare una poesia spontanea e disinteressata, ma che però può contenere messaggi da codificare. Il Fanciullino o la Poesia per Pascoli ha la finalità di rendere tutti più buoni.
FASE DELLA POESIA UMILE
Per il Pascoli la poesia deve avere per oggetto anche le cose umili, diversamente dall’Opera (Grande Proletaria Si è mossa) dove parla della politica coloniale in Libia di Crispi. Pascoli iniziò a pubblicare le sue poesie negli anni 80. Myricae è una raccolta di poesie di Giovanni Pascoli, pubblicata in successive edizioni tra il 1891 e il 1911. La prima raccolta comprendeva 22 poesie, poi 72 ed evve una recensione di D’Annunzio, poi aumentarono a 116 e poi a 136. Il titolo della raccolta pascoliana deriva dal verso della IV Bucolica di Virgilio «Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae», cioè "Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici. Con questa frase Virgilio voleva innalzare la poesia, mentre Pascoli aveva il desiderio di parlare di cose semplici. Le varie poesie sono molto brevi e si avvicinano al Frammento Poetico (ermetismo), poesia pura e simbolica. All’apparenza sembrano quadretti di situazioni campestri e sembrano alludere a realtà irreali, queste atmosfere evocano la morte ed il ritorno di lutti familiari. Pascoli delinea quindi il Romanzo familiare specchio della propria vita.
Parlando della poetica del Pascoli, l’immagine del Fanciullino si può attingere da un passo dell’opera “Fedone” di Platone , in questa opera però per Platone il Fanciullino è il simbolo della superstizione e del terrore della morte da cui siamo turbati si dalla fanciullezza e che sopravvivono in noi anche in età adulta.
LE VARIE RACCOLTE
La raccolta successiva è costituirà dai “Poemetti”, poi divisi in Primi Poemetti e Nuovi Poemetti, in questi si narra la storia di una famiglia di contadini della Garfagnana (Tra le Alpi e Lucca/ Provincia della Toscana) che ha un ciclo di vita parallelo a quello delle quattro stagioni.
Nel 1903 seguirono “I Canti di Castelvecchio” dedicati alla madre, che si possono considerare la continuazione ideale delle Myricae, da alcuni infatti sono definiti anche Myricae autunnali e i temi in queste poesie sono sia riferiti a quadretti georgici (natura) sia riferiti a ricordi autobiografici.
Nel 1904 seguirono, I Poemi Conviviali, così intitolati perché i primi di essi furono pubblicati sulla rivista “Il Convivio”. In essi il Pascoli rievoca legende e figure del Mondo classico (Achille, Ulisse, Alessandro Magno, Solone). In questi componimenti, però, gli eroi rievocati non hanno nulla del loro fascino tradizionale di esseri eccezionali per virtù ed eroismo, ma solo esseri inquieti, delusi, smarriti che avvertono i limiti delle loro conquiste e della loro età.
I Poemi Conviviali esprimono un tipo di poesia colta, raffinata, lontanissima dalla poetica del Fanciullino. Successivamente pubblicò “Odi e Inni”, “I Poemi del Risorgimento” ed “ I Poemi Italici” che contengono poesie di ispirazione civile e patriottica. Infine ricordiamo le poesie latine del Pascoli dal titolo “I Carmina”, alcune ottennero il primo premio nel concorso di Poesia Latina indetta dall’accademia di Amsterdam.
I MOTIVI DELLA POESIA PASCOLIANA
Senso del Mistero, ricordi familiari, politica del Risorgimento ecc.
Egli quindi fu un autore che non si focalizzò in un unico ambito quindi si sbaglia a denominarlo il poeta del Fanciullino.
I motivi della sua poesia furono quattro:
1. Il motivo delle memorie autobiografiche, è presente in diversi componimenti , il poetica vuole rievocare con struggente commozione momenti della sua vita e i lutti familiari (La Tessitrice, L’Aquilone, X Agosto, La Cavallina Storna);
2. Il motivo georgico (Lavandare ,Arano, Gelsomino Notturno) è uno dei temi più suggestivi per la freschezza delle impressioni e la puta sensibilità del poeta. Myricae e canti di Castelvecchio.
3. Il motivo della celebrazione degli ideali morali, patriottici e umanitari (Due Fanciulli, Italy, Gli eroi del Sempione). In questi componimenti notiamo la visione del poeta vate e delle poesie intese come strumento di elevazione spirituale e di educazione morale, patriottica e civile. Odi e Inni, I Poemi del Risorgimento, I Poemi Italici.
4. Il Motivo del Mistero della vita e della comicità della Terra “La Vertigine “ questo è il tema più profondo e originale e più vicino al decadentismo.
Egli preferisce utilizzare una principale con coordinate accostate per asindeto, fa un uso di un registro linguistico diverso a seconda dei temi delle poesie e fa un uso anche dell’Inglese nel componimento Italy, fa anche uso di frasi nominali (senza verbo)
GIOVANNI PASCOLI
LA VITA
Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 31 Dicembre del 1855. Figlio di un’agiata famiglia piccolo borghese e quarto di 10 figli. Pascoli entrò nell’adolescenza subendo la morte del padre. Questo episodio fece si che la famiglia cadesse in una vera e propria crisi economica, così furono costretti a trasferirsi a Rimini dove Giacomo (il figlio maggiore) aveva trovato lavoro. Alla morte del padre seguirono in successione la morte della sorella maggiore e della madre nel ’68, la morte di Luigi nel ’71 e nel 1876 morì Giacomo. Pascoli sin dal 1862 era entrato nell’accademia degli Scolopi ad Urbino, però dovette lasciarla a causa dei lutti. Continuò gli studi a Firenze grazie alla gentile concessione di un suo professore privato. Nel 1873 grazie ad un brillante esame ottenne una borsa di studio per l’università di Bologna. Durante gli anni universitari Pascoli subì la cultura socialista, partecipò a numerose manifestazioni e venne arrestato. Questa esperienza fece si che G.P. ritornasse sulla sua strada. Nel 1882 si laurea in lettere e intraprenderà una carriera come professore, si trasferì prima a Matera poi a Massa (qui si stabilì per un breve periodo e chiamò a vivere con sé le sorelle per ricostituire il nido familiare. Si trasferirà poi a Livorno nel 1887.
Pascoli si chiuderà gelosamente in quel nido familiare a causa dei traumi infantili e della paura che provava verso il mondo degli adulti (irto di insidie). Nella vita del poeta non vedremo mai una donna a causa di questa chiusura, ed egli stesso confessa di aver condotto una vita forzatamente casta. L’attaccamento al nido lo notiamo anche al matrimonio di Ida, infatti Pascoli cadrà in una profonda depressione, e quando all’orizzonte si profila un accenno di matrimonio da parte del poeta con una cugina egli rifiuterà a causa della gelosia di Mariù. Il nido familiare segna intensamente le poesie di Pascoli, e sarà a causa di questo che vedremo nei suoi poemi quel carattere turbato e morboso.
Affittò una casa a Castelvecchio, qui si trasferì con la sorella Mariù e passava chiuso in casa o a contatto con la natura le sue giornate colorate dalla trascrizione di poemi e dalle angosce e paure quotidiane. Ebbe poi un posto come professore universitario a Bologna e poi a Messina. Passò a Pisa sostituendo infine Carducci tornando di nuovo a Bologna. Decise di scrivere la sua prima raccolta intitolata Myricae, la quale veniva aggiornata e arricchita nelle successive ristampe con i poemetti, i canti di castelvecchio e i poemi conviviali. Cominciò a gareggiare con Carducci e D’Annunzio nel ruolo di poeta “Vate”, ma si spense a Bologna nel 1912 a causa di un cancro allo stomaco.
LA SINTASSI
La sintassi del Pascoli differiva da quella di Carducci e D’Annunzio perché egli faceva prevalere la coordinazione sulla subordinazione. Si può vedere nei suoi scritti che la frase manca del soggetto, del verbo o talvolta si tratta di una frase alogica, e tutto questo fa capire che il significato sta al di là del modo in cui è stato scritto (trama di segrete corrispondenze al di la del visibile. Pascoli scrive con la sua classifica visione fanciullesca, svaluta i rapporti gerarchici eliminando la corrispondenza tra piccolo e grande, tra prima e dopo.
IL LESSICO
Oltre alla sintassi Pascoli sconvolge anche il lessico rifacendosi comunque al fanciullino. Mischia e allinea varie parole di diversi settori, passando da un linguaggio colto e aulico ad un dialetto o addirittura un volgare. Questo principio ripreso nel fanciullino fa capire che il poeta non vuole rompere solo le gerarchie sociali, ma anche quelle tra le parole. Un esempio di parole utilizzate potrebbero essere termini italianizzati dall’inglese come <<Basket>> baschetto o <<ice cream>> scrima. Questa pluralità di codici linguistici ci fa capire la rottura critica tra l’io di Pascoli e l’universo circostante.
Fonte: tutta roba mia :P
CONCEZIONE DEL MONDO
Pascoli ha una formazione positivista, formazione di tipo scientifico, ebbe anche lui una grande fiducia nella scienza ma come tutti fu anche esso deluso, dato che come egli riteneva che la realtà non fosse tutta decifrabile e conoscibile attraverso le scienze, anche perché si è circondati dal mistero, quindi si è circondati da una realtà misteriosa ed ignota, che si può conoscere solo attraverso l’intuizione (Decadentismo). Anche la realtà interiore non è conoscibile attraverso la ragione, perché egli ritiene pure che la stessa realtà umana non sia bella, quindi si deduce una concezione pessimista della realtà scaturita anche dal tragico evento del Padre che lo segnò psicologicamente e che lo portò a credere che nella realtà ci fosse molta cattiveria, quindi ne deriva che tutti gli uomini sono malvagi. Perciò egli si rinchiude in un nido (familiare) ma fortunatamente muta il suo carattere grazie anche all’esperienza del carcere, che lo porterà a pensare che tutti hanno un destino comune e quindi bisogna stringersi e collaborare con gli altri (Fratello). Quindi in questo è pessimista come il Verga, solo che il Pascoli pensa che anche se esiste il male l’uomo prendendo l’esempio di due fratelli è solidale con l’altro. Egli supera il Positivismo, ma si nota la presenza di questa formazione, esempio quando scrive le poesie, usa in maniera maniacale, i nomi specifici di piante ed animali (nomenclatura ornitologica). In Pascoli si ha una piena attuazione della concezione di Poesia Pura, cioè poesia scritta per il piacere delle sue sensazioni, Il Pascoli inoltre ama dire di se che è simile a Virgilio, che anche negandolo scrive per una utilità. La sua Poesia, apparentemente risulta semplice, ma al di là di questa semplicità c’è l’animo del poeta e messaggi che pur indirettamente ci vuole dare.
COME SCRIVE
Egli fa uso del Simbolismo, le sue poesie hanno un alto valore simbolico, si deve andare quindi a ricercare il vero valore delle parole, per comprendere a pieno il suo messaggio.
POETICA DEL PASCOLI
Si è abituati a comprendere la poetica di un autore dai suoi scritti, la Poetica del Pascoli invece, si può evincere da un suo saggio “Il Fanciullino” in cui Pascoli esprime nel modo più ampio il proprio pensiero sulla poesia. Lui inizia col dire che nella vita di ogni uomo ci sono delle fasi come ad esempio quella in cui lui è un “Fanciullino”, ecc.. Lui vuole farci capire che nella fase di un rapporto immediato con la natura, non di tipo razionale, cioè nel momento in cui un bambino si avvicina ad un qualcosa lo fa irrazionalmente, si manifesta tutto il suo piacere , la sua gioia nello scoprire un qualcosa di nuovo. Quindi il momento più bello e spontaneo nella storia di un uomo è la fanciullezza. Il rapporto tra infanzia e Poesia è stretto, in quanto solo il poeta per il Pascoli mantiene vivo il fanciullo che è in lui mentre un qualsiasi uomo man mano che cresce diventa più razionale perdendo la capacità di gioire per le piccole cose. Proprio per questo quindi l’unico rimedio è il Poeta che se pur adulto mantiene vivo il fanciullo dentro se stesso. La Poesia è intesa quindi come scoperta, essa non si fa in maniera sterile, il poeta deve essere colui che riesce a cogliere quello che gli altri non vedono, e per questa concezione si denota il suo Decadentismo. Almeno in una prima fase lui è definito come Poeta che ama le cose semplici, scrivendo tutto in maniera analogica e simbolica. Virgilio è il suo poeta preferito, poeta che privilegia le cose semplici (la natura) Le Tamerici (arbusti a foglie caduche o sempreverdi) Questa poesia fa parte della sua prima raccolta poetica, prende spunto da un’opera di Virgilio parafrasandola e tratta di argomenti umili e semplici.
Pascoli del Mistero / Il Pascoli che cerca di ripercorrere il Passato
Lui predilige una Poesia Pura che non deve avere fini estrinseci, il poeta quindi canta solo per cantare non ponendosi fini civili e morali, cioè fare una poesia spontanea e disinteressata, ma che però può contenere messaggi da codificare. Il Fanciullino o la Poesia per Pascoli ha la finalità di rendere tutti più buoni.
FASE DELLA POESIA UMILE
Per il Pascoli la poesia deve avere per oggetto anche le cose umili, diversamente dall’Opera (Grande Proletaria Si è mossa) dove parla della politica coloniale in Libia di Crispi. Pascoli iniziò a pubblicare le sue poesie negli anni 80. Myricae è una raccolta di poesie di Giovanni Pascoli, pubblicata in successive edizioni tra il 1891 e il 1911. La prima raccolta comprendeva 22 poesie, poi 72 ed evve una recensione di D’Annunzio, poi aumentarono a 116 e poi a 136. Il titolo della raccolta pascoliana deriva dal verso della IV Bucolica di Virgilio «Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae», cioè "Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici. Con questa frase Virgilio voleva innalzare la poesia, mentre Pascoli aveva il desiderio di parlare di cose semplici. Le varie poesie sono molto brevi e si avvicinano al Frammento Poetico (ermetismo), poesia pura e simbolica. All’apparenza sembrano quadretti di situazioni campestri e sembrano alludere a realtà irreali, queste atmosfere evocano la morte ed il ritorno di lutti familiari. Pascoli delinea quindi il Romanzo familiare specchio della propria vita.
Parlando della poetica del Pascoli, l’immagine del Fanciullino si può attingere da un passo dell’opera “Fedone” di Platone , in questa opera però per Platone il Fanciullino è il simbolo della superstizione e del terrore della morte da cui siamo turbati si dalla fanciullezza e che sopravvivono in noi anche in età adulta.
LE VARIE RACCOLTE
La raccolta successiva è costituirà dai “Poemetti”, poi divisi in Primi Poemetti e Nuovi Poemetti, in questi si narra la storia di una famiglia di contadini della Garfagnana (Tra le Alpi e Lucca/ Provincia della Toscana) che ha un ciclo di vita parallelo a quello delle quattro stagioni.
Nel 1903 seguirono “I Canti di Castelvecchio” dedicati alla madre, che si possono considerare la continuazione ideale delle Myricae, da alcuni infatti sono definiti anche Myricae autunnali e i temi in queste poesie sono sia riferiti a quadretti georgici (natura) sia riferiti a ricordi autobiografici.
Nel 1904 seguirono, I Poemi Conviviali, così intitolati perché i primi di essi furono pubblicati sulla rivista “Il Convivio”. In essi il Pascoli rievoca legende e figure del Mondo classico (Achille, Ulisse, Alessandro Magno, Solone). In questi componimenti, però, gli eroi rievocati non hanno nulla del loro fascino tradizionale di esseri eccezionali per virtù ed eroismo, ma solo esseri inquieti, delusi, smarriti che avvertono i limiti delle loro conquiste e della loro età.
I Poemi Conviviali esprimono un tipo di poesia colta, raffinata, lontanissima dalla poetica del Fanciullino. Successivamente pubblicò “Odi e Inni”, “I Poemi del Risorgimento” ed “ I Poemi Italici” che contengono poesie di ispirazione civile e patriottica. Infine ricordiamo le poesie latine del Pascoli dal titolo “I Carmina”, alcune ottennero il primo premio nel concorso di Poesia Latina indetta dall’accademia di Amsterdam.
I MOTIVI DELLA POESIA PASCOLIANA
Senso del Mistero, ricordi familiari, politica del Risorgimento ecc.
Egli quindi fu un autore che non si focalizzò in un unico ambito quindi si sbaglia a denominarlo il poeta del Fanciullino.
I motivi della sua poesia furono quattro:
1. Il motivo delle memorie autobiografiche, è presente in diversi componimenti , il poetica vuole rievocare con struggente commozione momenti della sua vita e i lutti familiari (La Tessitrice, L’Aquilone, X Agosto, La Cavallina Storna);
2. Il motivo georgico (Lavandare ,Arano, Gelsomino Notturno) è uno dei temi più suggestivi per la freschezza delle impressioni e la puta sensibilità del poeta. Myricae e canti di Castelvecchio.
3. Il motivo della celebrazione degli ideali morali, patriottici e umanitari (Due Fanciulli, Italy, Gli eroi del Sempione). In questi componimenti notiamo la visione del poeta vate e delle poesie intese come strumento di elevazione spirituale e di educazione morale, patriottica e civile. Odi e Inni, I Poemi del Risorgimento, I Poemi Italici.
4. Il Motivo del Mistero della vita e della comicità della Terra “La Vertigine “ questo è il tema più profondo e originale e più vicino al decadentismo.
Egli preferisce utilizzare una principale con coordinate accostate per asindeto, fa un uso di un registro linguistico diverso a seconda dei temi delle poesie e fa un uso anche dell’Inglese nel componimento Italy, fa anche uso di frasi nominali (senza verbo)
GIOVANNI PASCOLI
LA VITA
Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 31 Dicembre del 1855. Figlio di un’agiata famiglia piccolo borghese e quarto di 10 figli. Pascoli entrò nell’adolescenza subendo la morte del padre. Questo episodio fece si che la famiglia cadesse in una vera e propria crisi economica, così furono costretti a trasferirsi a Rimini dove Giacomo (il figlio maggiore) aveva trovato lavoro. Alla morte del padre seguirono in successione la morte della sorella maggiore e della madre nel ’68, la morte di Luigi nel ’71 e nel 1876 morì Giacomo. Pascoli sin dal 1862 era entrato nell’accademia degli Scolopi ad Urbino, però dovette lasciarla a causa dei lutti. Continuò gli studi a Firenze grazie alla gentile concessione di un suo professore privato. Nel 1873 grazie ad un brillante esame ottenne una borsa di studio per l’università di Bologna. Durante gli anni universitari Pascoli subì la cultura socialista, partecipò a numerose manifestazioni e venne arrestato. Questa esperienza fece si che G.P. ritornasse sulla sua strada. Nel 1882 si laurea in lettere e intraprenderà una carriera come professore, si trasferì prima a Matera poi a Massa (qui si stabilì per un breve periodo e chiamò a vivere con sé le sorelle per ricostituire il nido familiare. Si trasferirà poi a Livorno nel 1887.
Pascoli si chiuderà gelosamente in quel nido familiare a causa dei traumi infantili e della paura che provava verso il mondo degli adulti (irto di insidie). Nella vita del poeta non vedremo mai una donna a causa di questa chiusura, ed egli stesso confessa di aver condotto una vita forzatamente casta. L’attaccamento al nido lo notiamo anche al matrimonio di Ida, infatti Pascoli cadrà in una profonda depressione, e quando all’orizzonte si profila un accenno di matrimonio da parte del poeta con una cugina egli rifiuterà a causa della gelosia di Mariù. Il nido familiare segna intensamente le poesie di Pascoli, e sarà a causa di questo che vedremo nei suoi poemi quel carattere turbato e morboso.
Affittò una casa a Castelvecchio, qui si trasferì con la sorella Mariù e passava chiuso in casa o a contatto con la natura le sue giornate colorate dalla trascrizione di poemi e dalle angosce e paure quotidiane. Ebbe poi un posto come professore universitario a Bologna e poi a Messina. Passò a Pisa sostituendo infine Carducci tornando di nuovo a Bologna. Decise di scrivere la sua prima raccolta intitolata Myricae, la quale veniva aggiornata e arricchita nelle successive ristampe con i poemetti, i canti di castelvecchio e i poemi conviviali. Cominciò a gareggiare con Carducci e D’Annunzio nel ruolo di poeta “Vate”, ma si spense a Bologna nel 1912 a causa di un cancro allo stomaco.
LA SINTASSI
La sintassi del Pascoli differiva da quella di Carducci e D’Annunzio perché egli faceva prevalere la coordinazione sulla subordinazione. Si può vedere nei suoi scritti che la frase manca del soggetto, del verbo o talvolta si tratta di una frase alogica, e tutto questo fa capire che il significato sta al di là del modo in cui è stato scritto (trama di segrete corrispondenze al di la del visibile. Pascoli scrive con la sua classifica visione fanciullesca, svaluta i rapporti gerarchici eliminando la corrispondenza tra piccolo e grande, tra prima e dopo.
IL LESSICO
Oltre alla sintassi Pascoli sconvolge anche il lessico rifacendosi comunque al fanciullino. Mischia e allinea varie parole di diversi settori, passando da un linguaggio colto e aulico ad un dialetto o addirittura un volgare. Questo principio ripreso nel fanciullino fa capire che il poeta non vuole rompere solo le gerarchie sociali, ma anche quelle tra le parole. Un esempio di parole utilizzate potrebbero essere termini italianizzati dall’inglese come <<Basket>> baschetto o <<ice cream>> scrima. Questa pluralità di codici linguistici ci fa capire la rottura critica tra l’io di Pascoli e l’universo circostante.
Fonte: tutta roba mia :P