Matrimonio o Convivenza?

#Neaples

Utente Strepitoso
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3 Gennaio 2011
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Attualmente, i giovani che intendono gestire in modo duraturo ed autonomo la loro vita di coppia si trovano a dover scegliere tra il matrimonio e la convivenza.
Nel primo caso, si tratta di una scelta di vita tradizionale in cui la coppia segue la propria unione, con un impegno preso di fronte ad una comunità laica e/o religiosa, in modo che la futura vita vissuta insieme si uniformerà ai valori ed alle responsabilità condivise dalla comunità di appartenenza, religiosa e/o laica che sia.
Nel caso della convivenza, invece, la coppia preferisce relegare gli impegni e gli obiettivi stabiliti per convalidare l'unione nella sfera del proprio privato, senza pubblica e solenne dichiarazione.
Questo atteggiamento di allontanamento delle tradizioni, che tende a ridurre al minimo i momenti condivisinella dimensione formale della vita comunitaria, spesso genera critiche e diffidenza da parte di chi compie scelte più tradizionali, ma tali scelte alternative sono ormai così diffuse da invogliare il Governo a porre attenzione al fenomeno e disciplinarne le implicazioni sociali.
Hanno così visto la luce i DICO, diritti e doveri delle coppie cosiddette "di fatto", in cui viene riconosciuta la dignità di un'unione di fatto, etero o omosessuale, sul piano sociale, nel senso che la società riconosce il valore sociale di un'unione, pur non suggellata da un vincolo matrimoniale.
Basti pensare, ad esempio, che un partner può prendersi cura materiale e morale dell'altro in una struttura sanitaria in situazioni di emergenza, può subentrare al compagno in un contatto di affitto di un appartamento, può ereditare i beni del compagno, purché la convivenza sia stabile, certificata e condivisa.
Da un lato, ciò conferisce dignità sociale alle coppie, che, pur senza legami canonici, diventato in grado di attivare un insieme di interazione sociale a largo raggio, come, ad esempio, l'assistenza al partner, d'altra parte, invece, la legge impone, rispetto al passato, una certa disciplina di base anche nella coppia stessa: la convivenza. cioè, non è più quella condizione di "limbo" relazionale in cui si può alimentare un rapporto senza essere disciplinati e senza assumersi responsabilità.
Si pensi, infatti, che alla fine della convivenza stabile un compagno economicamente più debole ha diritto al mantenimento da parte del partner più forte per un determinato periodo o fino a che l'ex partner contrgga matrimonio o nuova convivenza.
Si tratta, dunque, di disposizioni che, oltre a disciplinare la dimensione sociali di tali rapporto di coppia, incidono inequivocabilmente anche nella dimensione privata, modificano l'atteggiamento del partner, che diventa senz'altro più consapevole delle conseguenze derivanti da possibili decisioni seppur riguardanti la sfera dell'intimità e del privato.

Cosa n'è pensate voi? Dite la vostra!
 
Io credo che ognuno debba decidere della sua vita senza che nessuno influisca sulle scelte che vengono effettuate, tanto meno la religione.

La convivenza a mio parere è quella che si avvicina maggiormente alle mie idee, dato che penso che se in una coppia vige il "vero amore", non c'è bisogno di un sacramento o di un vincolo per renderlo tale, se è amore è amore punto.

:emoji_slight_smile:
 
Beh..
Secondo le mie idee, penserò al matrimonio, perché, anche se il discorso di Defe è giustissimo, secondo le tradizioni della mia città, quale Napoli, oppure della mia famiglia, preferiamo che ci sia anche un vincolo, con l'unione anche religiosa/laica.

Ho detto tradizioni di Napoli, perché qui non è molto diffuso il fatto di convivere, e sento che il passo, se lo devo fare, lo faccio con il matrimonio.
 
Secondo la mia opinione è una cosa che devono sentire dentro i due fidanzati, è una cosa che ti devi sentire nel cuore e ne devi essere sicuro/a al 101%
 
Beh..
Secondo le mie idee, penserò al matrimonio, perché, anche se il discorso di Defe è giustissimo, secondo le tradizioni della mia città, quale Napoli, oppure della mia famiglia, preferiamo che ci sia anche un vincolo, con l'unione anche religiosa/laica.

Ho detto tradizioni di Napoli, perché qui non è molto diffuso il fatto di convivere, e sento che il passo, se lo devo fare, lo faccio con il matrimonio.
Anche io sono di Napoli, ma ribadisco come già detto da #Defe , che NESSUNO deve influire sulle proprie scelte, tanto meno la religione! Se due si amano, non c'è il bisogno di sposarsi perche' lo dice una religione o che sia, si può benissimo convivere(tra l'altro, ci sono anche meno spese :emoji_relieved:).
 
Anche io sono di Napoli, ma ribadisco come già detto da #Defe , che NESSUNO deve influire sulle proprie scelte, tanto meno la religione! Se due si amano, non c'è il bisogno di sposarsi perche' lo dice una religione o che sia, si può benissimo convivere(tra l'altro, ci sono anche meno spese :emoji_relieved:).

Soprattutto meno spese >_>
 
Anche io sono di Napoli, ma ribadisco come già detto da #Defe , che NESSUNO deve influire sulle proprie scelte, tanto meno la religione! Se due si amano, non c'è il bisogno di sposarsi perche' lo dice una religione o che sia, si può benissimo convivere(tra l'altro, ci sono anche meno spese :emoji_relieved:).


Non perché la religione influisce sulle mie scelte che voglio sposarmi. Sinceramente, il matrimonio è quell'unione che dura per sempre (teoricamente). Se due si amano, non c'è bisogno di sposarsi come non c'è bisogno di convivere. È una scelta.
 
Penso che se due persone si vogliano davvero e l'amore è reciproco, ci sì può sposare anche dopo 3/4 anni, ovviamente l'età dovrà essere almeno sopra i 23/25 anni.