Release Il Fascismo

Rootlf

Utente Senior
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16 Maggio 2013
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L'immediato dopoguerra Italiano

La fine della prima guerra mondiale vide l'Italia vittoriosa, ma senza grandi profitti territoriali ed economici per via della dichiarazione di invalidità del Patto di Londra del presidente americano Wilson. Dal Primo Conflitto Mondiale ne erano usciti vincitori l’Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti, uniche potenze ad avere anche un ad avere anche forti istituzioni liberali cosa che viene a mancare in Germania ed In Italia.
L'economia italiana era giunta sull'orlo della bancarotta, con i debiti dello stato che erano più che triplicati. La prima conseguenza fu un drammatico rincaro dei prezzi dei generi alimentari.
Pesante era il debito pubblico, forte l’inflazione e grave la disoccupazione, la guerra aveva infatti stimolato solo lo sviluppo delle industrie pesanti: siderurgiche, meccaniche e chimiche. La crisi economica intanto gravava sulle fasce sociali più deboli ed a partire dal 19 iniziò un ciclo di lotte sociali sotto la guida della Federterra, della CGL e della Cil chiamato il Biennio rosso. Con esso viene indicato il periodo fra il19 e il 20, caratterizzato da una serie di lotte operaie e contadine che ebbero culmine e conclusione con l'occupazione delle fabbriche del settembre 1920. In tale periodo si verificarono, mobilitazioni contadine, manifestazioni operaie, occupazioni di terreni e fabbriche con, in alcuni casi, tentativi di autogestione. Le agitazioni si estesero anche alle zone rurali e furono accompagnate da scioperi e scontri.
A causa dell’annullamento del Patto di Londra Gabriele D'Annunzio si sentì di poter definire la vittoria come "mutilata", un tema ripreso successivamente dal regime fascista per giustificare il sentimento di rivalsa nei confronti delle potenze europee e la propria spinta al colonialismo. Sempre d'Annunzio, non condividendo le scelte del governo italiano e disobbedendo agli ordini, con un contingente militare si impadronì di Fiume, che secondo il Patto sarebbe dovuta rimanere alla Corona Ungherese. Osteggiato dal governo italiano, D'Annunzio tentò di resistere alle pressioni che gli giungevano dall'Italia. Nel frattempo, l'approvazione del Trattato di Rapallo (Giolitti), il 12 novembre 1920, trasformò Fiume in uno stato indipendente ed assegnò all’Italia l’Istria e alla Jugoslavia la Dalmazia eccetto come detto prima Fiume. Il 24 dicembre 1920 l'esercito italiano procedette con la forza allo sgombero dei legionari fiumani dalla città.
In tutto questo in Italia incominciarono ad esserci profondi cambiamenti in Politica; nel 1919 con il Sacerdote Luigi Sturzo nacque il Partito Popolare Italiano, che fu anche il primo partito di ispirazione cattolica e ci furono le prime elezioni con il sistema proporzionale [è l'assegnazione dei seggi in circoscrizioni elettorali plurinominali (con più candidati per ogni lista) in proporzione ai voti ottenuti], l’assenso dato dal Papa fu importante per il partito considerato un partito di Massa capace di esprimere le esigenze ed i punti fondamentali della dottrina sociale cattolica: solidarietà sociale , proprietà privata ed interclassismo.
Alle prime elezioni a sistema proporzionale il partito Cattolico ebbe un gran numero di voti con 100 seggi , ma surclassato dal Partito Socialista che ne ebbe 156. Il partito socialista successivamente venne radicalizzandosi: la componente guidata da Giacinto Menotti Serrati chiamata massimalista, e la componente di Filippo Turati e Claudio Treves chiamata riformista. Nel 1920 con l’aggravamento della situazione Italiana Nitti dovette dimettersi e fu richiamato Giolitti, che puntava ad un compromesso tra le parti (accordo tra imprenditori e sindacati), cosa che accadde e che portò alla fine del Biennio Rosso; che prevedeva aumenti salariali, riduzione delle giornate lavorative a 8 ore e al Sud in particolare ridistribuzione delle terre incolte che erano state occupate e promesse ai reduci di guerra.







Il Fascismo


Durante gli anni del Dopoguerra, ci fu l’ascesa del Fascismo. Nel marzo 1919 a Milano fu fondato il movimento Politico dei fasci di combattimento fondato da Benito Mussolini. Dapprima Socialista e direttore del giornale L’Avanti fu espulso dal partito per la sua posizione nettamente interventista. I fasci nacquero come “antipartito” formato da repubblicani, ex socialisti, sindacalisti rivoluzionari con un programma repubblicano ed anticlericale. Alle elezioni del 1919 non ottennero nessun seggio , tuttavia due elementi ne consentirono il successivo decollo: l’abbandono della sinistra per una conversione a destra, e l’impiego della violenza politica. A partire dal 1920 incominciarono ad esserci le spedizioni delle squadre d’azione fasciste contro esponenti e sedi del partito socialista. Le squadre fasciste erano composte da giovani, da proprietari terrieri e dalla piccola borghesia. I fascisti si muovevamo su Camion soprattutto di notte distruggendo cooperative, circoli e uccidendo sindacalisti e politici. Tale violenza aveva un forte contenuto simbolico in quanto mirava ad intimidire, deridere ed umiliare l’avversario. Le violenze squadriste aumentarono tra il 1921 e il 1922 arrivando all’occupazione di intere città come Bologna.
L’atteggiamento a punire le squadre fasciste fu esitante. Dalla fine della Guerra in Italia era sempre prevalsa una forte instabilità politica data anche dal susseguirsi di diversi governi: Bonomi, Nitti, Giolitti, Orlando e Facta; l’ideale sarebbe stata un’alleanza tra Socialisti e Cattolici, ma erano troppo divergenti ideologicamente, invece più reale era un’alleanza tra Nazionalisti e Fascisti. Nelle elezioni del 15 maggio 1921 i Fascisti si presentarono all’interno delle liste con liberali e altri gruppi di centro. Così facendo ottennero 31 seggi, accrescendo così il peso politico dei Fascisti. A questo punto Mussolini trasformò nel 1921 il movimento fascista nel Partito Nazionale Fascista. Il nuovo programma fascista mirava a tutelare la borghesia agraria, industriale e commerciale. L’ascesa del Fascismo fu facilitata dalle scissioni interne del partito Socialista che portarono alla nascita del Partito Comunista d’Italia (Gramsci, Togliatti) e al Partito Socialista Unitario (Giacomo Matteotti). Nell’ottobre del 1922 Mussolini optò per un’azione di forza ed il 28 ottobre i fascisti entrarono a Roma senza incontrare resistenza e, in un certo qual modo, costringendo Vittorio Emanuele III ad affidargli l’Incarico di formare il nuovo Governo. Quest’ ultimo, insieme alla marcia su Roma, sancì il crollo delle istituzioni liberali e democratiche italiane. Il fascismo tra il 22-25 non era ancora una dittatura, però furono introdotti importanti cambiamenti nel sistema politico italiano: istituzione del Gran Consiglio del Fascismo, organo che esercitava pressioni sul Governo; la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, una sorta di esercito parallelo agli ordini del capo del Governo; la Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali, che riuniva i sindacati fascisti. Mussolini acquisì ancora più consensi in seguito alla riforma scolastica Gentiliana (obbligo scolastico fino a 14 anni, disciplina delle varie istituzioni scolastiche, accesso a tutte le università solo con gli studi del Liceo, mentre per gli altri istituti accesso solo agli indirizzi stabiliti). Nel 23 Mussolini approvò una nuova legge elettorale Maggioritaria (assegnazione dei seggi in base a chi ha ricevuto il numero più alto di voti).
Il partito fascista si presentò alle elezioni all’interno di una lista Nazionale “Il Listone”. Esso ebbe un grande successo ottenendo il 65% dei voti e portando in parlamento 275 deputati fascisti. Il 10 giugno 1924 Matteotti denunciò brogli e violenze elettorali e per questo motivo fu rapito ed ucciso dai fascisti. Il delitto scosse ebbe profonde ripercussioni nell’opinione pubblica, e le opposizioni parlamentari decisero per protesta di non partecipare ai lavori delle camere, ci fu la cosiddetta Secessione Dell’Aventino in ricordo dell’episodio che vide la plebe romana ritirarsi sul colle Aventino per protesta contro i soprusi dei Patrizi. Fu una scelta che condannava il Fascismo ma che non costituiva un’alternativa ad esso. Vittorio Emanuele tantomeno fece nulla contro Mussolini e nel 3 gennaio 1925 con un discorso in Parlamento egli si assunse la responsabilità politica del delitto Matteotti, sancendo così la destituzione della legalità.

Il progetto di Mussolini dal 1925 mirò alla fascistizzazione dello stato e della società. Il punto di partenza di tale situazione furono le leggi fascistissime, ispirate al giurista Alfredo Rocco:
• Il Capo del Governo era responsabile solo davanti al Re (non più al Parlamento);
• Il Parlamento poteva discutere una legge solo con previa approvazione del Governo;
• Tutti i partiti ad eccezione di quello fascista furono messi fuorilegge;
• La legislazione riguardante lo Stato fu sottratta al Parlamento;
• I sindaci vennero sostituiti dai podestà, i quali rispondevano solo ai prefetti;
• I giornali antifascisti furono chiusi e tutta la stampa fu sottoposta ad un duro controllo;
• Fu istituito un tribunale Speciale composto da Ufficiali della Milizia Volontaria e delle forze Armate, e contro le cui delibere non erano ammessi ricorsi. Questo tribunale emanò decine di condanne a morte, anni di carcere e confino per gli oppositori.
Questi provvedimenti repressero le manifestazioni di dissenso. Il Parlamento era una figura puramente formale e colui che deteneva il Potere legislativo si trovò subordinato a chi deteneva quello esecutivo. Cambiò anche la legge elettorale, cosicchè gli elettori potessero rispondere solo con un Si o con un No (legge elettorale Plebiscitaria). Si poteva votare una lista di candidati erogata dai capi fascisti di 400 persone. Le violenze visto che Mussolini aveva il controllo su tutto grazie al Tribunale speciale, alle Milizie e alla Polizia Segreta (OVRA). Il partito era diventato una casta chiusa , perfezionata dal Gran Consiglio che decideva i candidati, i successori al trono e il Presidente Del Consiglio. Il fascismo andava trasformandosi in un regime totalitario, visto che ormai controllava la vita sociale, economica e politica. Oltre alla repressione del dissenso, il fascismo mirava alla creazione del consenso grazie alla EIAR (una radio fascista) ed all’Istituto LUCE (ente cinematografico che distribuiva anch’esso informazioni a favore del Fascismo). L’iscrizione al partito divenne obbligatoria per trovare un impiego o per essere promossi. Il partito controllava anche diverse organizzazioni per educare la gioventù come l’Opera Nazionale Balilla o il GUF (gruppo universitario fascista). Importantissima fu l’opera nazionale dopolavoro, che organizzava il tempo libero dei lavoratori con gite, gare sportive ecc… Ottenne numerosi consensi dai contadini e il partito acquisì oltre 4 milioni di iscritti. Con la ricerca del consenso si arrivò ad una coalizione tra Stato e Chiesa dopo i vari dissidi nati nel 1871 (Breccia Di Portapia) . L’11 Febbraio 1929 la Chiesa e lo Stato sottoscrissero i Patti Lateranensi con i quali si riconobbe per la Chiesa la sovranità dello Stato con capitale Roma, e per lo Stato la sovranità della Chiesa sul Vaticano. Mussolini però non vedeva di buon occhio le varie associazioni cattoliche quindi le chiuse tutte ad eccezione dell’Azione Cattolica la quale si dovette limitare a svolgere attività prettamente religiose. Mussolini ridimensionò anche la POLITICA ECONOMICA, trasformandola in una politica Liberista. Diminuì il peso fiscale sulle aziende e la spesa pubblica con la diminuzione di personale Statale e l’aumento dei prezzi dei Servizi. L’Italia vide il suo primo bilancio attivo dalla fine della Guerra. Questo periodo di prosperità non durò per molto; L’economia internazionale rallentò, vi fu un squilibrio della bilancia dei pagamenti e la lira si svalutò rispetto alle altre monete, specialmente rispetto alla sterlina (1 sterlina = 150 lire). Il fascismo non poteva sopportare tutto ciò, quindi Mussolini, in un importantissimo discorso a Pesaro, dichiarò che il cambio con la Stellina era ormai fissato a 90 lire da cui l’espressione QUOTA NOVANTA. Ne subirono soprattutto le industrie esportatrici rispetto a quelle che lavoravano per la produzione interna. Vi fu inoltre un terzo periodo, quello della crisi del 29 che colpì gravemente anche l’Italia. Disoccupazione e disgregazione aziendale caratterizzarono questo periodo, infatti lo Stato fu costretto a creare l’IRI, un ente pubblico che acquisì il controllo di molte aziende e Banche così da impedirne il crollo. Salvate dalla spesa pubblica le aziende più redditizie venivano poi rivendute ai privati. L’apparato industriale italiano si rafforzò, però fece scalpore la situazione dell’agricoltura, la quale si presentò in una situazione stagna nonostante la propaganda fascista. Il fascismo spingeva anche per un’espansione demografica, accentuata dagli assegni familiari e gli sgravi fiscali per le famiglie numerose, proibendo inoltre l’emigrazione. Tutto questo per il prestigio internazionale. Vi furono numerose battaglie per rendere l’Italia autosufficiente nel settore agricolo (La Prima Battaglia fu quella del Grano), e tentativi di bonifica integrale, finalizzati ad aumentare l’occupazione nelle campagne, solo nell’Agro Pontino si realizzò un intervento di grandi dimensioni, con la nascita di centri : Sabaudia e Littoria.
Per amministrare uno stato così grande servivano nuovi enti pubblici, per questo nacquero INPS, INAIL ed aziende come l’AGIP. Lo Stato fascista prese denominazione di Stato assistenziale e questi enti vennero affiancati da una “Amministrazione per Enti”. L’opera di Mussolini riguardava anche il consolidamento delle conquiste italiane in Africa. In Libia si ottenne il consenso grazie a rappresaglie e deportazioni, e lo stesso fu fatto i Eritrea e Somalia dove vennero costruite strade, infrastrutture e piantagioni di banane e cotone. La conquista dell’Etiopia fu una missione assai difficile e costosa che avrebbe acceso i conflitti con Francia ed Inghilterra, ma Mussolini decise di intraprenderla perché voleva anzitutto aumentare il prestigio internazionale difronte alle democrazie Occidentali. Voleva stimolare la produzione industriale e voleva infine cementare l’Unità Nazionale . Nel 1935 Italia invase Addis Abeba conquistandola e costringendo il Negus (Hailé Selassié) a scappare, non riuscendo però a sopprimere tutte le guerriglie. Dichiarò poi la fondazione dell’Impero Dell’Africa Orientale Italiano. Difronte all’aggressione italiana la società Delle Nazioni Unite decise di applicare delle sanzioni nei confronti dell’Italia, con sanzioni economiche ed embarghi parziali. Solo petrolio, zinco e ferro potevano essere esportati. Mussolini ebbe il 100% dei consensi grazie ad una propaganda dove veniva messa in luce la missione Italiana e milioni di italiani donarono l’oro per la patria. L’Italia strinse contatti con la Germania, azione che la spingerà poi nella Seconda Guerra Mondiale. Il fascismo presentò i caratteri fondamentali dei regimi totalitari, tuttavia fu definito un Totalitarismo imperfetto per la presenza di centri di potere non pienamente integrati nel Regime (Re). A causa dell’avvicinamento alla Germania di Hitler e all’autarchia cominciarono a crearsi dissensi nella media borghesia e in quella industriale. Accortosi di ciò Mussolini lanciò una campagna “Antiborghese” contro gli apatici e gli scettici borghesi. Nel 1938 il Fascismo, con le leggi razziali, varò una legislazione razzista ed antisemita. Questa legislazione rappresentò il punto estremo della cultura e mentalità antidemocratica ed anti egualitaria propria del Fascismo. L’opposizione al Fascismo non si spense mai del tutto, infatti durante il periodo della dittatura prese vita il fenomeno del Fuoriuscitismo, dove gente di diversa ideologia voleva combattere il fascismo. La formazione politica più attiva fu quella dei Comunisti che avevano tenuto segreto la loro esistenza in Italia. La direzione di questo partito “Clandestino” fu assegnata a Togliatti dopo l’arresto di Gramsci. Sino al 1934 il Partito Comunista operò in contrapposizione con gli altri partiti in quanto erano considerati borghesi, e quindi consenzienti al Fascismo; però, dopo l’affermazione del Fascismo in gran parte d’Europa, vi fu un patto d’unità d’azione fra Socialisti e Comunisti. Oltre al Partito Comunista vi era il movimento Giustizia e Libertà, ispirato a Pietro Gobetti e fondato da Carlo Rosselli ucciso dai sicari francesi per ordine dei fascisti. Gobetti, sulla sua rivista, disse che il Fascismo aveva le sue radici nella rivoluzione del Risorgimento e nella Corruzione dell’Età Giolittiana. Inoltre intese giustizia e libertà come una società che unisse la libertà politica alla giustizia sociale. Vi furono inoltre anche alcuni movimenti antifascisti di tipo intellettuale come quello di Benedetto Croce che respingeva la povertà culturale ed i metodi d’azione.