Guida La distanza iperfocale e la profondità di campo

Ignazio96

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9 Marzo 2008
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iperfocale1.jpg

Una delle prime cose che si impara in fotografia e che un obiettivo è capace di mettere a fuoco, in un dato momento, esattamente ad una e una sola distanza dalla macchina fotografica. Ogni oggetto che non è collocato su questa linea immaginaria in realtà non è a fuoco, ma come tutti noi ben sappiamo, questo non significa che non sia sufficientemente nitido per far credere al nostro occhio che in realtà sia a fuoco. Questa “fascia di nitidezza” è chiamata profondità di campo e dipende essenzialmente da tre fattori:



Lunghezza focale dell’obiettivo – Più aumenta più la profondità di campo si restringe
Apertura del diaframma – Più il diaframma è aperto, più la profondità di campo si restringe
Distanza a cui si mette a fuoco
– Più è vicino l’oggetto che mettiamo a fuoco, più la profondità di campo si restringe


Se è vero che in molti casi giocare con lo sfocato ci dona foto bellissime, in altri vogliamo rendere nitidi sia gli oggetti in primo piano che quelli sullo sfondo, e per farlo la tecnica migliore è quella del calcolo della distanza iperfocale. Tra l’altro, avere qualche oggetto in primo piano quando si vuole fare una foto panoramica ci consente di evitare quel terribile “effetto cartolina” dal quale tutti noi vogliamo fuggire, quindi conoscere questa tecnica può essere molto utile proprio per darci lo spunto a fare foto non banali.
Questa tecnica sostanzialmente si può riassumere come modo per ottenere una profondità di campo che si estende, a partire da una certa distanza da noi, fino all’infinito, proprio giocando sui tre fattori elencati prima, e in particolare in base alla formula

H = ((f^2) / (N * c)) + f

dove

H è la distanza iperfocale espressa in millimetri
f è la lunghezza focale espressa in millimetri
N è l’apertura del diaframma (espresso come rapporto di apertura, quindi ad esempio 1.4 per un diaframma f/1.4)
c è il circolo di confusione, che in rapporto alle pellicole è pari a 0.016 mm per il formato APS-C e 0.026 mm per il formato full frame.

Ad esempio se fossi in montagna con la mia Canon 550D (APS-C) e volessi riprendere le cime che mi circondano così come i massi di roccia davanti a me potrei scegliere come valori f/11, 50mm e in questo modo la formula mi restituisce che la distanza iperfocale H = 14.254 mm = 14,25 metri.
Come usare dunque questa distanza? E’ semplice, basta collocarsi in modo tale che la distanza tra la il sensore della fotocamera reflex e l’oggetto in primo piano sia pari ad almeno la metà della distanza iperfocale, e tutto verrà accettabilmente nitido! Nell’esempio sopra citato dovrei dunque posizionarmi con la fotocamera a circa sette metri dai massi.
Usare formule matematiche piuttosto che tabelle prefatte può non essere sempre la soluzione più comoda, anche se sicuramente è un modo per iniziare a fare qualche esperimento con un po’ di tempo a disposizione. In questo modo si può iniziare ad imparare a conoscere bene le ottiche che possediamo, che, come abbiamo già osservato più volte, sono in realtà pezzi unici e quindi si comportano non sempre secondo rigide equazioni.
Proprio perché un bravo fotografo ha un occhio allenato, questi deve anche iniziare ad imparare a valutare le distanze con una certa approssimazione senza l’uso di strumenti. Se non si vogliono effettuare calcoli per ottenere la distanza iperfocale o si ha a disposizione un obiettivo con l’indicatore della profondità di campo, oppure bisogna allenare molto il proprio occhio e fare uso della propria esperienza. Il mio consiglio è quello dunque di fare varie prove con la calcolatrice a portata di mano fino a quando non si è capaci di imbroccare con sufficiente velocità le distanze giuste. Del resto, ad esempio, non abbiamo mai usato delle rigide tabelle per calcolare il diaframma giusto, bensì dopo un po’ di tempo abbiamo imparato quale valore scegliere per ottenere la nitidezza migliore.
Se l’obiettivo ha indicata la distanza di messa a fuoco e la profondità di campo allora è sufficiente allineare la tacca della ghiera in modo tale che sulla scala delle distanze punti su infinito e vedere a quale diaframma corrisponde la distanza iperfocale (vedi la foto sopra, in cui si vede che la distanza con f/22 è di 50 metri sull’obiettivo da 200mm).

Fonte: occhiodelfotografo
 
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Riferimento: La distanza iperfocale e la profondità di campo

iperfocale1.jpg

Una delle prime cose che si impara in fotografia e che un obiettivo è capace di mettere a fuoco, in un dato momento, esattamente ad una e una sola distanza dalla macchina fotografica. Ogni oggetto che non è collocato su questa linea immaginaria in realtà non è a fuoco, ma come tutti noi ben sappiamo, questo non significa che non sia sufficientemente nitido per far credere al nostro occhio che in realtà sia a fuoco. Questa “fascia di nitidezza” è chiamata profondità di campo e dipende essenzialmente da tre fattori:



Lunghezza focale dell’obiettivo – Più aumenta più la profondità di campo si restringe
Apertura del diaframma – Più il diaframma è aperto, più la profondità di campo si restringe
Distanza a cui si mette a fuoco
– Più è vicino l’oggetto che mettiamo a fuoco, più la profondità di campo si restringe


Se è vero che in molti casi giocare con lo sfocato ci dona foto bellissime, in altri vogliamo rendere nitidi sia gli oggetti in primo piano che quelli sullo sfondo, e per farlo la tecnica migliore è quella del calcolo della distanza iperfocale. Tra l’altro, avere qualche oggetto in primo piano quando si vuole fare una foto panoramica ci consente di evitare quel terribile “effetto cartolina” dal quale tutti noi vogliamo fuggire, quindi conoscere questa tecnica può essere molto utile proprio per darci lo spunto a fare foto non banali.
Questa tecnica sostanzialmente si può riassumere come modo per ottenere una profondità di campo che si estende, a partire da una certa distanza da noi, fino all’infinito, proprio giocando sui tre fattori elencati prima, e in particolare in base alla formula

H = ((f^2) / (N * c)) + f

dove

H è la distanza iperfocale espressa in millimetri
f è la lunghezza focale espressa in millimetri
N è l’apertura del diaframma (espresso come rapporto di apertura, quindi ad esempio 1.4 per un diaframma f/1.4)
c è il circolo di confusione, che in rapporto alle pellicole è pari a 0.016 mm per il formato APS-C e 0.026 mm per il formato full frame.

Ad esempio se fossi in montagna con la mia Canon 550D (APS-C) e volessi riprendere le cime che mi circondano così come i massi di roccia davanti a me potrei scegliere come valori f/11, 50mm e in questo modo la formula mi restituisce che la distanza iperfocale H = 14.254 mm = 14,25 metri.
Come usare dunque questa distanza? E’ semplice, basta collocarsi in modo tale che la distanza tra la il sensore della fotocamera reflex e l’oggetto in primo piano sia pari ad almeno la metà della distanza iperfocale, e tutto verrà accettabilmente nitido! Nell’esempio sopra citato dovrei dunque posizionarmi con la fotocamera a circa sette metri dai massi.
Usare formule matematiche piuttosto che tabelle prefatte può non essere sempre la soluzione più comoda, anche se sicuramente è un modo per iniziare a fare qualche esperimento con un po’ di tempo a disposizione. In questo modo si può iniziare ad imparare a conoscere bene le ottiche che possediamo, che, come abbiamo già osservato più volte, sono in realtà pezzi unici e quindi si comportano non sempre secondo rigide equazioni.
Proprio perché un bravo fotografo ha un occhio allenato, questi deve anche iniziare ad imparare a valutare le distanze con una certa approssimazione senza l’uso di strumenti. Se non si vogliono effettuare calcoli per ottenere la distanza iperfocale o si ha a disposizione un obiettivo con l’indicatore della profondità di campo, oppure bisogna allenare molto il proprio occhio e fare uso della propria esperienza. Il mio consiglio è quello dunque di fare varie prove con la calcolatrice a portata di mano fino a quando non si è capaci di imbroccare con sufficiente velocità le distanze giuste. Del resto, ad esempio, non abbiamo mai usato delle rigide tabelle per calcolare il diaframma giusto, bensì dopo un po’ di tempo abbiamo imparato quale valore scegliere per ottenere la nitidezza migliore.
Se l’obiettivo ha indicata la distanza di messa a fuoco e la profondità di campo allora è sufficiente allineare la tacca della ghiera in modo tale che sulla scala delle distanze punti su infinito e vedere a quale diaframma corrisponde la distanza iperfocale (vedi la foto sopra, in cui si vede che la distanza con f/22 è di 50 metri sull’obiettivo da 200mm).

Fonte: occhiodelfotografo

Un' ottima guida per chi inizia a cimentarsi da poco nel mondo della fotografia! A mio parere la profondità di campo è una delle cose più importanti per quanto riguarda la fotografia, inoltre l'uso corretto degli obbietti è qualcosa di abbastanza complicato :/
 
Riferimento: La distanza iperfocale e la profondità di campo

Davvero ottima guida, complimenti. ^^