Dopo l'annuncio di dimissioni
del premier sono tutti d'accordo
per accelerare i tempi. Casini:
"Adesso rapida approvazione".
Scajola raduna i suoi: no al voto
ROMA
«La Lega non sosterrà mai, ribadisco mai un governo tecnico, di unità nazionale, di tregua, di maggioranze allargate o come diavolo lo si voglia chiamare che altro non sono che «pastrocchi» di Palazzo . Il popolo con il voto ha scelto questo governo e se questo governo cade la parola deve tornare al popolo». Parola di Roberto Calderoli, che chiude, per conto del Carroccio, ogni prospettiva ad un governo tecnico.
Mentre sul ddl stabilità i tempi si fanno sempre più incalzanti, i colloqui si infittiscono a livello politico e istituzionale. Anche la Camera, come il Senato, ha previsto una conferenza dei capigruppo per le 18 di oggi ma già dai lavori d’Aula si comprende quanto la priorità di un iter spedito dei lavori sia avvertita.
La massima apertura è arrivata anche dall'opposizione. «Offriamo formalmente la disponibilità a fare in modo che la legge di stabilità ottenga il via libera entro questa settimana», ha detto Dario Franceschini (Pd) riferendo l'esito di una riunione svolta alla Camera con tutte le componenti dei partiti di minoranza. «Puntiamo a consentire già oggi il via libera al provvedimento sull'assestamento di Bilancio», ha aggiunto, in modo da accorciare i tempi e accelerare le dimissioni di Berlusconi. «Siamo pronti a stare qui anche sabato e domenica. Non si può perdere un minuto, considerando anche quanto sta accadendo sui mercati. Ovviamente, ci riserviamo lo spazio per votare contro», ha concluso Franceschini. Stessa posizione anche per il leader dell'Udc Pierferdinando Casini: «Dobbiamo facilitare l’approvazione rapida dei provvedimenti», ha dichiarato a fine mattinata.
Tutti d'accordo, dunque. Il presidente del Senato, Renato Schifani, potrebbe proporre a Palazzo Madama già oggi il beneplacito al ddl. Ma sul dopo-dimissioni le idee continuano a restare confuse. Mentre il Pd continua a spingere per un governo di transizione, l'Idv frena.«Per governare ci vuole una maggioranza solida in Parlamento. Non ce l’ha l’attuale maggioranza, non ce l’abbiamo noi. Alle dimissioni di Berlusconi ci credo il giorno dopo, il giorno prima è legittimo aspettare», ha affermato il leader Antonio Di Pietro, intervenendo ad Agorà su Rai Tre. «Invertendo l’ordine degli Scilipoti - ha proseguito - la maggioranza non cambia. Le elezioni anticipate sono l’unico passo, non sono un pericolo, sono necessarie per ridare un governo politico al Paese che abbia la fiducia dei cittadini».
Intanto il fronte anti-voto nel Pdl, riferiscono fonti parlamentari, è pronto ad organizzarsi. I malpancisti che hanno firmato la lettera al presidente del Consiglio, alla luce delle dichiarazioni del premier sulla necessità del voto anticipato, stanno valutando le prossime mosse. Non si esclude, per esempio, la formazione di un gruppo autonomo. Lo stesso percorso, viene sottolineato, potrebbe essere intrapreso dagli scajoliani. L’ex ministro dell’Interno oggi ha incontrato i suoi per fare il punto della situazione. «Noi vogliamo il bene del Paese e in questo momento l’ultima cosa che serve è il voto», dice all’Agi uno dei fedelissimi del politico ligure. Non si esclude l’ipotesi del gruppo. I deputati che fanno riferimento all’ex responsabile del Viminale favorirebbero una soluzione per fronteggiare la crisi economica e potrebbero, eventualmente, appoggiare un governo diverso, magari - riflettono le stesse fonti - guidato da una figura internazionale di prestigio come Mario Monti.
I sei deputati dell’Hassler restano sempre i più attivi e sono in corso riunioni e contatti tra Roberto Antonione, capofila del dissenso azzurro insieme a Fabio Gava e Giustina Destro e l’ex responsabile Luciano Sardelli. L’obiettivo è quello di un gruppo autonomo alla Camera, ma hanno difficoltà a trovare per ora i numeri. Allo stato si discute anche sull’ipotesi di un nuovo documento per accelerare la fase di transizione, ribadendo con forza il no alle urne. Ma Antonione smentisce l’ipotesi di un nuovo testo: «Vogliamo verificare i numeri per un gruppo, ma senza far precipitare gli eventi». Anche Claudio Scajola ha detto chiaro e tondo, sul sito della sua fondazione, che è contrario al voto. Ma i suoi non hanno intenzione di fare nessun gruppo con gli ’Antonione boys’ e portano avanti la loro battaglia nel Pdl.Al ’partito del non votò si è iscritto il ’Grande Sud’ di Gianfranco Miccichè che avverte: « Il voto adesso significa rendere più instabile e meno credibile il nostro Paese». Anche tra gli ex responsabili, ora nel gruppo ’Popolo e territoriò, in tanti considerano le «elezioni un problema».
Anche ministri azzurri di peso come Franco Frattini e Raffaele Fitto avrebbero ribadito pure oggi la loro contrarierà alle urne. Silvio Berlusconi tace in proposito e sta alla finestra: secondo alcune fonti con l’annuncio delle dimissioni avrebbe voluto dare anche la stura a ogni malumore interno per stanare i «traditori». Movimenti anche in area ex An. Molti deputati si consultano in queste ore per mettere a punto una soluzione che non porti dritto alle urne. Attivo anche Ignazio La Russa che ha contattato tra gli altri Fabio Rampelli per ragionare su un esecutivo sempre a guida centrodestra ma con l’allargamento della maggioranza a chi ci sta. Per loro, il voto è solo la subordinata. Ai piani alti di via dell’Umiltà si guarda con attenzione a 30-40 deputati pidiellini della «zona grigia» che potrebbero «fare massa» per evitare le elezioni in questo momento. E gli emissari del Cavaliere starebbero lavorando per convogliarli verso un esecutivo dove resterebbe protagonista Berlusconi. Anche oggi, a Palazzo Grazioli, continua il via vai dei vertici del Pdl per fare il punto con il premier.
del premier sono tutti d'accordo
per accelerare i tempi. Casini:
"Adesso rapida approvazione".
Scajola raduna i suoi: no al voto
ROMA
«La Lega non sosterrà mai, ribadisco mai un governo tecnico, di unità nazionale, di tregua, di maggioranze allargate o come diavolo lo si voglia chiamare che altro non sono che «pastrocchi» di Palazzo . Il popolo con il voto ha scelto questo governo e se questo governo cade la parola deve tornare al popolo». Parola di Roberto Calderoli, che chiude, per conto del Carroccio, ogni prospettiva ad un governo tecnico.
Mentre sul ddl stabilità i tempi si fanno sempre più incalzanti, i colloqui si infittiscono a livello politico e istituzionale. Anche la Camera, come il Senato, ha previsto una conferenza dei capigruppo per le 18 di oggi ma già dai lavori d’Aula si comprende quanto la priorità di un iter spedito dei lavori sia avvertita.
La massima apertura è arrivata anche dall'opposizione. «Offriamo formalmente la disponibilità a fare in modo che la legge di stabilità ottenga il via libera entro questa settimana», ha detto Dario Franceschini (Pd) riferendo l'esito di una riunione svolta alla Camera con tutte le componenti dei partiti di minoranza. «Puntiamo a consentire già oggi il via libera al provvedimento sull'assestamento di Bilancio», ha aggiunto, in modo da accorciare i tempi e accelerare le dimissioni di Berlusconi. «Siamo pronti a stare qui anche sabato e domenica. Non si può perdere un minuto, considerando anche quanto sta accadendo sui mercati. Ovviamente, ci riserviamo lo spazio per votare contro», ha concluso Franceschini. Stessa posizione anche per il leader dell'Udc Pierferdinando Casini: «Dobbiamo facilitare l’approvazione rapida dei provvedimenti», ha dichiarato a fine mattinata.
Tutti d'accordo, dunque. Il presidente del Senato, Renato Schifani, potrebbe proporre a Palazzo Madama già oggi il beneplacito al ddl. Ma sul dopo-dimissioni le idee continuano a restare confuse. Mentre il Pd continua a spingere per un governo di transizione, l'Idv frena.«Per governare ci vuole una maggioranza solida in Parlamento. Non ce l’ha l’attuale maggioranza, non ce l’abbiamo noi. Alle dimissioni di Berlusconi ci credo il giorno dopo, il giorno prima è legittimo aspettare», ha affermato il leader Antonio Di Pietro, intervenendo ad Agorà su Rai Tre. «Invertendo l’ordine degli Scilipoti - ha proseguito - la maggioranza non cambia. Le elezioni anticipate sono l’unico passo, non sono un pericolo, sono necessarie per ridare un governo politico al Paese che abbia la fiducia dei cittadini».
Intanto il fronte anti-voto nel Pdl, riferiscono fonti parlamentari, è pronto ad organizzarsi. I malpancisti che hanno firmato la lettera al presidente del Consiglio, alla luce delle dichiarazioni del premier sulla necessità del voto anticipato, stanno valutando le prossime mosse. Non si esclude, per esempio, la formazione di un gruppo autonomo. Lo stesso percorso, viene sottolineato, potrebbe essere intrapreso dagli scajoliani. L’ex ministro dell’Interno oggi ha incontrato i suoi per fare il punto della situazione. «Noi vogliamo il bene del Paese e in questo momento l’ultima cosa che serve è il voto», dice all’Agi uno dei fedelissimi del politico ligure. Non si esclude l’ipotesi del gruppo. I deputati che fanno riferimento all’ex responsabile del Viminale favorirebbero una soluzione per fronteggiare la crisi economica e potrebbero, eventualmente, appoggiare un governo diverso, magari - riflettono le stesse fonti - guidato da una figura internazionale di prestigio come Mario Monti.
I sei deputati dell’Hassler restano sempre i più attivi e sono in corso riunioni e contatti tra Roberto Antonione, capofila del dissenso azzurro insieme a Fabio Gava e Giustina Destro e l’ex responsabile Luciano Sardelli. L’obiettivo è quello di un gruppo autonomo alla Camera, ma hanno difficoltà a trovare per ora i numeri. Allo stato si discute anche sull’ipotesi di un nuovo documento per accelerare la fase di transizione, ribadendo con forza il no alle urne. Ma Antonione smentisce l’ipotesi di un nuovo testo: «Vogliamo verificare i numeri per un gruppo, ma senza far precipitare gli eventi». Anche Claudio Scajola ha detto chiaro e tondo, sul sito della sua fondazione, che è contrario al voto. Ma i suoi non hanno intenzione di fare nessun gruppo con gli ’Antonione boys’ e portano avanti la loro battaglia nel Pdl.Al ’partito del non votò si è iscritto il ’Grande Sud’ di Gianfranco Miccichè che avverte: « Il voto adesso significa rendere più instabile e meno credibile il nostro Paese». Anche tra gli ex responsabili, ora nel gruppo ’Popolo e territoriò, in tanti considerano le «elezioni un problema».
Anche ministri azzurri di peso come Franco Frattini e Raffaele Fitto avrebbero ribadito pure oggi la loro contrarierà alle urne. Silvio Berlusconi tace in proposito e sta alla finestra: secondo alcune fonti con l’annuncio delle dimissioni avrebbe voluto dare anche la stura a ogni malumore interno per stanare i «traditori». Movimenti anche in area ex An. Molti deputati si consultano in queste ore per mettere a punto una soluzione che non porti dritto alle urne. Attivo anche Ignazio La Russa che ha contattato tra gli altri Fabio Rampelli per ragionare su un esecutivo sempre a guida centrodestra ma con l’allargamento della maggioranza a chi ci sta. Per loro, il voto è solo la subordinata. Ai piani alti di via dell’Umiltà si guarda con attenzione a 30-40 deputati pidiellini della «zona grigia» che potrebbero «fare massa» per evitare le elezioni in questo momento. E gli emissari del Cavaliere starebbero lavorando per convogliarli verso un esecutivo dove resterebbe protagonista Berlusconi. Anche oggi, a Palazzo Grazioli, continua il via vai dei vertici del Pdl per fare il punto con il premier.