Politica di sviluppo
Lo sviluppo è inteso in modi diversi nei paesi arretrati e in quelli sviluppati. Nei primi bisogna crescere come paese, uscire dalla povertà e mettere le basi per una produzione costante. Nei paesi ricchi invece si tratta di mantenere equilibrate l’attività economica con la crescita demografica e far si che esse siano direttamente proporzionali.
La politica di sviluppo agisce a lungo termine e fa si che l’aumento dell’offerta di prodotti faccia crescere la produttività di una Nazione. Lo sviluppo deve riguardare (naturalmente) tutti i campi, infatti la costruzione di scuole fa aumentare la crescita professionale delle nuove generazioni, lo sviluppo scientifico fanno crescere la potenza delle macchine utilizzate per la produzione ecc.
Politica di stabilizzazione
Il sistema economico se lasciato al libero arbitrio del mercato alterna fasi completamente favorevoli(ripresa e espansione) a fasi altrettanto sfavorevoli(recessione e di crisi). L’espansione economica è caratterizzata dall’aumento della domanda, dei prezzi, dell’occupazione. Invece nelle fasi di recessione non vi è più occupazione, la domanda è bassa e non ci sono investimenti.
Secondo la teoria keynesiana gli squilibri che si verificano in un paese sono dovuti alla domanda che nei periodi di espansione è troppo alta e in quelli di recessione è troppo bassa. In questo caso lo stato ha il compito di riportare l’equilibrio creando occupazione e tenendo sotto controllo l’inflazione.
Nei periodi di crisi lo Stato per creare nuova domanda attua uno sgravo fiscale ed espande gli investimenti pubblici. Nei periodi di ripresa invece contrae le spese e aumenta il prelievo tributario.
La politica di redistribuzione
Attuare un’equa distribuzione del reddito nazionale significa attenuare la ricchezza nelle mani di poche persone così che non si verifichi povertà per grandi strati della popolazione. Il termine si riferisce anche all’evitare squilibri territoriali, settoriali e funzionali.
La redistribuzione consiste nel manovrare le entrate e le spese pubbliche in modo che il reddito di alcune categorie si contragga e quello di altre aumenti. Il tutto consiste nell’aumento del prelievo verso i ricchi, e uno sgravo nei confronti di chi ha un reddito basso.
La macchina fiscale viene quindi definita come un mezzo che aspira e preme. Da una parte aspira il reddito grazie ai tributi e dall’altra lo rimette in circolo grazie alle pensioni, gli stipendi ecc.
Lo sviluppo è inteso in modi diversi nei paesi arretrati e in quelli sviluppati. Nei primi bisogna crescere come paese, uscire dalla povertà e mettere le basi per una produzione costante. Nei paesi ricchi invece si tratta di mantenere equilibrate l’attività economica con la crescita demografica e far si che esse siano direttamente proporzionali.
La politica di sviluppo agisce a lungo termine e fa si che l’aumento dell’offerta di prodotti faccia crescere la produttività di una Nazione. Lo sviluppo deve riguardare (naturalmente) tutti i campi, infatti la costruzione di scuole fa aumentare la crescita professionale delle nuove generazioni, lo sviluppo scientifico fanno crescere la potenza delle macchine utilizzate per la produzione ecc.
Politica di stabilizzazione
Il sistema economico se lasciato al libero arbitrio del mercato alterna fasi completamente favorevoli(ripresa e espansione) a fasi altrettanto sfavorevoli(recessione e di crisi). L’espansione economica è caratterizzata dall’aumento della domanda, dei prezzi, dell’occupazione. Invece nelle fasi di recessione non vi è più occupazione, la domanda è bassa e non ci sono investimenti.
Secondo la teoria keynesiana gli squilibri che si verificano in un paese sono dovuti alla domanda che nei periodi di espansione è troppo alta e in quelli di recessione è troppo bassa. In questo caso lo stato ha il compito di riportare l’equilibrio creando occupazione e tenendo sotto controllo l’inflazione.
Nei periodi di crisi lo Stato per creare nuova domanda attua uno sgravo fiscale ed espande gli investimenti pubblici. Nei periodi di ripresa invece contrae le spese e aumenta il prelievo tributario.
La politica di redistribuzione
Attuare un’equa distribuzione del reddito nazionale significa attenuare la ricchezza nelle mani di poche persone così che non si verifichi povertà per grandi strati della popolazione. Il termine si riferisce anche all’evitare squilibri territoriali, settoriali e funzionali.
La redistribuzione consiste nel manovrare le entrate e le spese pubbliche in modo che il reddito di alcune categorie si contragga e quello di altre aumenti. Il tutto consiste nell’aumento del prelievo verso i ricchi, e uno sgravo nei confronti di chi ha un reddito basso.
La macchina fiscale viene quindi definita come un mezzo che aspira e preme. Da una parte aspira il reddito grazie ai tributi e dall’altra lo rimette in circolo grazie alle pensioni, gli stipendi ecc.