Autocritica Chiellini: troppi alti e bassi
TORINO - Tutti delusi, arrabbiati e vogliosi di riscatto. Tra il quasi nulla da salvare della Juventus attuale, c'é almeno l'autocritica, una caratteristica che è giusto riconoscere soprattutto ai giocatori bianconeri. L'ultima è di Chiellini, un simbolo indiscusso di dedizione alla causa: "Abbiamo registrato troppi alti e bassi, che non sono da grande squadra".
E' da questo punto che la squadra vuole ripartire, domenica prossima, per invertire una tendenza drammatica, il crollo verticale e inarrestabile che rischia di far perdere alla Juventus anche il quarto posto, con la prospettiva devastante di un ridimensionamento generale, cioé la trasformazione in club di seconda fascia in Italia ed Europa. Mentre la dirigenza è preda di incertezza e confusione e lancia il solito messaggio del progetto che va avanti, Ciro Ferrara deve preparare una partita con il Catania che in altri tempi sarebbe stata di normale amministrazione. Ma senza Buffon, Chiellini, Sissoko, Iaquinta e Camoranesi, con mille problemi tattici e di spogliatoio, con l'obbligo assoluto di vincere, tutto diventa molto difficile.
Si susseguono le voci di febbrili contatti dietro le quinte con Roberto Bettega e addirittura un paio di tecnici invitati a tenersi pronti a traghettare la squadra in caso di sconfitta o pareggio con i siciliani. Non c'é un pensiero univoco, in seno alla dirigenza bianconera: da una parte, il partito del pro-Ferrara, che riterrebbe inutile, se non dannoso, un ennesimo cambiamento, oppure anche solo un'altra voce ad aggiungersi a quelle già numerose che rimbalzano nello spogliatoio; dall'altra, c'é chi ritiene indispensabile e urgente un 'tutor' come Bettega soprattutto per limitare la solitudine di Ferrara alle prese con i clan di brasiliani, argentini, campioni del mondo, grandi vecchi.
Le strigliate del presidente Blanc - è purtroppo una delle poche certezze - non hanno prodotto gli effetti sperati. I giocatori fanno di tutto per salvare faccia e immagine della squadra, assicurando, come Chiellini, che "c'é la volontà di ripartire e siamo ancora in gioco", o come Sissoko che difende i due nuovi acquisti brasiliani: "Hanno dimostrato di essere campioni. Le difficoltà di ambientamento capitano a tutti, dobbiamo aiutarli".
Ma c'é anche chi, come Pavel Nedved, altra icona del recente passato, spiega che gli era stata proposta la carica di assistente di Ferrara e candidamente ammette: "Non mi vedevo in quel ruolo", ora ricoperto da Massimiliano Maddaloni in coabitazione con Adolfo Sormani. La squadra intanto ha ripreso a lavorare porte chiuse, un segnale abbastanza eloquente sulle nuvole che si aggirano dentro lo spogliatoio e su quelle che agitano i sonni di Ferrara, comprensibilmente poco sereno nonostante le ripetute conferme da parte della società. Dal "tutti colpevoli" di Del Piero al "raccapriccianti" di Lapo Elkann: l'autocritica si può fare anche così, se serve a ripartire.
(Ansa)
TORINO - Tutti delusi, arrabbiati e vogliosi di riscatto. Tra il quasi nulla da salvare della Juventus attuale, c'é almeno l'autocritica, una caratteristica che è giusto riconoscere soprattutto ai giocatori bianconeri. L'ultima è di Chiellini, un simbolo indiscusso di dedizione alla causa: "Abbiamo registrato troppi alti e bassi, che non sono da grande squadra".
E' da questo punto che la squadra vuole ripartire, domenica prossima, per invertire una tendenza drammatica, il crollo verticale e inarrestabile che rischia di far perdere alla Juventus anche il quarto posto, con la prospettiva devastante di un ridimensionamento generale, cioé la trasformazione in club di seconda fascia in Italia ed Europa. Mentre la dirigenza è preda di incertezza e confusione e lancia il solito messaggio del progetto che va avanti, Ciro Ferrara deve preparare una partita con il Catania che in altri tempi sarebbe stata di normale amministrazione. Ma senza Buffon, Chiellini, Sissoko, Iaquinta e Camoranesi, con mille problemi tattici e di spogliatoio, con l'obbligo assoluto di vincere, tutto diventa molto difficile.
Si susseguono le voci di febbrili contatti dietro le quinte con Roberto Bettega e addirittura un paio di tecnici invitati a tenersi pronti a traghettare la squadra in caso di sconfitta o pareggio con i siciliani. Non c'é un pensiero univoco, in seno alla dirigenza bianconera: da una parte, il partito del pro-Ferrara, che riterrebbe inutile, se non dannoso, un ennesimo cambiamento, oppure anche solo un'altra voce ad aggiungersi a quelle già numerose che rimbalzano nello spogliatoio; dall'altra, c'é chi ritiene indispensabile e urgente un 'tutor' come Bettega soprattutto per limitare la solitudine di Ferrara alle prese con i clan di brasiliani, argentini, campioni del mondo, grandi vecchi.
Le strigliate del presidente Blanc - è purtroppo una delle poche certezze - non hanno prodotto gli effetti sperati. I giocatori fanno di tutto per salvare faccia e immagine della squadra, assicurando, come Chiellini, che "c'é la volontà di ripartire e siamo ancora in gioco", o come Sissoko che difende i due nuovi acquisti brasiliani: "Hanno dimostrato di essere campioni. Le difficoltà di ambientamento capitano a tutti, dobbiamo aiutarli".
Ma c'é anche chi, come Pavel Nedved, altra icona del recente passato, spiega che gli era stata proposta la carica di assistente di Ferrara e candidamente ammette: "Non mi vedevo in quel ruolo", ora ricoperto da Massimiliano Maddaloni in coabitazione con Adolfo Sormani. La squadra intanto ha ripreso a lavorare porte chiuse, un segnale abbastanza eloquente sulle nuvole che si aggirano dentro lo spogliatoio e su quelle che agitano i sonni di Ferrara, comprensibilmente poco sereno nonostante le ripetute conferme da parte della società. Dal "tutti colpevoli" di Del Piero al "raccapriccianti" di Lapo Elkann: l'autocritica si può fare anche così, se serve a ripartire.
(Ansa)