LA LEGA: "BASTA CON ATTORI CHE PARLANO ROMANESCO"
Basta con attori che parlano solo in romanesco: è la provocazione lanciata dal vice ministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, a margine della cerimonia d'inaugurazione del polo della cinematografia lombarda a Milano. «Che sia un bergamasco, che sia un altoatesino o un tedesco - spiega Castelli riferendosi alle produzioni cinematografiche e televisive -, comunque parlano tutti in romanesco. È una cosa insopportabile. Dà fastidio, non tanto per una questione localistica o campanilistica, ma è chiaro - precisa - che il linguaggio è parte essenziale dei personaggi». Castelli fa l'esempio della fiction su Papa Giovanni XXIII «che era un bergamasco verace»: «Sentirlo parlare con accento romanesco - ribadisce Castelli - è sbagliato storicamente. Dà fastidio da un punto di vista culturale». Per questo, secondo il vice ministro, «con l'apertura del polo cinematografico lombardo si pongono le premesse per fare un'azione culturale migliore. Quindi in ambientazioni a Milano si parli milanese».
INSINNA: "IL DIALETTO NON CONTA" «Il problema è fare bene il proprio mestiere, in dialetto o in lingua poco importa»: Flavio Insinna, romano e romanista, replica così alle critiche del viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli. «La mia carriera - continua l'attore, padre siciliano e madre romana - è fatta di santi, carabinieri, Affari tuoi, sitcom e film sulla seconda guerra mondiale e sulle Fosse Ardeatine, di ruoli che ho recitato in pugliese, in romano, in italiano. Credo che il Paese abbia altre priorità: prima ridiamo casa agli abruzzesi, garantiamo che chi deve andare in galera ci vada, stronchiamo l'evasione fiscale... Mettiamola così: sarei lieto di salutare l'alba del giorno in cui il problema più grande dell'Italia è il dialetto dei nostri telefilm». Insinna ci tiene a ricordare che il suo maestro è stato «Gigi Proietti, un numero uno assoluto», e che i suoi attori più amati sono «Sordi, Manfredi, Mastroianni, Gassman e Tognazzi». Fra due giorni l'attore finirà di girare per Raiuno L'ultima trincea, l'odissea di tre soldati negli ultimi giorni della Prima Guerra Mondiale, fiction diretta da Alberto Sironi: «Ho recitato in romanesco, e non me ne vergogno. Nel cast ci sono Neri Marcorè, che fa un toscano, e Michele Alaique, che fa un veneto. Insomma siamo politicamente corretti: ci sono pure le quote rosa, visto che nel cast c'è Ambra Angiolini». Fra qualche settimana è atteso poi sul set del sequel di Ho sposato uno sbirro, «sempre ambientato a Roma», scherza. «L'importante è non esibire - conclude - ma arricchirsi nelle proprie diversità».
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