Le indagini parlano chiaro: la Dorna, organizzatrice del mondiale ha mentito sull'orario del decesso del pitola
La prima regola della sana informazione è dare la notizia. Darla. E che sia, quanto meno vera. Attorno al dogma attorno al quale si puo’ creare un un rapporto di fiducia con il pubblico, si sviluppano però fattori come le strategie di marketing, le pubblicità, gli investimenti, i dati dell'auditel. E davanti a tutto questo, le regole, lasciano il tempo che trovano...
È stata aperta un’indagine a seguito della morte di Tomizawa avventuta secondo le fonti ufficiali alle 14:19 di domenica 5 settembre. Il primo dato che trapela dall’autopsia è che proprio l’orario della morte non corrisponda a quello riferito dai medici: il pilota giapponese sembra infatti arrivato cadavere al "Ceccarini" di Riccione.
Il decesso è avvenuto quindi in ambulanza, prima della fine dello "show" di Moto2, prima dei festeggiamenti sul podio, prima dell’avvio della gara di Moto Gp. Tutti sapevano fuorchè il pubblico che si è costretto a seguire una gara e poi la successiva aspettando più che di vedere i vincitori, di sapere una notizia: una notizia che, purttroppo, già si sapeva ma che sembra sia stata trascinata sul finale per il piacere della suspance, ma soprattutto dell’audience, per lasciare tutti incollati davanti alla televisione...fino alla fine.
La Procura di Rimini ha aperto un’inchiesta su Shoya dalla quale sembra chiaro che la Dorna, organizzatrice del motomondiale, abbia mentito sull'orario del decesso, posticipandolo all’arrivo del corpo del pilota all’ospedale (orario più o meno corrispondente al termine delle gare sul circuito di Santamonica a Misano Adriatico).
La polemica dunque continua: è giusto mandare avanti lo show della moto Gp come nulla fosse? È giusto permettere i festeggiamenti al termine della gara di Moto2 come della successiva? Tra le domande e le discussioni le indagini continuano. Si scopre intanto che Tomizawa è morto a causa di uno schiacciamento del torace e degli organi interni in seguito al passaggio sul suo corpo delle moto di Alex De Angelis e Scott Redding. E il dito a questo punto, viene puntato contro questi ultimi indagati per omicidio colposo come 'atto dovuto'.
Come se non fosse normale trovare la morte dopo un incidente a 300 km/h. Come se i due piloti avessero potuto fare qualcosa per evitare di investire Tomizawa. No, non possono essere loro il capro espiatorio di tutto questo. Perchè se Lorenzo e Valentino Rossi hanno affrontato la loro gara con la consapevolezza di aver perso un amico, il pubblico si è visto costretto a vederli correre per riuscire, anch'esso, a conoscere la verità.
E tolta la dignità alla morte di un pilota, gli organizzatori del Motomondiale sono riusciti, invece, a trovare l’audience, quello che sembrava l'unico risultato sperato...
Silvia Trovato / Eurosport
La prima regola della sana informazione è dare la notizia. Darla. E che sia, quanto meno vera. Attorno al dogma attorno al quale si puo’ creare un un rapporto di fiducia con il pubblico, si sviluppano però fattori come le strategie di marketing, le pubblicità, gli investimenti, i dati dell'auditel. E davanti a tutto questo, le regole, lasciano il tempo che trovano...
È stata aperta un’indagine a seguito della morte di Tomizawa avventuta secondo le fonti ufficiali alle 14:19 di domenica 5 settembre. Il primo dato che trapela dall’autopsia è che proprio l’orario della morte non corrisponda a quello riferito dai medici: il pilota giapponese sembra infatti arrivato cadavere al "Ceccarini" di Riccione.
Il decesso è avvenuto quindi in ambulanza, prima della fine dello "show" di Moto2, prima dei festeggiamenti sul podio, prima dell’avvio della gara di Moto Gp. Tutti sapevano fuorchè il pubblico che si è costretto a seguire una gara e poi la successiva aspettando più che di vedere i vincitori, di sapere una notizia: una notizia che, purttroppo, già si sapeva ma che sembra sia stata trascinata sul finale per il piacere della suspance, ma soprattutto dell’audience, per lasciare tutti incollati davanti alla televisione...fino alla fine.
La Procura di Rimini ha aperto un’inchiesta su Shoya dalla quale sembra chiaro che la Dorna, organizzatrice del motomondiale, abbia mentito sull'orario del decesso, posticipandolo all’arrivo del corpo del pilota all’ospedale (orario più o meno corrispondente al termine delle gare sul circuito di Santamonica a Misano Adriatico).
La polemica dunque continua: è giusto mandare avanti lo show della moto Gp come nulla fosse? È giusto permettere i festeggiamenti al termine della gara di Moto2 come della successiva? Tra le domande e le discussioni le indagini continuano. Si scopre intanto che Tomizawa è morto a causa di uno schiacciamento del torace e degli organi interni in seguito al passaggio sul suo corpo delle moto di Alex De Angelis e Scott Redding. E il dito a questo punto, viene puntato contro questi ultimi indagati per omicidio colposo come 'atto dovuto'.
Come se non fosse normale trovare la morte dopo un incidente a 300 km/h. Come se i due piloti avessero potuto fare qualcosa per evitare di investire Tomizawa. No, non possono essere loro il capro espiatorio di tutto questo. Perchè se Lorenzo e Valentino Rossi hanno affrontato la loro gara con la consapevolezza di aver perso un amico, il pubblico si è visto costretto a vederli correre per riuscire, anch'esso, a conoscere la verità.
E tolta la dignità alla morte di un pilota, gli organizzatori del Motomondiale sono riusciti, invece, a trovare l’audience, quello che sembrava l'unico risultato sperato...
Silvia Trovato / Eurosport