Come sempre sono appunti personali :P
NATURALISMO
E' una corrente letterari che nacque in FRANCIA nella seconda metà del 1800; il termine naturalismo sta a sottolineare che in questo periodo dominato dal positivismo, anche anche l'arte viene considerata una disciplina naturale alla quale si può applicare il metodo scientifico. Il Naturalismo può essere considerato l'aspetto letterario del positivismo da cui eredita:
L'ATTENZIONE PER LA REALTA'
L'USO DEL METODO SCIENTIFICO
LA FIDUCIA NEL PROGRESSO
E' una letteratura quindi che si accosta alle realtà, la indaga con il metodo scientifico, facendo particolare attenzione agli aspetti sociali ed economici delle classi più umili appunto perché in queste sono più evidenti i fattori che condizionano la vita dell'uomo ( ambiente ed ereditarietà).
Anche lo stile si adegua a questo nuovo contenuto, si adopera infatti un linguaggio semplice antiletterario PERFETTAMENTE ADERENTE ALL'AMBIENTE ED AI PERSONAGGI utilizzando se necessario anche il dialetto ed il gergo. Il Naturalismo condivide con il Positivismo l'attenzione e la fiducia nel progresso per cui gli scrittori Francesi pur scrivendo le tristi condizioni di vita degli umili e mettendo in evidenza gli aspetti negativi della società, sono convinti che la loro denuncia possa servire a migliorare questa realtà malsana. I canoni fondamentali di questa letteratura sono tre:
OGGETTIVITA': Lo scrittore deve partire da fatti realmente accaduti e ricostruirli secondo la relazione Causa-Effetto
IMPERSONALITA': Lo scrittore non deve imporre le sue idee, i sui sentimenti, i sui giudizi, non deve parteggiare per i sui personaggi, deve invece esporre i fatti in modo freddo e distaccato come un fotografo
SCIENTIFICITA': Lo scrittore deve tener conto delle leggi scientifiche che regolano la società, tutte le azioni umane devono essere lette alla luce dell'ambiente e dell'ereditarietà
Tra i teorici del naturalismo troviamo HONORE’ DE BALZAC il quale espresse l’idea che lo scrittore deve essere solamente il regista del bene e del male. Egli afferma che la società umana assomiglia alla natura : “ La società fa degli uomini, a seconda dell’ambiente in cui si svolge la vita, tante specie diverse quanti sono gli animali nella zoologia”. Balzac scrisse la "commedia umana" una raccolta di 91 romanzi nei quali vengono descritti uomini appartenenti a diverse estrazioni sociali.
I generi letterari più diffusi furono la novella ed il romanzo in quanto più della poesia erano più vicini ai canoni del naturalismo ed assecondano meglio la tendenza al vero. I maggiori rappresentanti del naturalismo furono EMILE ZALA' E GUSTAV FLAUBER, che scrisse " Madame de Bovary ". Zolà si forma come scrittore sulle idee di Balzac, di Taine e il medico Claude Bernard. Da questo, che scrisse "la medicina sperimentale" 9n cui sostiene l'esigenza di costruire un romanzo come un esperimento di laboratorio; lo scrittore deve essere uno sperimentatore ed andare alla ricerca delle relazioni che ci sono tra causa-effetto, lo scrittore deve riprodurre l'esperienza vissuta e quindi come uno scienziato deve far ricorso all'esperienza diretta. Zolà attribuisce la romanziere il compito di Denunciare con imparzialità scientifica gli aspetti negativi della società per cui la sua opera d'arte deve essere: Un Documento Umano.
Scisse anche un vasto ciclo di romanzi intitolato " Rougon Moguart" dal cognome della famiglia i cui componenti illustrano nei vari romanzi l'incidenza dell'ambiente e dell'ereditarietà. Un romanzo importante del ciclo è L'ASSOMOIRE in cui si descrive realisticamente la degradazione fisica e morale del proletariato parigino. Il Naturalismo prosegue e svolge più approfonditamente le esigenze realistiche del Romanticismo con la differenza che la realtà presa in considerazione dai Romantici è idealizzata, è scelta mai degradata perché deve servire da modello ed educare; la realtà invece de naturalismo è indagata con metodo scientifico e deve servire da DENUNCIA.
IL POSITIVISMO
E' una corrente di pensiero che interessò l'Europa negli anni che vanno dal 1848-1870 circa. Il Termine POSITIVISMO indica il proposito di rifiutare le tendenze astratte, metafisiche, spiritualistiche proprie del romanticismo e di prendere invece in esame i fatti positivi concreti ed analizzarli alle luce della scienza. Il positivismo cerca di capire il mondo partendo unicamente dalla scienza alla quale si riconosce la capacità di giudicare gli uomini verso il progresso e di costruire una società al più alto grado di giustizia e benessere.
La scienza è ritenuta capace di dominare la natura per cui e considerata:
GARANZIA INFALLIBILE DEL DESTINO DELL'UOMO. Su questa base il positivismo ritiene che:
L'unica conoscenza che l'uomo ha di tutto il mondo è di tipo scientifico costruita attraverso l'osservazione dei fenomeni, la formulazione di ipotesi e la loro verifica sperimentale
La scienza deve essere assolutamente indipendente dalla religione
Ogni manifestazione della natura e dell'uomo sono spiegabili scientificamente
Per il positivismo è possibile analizzare scientificamente la società umana come un qualsiasi organismo scoprire la leggi che la regolano ed è possibile anche individuare attraverso la scienza le cure più adatte a superare i problemi della società. Questa ideologia ottimista è legata al periodo storico nel quale le invenzioni e scoperte scientifiche si susseguirono con un ritmo sempre più rapido assicurando all'uomo il dominio sulla natura ed un continuo sviluppo economico. Proprio per questo suo ottimismo che da alla ragione il positivismo è avvicinabile all'illuminismo. all'illuminismo. Tuttavia l'illuminismo era stato l'arma della borghesia europea per abbattere i pregiudizi ed i privilegi e per creare una società migliore; la borghesia del secondo '800 invece non ha di fronte a se l'assolutismo e la nobiltà ma il proletariato a cui si vuole impedire il raggiungimento dei propri diritti. Il Positivismo non possiede più quella carica rivoluzionaria dell'Illuminismo. La vera grande novità del positivismo è quella di estendere il metodo sperimentale a tutti i rami del sapere, dalla filosofia alla storia, dall'arte alla letteratura e addirittura alla realtà umana perchè si riteneva che anch'essa fosse retta, come la realtà fisica, da leggi naturali.
Il positivismo nacque in Francia nell'ambiente del politecnico e l'iniziatore della dottrina fu: AUGUSTO COMTE, che fu anche il fondatore della sociologia, disciplina che studia in modo scientifico la società umana come se fosse un organismo naturale. Il metodo scientifico applicate anche con rigore nell'antropologia, portò l'Inglese DARWIN a formulare LA TEORIADELL'EVOLUZIONISMO E DELLE SUE LEGGI cioè l'adattamento all'ambiente e la selezione naturale. Darwin quindi studiò l'uomo non più come entità spirituale ma come ultimo anello della catene naturale. Questa teoria fu osteggiata dalla chiesa che invece sosteneva il CREAZIONISMO FISSISTA.
Importante fu anche il critico letterario storico IPPOLITO TAINE che vedeva negli uomini solo un prodotto di fattori ereditari dell'ambiente; egli inoltre riteneva applicabile il metodo scientifico anche all'arte contribuendo alla nascita del NATURALISMO FRANCESE. Il positivismo portò ad un cambiamento anche la letteratura sottolineando l'esigenza di un'arte ispirata al vero, lucida oggettiva che ritraesse anche gli aspetti negativi della società.
PROLETARI= classe sociale che presta la propria forza lavoro dietro compenso del salario;
ANTROPOLOGIA=studio dell’uomo sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, religioso;
FISSISMO=teoria religiosa secondo la quale le specie terrestri
non hanno e non subiranno modificazioni;
IL VERISMO
L'Italia era appena costituita in unità e i problemi esistenti diventavano più acuti. La questione sociale dei rapporti fra patronato e masse lavoratrici era complicata.
a. dalle differenze sociali ed economiche fra Nord e Sud (la "questione meridionale");
b. dalla scarsa partecipazione della plebe rurale al Risorgimento che aveva sentito come un fatto borghese, estraneo ai suoi interessi;
c. dalla riluttanza delle masse contadine alla nuova struttura politico–sociale (il "brigantaggio" dell'Italia meridionale);
d. dalle difficoltà di bilancio;
e. dalla tendenza delle classi egemoni e dei gruppi industriali a costituire, a spese delle masse meridionali e contadine, l'accumulazione del capitale per fondare l'industria italiana.
DEFINIZIONE
E' un movimento letterario e artistico italiano che ispirandosi al Naturalismo francese e al Positivismo teorizza una rigorosa fedeltà alla realtà effettiva (al «vero») delle situazioni, dei fatti, degli ambienti, dei personaggi e una corrispondenza con il sentire e il parlare dei soggetti che vengono rappresentati.
Richiamandosi al naturalismo francese delle opere di Emile Zola, ma anche ad Alessandro Manzoni e alla scapigliatura, il movimento tende a descrivere la vita della gente umile, dei reietti dalla società che si affannano nella lotta per la sopravvivenza, contro la fatalità del destino.
QUANDO
Si sviluppa negli anni successivi all'Unità e prosegue fino al primo decennio del Novecento, raggiungendo la piena maturità nell'ultimo trentennio dell'Ottocento (Verga , Capuana, De Amicis ).
LE CARATTERISTICHE
Accettazione delle leggi scientifiche che regolano la vita e i comportamenti: lo scrittore cerca di scoprire le leggi che regolano la società umana, muovendo dalle forme sociali più basse verso quelle più alte.
lo scrittore predilige una narrazione realistica e scientifica degli ambienti e dei soggetti della narrazione;
lo scrittore presenta la situazione quotidiana come una indagine scientifica, ricercando le cause del suo evolversi, che sono sempre naturali e determinate
l'artista deve ispirarsi unicamente al vero cioè desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente ovvero rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali.
a causa delle diversità regionali rappresentate dagli scrittori anche il modo di scrivere cambia nel verismo dando spazio ai dialetti, eliminando tutte le forme di raffinatezza retorica e accademica e introducendo la mimesi linguistica.
LE REGOLE
L'artista deve ispirarsi unicamente al vero, cioè deve desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali; è la teoria verghiana dell'impersonalità: il narratore entra pienamente nei suoi personaggi per raccontare documenti umani.
Il narratore è colui che raccoglie il fremito delle passioni, delle sofferenze e lo rivela, impassibile, senza biasimi o esaltazioni, mettendosi in parte per lasciar parlare l'evidenza dei fatti, la logica delle cose: teoria verghiana dell'impersonalità.
L'autore deve mettersi nella pelle dei suoi personaggi, vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole. In tal modo la sua mano «rimarrà assolutamente invisibile» nell'opera. Il lettore avrà così l'impressione non di sentire un racconto di fatti, ma di assistere a fatti che si svolgono sotto i suoi occhi.
Il narratore, nel far parlare i suoi personaggi, usa il loro linguaggio: uno stile stringato, una sintassi semplice e disadorna, una lingua paesana e viva, continuamente intercalata da espressioni popolaresche e proverbiali che mettono in luce l'oggettività della narrazione (senza intrusioni autobiografiche).
La lingua e lo stile devono essere aderenti ai personaggi, agli ambienti, attingendo possibilmente alle risorse dei dialetti regionali. Il linguaggio è liberato da ogni raffinatezza teorica e accademica.
Al riguardo si parla di mimesi linguistica dell'autore (mimetizzazione = nascondersi nell'ambiente circostante in modo da risultare non–visibile).
Capuana respinge la subordinazione della letteratura a scopi estrinsechi quale la dimostrazione "sperimentale" di tesi scientifiche e l'impegno politico e sociale. La "scientificità" non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento per dimostrare le tesi scientifiche, ma nella tecnica con cui lo scrittore rappresenta, che è simile al metodo dell'osservazione scientifica. La scientificità insomma si manifesta solo nella forma artistica, nella maniera con cui l'artista crea le sue figure e organizza i suoi materiali espressivi.
Secondo Verga, la rappresentazione artistica deve possedere "l'efficacia dell'esser stato", deve conferire al racconto l'impronta di cosa realmente avvenuta; per far questo deve riportare "documenti umani". Neppure basta che ciò che viene raccontato sia reale e documentato, deve anche essere raccontato in modo da porre il lettore faccia a faccia col fatto nudo e schietto, in modo che non abbia l'impressione di vederlo attraverso la "lente dello scrittore". Per questo lo scrittore deve "eclissarsi", cioè non deve comparire nel narrato con le sue reazioni soggettive e con le sue riflessioni.
I TEMI E I SOGGETTI
Lo scrittore verista:
si occupa di situazioni quotidiane reali, vissute cioè nella scottante realtà nazionale: le plebi meridionali, il lavoro minorile, l'emigrazione;
cerca il vero attraverso l'analisi delle classi subalterne, però la verità non porta al progresso ma svela una condanna a morte;
predilige gli ambienti delle plebi rurali perché non ancora contaminate dai pregiudizi della convenzione sociale;
predilige gli ambienti regionali e gli strati sociali piccolo–borghesi;
gli ambienti sociali sono in maggioranza cittadine di provincia, di campagna, miniere o ambienti di piccola e media borghesia e di aristocratici decaduti.
Il verismo italiano ebbe una forte caratterizzazione regionale e, poiché le realtà regionali italiane erano profondamente diversificate, diversi furono pure i temi e gli ambienti rappresentati dai veristi.
Al nord, la maggiore articolazione della compagine sociale, con l'affermarsi, accanto ai ceti elitari, di una media e piccola borghesia costituita da professionisti e da ceti impiegatizi legati all'apparato industriale, porta all'ampliamento della "base sociale" della letteratura, cioè al numero degli autori e dei lettori, parallelamente a nuove a varietà letterarie, dal romanzo di consumo al romanzo di appendice. La nuova cultura positivista, i nuovi usi e modelli di comportamento legati alla rivoluzione tecnologica, spostano l'attenzione su nuovi tipi umani e su nuovi problemi: protagonista dei romanzi e del teatro, accanto al contadino e al pescatore, è l'impiegato (De Marchi). Nuovi eroi, come è stato osservato, sono l'industriale, lo scienziato, il medico e il maestro (De Amicis). I nuovi temi sono quelli della famiglia, fondamentale cellula della società e quelli dell'adulterio e della prostituzione.
Al sud, il verismo, non essendovi un proletariato urbano o i bassifondi di una capitale tentacolare da "studiare", si interessò all'umile vita dei contadini e dei pastori con le loro passioni elementari. Ad un mondo «pressochè vergine e ignoto, il mondo del meridione e delle isole, delle plebi contadine e artigiane, chiuse nella loro opaca renitenza alle forme e agli statuti della civiltà moderna, affioranti per così dire dal buio di una civiltà arcaica, stranamente sopravvissuta dietro le barriere di una secolare solitudine». Questa fu infine la vocazione del verismo italiano, e nel ritrarre la vita dei contadini e delle plebi il verismo ottenne i suoi migliori risultati. Non a caso gli scrittori più rappresentativi della corrente, da Verga a Capuana, da De Roberto alla Deledda, furono meridionali o isolani.
LE OPERE più SIGNIFICATIVE
Il romanzo Giacinta di Luigi Capuana può essere considerato una delle opere più rappresentative del Verismo. Narra di un caso di suicidio che viene studiato, dall'autore, con una fermezza scientifica se non addirittura clinica. Altro colosso del verismo è I Malavoglia di Giovanni Verga, opera che tratta la lotta, ai livelli più bassi della scala sociale siciliana, per i bisogni primari della vita quando comincia a farsi viva nell'anima delle persone la voglia di benessere. L'ambiente umano è umile, culturalmente lontano dal narratore che lo descrive senza interventi personali cosicché possa risultare assolutamente veritiero.
E' una corrente letterari che nacque in FRANCIA nella seconda metà del 1800; il termine naturalismo sta a sottolineare che in questo periodo dominato dal positivismo, anche anche l'arte viene considerata una disciplina naturale alla quale si può applicare il metodo scientifico. Il Naturalismo può essere considerato l'aspetto letterario del positivismo da cui eredita:
L'ATTENZIONE PER LA REALTA'
L'USO DEL METODO SCIENTIFICO
LA FIDUCIA NEL PROGRESSO
E' una letteratura quindi che si accosta alle realtà, la indaga con il metodo scientifico, facendo particolare attenzione agli aspetti sociali ed economici delle classi più umili appunto perché in queste sono più evidenti i fattori che condizionano la vita dell'uomo ( ambiente ed ereditarietà).
Anche lo stile si adegua a questo nuovo contenuto, si adopera infatti un linguaggio semplice antiletterario PERFETTAMENTE ADERENTE ALL'AMBIENTE ED AI PERSONAGGI utilizzando se necessario anche il dialetto ed il gergo. Il Naturalismo condivide con il Positivismo l'attenzione e la fiducia nel progresso per cui gli scrittori Francesi pur scrivendo le tristi condizioni di vita degli umili e mettendo in evidenza gli aspetti negativi della società, sono convinti che la loro denuncia possa servire a migliorare questa realtà malsana. I canoni fondamentali di questa letteratura sono tre:
OGGETTIVITA': Lo scrittore deve partire da fatti realmente accaduti e ricostruirli secondo la relazione Causa-Effetto
IMPERSONALITA': Lo scrittore non deve imporre le sue idee, i sui sentimenti, i sui giudizi, non deve parteggiare per i sui personaggi, deve invece esporre i fatti in modo freddo e distaccato come un fotografo
SCIENTIFICITA': Lo scrittore deve tener conto delle leggi scientifiche che regolano la società, tutte le azioni umane devono essere lette alla luce dell'ambiente e dell'ereditarietà
Tra i teorici del naturalismo troviamo HONORE’ DE BALZAC il quale espresse l’idea che lo scrittore deve essere solamente il regista del bene e del male. Egli afferma che la società umana assomiglia alla natura : “ La società fa degli uomini, a seconda dell’ambiente in cui si svolge la vita, tante specie diverse quanti sono gli animali nella zoologia”. Balzac scrisse la "commedia umana" una raccolta di 91 romanzi nei quali vengono descritti uomini appartenenti a diverse estrazioni sociali.
I generi letterari più diffusi furono la novella ed il romanzo in quanto più della poesia erano più vicini ai canoni del naturalismo ed assecondano meglio la tendenza al vero. I maggiori rappresentanti del naturalismo furono EMILE ZALA' E GUSTAV FLAUBER, che scrisse " Madame de Bovary ". Zolà si forma come scrittore sulle idee di Balzac, di Taine e il medico Claude Bernard. Da questo, che scrisse "la medicina sperimentale" 9n cui sostiene l'esigenza di costruire un romanzo come un esperimento di laboratorio; lo scrittore deve essere uno sperimentatore ed andare alla ricerca delle relazioni che ci sono tra causa-effetto, lo scrittore deve riprodurre l'esperienza vissuta e quindi come uno scienziato deve far ricorso all'esperienza diretta. Zolà attribuisce la romanziere il compito di Denunciare con imparzialità scientifica gli aspetti negativi della società per cui la sua opera d'arte deve essere: Un Documento Umano.
Scisse anche un vasto ciclo di romanzi intitolato " Rougon Moguart" dal cognome della famiglia i cui componenti illustrano nei vari romanzi l'incidenza dell'ambiente e dell'ereditarietà. Un romanzo importante del ciclo è L'ASSOMOIRE in cui si descrive realisticamente la degradazione fisica e morale del proletariato parigino. Il Naturalismo prosegue e svolge più approfonditamente le esigenze realistiche del Romanticismo con la differenza che la realtà presa in considerazione dai Romantici è idealizzata, è scelta mai degradata perché deve servire da modello ed educare; la realtà invece de naturalismo è indagata con metodo scientifico e deve servire da DENUNCIA.
IL POSITIVISMO
E' una corrente di pensiero che interessò l'Europa negli anni che vanno dal 1848-1870 circa. Il Termine POSITIVISMO indica il proposito di rifiutare le tendenze astratte, metafisiche, spiritualistiche proprie del romanticismo e di prendere invece in esame i fatti positivi concreti ed analizzarli alle luce della scienza. Il positivismo cerca di capire il mondo partendo unicamente dalla scienza alla quale si riconosce la capacità di giudicare gli uomini verso il progresso e di costruire una società al più alto grado di giustizia e benessere.
La scienza è ritenuta capace di dominare la natura per cui e considerata:
GARANZIA INFALLIBILE DEL DESTINO DELL'UOMO. Su questa base il positivismo ritiene che:
L'unica conoscenza che l'uomo ha di tutto il mondo è di tipo scientifico costruita attraverso l'osservazione dei fenomeni, la formulazione di ipotesi e la loro verifica sperimentale
La scienza deve essere assolutamente indipendente dalla religione
Ogni manifestazione della natura e dell'uomo sono spiegabili scientificamente
Per il positivismo è possibile analizzare scientificamente la società umana come un qualsiasi organismo scoprire la leggi che la regolano ed è possibile anche individuare attraverso la scienza le cure più adatte a superare i problemi della società. Questa ideologia ottimista è legata al periodo storico nel quale le invenzioni e scoperte scientifiche si susseguirono con un ritmo sempre più rapido assicurando all'uomo il dominio sulla natura ed un continuo sviluppo economico. Proprio per questo suo ottimismo che da alla ragione il positivismo è avvicinabile all'illuminismo. all'illuminismo. Tuttavia l'illuminismo era stato l'arma della borghesia europea per abbattere i pregiudizi ed i privilegi e per creare una società migliore; la borghesia del secondo '800 invece non ha di fronte a se l'assolutismo e la nobiltà ma il proletariato a cui si vuole impedire il raggiungimento dei propri diritti. Il Positivismo non possiede più quella carica rivoluzionaria dell'Illuminismo. La vera grande novità del positivismo è quella di estendere il metodo sperimentale a tutti i rami del sapere, dalla filosofia alla storia, dall'arte alla letteratura e addirittura alla realtà umana perchè si riteneva che anch'essa fosse retta, come la realtà fisica, da leggi naturali.
Il positivismo nacque in Francia nell'ambiente del politecnico e l'iniziatore della dottrina fu: AUGUSTO COMTE, che fu anche il fondatore della sociologia, disciplina che studia in modo scientifico la società umana come se fosse un organismo naturale. Il metodo scientifico applicate anche con rigore nell'antropologia, portò l'Inglese DARWIN a formulare LA TEORIADELL'EVOLUZIONISMO E DELLE SUE LEGGI cioè l'adattamento all'ambiente e la selezione naturale. Darwin quindi studiò l'uomo non più come entità spirituale ma come ultimo anello della catene naturale. Questa teoria fu osteggiata dalla chiesa che invece sosteneva il CREAZIONISMO FISSISTA.
Importante fu anche il critico letterario storico IPPOLITO TAINE che vedeva negli uomini solo un prodotto di fattori ereditari dell'ambiente; egli inoltre riteneva applicabile il metodo scientifico anche all'arte contribuendo alla nascita del NATURALISMO FRANCESE. Il positivismo portò ad un cambiamento anche la letteratura sottolineando l'esigenza di un'arte ispirata al vero, lucida oggettiva che ritraesse anche gli aspetti negativi della società.
PROLETARI= classe sociale che presta la propria forza lavoro dietro compenso del salario;
ANTROPOLOGIA=studio dell’uomo sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, religioso;
FISSISMO=teoria religiosa secondo la quale le specie terrestri
non hanno e non subiranno modificazioni;
IL VERISMO
L'Italia era appena costituita in unità e i problemi esistenti diventavano più acuti. La questione sociale dei rapporti fra patronato e masse lavoratrici era complicata.
a. dalle differenze sociali ed economiche fra Nord e Sud (la "questione meridionale");
b. dalla scarsa partecipazione della plebe rurale al Risorgimento che aveva sentito come un fatto borghese, estraneo ai suoi interessi;
c. dalla riluttanza delle masse contadine alla nuova struttura politico–sociale (il "brigantaggio" dell'Italia meridionale);
d. dalle difficoltà di bilancio;
e. dalla tendenza delle classi egemoni e dei gruppi industriali a costituire, a spese delle masse meridionali e contadine, l'accumulazione del capitale per fondare l'industria italiana.
DEFINIZIONE
E' un movimento letterario e artistico italiano che ispirandosi al Naturalismo francese e al Positivismo teorizza una rigorosa fedeltà alla realtà effettiva (al «vero») delle situazioni, dei fatti, degli ambienti, dei personaggi e una corrispondenza con il sentire e il parlare dei soggetti che vengono rappresentati.
Richiamandosi al naturalismo francese delle opere di Emile Zola, ma anche ad Alessandro Manzoni e alla scapigliatura, il movimento tende a descrivere la vita della gente umile, dei reietti dalla società che si affannano nella lotta per la sopravvivenza, contro la fatalità del destino.
QUANDO
Si sviluppa negli anni successivi all'Unità e prosegue fino al primo decennio del Novecento, raggiungendo la piena maturità nell'ultimo trentennio dell'Ottocento (Verga , Capuana, De Amicis ).
LE CARATTERISTICHE
Accettazione delle leggi scientifiche che regolano la vita e i comportamenti: lo scrittore cerca di scoprire le leggi che regolano la società umana, muovendo dalle forme sociali più basse verso quelle più alte.
lo scrittore predilige una narrazione realistica e scientifica degli ambienti e dei soggetti della narrazione;
lo scrittore presenta la situazione quotidiana come una indagine scientifica, ricercando le cause del suo evolversi, che sono sempre naturali e determinate
l'artista deve ispirarsi unicamente al vero cioè desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente ovvero rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali.
a causa delle diversità regionali rappresentate dagli scrittori anche il modo di scrivere cambia nel verismo dando spazio ai dialetti, eliminando tutte le forme di raffinatezza retorica e accademica e introducendo la mimesi linguistica.
LE REGOLE
L'artista deve ispirarsi unicamente al vero, cioè deve desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali; è la teoria verghiana dell'impersonalità: il narratore entra pienamente nei suoi personaggi per raccontare documenti umani.
Il narratore è colui che raccoglie il fremito delle passioni, delle sofferenze e lo rivela, impassibile, senza biasimi o esaltazioni, mettendosi in parte per lasciar parlare l'evidenza dei fatti, la logica delle cose: teoria verghiana dell'impersonalità.
L'autore deve mettersi nella pelle dei suoi personaggi, vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole. In tal modo la sua mano «rimarrà assolutamente invisibile» nell'opera. Il lettore avrà così l'impressione non di sentire un racconto di fatti, ma di assistere a fatti che si svolgono sotto i suoi occhi.
Il narratore, nel far parlare i suoi personaggi, usa il loro linguaggio: uno stile stringato, una sintassi semplice e disadorna, una lingua paesana e viva, continuamente intercalata da espressioni popolaresche e proverbiali che mettono in luce l'oggettività della narrazione (senza intrusioni autobiografiche).
La lingua e lo stile devono essere aderenti ai personaggi, agli ambienti, attingendo possibilmente alle risorse dei dialetti regionali. Il linguaggio è liberato da ogni raffinatezza teorica e accademica.
Al riguardo si parla di mimesi linguistica dell'autore (mimetizzazione = nascondersi nell'ambiente circostante in modo da risultare non–visibile).
Capuana respinge la subordinazione della letteratura a scopi estrinsechi quale la dimostrazione "sperimentale" di tesi scientifiche e l'impegno politico e sociale. La "scientificità" non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento per dimostrare le tesi scientifiche, ma nella tecnica con cui lo scrittore rappresenta, che è simile al metodo dell'osservazione scientifica. La scientificità insomma si manifesta solo nella forma artistica, nella maniera con cui l'artista crea le sue figure e organizza i suoi materiali espressivi.
Secondo Verga, la rappresentazione artistica deve possedere "l'efficacia dell'esser stato", deve conferire al racconto l'impronta di cosa realmente avvenuta; per far questo deve riportare "documenti umani". Neppure basta che ciò che viene raccontato sia reale e documentato, deve anche essere raccontato in modo da porre il lettore faccia a faccia col fatto nudo e schietto, in modo che non abbia l'impressione di vederlo attraverso la "lente dello scrittore". Per questo lo scrittore deve "eclissarsi", cioè non deve comparire nel narrato con le sue reazioni soggettive e con le sue riflessioni.
I TEMI E I SOGGETTI
Lo scrittore verista:
si occupa di situazioni quotidiane reali, vissute cioè nella scottante realtà nazionale: le plebi meridionali, il lavoro minorile, l'emigrazione;
cerca il vero attraverso l'analisi delle classi subalterne, però la verità non porta al progresso ma svela una condanna a morte;
predilige gli ambienti delle plebi rurali perché non ancora contaminate dai pregiudizi della convenzione sociale;
predilige gli ambienti regionali e gli strati sociali piccolo–borghesi;
gli ambienti sociali sono in maggioranza cittadine di provincia, di campagna, miniere o ambienti di piccola e media borghesia e di aristocratici decaduti.
Il verismo italiano ebbe una forte caratterizzazione regionale e, poiché le realtà regionali italiane erano profondamente diversificate, diversi furono pure i temi e gli ambienti rappresentati dai veristi.
Al nord, la maggiore articolazione della compagine sociale, con l'affermarsi, accanto ai ceti elitari, di una media e piccola borghesia costituita da professionisti e da ceti impiegatizi legati all'apparato industriale, porta all'ampliamento della "base sociale" della letteratura, cioè al numero degli autori e dei lettori, parallelamente a nuove a varietà letterarie, dal romanzo di consumo al romanzo di appendice. La nuova cultura positivista, i nuovi usi e modelli di comportamento legati alla rivoluzione tecnologica, spostano l'attenzione su nuovi tipi umani e su nuovi problemi: protagonista dei romanzi e del teatro, accanto al contadino e al pescatore, è l'impiegato (De Marchi). Nuovi eroi, come è stato osservato, sono l'industriale, lo scienziato, il medico e il maestro (De Amicis). I nuovi temi sono quelli della famiglia, fondamentale cellula della società e quelli dell'adulterio e della prostituzione.
Al sud, il verismo, non essendovi un proletariato urbano o i bassifondi di una capitale tentacolare da "studiare", si interessò all'umile vita dei contadini e dei pastori con le loro passioni elementari. Ad un mondo «pressochè vergine e ignoto, il mondo del meridione e delle isole, delle plebi contadine e artigiane, chiuse nella loro opaca renitenza alle forme e agli statuti della civiltà moderna, affioranti per così dire dal buio di una civiltà arcaica, stranamente sopravvissuta dietro le barriere di una secolare solitudine». Questa fu infine la vocazione del verismo italiano, e nel ritrarre la vita dei contadini e delle plebi il verismo ottenne i suoi migliori risultati. Non a caso gli scrittori più rappresentativi della corrente, da Verga a Capuana, da De Roberto alla Deledda, furono meridionali o isolani.
LE OPERE più SIGNIFICATIVE
Il romanzo Giacinta di Luigi Capuana può essere considerato una delle opere più rappresentative del Verismo. Narra di un caso di suicidio che viene studiato, dall'autore, con una fermezza scientifica se non addirittura clinica. Altro colosso del verismo è I Malavoglia di Giovanni Verga, opera che tratta la lotta, ai livelli più bassi della scala sociale siciliana, per i bisogni primari della vita quando comincia a farsi viva nell'anima delle persone la voglia di benessere. L'ambiente umano è umile, culturalmente lontano dal narratore che lo descrive senza interventi personali cosicché possa risultare assolutamente veritiero.