La questione Omerica riguarda le domande fatte dagli studiosi su Omero (probabile creatore dell'Iliade ed Odissea).
Wolf,il PADRE della questione Omerica :
L'incomprensione del razionalismo dominante di Vico, da parte dei contemporanei, rese scarsamente popolare il pensiero del filosofo, e quindi le sue supposizioni sui poemi omerici. La stessa cosa, non accadde per gli scritti di D'Aubignac, che coinvolsero la celebre opera del filologo tedesco Friedrich August Wolf (1759 – 1824), Prolegomena ad Homerum (Introduzione ad Omero), apparsa nel 1795 e considerata ancora oggi la prima trattazione del poema a livello scientifico. L'opera, che vuole essere un’introduzione ad un’edizione critica dei due poemi, è per circa metà costituita da un'approfondita omerologia antica, mentre nella seconda metà si affronta più direttamente la questione; la tesi dell’abate francese (l’inesistenza della scrittura e la cucitura di piccole rapsodie) è accompagnata da citazioni e testimonianze, che danno originalità all'opera laddove invece essa, senza ammetterlo esplicitamente, è sostanzialmente debitrice all'opera non solo di D'Aubignac, ma anche di T. Blackwell e R. Wood. Le quotazioni dell'opera wolfiana, dopo un’iniziale freddezza, cominciarono a salire fino a far proclamare Wolf padre della questione omerica. La fortuna del filologo tedesco fu anche accidentalmente legata ad un evento letterario che aveva avuto un'influenza particolare sulla cultura contemporanea: l’anno successivo alla pubblicazione dello scritto di Wolf moriva il poeta scozzese James MacPherson, autore dei Canti di Ossian, una raccolta di poemetti che egli diceva esser stati tramandati per via orale da Ossian, un bardo (il corrispondente celtico dell'aedo greco) vissuto molti secoli prima (III secolo d.C.). MacPherson affermava di aver raccolto quei canti dalla viva voce dei contadini e pastori della sua terra: in realtà l’opera era un abile falso letterario, che ricreava l’atmosfera delle saghe celtiche, ma che era quasi integralmente dovuta alla mano dello scrittore moderno. Questa opera offriva una precisa conferma della tesi di Wolf, equiparando Omero ad Ossian e colui che riportò in forma scritta i due poemi all’epoca di Pisistrato a MacPherson. Tuttavia, va riconosciuto a Wolf il merito di aver sviluppato tesi e spunti offertigli dai suoi predecessori e di aver indicato ai suoi successori una strada analitica. Da lui derivò un’intera corrente di filologi che portò ad una vera e propria vivisezione dei due poemi con l’intento di individuare qualsiasi elemento che potesse avvalorare la tesi anti – unitaria. Inoltre si delineeranno due strade diverse di pensiero che faranno da base agli studi omerici dell’'800 e '900. Nacquero così gli unitari (studiosi che attribuiscono ad Omero almeno uno dei due canti, generalmente l'Iliade, se non entrambi) e gli analitici (coloro che disconoscono Omero come padre dei due poemi).
La critica analitica :
La prima tendenza del settore analitico è la cosiddetta teoria del primitivo. Questo riconosce nell'ira e nel viaggio il principio fondamentale delle due opere. La parte che segue lo sbarco di Odisseo ad Itaca di solito passa sotto il titolo di mnesterofonia, ovvero l’uccisione dei proci, dal X-XI canto invece si parla di canti apologhi, in cui Odisseo diviene il narratore di tutte le sue avventure. Secondo la teoria del nucleo primitivo inaugurata da Hermann, in origine ci sarebbero stati due canti sull’ira di Achille e sul ritorno di Odisseo, poco per volta ampliati da intere generazioni di rapsodi o anche aedo. Bethe e Mazon sostengono che questo primo nucleo dovesse contenere almeno quattordici libri: l’ira di Achille, la cacciata dei Greci da *****, l’uccisione di Ettore e la celebrazione di un eroe (i canti XIX, XX, XXI, XXII sono incentrati su quella di Achille).
Vi è poi la teoria dei canti sparsi introdotta da Karl Lachmann e dal suo discepolo Kirchhoff, secondo la quale vi erano canti autonomi o poemetti minori, che formarono un agglomerato di canti che, ad opera di un poeta di scarso valore, sarebbero stati cuciti nei due poemi epici attuali. Quindi si delineano, all’interno della critica analitica le due teorie, una di un nucleo a cui si legano altri canti, l’altra di canti autonomi uniti insieme. Vi è poi una terza tendenza, quella secondo la quale i poemi sono opera di un redattore di canti, applicata all’Odissea da parte di Kichhoff. Vi è poi il tentativo di conciliare le teorie analitiche e quelle unitarie, da parte di Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, con il suo scritto del 1916 Die Ilias und Homer. Egli accetta le teorie di Lachmann e Kirchhoff sui nuclei originari, ma afferma che, attorno all’VIII secolo, in ambiente ionico, un poeta (forse di nome Omero) attingendo alla tradizione rapsodica della sua terra avrebbe fuso i Kleinepen (primi nuclei) in un Grossepos (grande poema epico). A questo lavoro si sarebbero aggiunti poi nuovi canti; in questo modo si prova l’esistenza di Omero e della sua opera, aldilà delle aggiunte e del materiale già esistente.
La prima domanda importante è : Omero è esistito davvero?
Si presume che Omero sia vissuto tra il VII e IX secolo D.c. e molte città si sono vantate di essere la sua città natale,ma non si presuppone nemmeno che sia un personaggio fantastico.
La seconda domanda è : Omero era cieco?
Si presume che Omero sia cieco e quindi le sue esperienze non siano state esperienze di vita,ma esperienze tramandate oralmente dai propri antenati che poi abbia fatto scrivere da uno scrivano assunto da lui.
La terza domanda è : Omero ha scritto sia l'Iliade che l'Odissea?
Si presuppone che Omero abbia scritto tutte e due le storie,ma alcuni studiosi pensano che l'Odissea sia stata scritta un secolo dopo la nascita di Omero
Cosa ne pensate sulla questione Omerica?
Fonte : Libro di testo "L'avventura del Lettore" e Wikipedia.it
Wolf,il PADRE della questione Omerica :
L'incomprensione del razionalismo dominante di Vico, da parte dei contemporanei, rese scarsamente popolare il pensiero del filosofo, e quindi le sue supposizioni sui poemi omerici. La stessa cosa, non accadde per gli scritti di D'Aubignac, che coinvolsero la celebre opera del filologo tedesco Friedrich August Wolf (1759 – 1824), Prolegomena ad Homerum (Introduzione ad Omero), apparsa nel 1795 e considerata ancora oggi la prima trattazione del poema a livello scientifico. L'opera, che vuole essere un’introduzione ad un’edizione critica dei due poemi, è per circa metà costituita da un'approfondita omerologia antica, mentre nella seconda metà si affronta più direttamente la questione; la tesi dell’abate francese (l’inesistenza della scrittura e la cucitura di piccole rapsodie) è accompagnata da citazioni e testimonianze, che danno originalità all'opera laddove invece essa, senza ammetterlo esplicitamente, è sostanzialmente debitrice all'opera non solo di D'Aubignac, ma anche di T. Blackwell e R. Wood. Le quotazioni dell'opera wolfiana, dopo un’iniziale freddezza, cominciarono a salire fino a far proclamare Wolf padre della questione omerica. La fortuna del filologo tedesco fu anche accidentalmente legata ad un evento letterario che aveva avuto un'influenza particolare sulla cultura contemporanea: l’anno successivo alla pubblicazione dello scritto di Wolf moriva il poeta scozzese James MacPherson, autore dei Canti di Ossian, una raccolta di poemetti che egli diceva esser stati tramandati per via orale da Ossian, un bardo (il corrispondente celtico dell'aedo greco) vissuto molti secoli prima (III secolo d.C.). MacPherson affermava di aver raccolto quei canti dalla viva voce dei contadini e pastori della sua terra: in realtà l’opera era un abile falso letterario, che ricreava l’atmosfera delle saghe celtiche, ma che era quasi integralmente dovuta alla mano dello scrittore moderno. Questa opera offriva una precisa conferma della tesi di Wolf, equiparando Omero ad Ossian e colui che riportò in forma scritta i due poemi all’epoca di Pisistrato a MacPherson. Tuttavia, va riconosciuto a Wolf il merito di aver sviluppato tesi e spunti offertigli dai suoi predecessori e di aver indicato ai suoi successori una strada analitica. Da lui derivò un’intera corrente di filologi che portò ad una vera e propria vivisezione dei due poemi con l’intento di individuare qualsiasi elemento che potesse avvalorare la tesi anti – unitaria. Inoltre si delineeranno due strade diverse di pensiero che faranno da base agli studi omerici dell’'800 e '900. Nacquero così gli unitari (studiosi che attribuiscono ad Omero almeno uno dei due canti, generalmente l'Iliade, se non entrambi) e gli analitici (coloro che disconoscono Omero come padre dei due poemi).
La critica analitica :
La prima tendenza del settore analitico è la cosiddetta teoria del primitivo. Questo riconosce nell'ira e nel viaggio il principio fondamentale delle due opere. La parte che segue lo sbarco di Odisseo ad Itaca di solito passa sotto il titolo di mnesterofonia, ovvero l’uccisione dei proci, dal X-XI canto invece si parla di canti apologhi, in cui Odisseo diviene il narratore di tutte le sue avventure. Secondo la teoria del nucleo primitivo inaugurata da Hermann, in origine ci sarebbero stati due canti sull’ira di Achille e sul ritorno di Odisseo, poco per volta ampliati da intere generazioni di rapsodi o anche aedo. Bethe e Mazon sostengono che questo primo nucleo dovesse contenere almeno quattordici libri: l’ira di Achille, la cacciata dei Greci da *****, l’uccisione di Ettore e la celebrazione di un eroe (i canti XIX, XX, XXI, XXII sono incentrati su quella di Achille).
Vi è poi la teoria dei canti sparsi introdotta da Karl Lachmann e dal suo discepolo Kirchhoff, secondo la quale vi erano canti autonomi o poemetti minori, che formarono un agglomerato di canti che, ad opera di un poeta di scarso valore, sarebbero stati cuciti nei due poemi epici attuali. Quindi si delineano, all’interno della critica analitica le due teorie, una di un nucleo a cui si legano altri canti, l’altra di canti autonomi uniti insieme. Vi è poi una terza tendenza, quella secondo la quale i poemi sono opera di un redattore di canti, applicata all’Odissea da parte di Kichhoff. Vi è poi il tentativo di conciliare le teorie analitiche e quelle unitarie, da parte di Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, con il suo scritto del 1916 Die Ilias und Homer. Egli accetta le teorie di Lachmann e Kirchhoff sui nuclei originari, ma afferma che, attorno all’VIII secolo, in ambiente ionico, un poeta (forse di nome Omero) attingendo alla tradizione rapsodica della sua terra avrebbe fuso i Kleinepen (primi nuclei) in un Grossepos (grande poema epico). A questo lavoro si sarebbero aggiunti poi nuovi canti; in questo modo si prova l’esistenza di Omero e della sua opera, aldilà delle aggiunte e del materiale già esistente.
Alcune domande su Omero che si pongono gli Studiosi :Le Teorie :
La teoria oralistica :
La questione omerica ebbe un’importante svolta con le teorie di Milman Parry (1902-1935). Partendo dal concetto di lingua d’arte, egli compie un’analisi sulle formule e gli epiteti ricorrenti nell’Iliade e nell’Odissea. Grazie a queste formule il poeta avrebbe potuto ricordarsi facilmente i due poemi. Queste sue teorie non sono spiegate dal punto di vista greco (come fecero invece d’Aubignac e Wolf), ma lo studioso americano raffrontò la cultura orale greca con quella serba.
Questo sistema formulare è tanto ricco che non poteva essere stato composto da una o più persone, ma doveva essere il prodotto di tutte le persone che si tramandavano una tradizione orale (e non i poemi) dall’età Micenea. Fra gli studiosi che hanno seguito le teorie di Milmann Parry vi è Antonino Pagliaro, che giunge alla conclusione che l’epos ha trovato terreno fertile nelle gare di rapsodi, associate spesso alle festività pubbliche
Le teorie di Franco Morsino :
Franco Mosino, un noto grecista reggino nella sua opera più famosa L'Odissea scritta a Reggio: prove testuali, topografiche, epigrafiche, filologiche, iconografiche, antropiche cogliendo singolari coincidenze come la contemporaneità tra l'Odissea e la fondazione di Reggio, la presenza a Reggio di Teagene, primo esegeta dell'Odissea e le incongruenze che fanno credere all'opera di due diversi autori di Iliade e Odissea, arriva ad affermare che l'Odissea non sarebbe altro che il romanzo delle avventure lungo lo Stretto dei Calcidesi che fondarono Reggio Calabria.
La prima domanda importante è : Omero è esistito davvero?
Si presume che Omero sia vissuto tra il VII e IX secolo D.c. e molte città si sono vantate di essere la sua città natale,ma non si presuppone nemmeno che sia un personaggio fantastico.
La seconda domanda è : Omero era cieco?
Si presume che Omero sia cieco e quindi le sue esperienze non siano state esperienze di vita,ma esperienze tramandate oralmente dai propri antenati che poi abbia fatto scrivere da uno scrivano assunto da lui.
La terza domanda è : Omero ha scritto sia l'Iliade che l'Odissea?
Si presuppone che Omero abbia scritto tutte e due le storie,ma alcuni studiosi pensano che l'Odissea sia stata scritta un secolo dopo la nascita di Omero
Cosa ne pensate sulla questione Omerica?
Fonte : Libro di testo "L'avventura del Lettore" e Wikipedia.it
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