L'attuale tecnico della Fiorentina, in tournée in Canada con i viola, è stato intercettato all'aeroporto di Montreal da un tifoso munito di maglia bianca della rappresentativa italiana, che è stata puntualmente autografata. Esplicite le frasi rivolte a lui e a un altro connazionale: "In Nazionale ci vado, così va il calcio"
MONTREAL (Canada), 21 maggio 2010 - Quando in Italia sono le tre di una notte passata a pensare, Cesare Prandelli compie un gesto gentile, magari dettato dall’educazione e dalla stanchezza ma a suo modo simbolico. Appena uscito dall’aeroporto di Montreal, un tifoso della Fiorentina che vive qui gli porge una maglia bianca: sembra la seconda casacca della Fiorentina ma è la maglia numero due dell’Italia. Antonio-il-tifoso la stende, porge il pennarello e l’autografo è fatto. Il primo autografo da più che probabile futuro citì della Nazionale in una notte canadese che vede facce stravolte e un futuro in progress.
Cosi' va il calcio — Ha dormito poco. Pochissimo. Sempre vicino al figlio Nicolò e con la squadra che a pochi passi si chiede che ne sarà di lui e chi semmai sarà il suo sostituto, Cesare Prandelli esce dall’aeroporto di Montreal alle 21.00 locali quando in Italia sono le 3 di notte. Il comunicato della Fiorentina gli è arrivato pochi minuti prima riaccendendo il telefono cellulare rimasto disattivato lungo le nove ore di volo che sono servite per attraversare l’Oceano. La faccia un po’ così, soprattutto stanca. Ma anche un vortice di sensazioni addosso che lo tengono non sereno, sicuramente in apprensione per la scelta della vita. Quando varca le porte scorrevoli dell’aeroporto, un altro italiano, titolare di una pasticceria nel downtown, gli chiede se sia tutto vero. "Mi ha risposto che così va la vita, che così va il calcio" racconta poi il tifoso. Che aggiunge: "A me ha detto che ci va, in Nazionale".
Firma e silenzio — E’ a quel punto che Prandelli incontra quella maglia bianca: Antonio, capelli bianchi e maglia della Fiorentina addosso con vecchio sponsor, sciarpa e moglie accanto, gli pone la casacca bianca con scritto Italia. Lui firma, saluta, fa due chiacchiere, due foto e se ne va. Oggi primo allenamento, e domenica primissima amichevole contro l’Impact. Il silenzio stampa del tecnico sta per finire, ma le verità sembrano ormai scritte.
MONTREAL (Canada), 21 maggio 2010 - Quando in Italia sono le tre di una notte passata a pensare, Cesare Prandelli compie un gesto gentile, magari dettato dall’educazione e dalla stanchezza ma a suo modo simbolico. Appena uscito dall’aeroporto di Montreal, un tifoso della Fiorentina che vive qui gli porge una maglia bianca: sembra la seconda casacca della Fiorentina ma è la maglia numero due dell’Italia. Antonio-il-tifoso la stende, porge il pennarello e l’autografo è fatto. Il primo autografo da più che probabile futuro citì della Nazionale in una notte canadese che vede facce stravolte e un futuro in progress.
Cosi' va il calcio — Ha dormito poco. Pochissimo. Sempre vicino al figlio Nicolò e con la squadra che a pochi passi si chiede che ne sarà di lui e chi semmai sarà il suo sostituto, Cesare Prandelli esce dall’aeroporto di Montreal alle 21.00 locali quando in Italia sono le 3 di notte. Il comunicato della Fiorentina gli è arrivato pochi minuti prima riaccendendo il telefono cellulare rimasto disattivato lungo le nove ore di volo che sono servite per attraversare l’Oceano. La faccia un po’ così, soprattutto stanca. Ma anche un vortice di sensazioni addosso che lo tengono non sereno, sicuramente in apprensione per la scelta della vita. Quando varca le porte scorrevoli dell’aeroporto, un altro italiano, titolare di una pasticceria nel downtown, gli chiede se sia tutto vero. "Mi ha risposto che così va la vita, che così va il calcio" racconta poi il tifoso. Che aggiunge: "A me ha detto che ci va, in Nazionale".
Firma e silenzio — E’ a quel punto che Prandelli incontra quella maglia bianca: Antonio, capelli bianchi e maglia della Fiorentina addosso con vecchio sponsor, sciarpa e moglie accanto, gli pone la casacca bianca con scritto Italia. Lui firma, saluta, fa due chiacchiere, due foto e se ne va. Oggi primo allenamento, e domenica primissima amichevole contro l’Impact. Il silenzio stampa del tecnico sta per finire, ma le verità sembrano ormai scritte.