- 22 Ottobre 2011
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L’Iran e le esecuzioni di pene capitali fanno ancora tristemente notizia: dopo il record di condanne nel solo 2011 che hanno messo il regime di Teheran dietro la sola Cina, giunge notizia che nel periodo delle elezioni c’è stato un raddoppio delle esecuzioni e una dura repressione dei media e del web. A fronte di tutto questo la sfida elettorale tra Khamanei e Ahmadinejad passa quasi in secondo piano.
Fioccano le denunce di giornalisti e blogger arrestati o a cui è stato sequestrato il passaporto, e solo un paio di mesi fa un alto funzionario di polizia ha dichiarato che Google non era un motore di ricerca bensì ‘uno strumento di spionaggio‘. L’associazione Amnesty International ha pubblicato una relazione in cui si evince il numero impressionante di esecuzioni capitali e di arresti degli ultimi mesi in Iran, un’ondata che ha colpito artisti, avvocati, studenti, giornalisti, attivisti politici, esponenti di minoranze etniche e religiose, e naturalmente gli oppositori del regime.
‘La verità è che nell’Iran di oggi chiunque è a rischio se fa qualsiasi cosa che possa situarsi al di fuori dei ristretti confini di ciò che le autorità considerano accettabile dal punto di vista sociale o politico‘, denuncia Ann Harrison, direttrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. L’associazione denuncia come numerose condanne a morte siano state comminate a minori, in spregio a quanto stabilito dal diritto internazionale. Ora le elezioni sono terminate e presto si saprà chi ha trionfato, ma per l’Iran questo viaggio al termine della notte sembra non conoscer mai fine.