Il cervello umano è una macchina perfetta ma a volte piccoli blocchi lo mandano in crisi: non riusciamo a ricordare alcune parole e ci sembra di aver già vissuto fatti e situazioni. Recenti ricerche spiegano perchè.
Discorsi che si inceppano, parole che non vengono in mente e fastidiosi déjà vu: si tratta di piccole anomalie nel funzionamento del cervello capitate più o meno a tutti e che recentemente sono state spiegate da due ricerche condotte negli Stati Uniti. La dottoressa Jennie Pyers, psicologa al Wellesley College nel Massachusetts, spiega che i lapsus linguistici sono molto più frequenti nelle persone bilingue che nei monolingue: chi parla due idiomi conosce il doppio delle parole rispetto agli altri e quindi ha il doppio di possibilità di non ricordare un termine specifico durante un discorso.
Gesti muti. La Pyers ha condotto un singolare esperimento su 11 ispano americani bilingue e su 22 anglofoni che conoscono il linguaggio dei segni. A tutti ha mostrato le immagini di oggetti un po’strani come oscilloscopi, roncole e metronomi e ha chiesto loro di riconoscerle e nominarle entro pochi secondi. I due gruppi hanno manifestato lo stesso numero di incertezze, circa 12 su 52 immagini visionate: la metà di quelle avute dal gruppo di controllo composto da monolingue puri. Secondo i ricercatori questo dato può essere spiegato dalla limitata capacità di attenzione del nostro cervello: quando due termini dal suono diverso ma simile competono per essere pronunciati, o espressi con un gesto, la nostra capacità di parola va in tilt. E la parola ci si ferma sulle labbra.
Chi l’ha (già) visto? Anche i déjà vu sono riconducibili a problemi di attenzione. Alan Brown, psicologo presso la Southern Methodist University di Dallas, ha mostrato a un gruppo di volontari dei filmati con sequenze di immagini senza un particolare significato e ha nascosto al loro interno dei simboli sconosciuti che comparivano soli per pochi millisecondi. Ha poi mostrato questi simboli ai volontari chiedendo loro se li avevano già visti prima: il 22% di loro ha dichiarato di averli visti molto prima del test. Secondo Brown questo dato confermerebbe la teoria che spiega i déjà vu come brevi istanti durante i quali il cervello è ingannato da stimoli visivi ricevuti solo pochi istanti prima.
Fonte; focus
Discorsi che si inceppano, parole che non vengono in mente e fastidiosi déjà vu: si tratta di piccole anomalie nel funzionamento del cervello capitate più o meno a tutti e che recentemente sono state spiegate da due ricerche condotte negli Stati Uniti. La dottoressa Jennie Pyers, psicologa al Wellesley College nel Massachusetts, spiega che i lapsus linguistici sono molto più frequenti nelle persone bilingue che nei monolingue: chi parla due idiomi conosce il doppio delle parole rispetto agli altri e quindi ha il doppio di possibilità di non ricordare un termine specifico durante un discorso.
Gesti muti. La Pyers ha condotto un singolare esperimento su 11 ispano americani bilingue e su 22 anglofoni che conoscono il linguaggio dei segni. A tutti ha mostrato le immagini di oggetti un po’strani come oscilloscopi, roncole e metronomi e ha chiesto loro di riconoscerle e nominarle entro pochi secondi. I due gruppi hanno manifestato lo stesso numero di incertezze, circa 12 su 52 immagini visionate: la metà di quelle avute dal gruppo di controllo composto da monolingue puri. Secondo i ricercatori questo dato può essere spiegato dalla limitata capacità di attenzione del nostro cervello: quando due termini dal suono diverso ma simile competono per essere pronunciati, o espressi con un gesto, la nostra capacità di parola va in tilt. E la parola ci si ferma sulle labbra.
Chi l’ha (già) visto? Anche i déjà vu sono riconducibili a problemi di attenzione. Alan Brown, psicologo presso la Southern Methodist University di Dallas, ha mostrato a un gruppo di volontari dei filmati con sequenze di immagini senza un particolare significato e ha nascosto al loro interno dei simboli sconosciuti che comparivano soli per pochi millisecondi. Ha poi mostrato questi simboli ai volontari chiedendo loro se li avevano già visti prima: il 22% di loro ha dichiarato di averli visti molto prima del test. Secondo Brown questo dato confermerebbe la teoria che spiega i déjà vu come brevi istanti durante i quali il cervello è ingannato da stimoli visivi ricevuti solo pochi istanti prima.