- 10 Febbraio 2009
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LONDRA - John Arthur Stevens, barone di Kirkwhelpington. Un nome da romanzo. E una vita da libro giallo: 43 anni nella polizia britannica, fino al 2005 capo della Metropolitan Police di Londra, Scotland Yard. Ora un'ultima missione: scrivere la parola fine nel «Dossier Diana Spencer principessa di Galles, morta sotto il tunnel dell'Alma a Parigi nella notte del 31 agosto 1997». Il suo incarico ha anche una definizione in codice: Operation Paget. Non sembra esagerato, visto che Lord Stevens ha appena detto: «Non stiamo solo indagando su un incidente stradale, stiamo guardando oltre». Parole che hanno fatto esultare i seguaci delle teorie complottistiche, convinti che Diana e il suo amante egiziano Dodi Al Fayed siano stati uccisi. È una persona seria John Arthur Stevens, capace di dire verità pesanti. Come quando accertò la collusione tra servizi inglesi, polizia nordirlandese e unionisti per eliminare fisicamente cattolici separatisti nell'Ulster. E non si lascia spaventare: quella volta, era il 1990, per cercare di fermarlo qualcuno diede fuoco al suo ufficio.
NEL TUNNEL — Il superpoliziotto britannico è stato nel tunnel, ha portato i suoi uomini nella stanza del Ritz dove la coppia passò l'ultima notte prima della corsa verso la morte. Ha fatto rifare tutti gli accertamenti sulla Mercedes, perché finalmente sei mesi fa, dopo quasi nove anni, i francesi hanno consegnato il rottame. Lord Stevens tiene costantemente informato Mohammed Al Fayed. «Non si può dimenticare che è un padre addolorato» ha spiegato al Daily Telegraph. E colpisce questa delicatezza verso il miliardario egiziano di Harrods che è la fonte delle accuse infamanti verso la famiglia reale, ha definito il principe Filippo «malvagio» e lo ha di fatto indicato come la mente del piano per eliminare Diana e Dodi. Perché? Lui giura che fu per nascondere che la madre dei figli del futuro re Carlo era di nuovo incinta di un bambino concepito con il playboy musulmano. Vaneggiamenti di un padre che ha perso il senso delle proporzioni? L'ex capo di Scotland Yard ha affermato che «alcune delle questioni sollevate dal signor Al Fayed meritavano di essere investigate. L'inchiesta è molto più complessa di quanto pensavo». E ancora: «Quando entri nei dettagli di quello che è accaduto, scopri cose molto private, capisci chi erano quelle persone. Questo è il lavoro dell'investigatore... Quello che voglio dire è che sono dovuto entrare nella vita di Diana e Dodi e che ci sono fatti molto intimi, caratteristiche e circostanze fisiche che non dovrebbero mai essere rivelate». Ma che cosa ha scoperto? Che cosa scriverà nel suo rapporto quando (probabilmente il mese prossimo) lo consegnerà al Royal Coroner?
IL SANGUE — Uno dei dubbi principali riguarda l'autista francese, Henri Paul, che, secondo la versione ufficiale, per sfuggire ai paparazzi accelerò troppo, finendo per perdere il controllo della Mercedes. L'autopsia svolta a Parigi rilevò nel suo sangue una concentrazione d'alcol che lo fece definire nel referto «ubriaco». Ma c'era anche monossido di carbonio, tanto da essere compatibile con un'ipotesi di avvelenamento. Per gli anatomopatologi francesi il gas era stato sprigionato dall'airbag. Ma gli esperti arruolati da Al Fayed assicurano che nell'airbag della Mercedes non c'era monossido. Lord Stevens ora ha ricevuto campioni di quel sangue. Ci sono tre ipotesi possibili: la prima è che ci sia una spiegazione razionale; la seconda che i risultati delle analisi fossero stati sbagliati, ma allora potrebbero esserlo stati anche quelli sull'ubriachezza. E poi l'ultima possibilità: che le provette con il sangue di Henri Paul fossero state alterate, per coprire un piano. Un piano che avrebbe coinvolto l'MI6, il servizio segreto esterno di Londra. Ci sono altri dubbi inquietanti sul comportamento dei medici di Parigi: perché imbalsamarono il corpo della principessa due ore dopo la morte, quando la legge francese non lo prevede? Per cancellare ogni traccia di gravidanza?
GLI AGENTI — Nell'Ambasciata britannica a Parigi sarebbero stati presenti, con copertura diplomatica, due uomini dei servizi. Che avrebbero fatto il «lavoro sporco». Come? Si disse che l'autista di Diana e Dodi fosse stato abbagliato dal flash di uno dei fotografi all'inseguimento. Ma fu segnalata anche una Uno bianca nel tunnel. E un lampo: forse un laser? o un altro flash dei paparazzi? Già, le foto. La Gendarmerie sostenne di aver recuperato o sequestrato tutti i rollini. Ma ora in Francia sta uscendo un libro di Jean-Michel Caradec'h che promette immagini inedite della principessa intrappolata nell'auto, morente. Ci sono anche due ricostruzioni grafiche che dettagliano le ferite riportate. Chi aveva questo materiale? E ci sono ancora foto in giro? Per qualcuno è un'ossessione. Per il direttore del Daily Express per esempio, che una volta a settimana dedica la prima pagina del giornale alla principessa. L'ultimo titolo, lunedì: «I segreti dei vestiti di Diana». Ma era la recensione della mostra di Kensington Palace sugli abiti celebri della principessa. Non è da escludere che quando Lord Stevens presenterà il suo dossier l'Express suggerirà ai suoi ottocentomila lettori che anche lui sia parte di un complotto per celare un intrigo che nascondeva una trama.
Guido Santevecchi
17 luglio 2006
NEL TUNNEL — Il superpoliziotto britannico è stato nel tunnel, ha portato i suoi uomini nella stanza del Ritz dove la coppia passò l'ultima notte prima della corsa verso la morte. Ha fatto rifare tutti gli accertamenti sulla Mercedes, perché finalmente sei mesi fa, dopo quasi nove anni, i francesi hanno consegnato il rottame. Lord Stevens tiene costantemente informato Mohammed Al Fayed. «Non si può dimenticare che è un padre addolorato» ha spiegato al Daily Telegraph. E colpisce questa delicatezza verso il miliardario egiziano di Harrods che è la fonte delle accuse infamanti verso la famiglia reale, ha definito il principe Filippo «malvagio» e lo ha di fatto indicato come la mente del piano per eliminare Diana e Dodi. Perché? Lui giura che fu per nascondere che la madre dei figli del futuro re Carlo era di nuovo incinta di un bambino concepito con il playboy musulmano. Vaneggiamenti di un padre che ha perso il senso delle proporzioni? L'ex capo di Scotland Yard ha affermato che «alcune delle questioni sollevate dal signor Al Fayed meritavano di essere investigate. L'inchiesta è molto più complessa di quanto pensavo». E ancora: «Quando entri nei dettagli di quello che è accaduto, scopri cose molto private, capisci chi erano quelle persone. Questo è il lavoro dell'investigatore... Quello che voglio dire è che sono dovuto entrare nella vita di Diana e Dodi e che ci sono fatti molto intimi, caratteristiche e circostanze fisiche che non dovrebbero mai essere rivelate». Ma che cosa ha scoperto? Che cosa scriverà nel suo rapporto quando (probabilmente il mese prossimo) lo consegnerà al Royal Coroner?
IL SANGUE — Uno dei dubbi principali riguarda l'autista francese, Henri Paul, che, secondo la versione ufficiale, per sfuggire ai paparazzi accelerò troppo, finendo per perdere il controllo della Mercedes. L'autopsia svolta a Parigi rilevò nel suo sangue una concentrazione d'alcol che lo fece definire nel referto «ubriaco». Ma c'era anche monossido di carbonio, tanto da essere compatibile con un'ipotesi di avvelenamento. Per gli anatomopatologi francesi il gas era stato sprigionato dall'airbag. Ma gli esperti arruolati da Al Fayed assicurano che nell'airbag della Mercedes non c'era monossido. Lord Stevens ora ha ricevuto campioni di quel sangue. Ci sono tre ipotesi possibili: la prima è che ci sia una spiegazione razionale; la seconda che i risultati delle analisi fossero stati sbagliati, ma allora potrebbero esserlo stati anche quelli sull'ubriachezza. E poi l'ultima possibilità: che le provette con il sangue di Henri Paul fossero state alterate, per coprire un piano. Un piano che avrebbe coinvolto l'MI6, il servizio segreto esterno di Londra. Ci sono altri dubbi inquietanti sul comportamento dei medici di Parigi: perché imbalsamarono il corpo della principessa due ore dopo la morte, quando la legge francese non lo prevede? Per cancellare ogni traccia di gravidanza?
GLI AGENTI — Nell'Ambasciata britannica a Parigi sarebbero stati presenti, con copertura diplomatica, due uomini dei servizi. Che avrebbero fatto il «lavoro sporco». Come? Si disse che l'autista di Diana e Dodi fosse stato abbagliato dal flash di uno dei fotografi all'inseguimento. Ma fu segnalata anche una Uno bianca nel tunnel. E un lampo: forse un laser? o un altro flash dei paparazzi? Già, le foto. La Gendarmerie sostenne di aver recuperato o sequestrato tutti i rollini. Ma ora in Francia sta uscendo un libro di Jean-Michel Caradec'h che promette immagini inedite della principessa intrappolata nell'auto, morente. Ci sono anche due ricostruzioni grafiche che dettagliano le ferite riportate. Chi aveva questo materiale? E ci sono ancora foto in giro? Per qualcuno è un'ossessione. Per il direttore del Daily Express per esempio, che una volta a settimana dedica la prima pagina del giornale alla principessa. L'ultimo titolo, lunedì: «I segreti dei vestiti di Diana». Ma era la recensione della mostra di Kensington Palace sugli abiti celebri della principessa. Non è da escludere che quando Lord Stevens presenterà il suo dossier l'Express suggerirà ai suoi ottocentomila lettori che anche lui sia parte di un complotto per celare un intrigo che nascondeva una trama.
Guido Santevecchi
17 luglio 2006