Calcio L’acquisto di higuain: Per il napoli, per la serie a

#Neaples

Utente Strepitoso
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3 Gennaio 2011
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C’era una volta il campionato più bello del mondo. Era avvincente, appassionante, tecnicamente sopraffino: i campioni facevano la fila per accasarsi nei club che vi prendevano parte. Era una storia bellissima, con protagonisti Ronaldo, Crespo, Christian Vieri, Nedved: tutti giocatori strappati ad altri campionati perché, dieci anni fa, come la Serie A, nessuno.

Poi arrivarono i periodi bui: aule di tribunale, fallimenti, scandali, arbitri chiusi negli spogliatoi, intercettazioni telefoniche. I campioni cominciarono a fare le valigie e a migrare verso lidi più danarosi, ed il mondiale vinto nel 2006, più che essere l’inizio della fine, fu la fine dell’inizio: nelle coppe europee i club italiani avevano difficoltà a farsi largo fra spagnole, inglesi e tedesche, che più di noi avevano stadi di proprietà, squadre in cui far crescere i giovani, una gestione dei diritti televisivi più equa – che, più di noi, avevano la potenza economica. E si perse il quarto posto Champions, e si scivolò nel ranking: l’oblio.

Negli ultimi anni, però, si sta intravedendo un nuovo barlume di speranza per il futuro: la Juventus ha uno stadio di proprietà, il Milan riesce a mantenersi competitivo, l’Inter sta per essere rinfrancata dai soldi indonesiani, la Fiorentina ha un progetto invidiabilissimo. Manca soltanto una cosa: la potenza economica. E quella deriva da una gestione oculata dei bilanci, dai progetti infrastrutturali, dal marketing, da un cambio di rotta nei diritti tv, dall’allargamento della società a squadre satellite. Oppure dalla vendita di un giocatore importante.

Ecco: il caso del Napoli. La società di De Laurentiis ha chiuso la stagione 2011/2012 con un attivo di 14 milioni di euro, prima in Serie A; il progetto per lo stadio di proprietà esiste, ed il vulcanico presidente si è più volte dato da fare, nelle sedi opportune, per dare una svolta al calcio italiano. Il Napoli ha lanciato e valorizzato giocatori importanti, negli ultimi anni: alcuni, come Hamsik, hanno deciso di legarsi a vita alla maglia azzura; altri, come Lavezzi e Cavani, hanno ben pensato di cedere alle lusinghe dei soldi arabi. La notizia riguarda proprio la cessione dei due giocatori: negli ultimi tempi, se una società vende lo fa per bisogno di liquidità, tanto per appianare i debiti quanto perché timorosa del FPF – lampanti gli esempi di Roma (la cessione di Marquinhos al PSG) ed Inter (che ha cercato di liberarsi di tutti gli ingaggi più onerosi). La novità è che questo non è il caso del Napoli: Cavani è andato via sua sponte, rifiutando anche un prolungamento del contratto; al suo posto sono arrivati 64 milioni di euro, uno sull’altro. E non essendo la Roma o l’Inter, la società azzurra si è fiondata sul mercato alla ricerca del sostituto, ed oggi è finalmente arrivato: Gonzalo Higuain, pagato 37 milioni di euro più 3 di bonus al Real Madrid. In tutto, si può arrivare a QUARANTA MILIONI. L’ottavo acquisto di sempre di un club italiano. Il primo degli ultimi undici anni.

Qualcuno dirà dice che è stato strapagato, ma è il classico ragionamento della volpe con l’uva: Higuain, obiettivamente (sottolineo: obiettivamente) vale attorno ai 33-34 milioni: l’aver appena ceduto Cavani ed il volerlo sostituire il prima possibile hanno contribuito a far lievitare il prezzo di 5-6 milioni. Bisogna pensare, piuttosto, a quanto sia importante, l’affare Higuain. E quanto lo sia non solo per il Napoli, ma per tutto il calcio italiano. Un investimento di queste proporzioni non si vedeva, in Serie A, proprio dai tempi d’oro, dal c’era una volta: per trovare un acquisto in entrata degno di nota bisogna tornare indietro di cinque anni, e arrivare a Diego alla Juventus per 25 milioni di euro. Ma lo stivale era già diventato terra di conquista per turbanti rimpinzati di denaro, ed il tasso tecnico del campionato continuava a scendere, e l’appeal e l’interesse straniero si spegnevano. L’acquisto del Pipita, ed il fatto che si sia concluso nel rispetto del Fair Play, non va assolutamente sottovalutato (più di quelli, pur ottimi, di Gomez e Tevez). Una tale dimostrazione di forza vale come una bussata ai grandi club europei, vale un memento: eccoci, ci siamo anche noi. Guardatevi alle spalle: stiamo tornando.