“Un serpente passato attraverso il corpo di una tartaruga”: questa la definizione che il reverendo William Conybeare diede del plesiosauro durante la sua prima identificazione, nel 1824. Il rettile marino più famoso del mondo, quello per intenderci che ha prestato le fattezze alla leggenda del mostro di Loch Ness, stando agli ultimi ritrovamenti avrebbe popolato non un lago scozzese ma il canale della Manica, in Inghilterra.
Il merito della scoperta va alla paleontologa Tracey Marler, che qualche mese fa, perlustrando la spiaggia di Monmouth Beach alla ricerca di ossa di dinosauro, si è imbattuta in una roccia dall’aspetto curioso. Dopo essersi consultata con il marito Tracey Marler, anche lui esperto di resti fossili, è giunta alla conclusione che quegli ossicini incastonati nella pietra erano ciò che restava dello scheletro di un plesiosauro enorme (alcuni esemplari arrivavano a 15 metri di lunghezza), vissuto sulle spiagge della contea del Dorset, in Inghilterra, nel periodo giurassico, tra 150 e 200 milioni di anni fa. Nessie insomma è esistito davvero, ed era del tutto simile a come la leggenda la descrive: collo lungo e sottile, testa piccola, zampe pinnate e denti affilati. Con i quali, nelle acque inglesi e non solo, addentava polpi e pesci. Alla fauna lacustre preferiva il cibo salato, e sott’acqua nuotava agile e veloce come un pinguino.
I suoi resti verranno esposti al Lyme Regis Museum, il museo della storica “Jurassic Coast” dove già in passato, tra le rocce, sono stati trovati resti di plesiosauro. Gli studiosi fanno sapere al Daily Mail che la ricostruzione, durata mesi, è stata un vero puzzle, e che il risultato finale mostrerà al pubblico uno scheletro completo al 70%. Una scoperta che rafforza il mito di Loch Ness, esploso nel 1934 sulla base di alcuni avvistamenti in un lago della Scozia, e ravviva la fantasia del turisti di tutto il mondo. Adesso, oltre al lago, ci sarà forse un nuovo iter di pellegrinaggio per appassionati: la spiaggia di Lyme Regis, dove secondo gli ultimi ritrovamenti il plesiosauro sarebbe vissuto, e la galleria del museo per ammirarne lo scheletro. “Finora i ritrovamenti di questo tipo sono stati in tutto una decina – spiega il paleontologo Richard Edmonds – e io, che mi occupo di ricerca da 30 anni, finora sono solo riuscito a trovare ossa scompagnate. Direi che si tratta di una scoperta straordinaria”.
Dei dieci ritrovamenti, uno è stato realizzato proprio vicino al lago di Loch Ness. Qualche anno fa il pensionato Gerald McSorley, di Stirling, in Scozia, stava infatti facendo una passeggiata lungo le sue sponde quando è “inciampato” in un reperto fossile del periodo giurassico. Si trattava di quattro vertebre di grosse dimensioni, complete di midollo spinale e vasi sanguigni, perfettamente conservate in un blocco di calcare, che gli esperti hanno attribuito al plesiosauro.
Le ossa ritrovate complessivamente in questo caso sono invece 150. “Gran parte dei resti erano in buono stato – continua Moore – posizionati esattamente dove avrebbero dovuto essere. Si nota persino il morso, sul corpo, di un altro rettile marino di grosse dimensioni”. Il suo nemico principale era probabilmente l’ittiosauro, un altro rettile acquatico gigantesco, carnivoro e aggressivo. Non si sa se i plesiosauri, per riprodursi, depositassero le uova sulla terraferma o se invece partorissero come quest’ultima specie, quel che è certo è che si trattava di un animale lungo in media 5 metri e mezzo, alto un metro e che pesava intorno ai 400 chili, quindi non una preda facilissima. Cosa abbia portato alla scomparsa di questi giganti dei mari europei è un mistero; la nostra curiosità dovrà accontentarsi di uno scheletro e tante ipotesi tra Storia e leggenda, come vuole la tradizione di Loch Ness. (S. Ficocelli)