Il pesarese soltanto 13° nelle qualifiche del GP di Gran Bretagna: «La situazione per la gara è disperata, non so cosa posso fare per migliorare»
Un Valentino Rossi irriconoscibile deve osservare il GP di Gran Bretagna dalle retrovie, come forse mai gli era capitato in carriera. Sulla più brutta Ducati della stagione (e forse da molti anni a questa parte) il pesarese non riesce ad andare oltre al 13° tempo sulla pista di Silverstone, per una vera disfatta. « Non c'è nulla da fare, non riesco a guidare la mia moto», spiega Valentino. «La situazione per la gara è disperata, non so cosa posso fare per migliorare la Ducati. Il primo problema è che Nicky è più avanti di noi ma anche lui ha preso più di due secondi da Stoner, per cui è sicuramente un problema mio e di conoscenza del tracciato, ma anche la Ducati non va benissimo su questo asfalto. Ho fatto molta fatica a guidare su questa pista e tra ieri e oggi ho preso oltre mezzo secondo dai primi, non so se per domani abbiamo un'idea per non fare altre figuracce. Lavoriamo e modifichiamo tanti particolari ma non è che poi miglioriamo concretamente in pista».
Un Valentino Rossi irriconoscibile deve osservare il GP di Gran Bretagna dalle retrovie, come forse mai gli era capitato in carriera. Sulla più brutta Ducati della stagione (e forse da molti anni a questa parte) il pesarese non riesce ad andare oltre al 13° tempo sulla pista di Silverstone, per una vera disfatta. « Non c'è nulla da fare, non riesco a guidare la mia moto», spiega Valentino. «La situazione per la gara è disperata, non so cosa posso fare per migliorare la Ducati. Il primo problema è che Nicky è più avanti di noi ma anche lui ha preso più di due secondi da Stoner, per cui è sicuramente un problema mio e di conoscenza del tracciato, ma anche la Ducati non va benissimo su questo asfalto. Ho fatto molta fatica a guidare su questa pista e tra ieri e oggi ho preso oltre mezzo secondo dai primi, non so se per domani abbiamo un'idea per non fare altre figuracce. Lavoriamo e modifichiamo tanti particolari ma non è che poi miglioriamo concretamente in pista».
Corriere dello Sport