L’Eternit offre 18 milioni per cancellare il passato

LoLLoPoWa

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5 Agosto 2010
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La proposta fatta al Comune
di Casale per i morti di amianto
ALBERTO GAINO
TORINO
Sgoccioli del processone Eternit, sulla scia del rush finale i collaboratori di Stephan Schmidheiny offrono una somma intorno ai 18 milioni di euro al Comune di Casale Monferrato, a titolo di risarcimento e a condizione che ritiri la costituzione di parte civile. Così come aveva fatto, qualche mese fa, il Comune di Cavagnolo, dove aveva sede la Saca, altra azienda del gruppo Eternit. Più piccola la Saca, più piccolo anche il paese: la transazione si era conclusa sulla base dei 2 milioni.

Con l’associazione delle vittime casalesi la trattativa si era aperta e chiusa nel 2006 all’Hotel de la Paix di Lugano: l’offerta di 70 milioni rateizzabili in 15 anni doveva portare per i collaboratori di Schmidheiny ad un accordo tombale che garantisse al magnate svizzero - uno degli uomini più ricchi del mondo secondo la rivista Forbes - di non essere più perseguito dalle vittime dell’Eternit, né penalmente né in sede civile. Fu rifiutata. La strategia cambiò e si puntò su offerte individuali presentate come atti di «liberalità» nel segno di pochi soldi, certi e subito. Si cominciò da 60 mila euro lordi, per scendere a 30 mila, al Nord, e alla metà al Sud. L’avvocato Astolfo di Amato, uno dei difensori di Schmidheiny, aveva parlato l’anno scorso di un esborso di 20 milioni complessivi.

Ora si intende saggiare la disponibilità dell’amministrazione casalese che ha speso molto, fondi propri e di altre amministrazioni pubbliche, per somme molto superiori ai 18 milioni, e deve ancora spendere per bonificare la città dall’amianto.

Non ci risulta che con il Comune di Casale sia stata aperta una trattativa, ma solo cauti pour parler, perché la questione è grossa e tocca anche la popolazione casalese così provata dalla strage silenziosa dell’amianto. Immaginiamo che l’amministrazione comunale voglia consultare quanto meno l’Associazione dei familiari delle vittime Eternit di cui è stata al fianco in tutti questi decenni che hanno portato al processo contro i vertici della multinazionale e ora alle battute finali.

Siamo alle repliche di requisitoria e arringhe di parte civile e dei difensori di Schmidheiny e del barone belga Louis de Cartier. Ieri è toccato ai pm Sara Panelli, Gianfranco Colace e Raffaele Guariniello prendere la parola per l’ultima volta insieme al professor Davide Petrini, che ha replicato per tutti i colleghi che rappresentano le parti civili. Il 21 novembre toccherà ai difensori degli imputati. Poi un lungo rinvio e sentenza prevista fra fine gennaio e inizio febbraio.

Guariniello ha concluso con parole dure: «Nella mia vita di magistrato, da giudice non ho mai comminato pene di 20 anni, né le avevo mai chieste prima d’ora da pm. Mi sono deciso pensando che questi imputati non si sono limitati ad accettare il rischio, hanno accettato questo immane disastro, agendo e continuando ad agire senza fermarlo». La collega Panelli aveva osservato: «Nel 1976 Schmidheiny aveva choccato 35 to manager Eternit con una dettagliata esposizione della cancerogenicità dell’amianto e poi aveva disposto che l’informazione ai dipendenti fosse mirata sul fumo da sigaretta come causa principale di morte nelle sue fabbriche». Guariniello: «Schmidheiny ha avuto un merito: ha capito prima del pm le proprie responsabilità».