Info Le donne dimenticate dai media che hanno fatto le rivoluzioni arabe

Rootlf

Utente Senior
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16 Maggio 2013
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C'ERANO anche le donne, nelle proteste delle primavere arabe. C'erano, ma non sembrava. Una presenza che non è stata percepita dai media, un silenzio, un vuoto che accusa un certo tipo di "comunicazione sbrigativa e stereotipata". Parte da qui Ferite di parole, il libro dedicato al mondo femminile di Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Barhein e Yemen che non ha trovato voce.

Un testo - scritto da Leila Ben Salah, giornalista italo-tunisina, e Ivana Trevisani, psicologa e antropologa che lavora con Ong internazionali - che non lesina le accuse al sistema informativo, accuse che nascono anche da dentro. Così raccontano storie, singole e collettive, che solo in rari casi hanno rotto il tetto di cristallo e hanno fatto notizia. E a volte l'hanno fatto per notizie negative, come le violenze sessuali e le accuse di stupri della folla in piazza Tahrir.

L'ultima è Amina Tyler, diventata famosa per la foto in topless e ora scagionata ma ancora in carcere in Tunisia. Ma nel libro si parla della cantautrice Amel Mathlouthi, che a Tunisi cantava La mia parola è libera; di Suhair Tassi e di Razan Zaitouneth, che hanno guidato numerose proteste anti Assad nelle strade nella Siria; della maestosa figura di Umm Khaled, madre di quel giovane Khaled impunemente massacrato dai poliziotti ad Alessandria nel giugno 2010 davanti a un Internet caffè.

Le due autrici ne citano moltissime di queste storie, per cercare di ricostruire un quadro più realistico delle rivolte e delle donne che ne sono state protagoniste. Senza dimenticare anche il sostegno che a quelle protagoniste è arrivato da luoghi geograficamente lontani dalle piazze.

Un filo del racconto che tiene insieme, come nei titoli dei capitoli, il Prima, il Durante, il Dopo e l'Altrove. Per concludersi in un non-luogo di consapevolezza in cui "servirebbero un ascolto e uno sguardo più attenti e liberi (...) perché tutto il positivo che le donne, e di conseguenza i popoli arabi, riusciranno a costruire porterà inevitabilmente effetti positivi" in tutti l'Occidente.

LaRepubblica.it