- 18 Luglio 2009
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Nel film La ricerca della felicità, Will Smith, per ottenere un prezioso posto da stagista riusciva a risolvere un Cubo di Rubik in pochi minuti, impressionando così il pezzo grosso che era con lui. Oggi, quell’impresa impressionerebbe ben pochi. Soprattutto dopo che i ricercatori della Kent State University hanno dimostrato che qualsiasi configurazione dello storico Cubo, può essere risolta in un massimo di 20 mosse.
Per farlo, il team guidato dal matematico Morley Davidson ha elaborato un algoritmo in grado di risolvere i 43 miliardi di miliardi (43,252,003,274,489,856,000) di possibili posizioni del cubo. Settando il programma in modo che trovasse combinazioni inferiori alle 20 mosse, hanno dimostrato che per ognuna delle posizioni scelte esisteva un percorso di soluzione che non richiedeva più di venti rotazioni. Detto fatto. Ora vai pure a ripescare il tuo vecchio cubo di Rubik dai cassettoni coperti della polvere degli anni ’80, prova a risolverlo. Se fai più di venti rotazioni, sappi che sicuramente hai fatto dei passi falsi.
Va anche puntualizzato che, per trovare le venti preziose mosse, l’algoritmo di Dio (così l’hanno chiamato i suoi creatori) si serve dell’enorme potenza di calcolo dei computer di Google. Perciò, se pensi che la sfida di Rubik sia ormai fuori dalla tua portata, puoi sempre ripescare dal cassettone uno dei difficilissimi titoli che hanno fatto la storia dei videogiochi. Ninja Gaiden , ad esempio, oppure il velocissimo e doloroso Battletoads.
Oppure, se vuoi lasciar da parte un po’ i videogame, in rete ci sono innumerevoli giochi di agilità mentale e illusioni ottiche con cui allenare le tue cellule cerebrali. E una volta che ti senti allenato a dovere, prova a riprendere in mano il diabolico cubo, magari di mosse te ne servono solo 18.
E che ci vuole

Per farlo, il team guidato dal matematico Morley Davidson ha elaborato un algoritmo in grado di risolvere i 43 miliardi di miliardi (43,252,003,274,489,856,000) di possibili posizioni del cubo. Settando il programma in modo che trovasse combinazioni inferiori alle 20 mosse, hanno dimostrato che per ognuna delle posizioni scelte esisteva un percorso di soluzione che non richiedeva più di venti rotazioni. Detto fatto. Ora vai pure a ripescare il tuo vecchio cubo di Rubik dai cassettoni coperti della polvere degli anni ’80, prova a risolverlo. Se fai più di venti rotazioni, sappi che sicuramente hai fatto dei passi falsi.
Va anche puntualizzato che, per trovare le venti preziose mosse, l’algoritmo di Dio (così l’hanno chiamato i suoi creatori) si serve dell’enorme potenza di calcolo dei computer di Google. Perciò, se pensi che la sfida di Rubik sia ormai fuori dalla tua portata, puoi sempre ripescare dal cassettone uno dei difficilissimi titoli che hanno fatto la storia dei videogiochi. Ninja Gaiden , ad esempio, oppure il velocissimo e doloroso Battletoads.
Oppure, se vuoi lasciar da parte un po’ i videogame, in rete ci sono innumerevoli giochi di agilità mentale e illusioni ottiche con cui allenare le tue cellule cerebrali. E una volta che ti senti allenato a dovere, prova a riprendere in mano il diabolico cubo, magari di mosse te ne servono solo 18.
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