Una collaboratrice di giustizia, Lea Garofalo, di 36 anni, è scomparsa mentre si trovava a Milano e si teme possa essere stata rapita e uccisa. La donna, il 5 maggio scorso, aveva subito un altro tentativo di sequestro a Campobasso, dove si era trasferita dopo avere avviato la sua collaborazione con la giustizia. La donna non era stata ammessa al programma di protezione. Sospetti sul suo convivente, arrestato giovedì.
La 36enne, nelle sue dichiarazioni, aveva fatto riferimento alle cosche di Petilia Policastro riferendo una serie di informazioni che sono al vaglio della Dda di Catanzaro. A Milano, dove è scomparsa, la donna si trovava insieme alla figlia ed a Carlo Cosco, che era il suo convivente. Secondo quanto sospettano gli investigatori, l'uomo avrebbe ordinato il sequestro perché pensava che la convivente avesse potuto fare rivelazioni sull'omicidio del fratello di lei, Floriano, ucciso in un agguato nel 2005 a Pagliarelle, una frazione di Petilia Policastro.
Scomparsa a dicembre, la figlia denunciò il fatto
Il rapimento di Lea Garofalo - da quanto si è saputo - è avvenuto a Milano lo scorso dicembre nella zona del Cimitero Monumentale. La donna si era recata nel capoluogo lombardo insieme alla figlia di 15-16 anni, avuta dal convivente Carlo, un componente della famiglia Cosco, arrestato un paio di giorni fa, per fare visita ai parenti di lui. Da quel momento Lea Garofalo è scomparsa e la figlia ha immediatamente sporto denuncia. L'inchiesta, per sequestro di persona, è affidata al pm milanese Letizia Mannella.
A quanto si è appreso, Lea Garofalo ogni volta che veniva chiamata per rendere dichiarazioni si spostava portando con sé la figlia. La donna aveva già subito un'aggressione a maggio a Campobasso nella sua abitazione. Mentre si trovava in casa con la figlia, si era presentato un uomo che si era spacciato per tecnico per riparare un guasto alla lavatrice. In quella occasione, l'uomo che era riuscito a entrare in casa, aveva cercato di ucciderla. Il principale sospettato era l'ex compagno e padre della ragazzina, Carlo Cosco, che è poi stato arrestato due giorni fa.
Avevano già tentato di ucciderla
Di Lea Garofalo si è più volte occupato il Quotidiano della Calabria, riferendo, tra l'altro, che la donna aveva subito nel maggio del 2009 un tentativo di omicidio mentre si trovava a Campobasso. A compiere il tentativo di omicidio sono stati, secondo l'accusa, il suo convivente, che sarebbe stato il mandante, ed un suo complice, Massimo Sabatino, di 37, presunto esecutore materiale. Il tentativo di omicidio non riuscì per la reazione della donna, che costrinse Sabatino alla fuga. Cosco e Sabatino sono le due persone arrestate dai carabinieri su ordine della Procura della Repubblica di Campobasso. Adesso gli inquirenti stanno cercando di capire se Cosco e Sabatino abbiano responsabilità anche nella scomparsa di Lea Garofalo.
Il tentativo di omicidio e la successiva scomparsa della donna sono stati attuati, secondo quanto è emerso dalle indagini, per vendetta dopo che Lea Garofalo aveva fatto dichiarazioni contro alcuni affiliati alle cosche di Petilia Policastro della 'ndrangheta.
La 36enne, nelle sue dichiarazioni, aveva fatto riferimento alle cosche di Petilia Policastro riferendo una serie di informazioni che sono al vaglio della Dda di Catanzaro. A Milano, dove è scomparsa, la donna si trovava insieme alla figlia ed a Carlo Cosco, che era il suo convivente. Secondo quanto sospettano gli investigatori, l'uomo avrebbe ordinato il sequestro perché pensava che la convivente avesse potuto fare rivelazioni sull'omicidio del fratello di lei, Floriano, ucciso in un agguato nel 2005 a Pagliarelle, una frazione di Petilia Policastro.
Scomparsa a dicembre, la figlia denunciò il fatto
Il rapimento di Lea Garofalo - da quanto si è saputo - è avvenuto a Milano lo scorso dicembre nella zona del Cimitero Monumentale. La donna si era recata nel capoluogo lombardo insieme alla figlia di 15-16 anni, avuta dal convivente Carlo, un componente della famiglia Cosco, arrestato un paio di giorni fa, per fare visita ai parenti di lui. Da quel momento Lea Garofalo è scomparsa e la figlia ha immediatamente sporto denuncia. L'inchiesta, per sequestro di persona, è affidata al pm milanese Letizia Mannella.
A quanto si è appreso, Lea Garofalo ogni volta che veniva chiamata per rendere dichiarazioni si spostava portando con sé la figlia. La donna aveva già subito un'aggressione a maggio a Campobasso nella sua abitazione. Mentre si trovava in casa con la figlia, si era presentato un uomo che si era spacciato per tecnico per riparare un guasto alla lavatrice. In quella occasione, l'uomo che era riuscito a entrare in casa, aveva cercato di ucciderla. Il principale sospettato era l'ex compagno e padre della ragazzina, Carlo Cosco, che è poi stato arrestato due giorni fa.
Avevano già tentato di ucciderla
Di Lea Garofalo si è più volte occupato il Quotidiano della Calabria, riferendo, tra l'altro, che la donna aveva subito nel maggio del 2009 un tentativo di omicidio mentre si trovava a Campobasso. A compiere il tentativo di omicidio sono stati, secondo l'accusa, il suo convivente, che sarebbe stato il mandante, ed un suo complice, Massimo Sabatino, di 37, presunto esecutore materiale. Il tentativo di omicidio non riuscì per la reazione della donna, che costrinse Sabatino alla fuga. Cosco e Sabatino sono le due persone arrestate dai carabinieri su ordine della Procura della Repubblica di Campobasso. Adesso gli inquirenti stanno cercando di capire se Cosco e Sabatino abbiano responsabilità anche nella scomparsa di Lea Garofalo.
Il tentativo di omicidio e la successiva scomparsa della donna sono stati attuati, secondo quanto è emerso dalle indagini, per vendetta dopo che Lea Garofalo aveva fatto dichiarazioni contro alcuni affiliati alle cosche di Petilia Policastro della 'ndrangheta.