Fosse stato per lui, sarebbe ancora il numero 27 del Cagliari. «Per fortuna a Lecce ho trovato un ambiente altrettanto sereno e una società altrettanto seria, perché quell'addio non l'ho ancora capito, tanto meno digerito».
Jeda,infatti ha ancora una ferita che brucia,e brucerà di più quando sarà a Cagliari da avversario «Per me non sarà una gara qualunque», ammette. «E non è la solita frase di circostanza», tiene a precisare.
Ha il cuore spezzato, Jeda, costretto a lasciare la Sardegna dopo due stagioni e mezzo.
Il motivo della cessione? «Beh, questo va chiesto al mister, io non l'ho ancora capito». Il tecnico in questione è Bisoli. «È evidente che non facessi parte del suo progetto, e questo ci può stare. Poteva almeno dirmelo subito, però, proprio lui che si vantava di dire sempre le cose in faccia».
«Non l'ho ancora digerito. Ci tenevo al Cagliari, stavo bene a Cagliari. Bastava che l'allenatore fosse sincero con me, invece ho saputo che sarei andato via all'ultimo momento, e certo non da lui».
A dirglielo sono stati il il procuratore Martorelli,il dg Marroccu e il presidente Massimo Cellino,che il brasiliano,non vede l'ora di riabbracciare.
Sarà una domenica speciale per Jeda. «Sono emozionato, lo ammetto». Perché ritrova i suoi ex compagni. «È come se lo fossero ancora, perché è passato troppo poco tempo, poi quando sono partito per Lecce mi hanno fatto sentire davvero importante». E ritrova soprattutto il Sant'Elia, lo stadio della svolta. «Ora indosso un'altra maglia e devo avere il massimo rispetto per il Lecce e per i leccesi, ma i tifosi del Cagliari li porterò per sempre nel mio cuore».
Spesso, da quando è in Puglia, gli è capitato di incontrare emigrati sardi. «Sono tantissimi e continuo a ricevere da loro un affetto indescrivibile». Amici per sempre, insomma. «Ora capisco che cosa significhi essere sardo, l'orgoglio e il rispetto del sardo. E tutto questo un po' mi manca». Domani, però, farà di tutto per battere Agazzi. «Se segno», mette le mani avanti, «non esulto». Ma lui non esulta mai dopo un gol. «Però sono felice dentro, e stavolta lo sarei a metà».
Jeda,infatti ha ancora una ferita che brucia,e brucerà di più quando sarà a Cagliari da avversario «Per me non sarà una gara qualunque», ammette. «E non è la solita frase di circostanza», tiene a precisare.
Ha il cuore spezzato, Jeda, costretto a lasciare la Sardegna dopo due stagioni e mezzo.
Il motivo della cessione? «Beh, questo va chiesto al mister, io non l'ho ancora capito». Il tecnico in questione è Bisoli. «È evidente che non facessi parte del suo progetto, e questo ci può stare. Poteva almeno dirmelo subito, però, proprio lui che si vantava di dire sempre le cose in faccia».
«Non l'ho ancora digerito. Ci tenevo al Cagliari, stavo bene a Cagliari. Bastava che l'allenatore fosse sincero con me, invece ho saputo che sarei andato via all'ultimo momento, e certo non da lui».
A dirglielo sono stati il il procuratore Martorelli,il dg Marroccu e il presidente Massimo Cellino,che il brasiliano,non vede l'ora di riabbracciare.
Sarà una domenica speciale per Jeda. «Sono emozionato, lo ammetto». Perché ritrova i suoi ex compagni. «È come se lo fossero ancora, perché è passato troppo poco tempo, poi quando sono partito per Lecce mi hanno fatto sentire davvero importante». E ritrova soprattutto il Sant'Elia, lo stadio della svolta. «Ora indosso un'altra maglia e devo avere il massimo rispetto per il Lecce e per i leccesi, ma i tifosi del Cagliari li porterò per sempre nel mio cuore».
Spesso, da quando è in Puglia, gli è capitato di incontrare emigrati sardi. «Sono tantissimi e continuo a ricevere da loro un affetto indescrivibile». Amici per sempre, insomma. «Ora capisco che cosa significhi essere sardo, l'orgoglio e il rispetto del sardo. E tutto questo un po' mi manca». Domani, però, farà di tutto per battere Agazzi. «Se segno», mette le mani avanti, «non esulto». Ma lui non esulta mai dopo un gol. «Però sono felice dentro, e stavolta lo sarei a metà».