- 7 Giugno 2007
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Need For Speed: ProStreet
Catalizzato l’interesse nei confronti delle versioni next-gen, da qualche tempo a questa parte, molti adattamenti PS2 di giochi multipiattaforma godono di una scarsa pubblicità che li rende nettamente più esposti al temuto dimenticatoio rispetto agli altri. Anche l'edizione per la consolle Sony a 128 bit di Need For Speed: Pro Street, l’ultimo capitolo dell’altalenante serie, arriva in punta di piedi, soverchiato dall’hype indiscutibilmente superiore che la versione Ps3 e Xbox 360 sono in grado di riscuotere. Naturalmente però, a livello di contenuti, le tre versioni si equivalgono, non tenendo conto dell’online. Anche qui gas a manetta, tuning da paura e corse non stop dominano la situazione, proprio come lo spirito della saga impone. Allora non ci resta che partire, sperando di non incappare in incidenti di percorso davvero poco piacevoli.
Insomma EA ci riprova. Need for Speed è tornato.
E' lui o non lui?
E’ bene mettere le cose in chiaro. Need for Speed sarà pure tornato, ma non è più lo stesso. EA ha deciso di voltare pagina una volta per tutte e lasciarsi dietro quelle gare clandestine e inseguimenti mozzafiato che per tanto tempo hanno rappresentato il marchio di fabbrica della saga. L’illegale ha lasciato posto a qualcosa di più ufficioso e lecito, che può essere fatto tranquillamente alla luce del sole. Che poi qualcuno la definisca rivoluzione o "snaturalizzazione" conta poco, la maniera in cui questa scelta incide sull’esperienza ludica può variare da caso a caso, e pertanto non ci sembra giusto pronunciarci sulla discussione. Non ci resta allora che fare retromarcia e tornare alle corse. I circuiti sui quali sfreccerete saranno dislocati in varie parti del mondo e nel pre-gara, un’organizzazione specializzata si prenderà cura della scenografia e dell’intrattenimento del pubblico, affidandolo ad un simpatico deejay. Nulla, insomma, è lasciato al caso e sebbene fievolmente, anche un abbozzo di trama, come da tradizione, fa la sua comparsa. Ryan Cooper, un giovane pilota emergente, fungerà da vostro alter-ego virtuale e cercherà di tramutare l’antipatia reciproca nei confronti del campione Ryo, in voglia di divenire il re della strada. Certo, ogni grande impresa che si rispetti richiede sudore e tanto lavoro ed anche qui dovrete fare la classica gavetta. Questo va tradotto col battere i cinque boss appartenenti alle altrettante categorie di gara. Ognuna di essa si compone di alcuni Race-Day nei quali Ryan Cooper sarà tenuto ad affrontare, sommariamente, quattro tipologie di sfide: grip, drift, velocità e drag. Le prime tre sostanzialmente sono già note a quel pubblico che da tempo segue le storie della serie, mentre l’ultima può essere catalogata come una novità. Difatti, se comunque l’obiettivo finale rimane quello di tagliare per primo il traguardo, sono le modalità in cui farlo che cambiano. Prima della partenza nel burnout, dovrete cercare di riscaldare al meglio le gomme in modo da avere più grip in partenza e così di seguito, accelerare lungo un rettilineo. A giocare un ruolo importante nel conseguimento della vittoria finale saranno i cavalli sfoderati dalla vettura corrente e la tempestività nel farli agire, adoperando il cambio manuale delle marce. Al primo impatto, in particolar modo per i novizi, questo sistema di guida potrebbe apparire ostico e creare non pochi grattacapi al giocatore, ma un po’ di pratica e concentrazione basteranno per familiarizzare in fretta con i controlli. Anche il parco auto proposto tutto sommato risulta considerevole, annoverando molte vetture di un certo livello. Forse il problema, se così lo si può definire, è quello di poter beneficiare delle migliori solo a carriera già ampiamente inoltrata e pertanto, bisognerà mettere prima tanto fieno in cascina per apprezzare il titolo nella sua completezza.
Non basterà più accelerare a tavoletta
Per quanto concerne il modello di guida, Pro Street intende staccarsi dallo stile puramente improntato sull’arcade che fino ad oggi aveva accompagnato la serie, e buttarsi su uno stile più simulativo, sebbene ancora ampiamente influenzato dalla componente arcade. Quel che ne è scaturito da questo commistione di generi è un’esperienza di guida piuttosto incerottata e che conta elementi che finiscono col pestarsi i piedi a vicenda. Questo si traduce con una rigidità delle vetture e una consequenziale maggiore difficoltà nel manovrarle in fase di frenata o in staccata. A compromettere le prestazioni in pista e la tenuta sull’asfalto, giocheranno una parte di rilievo anche i danni arrecati ai vostri bolidi nel corso delle gare. I graffi e le ammaccature, sintomatici di una collisione più o meno violenta, vi costeranno alcuni dei soldi guadagnati e saranno tutto sommato dislocati proprio nei punti in cui la vettura era incappata nell’urto. A dispetto di quanto possa apparire, evitare gli incidenti non sarà un gioco da ragazzi. L’IA nemica, infatti, ha raggiunto probabilmente i minimi storici e stenta a trasmettere la sensazione di sfida. Consequenzialmente, scatterà un processo a catena che man mano andrà ad intaccare il divertimento e ridurre il desiderio di reinserire il giorno successivo il dvd nella console. Tuttavia i veri appassionati potranno eludere questa incertezza, volgendo lo sguardo all’imponente tuning delle auto. Gli sviluppatori hanno profuso nuovamente molto lavoro sul cosiddetto Autosculpting delle vetture, in modo da garantire tanta facilità d’uso e proporre modelli e parametri a volontà.
Sotto l’aspetto grafico, nonostante una resa non eccelsa, gli standard complessivi sono innegabilmente di buon livello. La sensazione di velocità, utilizzando gli effetti del motion blur, è resa piuttosto bene ed anche la rifinitura degli ambienti raggiunge senza problemi la sufficienza. Le vetture vantano di modelli poligonali accettabili, ed il motore grafico riesce a gestire anche le fasi di gioco più concitate. Sono comunque presenti una serie di difetti tutt'altro che trascurabili, come ad esempio lo sgradevole effetto aliasing ai contorni delle piste e delle vetture.
Dando un’occhiata al comparto audio, la colonna sonora si dimostra in grado di garantire un'esperienza di gioco sostanzialmente piacevole; i brani che la compongono abbracciano vari generi musicali e ben si associano tra di loro. Anche i rombi delle vetture risulteranno piuttosto realistici, garantendo un’atmosfera di gara davvero credibile.
Sintesi
Con l’incessante necessità di doversi inventare annualmente qualcosa di nuovo, EA questa volta ha confezionato un Need For Speed atipico che vuole segnare una svolta decisiva per la serie, ma non ha la forza per farlo. ProStreet sembra essere rimasto a metà strada tra i richiami della tradizione e l'innovazione, indeciso nell'imboccare la via giusta. Nel complesso, grazie ad un parco auto consistente ed un comparto tecnico discreto, il titolo potrebbe anche regalare qualche ora di sano divertimento, ma l’esperienza è minata da un concept di gioco troppo stravolto ed un’IA nemica totalmente da rivedere.
Catalizzato l’interesse nei confronti delle versioni next-gen, da qualche tempo a questa parte, molti adattamenti PS2 di giochi multipiattaforma godono di una scarsa pubblicità che li rende nettamente più esposti al temuto dimenticatoio rispetto agli altri. Anche l'edizione per la consolle Sony a 128 bit di Need For Speed: Pro Street, l’ultimo capitolo dell’altalenante serie, arriva in punta di piedi, soverchiato dall’hype indiscutibilmente superiore che la versione Ps3 e Xbox 360 sono in grado di riscuotere. Naturalmente però, a livello di contenuti, le tre versioni si equivalgono, non tenendo conto dell’online. Anche qui gas a manetta, tuning da paura e corse non stop dominano la situazione, proprio come lo spirito della saga impone. Allora non ci resta che partire, sperando di non incappare in incidenti di percorso davvero poco piacevoli.
Insomma EA ci riprova. Need for Speed è tornato.
E' lui o non lui?
E’ bene mettere le cose in chiaro. Need for Speed sarà pure tornato, ma non è più lo stesso. EA ha deciso di voltare pagina una volta per tutte e lasciarsi dietro quelle gare clandestine e inseguimenti mozzafiato che per tanto tempo hanno rappresentato il marchio di fabbrica della saga. L’illegale ha lasciato posto a qualcosa di più ufficioso e lecito, che può essere fatto tranquillamente alla luce del sole. Che poi qualcuno la definisca rivoluzione o "snaturalizzazione" conta poco, la maniera in cui questa scelta incide sull’esperienza ludica può variare da caso a caso, e pertanto non ci sembra giusto pronunciarci sulla discussione. Non ci resta allora che fare retromarcia e tornare alle corse. I circuiti sui quali sfreccerete saranno dislocati in varie parti del mondo e nel pre-gara, un’organizzazione specializzata si prenderà cura della scenografia e dell’intrattenimento del pubblico, affidandolo ad un simpatico deejay. Nulla, insomma, è lasciato al caso e sebbene fievolmente, anche un abbozzo di trama, come da tradizione, fa la sua comparsa. Ryan Cooper, un giovane pilota emergente, fungerà da vostro alter-ego virtuale e cercherà di tramutare l’antipatia reciproca nei confronti del campione Ryo, in voglia di divenire il re della strada. Certo, ogni grande impresa che si rispetti richiede sudore e tanto lavoro ed anche qui dovrete fare la classica gavetta. Questo va tradotto col battere i cinque boss appartenenti alle altrettante categorie di gara. Ognuna di essa si compone di alcuni Race-Day nei quali Ryan Cooper sarà tenuto ad affrontare, sommariamente, quattro tipologie di sfide: grip, drift, velocità e drag. Le prime tre sostanzialmente sono già note a quel pubblico che da tempo segue le storie della serie, mentre l’ultima può essere catalogata come una novità. Difatti, se comunque l’obiettivo finale rimane quello di tagliare per primo il traguardo, sono le modalità in cui farlo che cambiano. Prima della partenza nel burnout, dovrete cercare di riscaldare al meglio le gomme in modo da avere più grip in partenza e così di seguito, accelerare lungo un rettilineo. A giocare un ruolo importante nel conseguimento della vittoria finale saranno i cavalli sfoderati dalla vettura corrente e la tempestività nel farli agire, adoperando il cambio manuale delle marce. Al primo impatto, in particolar modo per i novizi, questo sistema di guida potrebbe apparire ostico e creare non pochi grattacapi al giocatore, ma un po’ di pratica e concentrazione basteranno per familiarizzare in fretta con i controlli. Anche il parco auto proposto tutto sommato risulta considerevole, annoverando molte vetture di un certo livello. Forse il problema, se così lo si può definire, è quello di poter beneficiare delle migliori solo a carriera già ampiamente inoltrata e pertanto, bisognerà mettere prima tanto fieno in cascina per apprezzare il titolo nella sua completezza.
Non basterà più accelerare a tavoletta
Per quanto concerne il modello di guida, Pro Street intende staccarsi dallo stile puramente improntato sull’arcade che fino ad oggi aveva accompagnato la serie, e buttarsi su uno stile più simulativo, sebbene ancora ampiamente influenzato dalla componente arcade. Quel che ne è scaturito da questo commistione di generi è un’esperienza di guida piuttosto incerottata e che conta elementi che finiscono col pestarsi i piedi a vicenda. Questo si traduce con una rigidità delle vetture e una consequenziale maggiore difficoltà nel manovrarle in fase di frenata o in staccata. A compromettere le prestazioni in pista e la tenuta sull’asfalto, giocheranno una parte di rilievo anche i danni arrecati ai vostri bolidi nel corso delle gare. I graffi e le ammaccature, sintomatici di una collisione più o meno violenta, vi costeranno alcuni dei soldi guadagnati e saranno tutto sommato dislocati proprio nei punti in cui la vettura era incappata nell’urto. A dispetto di quanto possa apparire, evitare gli incidenti non sarà un gioco da ragazzi. L’IA nemica, infatti, ha raggiunto probabilmente i minimi storici e stenta a trasmettere la sensazione di sfida. Consequenzialmente, scatterà un processo a catena che man mano andrà ad intaccare il divertimento e ridurre il desiderio di reinserire il giorno successivo il dvd nella console. Tuttavia i veri appassionati potranno eludere questa incertezza, volgendo lo sguardo all’imponente tuning delle auto. Gli sviluppatori hanno profuso nuovamente molto lavoro sul cosiddetto Autosculpting delle vetture, in modo da garantire tanta facilità d’uso e proporre modelli e parametri a volontà.
Sotto l’aspetto grafico, nonostante una resa non eccelsa, gli standard complessivi sono innegabilmente di buon livello. La sensazione di velocità, utilizzando gli effetti del motion blur, è resa piuttosto bene ed anche la rifinitura degli ambienti raggiunge senza problemi la sufficienza. Le vetture vantano di modelli poligonali accettabili, ed il motore grafico riesce a gestire anche le fasi di gioco più concitate. Sono comunque presenti una serie di difetti tutt'altro che trascurabili, come ad esempio lo sgradevole effetto aliasing ai contorni delle piste e delle vetture.
Dando un’occhiata al comparto audio, la colonna sonora si dimostra in grado di garantire un'esperienza di gioco sostanzialmente piacevole; i brani che la compongono abbracciano vari generi musicali e ben si associano tra di loro. Anche i rombi delle vetture risulteranno piuttosto realistici, garantendo un’atmosfera di gara davvero credibile.
Sintesi
Con l’incessante necessità di doversi inventare annualmente qualcosa di nuovo, EA questa volta ha confezionato un Need For Speed atipico che vuole segnare una svolta decisiva per la serie, ma non ha la forza per farlo. ProStreet sembra essere rimasto a metà strada tra i richiami della tradizione e l'innovazione, indeciso nell'imboccare la via giusta. Nel complesso, grazie ad un parco auto consistente ed un comparto tecnico discreto, il titolo potrebbe anche regalare qualche ora di sano divertimento, ma l’esperienza è minata da un concept di gioco troppo stravolto ed un’IA nemica totalmente da rivedere.