Release Serial Killer

Grande-Peppe

Utente Colossal
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25 Ottobre 2007
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INTRODUZIONE

Un serial killer o assassino seriale è un
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plurimo, di natura
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, che uccide, con una certa regolarità nel tempo, persone spesso a lui totalmente estranee. La natura compulsiva dell'azione, in genere del tutto priva di
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, è spesso legata a traumi nella sfera
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e
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.


La scienza ha fatto passi da gigante rispetto a 150 anni fa, quando gli antropologi positivisti erano convinti che ci fosse uno stretto legame tra le caratteristiche anatomiche di un individuo e la sua attitudine criminale. Oggi ovviamente non si va a caccia di persone dal cranio bombato, bensì criminologi e psichiatri sono concordi nello stabilire che dietro a un pluriomicida ci siano traumi infantili, traumi adolescenziali, genitori violenti o del tutto assenti, vessazioni, incomprensioni, violenze psicologiche e fisiche, soprattutto a carattere sessuale. Naturalmente ci sono anche i serial killer affetti, sin dalla nascita, da malattie mentali ereditarie o genetiche, ma questi sono nettamente in minoranza.
Il 90% dei serial killer sono di sesso maschile, le donne serial killer infatti uccidono soprattutto per vendetta o tornaconto personale. Il gentil sesso preferisce strangolare o avvelenare le proprie vittime, mentre negli uomini c'è un maggior coinvolgimento fisico, perciò ricorrono alle armi, bianche o da sparo, alle mani nude..a qualsiasi cosa!
Un interessante argomento di riflessione è il fatto che la maggioranza dei serial killer è localizzata nelle aree di maggiore sviluppo, come gli Stati Uniti (che con il 90% dei casi detiene il primato) o l'Europa (l'Italia è terza al mondo, dopo l'Inghilterra), addirittura i casi registrati crescono proporzionalmente con il progresso: dal 1960 a oggi i serial killer sono praticamente raddoppiati, arrivando all'incredibile statistica di un omicida seriale ogni milione di abitanti. Potremmo dibattere ore, incolpando lo stress della vita moderna o il sistema consumistico, ma sta di fatto che con gli anni si sono affinati anche i metodi di indagine e qualche serial killer del passato potrebbe averla fatta franca, soprattutto quelli "nomadi", che non colpiscono mai nella stessa città o Stato.
Fino ai primi anni '70, periodo boom dei serial killer made in U.S.A., gli sceriffi delle varie contee non avevano un metodo per confrontarsi con avvenimenti accaduti in altre città, e così era anche nel resto del mondo. Perciò se un killer commetteva un omicidio in una piccola comunità e poi ne compieva un altro in una città a 50km di distanza, gli sceriffi delle due contee indagavano su due omicidi diversi, cercando due assassini diversi.
Oggi non è più così, grazie al lavoro dell' F.B.I., e delle polizie di tutto il mondo. Gli investigatori hanno a disposizione database di informazioni, classificazioni e potenti strumenti di comunicazione per mettere in relazione omicidi accaduti anche in Stati differenti (Crime Linkage).
In Italia agisce l'Uacv (Unità per l'analisi del crimine violento), istituita nel 1995, e composta da ispettori, fisici, chimici, biologi, psicologi, periti balistici, grafici, disegnatori, informatici. Essa agisce ogni qualvolta avvenga un delitto e a propria disposizione ha strumenti a dir poco fantascientifici, come computer in grado di ricostruire tridimensionalmente le dinamiche o di ricreare virtualmente e a dimensione umana gli eventi e i luoghi del misfatto. Come al solito, in Italia si fa un uso sbagliato delle tecnologie, ecco quindi approdare in televisione i potenti mezzi investigativi dell'Uacv, sotto forma della "SuperMoviola" ne "Il Processo di Biscardi".
Fiore all'occhiello dell'Uacv è il Sacs, un sofisticato sistema di memorizzazione, inventato a Roma e poi adottato in tutto il mondo, che consiste in una vastissima banca dati contenente foto di migliaia di scene del crimine e informazioni su migliaia di crimini diversi, dall'omicidio alla rapina, il tutto memorizzato in un sistema informatico neuronale, ovvero che riproduce le attività di elaborazione utilizzate dal cervello umano.




TIPOLOGIE DI SERIAL KILLER

Mentre le tecniche investigative e le ipotesi scientifiche si evolvevano, anche i profiler hanno lavorato sodo, elaborando negli anni numerose classificazioni e sottoclassificazioni per identificare i serial killer, tenendo conto della tipologia di vittime, del sesso dell'assassino, dell'età, del modus operandi ecc. ecc. Queste classificazioni sono talmente tante e complesse che, per evitare di cadere nella noia e nello sconforto, mi limiterò a illustrarvi la più famosa e interessante: "la Tipologia di Holmes e De Burger". Questa classificazione suddivide i serial killer in:

1. Killer Allucinati
Gravi malati mentali, affetti da psicosi. Agiscono sotto l'effetto di allucinazioni auditive o visive, legittimando i propri crimini convinti di operare per Dio, per Satana ecc. ecc.
Killer missionari - coloro che agiscono con una precisa missione: liberare il mondo da una determinata categoria, ritenuta da loro pericolosa per la società. Principali vittime di questi assassini sono le prostitute, gli omosessuali, le minoranze etniche e i religiosi.

2. Killer Edonisti
Uccidono per raggiungere il piacere. Questo piacere può essere legato a un tornaconto personale, all'eccitazione sessuale o semplicemente all'esperienza del brivido indotto da un pedinamento e dal seguente omicidio della vittima prescelta.

3. Killer Dominatori
Uccidono perché raggiungo il piacere umiliando o depezzando un innocente. Ciò gli infonde un incredibile senso di onnipotenza. Sono i più pericolosi perché una volta che hanno cominciato a uccidere non si fermano fino alla loro morte (o eventualmente fino all'arresto).
Prima di lasciare la "parola" alle biografie, una curiosità: lo sapevate che in Italia ci sono almeno 30 serial killer a piede libero e in attività?
Il più famoso è sicuramente l'attentatore del nord est,
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. Non ha mai ucciso, ma niente ci assicura che non comincerà a farlo! Nessuna idea invece su chi possa essere il killer di Asti, che ha ucciso quattro prostitute, o il mostro della Strada Statale 10, in Piemonte, che ne ha uccise due. Nemmeno il mostro delle nigeriane, che uccide solo prostitute africane, ha lasciato indizi utili. Recentemente nel veronese ne è stato arrestato uno, che aveva ucciso diverse prostitute per tutto il Veneto, ma il mostro di Modena e quello che uccide persone tra Bari e Caserta, sono ancora a spasso.
A Milano agisce uno strangolatore di prostitute, mentre nel centro Italia il killer dei pensionati conta già cinque vittime. Vanno invece a caccia di bambini il mostro di Ponticelli e il mostro di Lecce.
Continuando in escalation: il mostro di Siracusa conta già quattro vittime, il mostro di Padova tre, quello di Treviso ha ucciso tre donne mentre quello di Cuneo si accanisce sulle coppiette, già sei persone sono cadute sotto i suoi colpi. Il più terribile è sicuramente il mostro di Udine, che ha già collezionato 16 vittime senza mai commettere un errore. Sul suo caso non sono stati raccolti indizi o tracce. E chissà che qualcuno non sia riuscito a sfuggire alle classificazioni...



ALCUNI ASSASSINI...

Alieen Wuornos

aileenwuornos.jpg


Soprannome: Monster
Luogo omicidi: Florida (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1989 - 1990
Numero vittime: 7
Modus operandi: Arma da fuoco
Cattura e Provvidementi: Arrestata il 16 gennaio 1991. Condanna a morte con iniezione letale il 9 ottobre 2002


Ancora una serial killer al femminile:
Aileen Wuornos. Sulla sua storia girano un sacco di voci e di leggende. L' opinione pubblica è divisa in due sul suo caso. La sua condanna a morte ha fatto gridare allo scandalo: c'è chi ha insinuato che la corte fosse piena di pregiudizi. Noi di occhirossi.it cercheremo di esporre i fatti in maniera imparziale e ordinata. Innanzi tutto, non date retta a chi sostiene che è la prima serial killer della storia U.S.A. Ce ne sono state tante prima di lei…l'unica differenza è che Aileen Wuornos uccideva con una pistola e non con veleno, uccideva sconosciuti e non parenti o amici. Ma il suo non è comunque un caso unico. Patetica e spaccona durante tutto il processo, è stata capace di confessare che tutte e sette le sue vittime volessero stuprarla. Subito dopo si incontrava con i giornalisti e si vantava di aver avuto 250.000 rapporti sessuali. Cosa che, oltre a contraddirla, significherebbe avere 35 rapporti al giorno, per 20 anni. Una vera e propria balla insomma! Ma andiamo con ordine…
Aileen Carol Pittman nasce il 29 febbraio 1956. Suo padre, Leo Dale Pittman, non la conoscerà mai. È uno psicopatico pedofilo, morto suicida in prigione nel 1969. Sua madre, Diane Wuornos, ha sposato il folle Pittman all'età di 15 anni, ma ha chiesto e ottenuto il divorzio proprio 2 mesi prima della nascita di Aileen. Aileen non rimarrà comunque a lungo con la madre: nel 1960, Diane si stufa delle responsabilità che comporta la maternità e affida i due figli, Aileen e Keith, ai suoi genitori, Lauri e Britta Wuornos, per poi far perdere le proprie tracce. Come succede un po' a tutti i serial killer, nemmeno l'infanzia di Aileen Wuornos è felice e spensierata.
Viene allevata dai nonni materni a Troy nel Michigan, convinta che essi siano i suoi genitori. La scoperta delle vere parentele, avvenuta a 12 anni, avrà nella ragazzina delle conseguenze psicologiche che tutti possiamo immaginare. La famiglia inoltre non è certo accogliente: Lauri Wuornos è un alcolizzato, severissimo con i bambini, ricorre spesso a punizioni corporali molto violente, come le frustate con la cintura. All'età di sei anni, giocando con dell'acido e dei fiammiferi, Aileen si sfregia permanentemente la faccia, pochi anni dopo comincia ad avere rapporti sessuali con il fratello. È solo l'inizio perché, mano a mano che passano gli anni, Aileen comincia a fare sesso con chiunque capiti. All'età di 13 anni, rimane incinta.
Nel luglio dello stesso anno Britta Wuornos muore. Lo stress causatogli da quei due figli impossibili l'aveva portata all'alcolismo. Muore in preda alle convulsioni mentre il marito si guarda bene di chiamare l'ambulanza…costa troppo.
Possono andare peggio di così le cose? Si.
Nel giro di pochi anni Lauri Wuornos si suicida, Keith muore di cancro alla gola…e ad Aileen non rimane che vivere di prostituzione e autostop, in giro per la Florida e la Georgia.
Compiuti i 20 anni il fato comincia a sorriderle: Lewis Fell, un ricco 69enne presidente di un prestigioso yacht club, si innamora di lei e riesce a convincerla a convolare a nozze nel 1976. La notizia fa il giro dei giornali di gossip, Aileen ha tra le mani l'opportunità di sistemarsi a vita…ma è troppo selvaggia e autodistruttiva per capire. Tratta malissimo il marito, lo picchia fino a quando viene incarcerata per aggressione e Fell fa annullare il matrimonio con effetto immediato.
Nei 10 anni successivi,
la vita di Aileen Wuornos si snoda tra relazioni fallite, prostituzione, falsificazione di documenti, furto con scasso e rapina a mano armata. Aileen è confusa, si droga, si ubriaca e tenta un paio di volte il suicidio.
Nel 1986 c'è una novità.
Aileen, piena di rabbia e disperazione, entra in un club gay di Daytona.
Vuole provare qualcosa di nuovo, e qui una 24enne, Tyria Moore, si innamora perdutamente di lei. Per stare con Aileen, Tyria abbandona il proprio lavoro. Le due viaggiano di motel in motel, si mantengono con i soldi della prostituzione. Una vita davvero dura da sopportare, soprattutto quando il "valore" di Aileen come prostituta cala drasticamente...non è certo una bella donna. Qualcosa deve cambiare… Richard Mallory, proprietario di mezza età di un negozio di elettronica in Florida, è un uomo a cui piace davvero tanto il cambiamento. Avrà cambiato le serrature del suo appartamento almeno otto volte in tre anni, assume i dipendenti a tempo: appena finiscono il lavoro che gli ha affidato, li licenzia.
Le uniche costanti della sua vita sono sesso e alcol.
Per soddisfare questi due vizi ogni tanto sparisce dalla circolazione, va a far baldoria per giorni e giorni. Così, quando nel dicembre del 1989 Mallory non si presenta più al negozio, nessuno ci fa caso. Fino a che non viene trovata la sua Cadillac abbandonata nei pressi di Daytona. Le ricerche non durano molti giorni.
Il 13 dicembre 1989 Mallory viene ritrovato sulla Interstate 95, in Florida. È avvolto in un tappeto di gomma, ucciso da tre colpi di una calibro 22. Viene arrestata una spogliarellista, tale Chastity, che avrebbe confessato a un amico di essere lei l'assassina. Ma tutto si rivelerà essere falso: Chastity era solo ubriaca la sera della confessione all'amico, non c'entra niente. Caso archiviato.
Il primo giugno dell'anno dopo viene ritrovato un altro corpo a 40 miglia da Tampa, nella Contea di Citrus.
È un uomo, nudo, ucciso da diversi colpi di calibro 22. Vicino al cadavere giace un preservativo usato.
La vittima viene identificata il 7 giugno: si tratta di David Spears, 43 anni, di Sarasota. Spears era un camionista, partito il 19 maggio per andare a Orlando..e mai arrivato. Il suo automezzo viene ritrovato qualche giorno dopo, sulla Interstate 75: le portiere sono aperte e la targa è stata tolta. Mentre gli investigatori cercano di identificare il cadavere di David Spears, il 6 giugno viene rinvenuto un corpo nudo, sempre sulla Intestate 75, 30 miglia a sud dalla Contea di Pasco. Il cadavere è in avanzato stato di decomposizione: i medici non riescono a prendergli le impronte digitali e non possono valutare il tempo di morte, figuriamoci l'identità (oggi sappiamo che si trattava di Charles Carskaddon). Anche le 9 pallottole che ha nel suo corpo, sono corrose dalla decomposizione…ma dopo attente analisi si riesce a determinare che sono state sparate da una calibro 22.
È il 4 luglio. Una macchina esce violentemente fuori strada, siamo sulla State Road 315, vicino Orange Springs. Rhonda Bailey assiste all'incidente seduta sotto il suo portico. Dall'auto scendono due donne, si lanciano furiosamente addosso delle lattine di birra e si insultano.
Le donne si avvicinano a lei, la bruna sta zitta mentre la bionda, ferita al braccio, la implora di non chiamare la polizia, tanto non si sono fatte nulla e loro padre abita in fondo alla strada. Le ragazze risalgono sul veicolo danneggiato e ripartono.
Il viaggio dura ben poco perché l'auto smette di funzionare definitivamente. Un vigile si offre di aiutare le ragazze, ma la bionda lo allontana bestemmiando e gridando...e le due strambe ragazze si allontanano a piedi. Il giorno dopo la polizia ispeziona il veicolo abbandonato. Si tratta di una Pontiac Sunbird del 1988, grigia e a quattro porte. I vetri sono tutti spaccati e all'interno ci sono tracce di sangue. La targa è stata tolta.
Dopo numerose ricerche si risale ugualmente al proprietario:
Peter Siems, un pensionato di 65 anni, scomparso il 7 giugno mentre andava a trovare dei parenti nell'Arkansas.
Gli investigatori, capitanati da John Wisnieski, stilano immediatamente un identikit delle due donne e lo diffondono su scala nazionale. Non sono invece ottimisti sulla sorte di Siems. E hanno ragione.
Troy Burress scompare il 30 luglio, nel bel mezzo del suo tragitto di consegna. Guida un camioncino delle Salsicce Gilchrist. Quando il suo datore di lavoro viene a sapere che Buress è scomparso, si preoccupa e organizza delle squadre di ricerca.
Alle 4 del mattino trovano l'autocarro di Buress sulla State Road 19 a 20 miglia da Ocala…ma di lui nessuna traccia.
Il ritrovamento di Troy Buress avviene solo cinque giorni più tardi. Lo trova una famiglia durante un picnic, a 8 miglia dal punto dove era stato abbandonato il furgone, nella Foresta Nazionale di Ocala. Il suo corpo è stato decomposto velocemente dal caldo e dall'umidità della Florida, solo la fede nuziale ne permetterà l'identificazione.
Causa della morte: due colpi di calibro 22 al torace.
Anche questa volta tutti i sospetti si dissolvono come bolle di sapone e il caso rimane insoluto. Dick Humphreys è un investigatore 56enne del corpo speciale della Florida, specializzato in crimini contro i bambini. Una carriera di successo, la sua. In passato è stato capo della polizia in una città della Alabama.
Il 10 settembre 1990 Dick festeggia il suo 35esimo anniversario di matrimonio.
L'11 settembre 1990 Dick scompare.
Il 12 settembre viene ritrovato morto, ucciso da sette colpi di pistola (manco a dirlo, calibro 22). La sua auto viene invece ritrovata nella Contea di Suwanee.
Passano un paio di mesi e viene ritrovato un altro corpo nudo, il settimo in meno di un anno.
Si tratta di Walter Gino Antonio, 60enne camionista, riserva della polizia e guardia di sicurezza.
Gino Antonio viene trovato su una strada di accesso nella Contea di Dixie. E' morto nemmeno 24 ore prima, il 18 novembre, colpito da quattro colpi di calibro 22. La macchina viene ritrovata cinque giorni dopo, molto lontano, nella Contea di Brevard.
Il Capitano Steve Binegar, comandante della Marion County Sheriff's Criminal Investigation Division è l'unico che collega tra di loro gli omicidi e formula una sua teoria: in quelle zone nessuno si ferma più da tempo a caricare gli autostoppisti, l'omicida deve essere per forza qualcuno che non aveva nulla di minaccioso per le vittime. Doveva essere sicuramente una donna. Binegar ricorda inoltre quello strano incidente delle due donne a Orange Springs.
Così si rivolge alla stampa, chiede aiuto per rintracciare le due donne, dichiarando che sono probabilmente coinvolte nei delitti. Il cerchio si sta stringendo, cominciano a giungere le prime indicazioni utili per gli investigatori.
Un uomo di Homosassa Springs dice di aver affittato loro una roulotte 1 anno prima. Le due dissero di chiamarsi Tyria Moore e Lee.
Una donna di Tampa segnala che le donne hanno lavorato al suo motel. I loro nomi erano Tyria Moore e Susan Blahovec. Un anonimo identifica gli identikit di Ty Moore e Lee Blahovec. L'anonimo aggiunge che la bionda era una prostituta, la leader della coppia, e che erano entrambe lesbiche.
Le segnalazioni si sprecano, Aileen cambia continuamente nome, da Susan Blahovec a Cammie Marsh Greene a Lori Grody.
Il problema per gli investigatori sta nel fatto che tutti i nomi che Aileen Wuornos fornisce…esistono veramente. E si tratta proprio di donne con la fedina penale sporca.
Per loro fortuna, Aileen non è stata molto attenta. Ha lasciato un palmo insanguinato in un'auto delle vittime, una impronta digitale su una ricevuta e altre impronte utili. Riunendo assieme tutte queste informazioni e sottoponendole al computer del National Crime Information Center si arriva alla conclusione che Susan Blahovec, Cammie Marsh Greene, Lori Grody , Lee sono tutti nomi usati dalla stessa persona: Aileen Carol Wuornos.
La caccia alla Wuornos comincia il 5 gennaio 1991.
Diversi ufficiali vengono mandati in coppia a battere tutta la Georgia in cerca della donna. Ci riescono Mike Joyner e Dick Martin, camuffati da spacciatori e con i nomignoli di "Bucket" e "Drums". Non è un arresto semplice.
L'8 gennaio avvicinano la donna in un pub, ma degli agenti l' arrestano sotto il loro naso. Fatta scarcerare, riescono nuovamente ad avvicinarla, ma si accorgono che dei poliziotti in divisa li stanno pedinando e sono costretti a cacciarli. Il 9 gennaio "Bucket" e "Drums" avvicinano la donna al Last Resort pub. Sono muniti di trasmettitori e sono pronti a farla bere e confessare. Purtroppo al pub c'è una festa di bikers e, per paura che Aileen scappi con uno di loro, sono costretti a procedere all'arresto.
Aileen viene dichiarata in arresto con il nome di Lori Grody, per aver acquistato illecitamente delle armi. Non viene fatta nessuna menzione agli omicidi e non viene comunicato nulla alla stampa. Le prove infatti non bastano a condannarla e gli investigatori hanno in mente un piano.
Per realizzarlo gli serve Tyria Moore.
Tyria è scappata. Ha abbandonato quella donna rabbiosa e violenta, non ce la faceva più a fare quella vita. Inoltre temeva che prima o poi Aileen le avrebbe fatto del male.
La polizia la localizza il 10 gennaio, a Pittston nella Pennsylvania. Gli investigatori la interrogano e la convincono facilmente a collaborare: Tyria ha paura di Aileen e si rende subito disponibile.
La ragazza viene portata in un motel a Daytona e messa in comunicazione telefonica con Aileen in carcere. Le due parlano per 3 giorni di fila, Aileen è convinta di essere in galera per quella stupidaggine ed è sicura che presto ne uscirà.
Le domande insistenti di Tyria a proposito degli omicidi però la insospettiscono, Aileen comincia a parlare in codice per non farsi comprendere: ha capito che le telefonate sono intercettate. È il 16 gennaio quando Aileen Wuornos getta finalmente la spugna, per paura che succeda qualcosa alla sua amica Tyria: "Ti coprirò perché tu sei innocente. Non voglio farti finire in galera. Senti, se devo fare una confessione, allora la farò."
EPILOGO
Come promesso, la prima cosa che fa Aileen in sede di interrogatorio è proprio scagionare Tyria.
Tutto il resto della confessione è un baraccone senza precedenti. Nonostante il suo avvocato le suggerisca di non farlo, Aileen comincia a raccontare tutti gli omicidi in maniera strana. Dice di aver ucciso sempre per legittima difesa, perché quegli uomini l'avevano
rapita, picchiata e violentata.
Ogni volta Aileen aggiunge particolari, ne cambia alcuni, ingrandisce a dismisura le storie, si rende poco credibile. Ci mette molta enfasi nel dire che lei non ha nessuna colpa. Addirittura, quando qualcosa della sua deposizione non le piace, perché magari la incolpa, cambia immediatamente tutto, sconvolgendo ogni dettaglio precedente e creando scenari poco realistici.
Aileen comincia a sentirsi famosa, è su tutti i giornali, in televisione. La intervistano e le arrivano offerte monetarie per l'acquisizione di diritti cinematografici e letterari. Firma i diritti per due film, 1 opera teatrale e numerosissimi libri, ignorando forse che in Florida c'è una legge che condanna i criminali che cercano di trarre profitto dalle loro storie.
Presa dalla megalomania, la donna comincia a raccontare la sua storia a chiunque: impiegati, secondini, giornalisti, compagne di cella. Ogni volta la sua storia cambia, si arricchisce di particolari che evidenziano la sua eroicità e il suo status di vittima innocente.
La storia di Aileen Wuornos assume una piega ancora più patetica quando emerge la figura di Arlene Pralle, una 44enne appartenente alla setta dei Cristiani Rinati.
La donna, dopo aver visto la foto di Aileen sul giornale, decide di scriverle una lunga e accorata lettera "sotto consiglio di Gesù stesso." Tramite questa missiva, la folle 44enne convince Aileen a cambiare avvocati ma non si limiterà a questo.
Da questo momento Arlene Pralle diventa lo strenuo difensore della serial killer, gestisce i suoi contatti con la stampa, compare negli show televisivi e cerca di convincere l'opinione pubblica che la vera Aileen Wuornos è una buona persona che non può essere condannata. Insomma, se già non bastava Aileen ad ingrandire la propria storia, adesso ci pensa anche Arlene Pralle.
La follia raggiunge l'apice quando, il 22 novembre 1991, Arlene Pralle e suo marito adottano giuridicamente Aileen Wuornos. Mentre la "nuova" madre di Aileen cerca di impietosire la stampa sulla sorte di sua "figlia" e a spargere cattive voci sugli investigatori che l'hanno arrestata, gli avvocati della Wuornos scelgono la strada della legittima difesa.
Nonostante tutto, tra il 27 gennaio e il 31 marzo 1992, Aileen Wuornos viene condannata 6 volte alla sedia elettrica in 6 processi. Le viene risparmiato l'omicidio di Peter Siems poiché il cadavere dell'uomo non è mai stato ritrovato.
Dopo la prima condanna gli agenti hanno dovuto placare l' ira di Aileen: la donna si è infatti alzata in piedi, scagliandosi contro la giura e urlando "Io sono innocente! Sono stata violentata! Spero che violentino pure voi, brutta feccia! ".
Durante gli altri processi Aileen ha provato anche a cambiare le versioni dei fatti: solo Mallory l'avrebbe violentata, gli altri stavano per farlo…ma lei li ha anticipati uccidendoli.
Dopo questa nuova confessione, il 15 maggio 1992, Aileen si è voltata verso il giudice e ha sibilato "spero che anche tua moglie e i tuoi figli siano sodomizzati..".
Infine, durante la lettura di una delle condanne a morte, la donna ha completato il suo teatrino facendo gestacci e insultando tutti i presenti.
Nemmeno la scoperta che Mallory era stato in galera per 10 anni per violenze sessuali l'ha aiutata.
Nel 2002 Aileen scrive una lettera alla corte suprema dove dice che odia la vita umana e vorrebbe uccidere ancora.
Il governatore Job Bush ordina un'immediata perizia psichiatrica. Da questa emerge che la donna è in grado di intendere e volere e che vuole veramente farla finita, perciò le viene permesso di licenziare i suoi avvocati e di ritirare tutti gli appelli.
Alle 9.47 della mattina di mercoledì 9 ottobre 2002, Aileen Wuornos è stata giustiziata con l'iniezione letale (la sedia elettrica era appena stata abolita).
Tra il vasto materiale mediatico sulla figura della prostituta assassina, vi consigliamo due opere completamente diverse tra loro: il primo è "
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", film del 2004 , con Charlize Theron nel ruolo di Aileen e Christina Ricci nel ruolo di Tyria. In questo film moltissime cose sono state cambiate, viene dato molto peso alla storia d'amore tra le due donne e la figura di Aileen ne esce interessante e compassionevole.
D'altro avviso è invece il documentario di 87 minuti realizzato nel 1993 da Nick Broomfield. L'uomo fu l'ultimo a intervistare Aileen Wuornos prima dell'iniezione. Dopo l'incontro, appena uscito dal carcere, le prime parole di Broomfield sono state: "Ecco una persona che ha completamente perso la propria mente in preda alla rabbia.."
"I'd just like to say I'm sailing with the Rock and I'll be back like Independence Day with Jesus, June 6, like the movie, big mothership and all. I'll be back." (Le ultime parole di Aileen Wuornos. The Rock è un riferimento Biblico alla figura di Gesù Cristo)



Jack Lo Squartatore



Jack-the-ripper.jpg
Soprannome: Jack lo Squartatore
Luogo omicidi: Londra (Inghilterra)
Periodo omicidi: 1888
Numero vittime: 5 +
Modus operandi: squartatore di prostitute
Cattura e Provvidementi: mai catturato


J
ack The Ripper (o se volete, Jack Lo Squartatore) è ormai una leggenda, su di lui è stato scritto di tutto, sono stati girati dei film. Lo Squartatore fu uno dei primi criminali della storia ad esser classificato come "serial killer", ma la sua storia è molto diversa da quelle che siamo abituati a sentire sugli assassini seriali: Jack non è stato arrestato né condannato, contro di lui non esiste nessuna prova, non ha mai commesso errori e non è mai stato possibile associare un volto a quelle mani assassine, tremendamente precise.
Gli inquirenti hanno brancolato a lungo nel buio, a loro disposizione solo una manciata di indizi, alcuni dei quali mandati via posta dallo stesso Ripper, qualche sommaria descrizione di testimoni oculari, e tantissime ipotesi.
Nonostante tutto, a distanza di quasi 120 anni, Scotland Yard mantiene ancora aperto il fascicolo su Jack Lo Squartatore. La speranza è sempre l'ultima a morire…
GLI AVVENIMENTI
L'anno maledetto è il 1888, tra il 31 Agosto e il 9 Novembre. Lo scenario invece è l'oscuro e nebbioso quartiere di Whitechapel, East End. Una zona mal frequentata e dove è normale rinvenire vittime di omicidi: furti, regolamenti di conti, liti tra ubriachi. Ma la storia di Jack The Ripper attirerà sin da subito l'attenzione dell'intero globo, perché sin da subito tutti comprenderanno che si tratta di una storia diversa dal solito.
L'orrore comincia all'alba di venerdì 31 Agosto, nella strada di Buck's Row, quando uno scaricatore di porto rinviene il cadavere sgozzato, e privato degli organi interni, di Mary Ann Nichols. Mary Ann era una prostituta e un'alcolizzata, passava le nottate divisa tra i propri clienti e qualche bicchiere bevuto nei ricoveri per i poveri.
Anche le vittime successive saranno prostitute, così come il modus operandi sarà sempre lo stesso: Jack fronteggia la donna in un angolo buio di qualche strada di Whitechapel e le afferra la gola, stringendo per soffocarla, fino a che la sventurata non perde i sensi. Le più "fortunate" muoiono per asfissia, ma le più sfortunate svengono solamente. A questo punto infatti Lo Squartatore le adagia per terra e comincia a tagliare la gola con una furia che è pari soltanto alla sua certosina precisione. Arriva quasi alla decapitazione della testa, poi si lancia sugli organi interni e sul resto del corpo: Jack è capace di rimuovere un rene senza toccare altre parti, può esportare l'intera parte genitale con un solo taglio netto. Inutile aggiungere che le parti rimosse diverranno suoi trofei.
L'8 settembre 1888 l'assassino di Whitechapel torna a far parlare di se. La seconda vittima si chiama Annie Chapman, ha 46 anni e fa la prostituta. Il suo corpo viene ritrovato a Hanbury Street, incredibilmente martoriato: l'addome è aperto, gli intestini sono stati rimossi. Alcune interiora sono sparse sul pavimento, altre sono state semplicemente poggiate sul petto della donna. La vagina è stata rimossa con grande precisione. Vicino al corpo della donna sono raccolte tutte le sue cose, disposte quasi ad arte e, insieme ad esse, c'è un bigliettino con una piccola firma: Jack The Ripper.
Alcuni testimoni oculari dicono di aver visto aggirarsi un uomo di bassa statura, con un cappotto scuro e con una valigia nera nella mano sinistra.
Gli efferati delitti terrorizzano l'opinione pubblica al punto che il misero quartiere di Whitechapel si riempie ben presto di pattuglie speciali di Scotland Yard, supportate da poliziotti in borghese e da semplici sorveglianti.
I giornalisti e i londinesi cominciano a lanciare le prime ipotesi: Jack adesso è un dottore o uno studente di medicina, ora è un dipendente dell'obitorio, poi è un macellaio. Come al solito si parla tanto, e si sa molto poco.
In questo scenario grottesco Jack sembra divertirsi un mondo. Il killer comincia a scrivere delle lettere, la prima delle quali viene recapitata al direttore del Central News, una sorta di Ansa inglese. Non arriveranno solo lettere però. Jack spedirà dei pacchetti contenenti organi umani, orecchie, reni. Insomma, Lo Squartatore non perde occasione per umiliare e provocare chi è sulle sue tracce. Questo suo comportamento ha non poco ispirato tonnellate di letteratura e cinematografia thriller: chi non ha mai visto un film, o letto un libro, nel quale il killer si prende gioco della polizia, magari annunciando il suo prossimo delitto?
"Dear Boss,
I keep on hearing the police have caught me but they wont fix me just yet. I have laughed when they look so clever and talk about being on the right track. That joke about Leather Apron gave me real fits. I am down on whores and I shant quit ripping them till I do get buckled. Grand work the last job was. I gave the lady no time to squeal. How can they catch me now. I love my work and want to start again. You will soon hear of me with my funny little games. I saved some of the proper red stuff in a ginger beer bottle over the last job to write with but it went thick like glue and I cant use it. Red ink is fit enough I hope ha. ha. The next job I do I shall clip the ladys ears off and send to the police officers just for jolly wouldn't you. Keep this letter back till I do a bit more work, then give it out straight. My knife's so nice and sharp I want to get to work right away if I get a chance. Good Luck.

Yours truly,
Jack the Ripper.

Dont mind me giving the trade name.
PS Wasnt good enough to post this before I got all the red ink off my hands curse it No luck yet. They say I'm a doctor now. ha ha"
(Trad. "Caro Direttore,/continuo a sentire in giro che la polizia mi ha catturato, ma non lo faranno ancora. Ho riso di gusto quando loro, atteggiandosi da intelligenti, hanno dichiarato di essere sulla pista giusta. Quella barzelletta sul Grembiule di Cuoio mi ha divertito. Ce l'ho con le prostitute e non finirò di squartarle fino a che non verrò catturato. L'ultimo lavoro è stato davvero buono. Non le ho dato nemmeno il tempo per strillare. Come mi prenderanno adesso? Io amo il mio lavoro e voglio cominciare di nuovo. Sentirai presto parlare di me e dei miei giochi divertenti. Ho salvato un po' del sangue dall'ultimo lavoro e ho provato a conservarlo in una bottiglia di birra per scriverti, ma è presto diventato come colla e non ho potuto usarlo. Spero che l'inchiostro rosso sia abbastanza adatto ah ah! Al prossimo lavoro strapperò le orecchie della donna e le spedirò alla polizia, giusto per divertimento. Tieni questa lettera fino a quando non colpirò nuovamente, quindi distribuiscila. Il mio coltello è così efficiente e affilato, non vedo l'ora di compiere un altro lavoretto appena ne avrò l'occasione. Buona fortuna./Sinceramente vostro,/Jack The Ripper./P.S. Non sono stato abbastanza bravo per scrivere questa lettera prima di sporcarmi tutte le mani di inchiostro rosso, non sono proprio fortunato. Adesso dicono che sono un dottore. Ha ha!")
Tra una provocazione e l'altra, Jack Lo Squartatore continua ad uccidere.
La notte del 31 settembre 1888 sarà ricordata come una notte di sangue: a un miglio di distanza l'una dall'altra vengono uccise le prostitute Elizabeth Stride (a Berner Street) e Catharine Eddowes. Entrambe vengono mutilate e accoltellate numerose volte con un bisturi, diversi organi non verranno ritrovati. O almeno non verranno ritrovati sul posto: il 16 ottobre il buon Jack decide infatti di mandare a George Lusk (capo del comitato di vigilanza di Whitechapel) un pacchetto contenente un rene di Catharine Eddowes. Conservato nell'aceto, il rene era allegato alla famosa lettera "From Hell".
"From hell.
Mr Lusk,
Sor
I send you half the Kidne I took from one woman and prasarved it for you tother piece I fried and ate it was very nise. I may send you the bloody knif that took it out if you only wate a whil longer"
(Trad. "Dall'Inferno./ Mr Lusk,/Salve/Le spedisco metà del rene che ho preso da una donna e che ho preservato per lei. L'altro pezzo l'ho fritto e l'ho mangiato, era molto buono. Le posso mandare anche il coltello insanguinato con il quale ho estratto il rene se lei è disposto ad aspettare ancora un po'.")
La voce che Jack The Ripper sarebbe anche un cannibale non fa altro che aumentare il terrore degli inglesi. Le forze di polizia presenti nel quartiere di Whitechapel vengono rinforzate, si passa a metodi d'investigazione alquanto bizzarri: si arriva addirittura a fotografare, esportare e analizzare la retina di una delle vittime, nella speranza che vi sia rimasta impressa l'immagine di Jack.
Decine e decine saranno gli arresti a tappeto, ma nessuno dei fermati pare essere l'assassino. Come lo si scopre? Perché mentre tutte queste persone sono in galera, in qualità di "presunti" colpevoli, Jack The Ripper colpisce ancora.
È il 9 novembre, sempre nello stesso quartiere dell'East End, a Dorset Street.
Mary Jane Kelly, una giovane prostituta, è la quinta vittima. A trovarla è il padrone della casa in cui vive, venuto a riscuotere l'affitto: dopo aver bussato, l'esoso padrone si è affacciato dalla finestra rotta. Lo spettacolo che gli si è presentato davanti agli occhi è uno di quelli che non si dimentica mai.
Uno dei medici legali accorsi sul posto commenterà così: "Sembra che sia stata aggredita da un branco di leoni affamati!"
In effetti la povera Mary Jane ha avuto la sorte peggiore di tutte le vittime dello Squartatore: è stata quasi decapitata con un colpo solo, la sua vagina è stata asportata con violenza e gettata ai piedi del letto, i seni e le orecchie recisi e poggiati su un comodino insieme allo stomaco e a un polmone, gli intestini e tutti gli altri organi interni sono sparsi per la stanza. Sul letto, sulle pareti e sul pavimento è tutto sangue. Il viso è stato sfregiato e reso irriconoscibile.
Il più terribile degli omicidi, ma anche l'ultimo. Così silenziosamente come era emerso dalla nebbia di Whitechapel per compiere i suoi crimini, Jack The Ripper vi scompare. Per sempre.
I SOSPETTI
I sospetti e i nomi che si sono fatti su Jack Lo Squartatore sono davvero tanti. Alcune teorie sono un po' strambe, altre risultano davvero interessanti.
Logicamente le principali teorie vedono come colpevoli personaggi morti in quel periodo o stranieri di passaggio per Londra, in modo da spiegare allo stesso tempo l'improvvisa fine degli omicidi.
Il nome più noto a tutti è sicuramente quello di Montague John Druitt, un avvocato inglese, nipote di noti chirurgi, ma a detta di tutti privo di alcuna nozione medica. Druitt venne invitato da Scotland Yard per essere interrogato, ma non si presentò mai alla centrale di polizia. Il giorno prima infatti si era lanciato nel Tamigi, con le tasche ricolme di sassi.
Altre piste meno importanti portano a George Chapman, criminale noto per aver avvelenato e strangolato numerose prostitute e che fu impiccato proprio in quel periodo, oppure a un chirurgo americano di fama mondiale, o ancora a Michail Ostrog, medico russo mandato dagli Zar appositamente per creare scompiglio nella nemica Inghilterra, o a Francis Tumblety, misogino e collezionista di uteri. Ma anche a Claude Regnier Conder, raffinato e colto archeologo, che avrebbe ucciso tutte le prostitute che avevano saputo della sua storia adultera con Mary Kelly. Una storia d'amore evidentemente finita molto male!
Ci sono poi le ipotesi affascinanti e più improbabili, come quella di Mary Pearcey, una donna malata di mente, ribattezzata appunto Jill The Ripper, oppure l'ipotesi che l'assassino fosse addirittura Charles Lutwidge Dodgson (meglio noto come Lewis Carroll!).
Una delle più intricate è la teoria della Cospirazione Reale.
Più di un testimone giurò di aver visto William Gull, medico di corte e massone, morto di emorragia celebrale il 29 gennaio 1890, aggirarsi nei dintorni degli omicidi di Jack.
Taluni tendono a considerare lo stesso William Gull il vero colpevole, come succede nel film del 2001 con Johnny Deep ("La Vera storia di Jack Lo Squartatore" che rivoluziona anche la sorte di Mary Jane Kelly); i sostenitori della teoria della Cospirazione Reale sostengono invece che William Gull fosse solamente la spalla e la copertura di un omicida dal sangue blu: il Duca di Clarence, Alberto Vittorio, nipote della regina e potenziale erede al trono. Il giovane si era infatti ammalato di sifilide a 17 anni, in seguito ad un rapporto con una prostituta, e girava voce che avesse un forte odio per questa categoria. Partendo da queste "voci", è facile immaginarsi il Duca che si aggira per i bui vicoli di Whitechapel, accompagnato dal medico di corte, alla ricerca di prostitute da uccidere barbaramente in segno di vendetta. Magari con il benestare della casa reale.
Anche il Duca, come ogni sospetto principale, è morto distrutto dalla malattia nel 1892, a soli 24 anni.
Sempre vicina alla tesi della Cospirazione Reale, c'è la versione di Patricia Cornwell. La famosa scrittrice ha sostenuto accurate indagini sull'identità di Jack Lo Squartatore, e ha raccolto la sua teoria in un libro: "Ritratto di un assassino. Jack lo Squartatore. Caso chiuso." Secondo la Cornwell l'assassino sarebbe Walter Sickert, uno dei più noti pittori inglesi. Questi avrebbe fatto parte di una cospirazione massonica, atta a proteggere il Duca malato di sifilide. Tutta la teoria della Cornwell si basa sul quadro "Omicidio a Camden Town" che raffigura una donna nella stessa posa che aveva una delle vittime di Jack.
Per giungere a questa conclusione, la scrittrice ha sborsato una cifra intorno a 4 miliardi di lire: ha comprato tutti i quadri del pittore, alcune delle sue vecchie lettere e la sua scrivania. Ha quindi distrutto alcuni dei quadri alla ricerca di prove nascoste. L'unica cosa che ha ottenuto è però l'odio degli inglesi e le aspre critiche degli appassionati d'arte.
Risale al 1992 l'episodio più sorprendente. Un inglese annunciò al mondo di aver ritrovato nella classica "cantina polverosa" un diario, si disse che erano le memorie di Jack Lo Squartatore.
Il diario racconta le avventure di un commerciante inglese, James Maybrick, probabilmente folle, che durante i suoi viaggi si divertiva a sezionare prostitute. I particolari sono molto accurati e le descrizioni degli omicidi sono realistiche, ma indagini approfondite escludono fermamente che si tratti proprio delle memorie di Jack Lo Squartatore. Eppure molte foto di Maybrick ricordano vagamente l'identikit del Ripper…
L'ultima ipotesi di cui vi parleremo è quella che segue la pista esoterica.
Nel 1887 nasceva proprio a Londra l' "Hermetic Order of the Golden Dawn", presieduta dal mago Samuel Liddel Mathers, sposato con la sorella del filosofo Henri Bergson.
È questa una delle più importanti sette sataniche della storia, divisa in 3 ordini ("Golden Dawn in Outer", "Roseae Rubeae et Aureae Crucis" e "l'Ordine dei Capi Segreti"). Da essa sono nate tantissime sette sataniche ed esoteriche in tutto il mondo, altre la usano come punto di riferimento.
Proprio in concomitanza con la fondazione della "Golden Dawn" si registrarono a Londra parecchi crimini sessuali, facilmente riconoscibili per le mutilazioni rituali e la scomparsa di alcune parti dal corpo delle vittime. Non entreremo nel particolare di questi rituali o di queste sette sataniche per non dilungarci troppo.
Come in Italia ha preso piede l'ipotesi del Mostro di Firenze visto come esecutore di omicidi commissionati da una potente setta satanica, alla quale apparterrebbero uomini insospettabili e molto potenti, così è successo in Inghilterra per Jack Lo Squartatore.
Uno scrittore e giornalista inglese, Daniel Parson, nel 1964 ha dato alle stampe una serie di prove atte a dimostrare che Montague John Druitt apparteneva alla setta "Gli Apostoli" e che sarebbe stato ucciso (proprio come Pacciani) per volere della setta, preoccupata dal rischio di essere scoperta a causa sua. E chi sarebbe il membro altolocato e potente, a capo della setta per la quale Druitt uccideva e dalla quale è stato gettato nel Tamigi? Ebbene si, ancora lui, il Duca di Clarence, Alberto Vittorio.
Insomma, come avete visto, tra le mani abbiamo tante ipotesi e tanti sospetti…ma chi era realmente Jack The Ripper? Non lo sapremo mai, l'unica verità se l'è portata Jack nella propria tomba.
SITO UFFICIALE
Il materiale su Jack The Ripper è veramente immenso. Noi di Occhirossi.it abbiamo fatto del nostro meglio per essere il più sintetici e completi possibile, ma tante e tante cose potrebbero essere ancora scritte su questa leggendaria figura.
Per chi volesse approfondire ulteriormente, consigliamo il "Sito Ufficiale" (ormai ce l'hanno anche i killer, morti da 100 anni per giunta!) di Jack Lo Squartatore: casebook.org.
All'interno del sito si possono trovare forum, trattazioni, materiale originale dell'epoca, biografie accurate delle vittime, l'evoluzione delle indagini e tanto altro ancora. Unico requisito: sapere abbastanza bene l'inglese.
"Catch me if you Can,
Yours, Jack the Ripper
"





ERZEBET BATHORY


Countess-Bathory.jpg
Soprannome: La Contessa Sanguinaria
Luogo omicidi: Cachtice (Ungheria)
Periodo omicidi: 1600 - 1610
Numero vittime: 650 +
Modus operandi: torturava e mutilava le sue vittime
Cattura e Provvidementi: morta nel 1614 in prigione


Quello dei serial killer non è un fenomeno puramente moderno. Sono sempre esistiti i predatori di uomini, fin dalle epoche più remote. Tra il 1400 e il 1600, per esempio, sono vissuti tre dei più terribili mostri della storia:
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, eroe militare francese e violentatore di bambini che ha ispirato
De Sade, Vlad III, il conte della Valacchia he impalava i turchi e che avrebbe ispirato il personaggio di Dracula, e infine Erzsébet Báthory, la Bloody Countess, il più efferato serial killer della storia umana. Le sue vittime sono più o meno 650, forse di più.
Alla Contessa sono stati dedicati dipinti, libri, canzoni, film e siti horror, tanto da renderla un vero e proprio mito.
Vediamo di conoscere meglio la sua storia, anche se non è facile ricostruire una storia avvenuta ben tre secoli fa, soprattutto un caso come questo, che è stato tanto mitizzato e trasformato in leggenda.

Erzsébet Báthory nasce ai piedi dei Carpazi, nel 1560, da Gyrögy e Anna Báthory. In questo periodo l'Ungheria e la Romania sono sconvolte da sanguinose guerre: da una parte gli Asburgo e, dall'altra parte, i turchi ottomani, spingono per conquistare i territori di queste due nazioni.
I Báthory decidono quindi di trasferirsi in Transilvania, dove lo zio della neonata, un uomo violento e selvaggio, è il Principe. Il Principe Transilvano non è l'unico Báthory fuori dal comune: il fratello di Erzsébet è un maniaco sessuale inarrestabile, nessuna donna o bambina è al sicuro nei suoi pressi; sua zia è stata incarcerata perché strega e lesbica, un altro zio è un alchimista e un adoratore del demonio. Come se non bastasse, la balia, alla quale viene affidata la Contessina, è dedita alla magia nera, e si dice utilizzi sangue e ossa di bambini per fare degli incantesimi.
Erzsébet non è una bambina facile, né la vita è facile per lei: la giovane soffre di convulsioni, di scatti d'ira e di attacchi di epilessia. Con l'adolescenza si dimostrerà anche promiscua, tanto che, a 14 anni, resta incinta di un contadino.
Tutti questi sintomi, considerato il fatto che la malattia mentale non è una rarità tra i Báthory, portano facilmente a presupporre che in Erzsébet sia nato già con qualche disturbo al cervello.

All'età di 15, Erzsébet è costretta a sposare il Conte Ferencz Nád:emoji_relieved:y, il più grande guerriero nazionale, spesso costretto a stare via di casa.
Durante una delle tante assenze del marito, su consiglio della sua balia, la giovane Contessa si avvicina alla magia nera. Tanto per iniziare, si procura subito una pergamena fatta di amnio (= la membrana che protegge i bambini nell'addome della madre), sulla quale c'è scritto con il sangue un incantesimo del dio Isten. L'incantesimo promette salute, lunga vita e protezione: i nemici del seguace di Isten verranno aggrediti e uccisi da un "esercito" di 99 gatti. Erzsébet non si separerà mai da questa pergamena.
Poco tempo dopo, la Contessa si trasferisce al castello di Sarvar, nel quale sfoga i propri impulsi violenti sui propri servitori. Nel 1600, non è cosa rara che gli aristocratici prendano a bastonate o addirittura uccidano i servi che hanno sbagliato. Molto probabilmente questa cosa non è stata molto d'aiuto per la sanità mentale di Erzsébet.

Da brava aristocratica, la Báthoryè narcisista e vanitosa, cambia abbigliamento anche sei volte al giorno, e passa ore ad ammirare la propria bellezza in numerosi specchi.
Utilizza ogni tipo di unguento e preparato che possa mantenere giovane e pallida la sua pelle. Esige che, chiunque la incroci, faccia un elogio alla sua bellezza.

Non si sa bene se Nád:emoji_relieved:y fosse complice della moglie o se tollerasse le sue stranezze, ma è sicuro che sia stato lui a insegnarle molti trucchi del "mestiere".
Anche Nád:emoji_relieved:y, come ogni aristocratico, è molto violento con la servitù: il suo metodo punitivo preferito è quello di cospargere i servi di miele, e di lasciarli legati a un muro, mentre vengono mangiati dalle api. Ma non è l'unico tipo di tortura che l'uomo insegnerà alla moglie: le spiega anche come far morire congelata una persona, tenendola nuda all'aperto, d'inverno, versandogli continuamente dell'acqua fredda addosso.
Per dimostrare il suo amore, Nád:emoji_relieved:y, manda alla moglie gli incantesimi e le magie che impara quando è in battaglia in terre lontane e la Contessa, in cambio, tiene con lui una fitta corrispondenza, nella quale gli confida tutti i rituali e le nefandezze che compie nel castello in sua assenza. Ecco uno spezzone tratto da una di queste lettere: "Thurko mi ha insegnato un nuovo incantesimo. Prendi una gallina nera e colpiscila con un bastone bianco, fino alla morte. Raccogli il sangue della gallina e cerca di imbrattare con esso un abito del tuo nemico. Gli capiterà presto una disgrazia."
Nonostante queste "particolari smancerie", la coppia non è fedele. Erzsébet ha innumerevoli amanti, anche se preferisce di gran lunga il sesso lesbico.

Ben presto la Contessa forma un vero e proprio entourage di esperti in magia, alchimia e stregoneria. Vivono nel castello e le insegnano le loro arti. Tra essi vi è un nobile dalla pelle pallida e dai capelli lunghi e scuri, che pratica il vampirismo.
Le leggende dicono che questo uomo era un vampiro vero: di notte Erzsébet usciva con lui e tornava da sola, con del sangue intorno alla bocca.

Nel 1601 Nád:emoji_relieved:y si ammala, perde una gamba per cancrena e, dopo 3 anni passati nel proprio letto, muore, lasciando vedova la Contessa 44enne. La donna si trasferisce nei possedimenti di Vienna ma, colta dalla noia, decide di tornare alle sue torture in Ungheria.
In questo periodo, donne giovani e bambini cominciano a scomparire dai villaggi. I parenti non sanno cosa fare, né a chi rivolgersi: tutti hanno notato lo stemma di Nád:emoji_relieved:y sulla carrozza che si è portata via i loro cari, ma puntare il dito contro un nobile potrebbe causargli molti guai.
Anno dopo anno, continuano i rapimenti e i villici sono costretti a stare a guardare: è ancora vivo il ricordo di una rivolta del 1524, sedata con il sangue dai nobili. Ahimè il loro destino è subire in silenzio il voleri dei nobili, anche di quelli pazzi.

Erzsébet adesca le ragazze con la scusa di prenderle in servitù al castello, poi le sbatte nelle celle dei sotterranei. Le sventurate vengono picchiate ripetutamente, fino a che i loro corpi non si gonfiano. Spesso la Contessa non si limita ad assistere, ma è lei stessa a infierire sulle giovani vittime. Ogni volta che i vestiti si sporcano troppo di sangue, le fa cambiare, poi ricomincia con le botte. I corpi gonfi vengono poi tagliati con dei rasoi e lasciati sanguinare a morte. Alle più sfortunate vengono cicatrizzate le ferite con il fuoco, allungando così le loro sofferenze per molti altri giorni.
Ad alcune vittime viene cucita la bocca, altre vengono costrette a mangiare la propria carne, ad altre ancora viene dato fuoco ai genitali.
Quando la Contessa deve viaggiare, esige che una delle sue prigioniere segga al suo fianco sulla carrozza, sopra un sedile di aghi, mentre, quando è costretta a letto da una malattia, le vittime sono costrette a prendersi cura di lei. In cambio ricevono morsi, sputi e pugni.

Comunemente a tutti i serial killer, anche Erzsébet Báthory, con il tempo diventa più stupida e arrogante: assalita da delirio di onnipotenza e senso di sfida, comincia a osare di più, incombendo ben presto in errori madornali che le saranno letali. Erzsébet comincia infatti a rapire le figlie di altre famiglie nobili, la maggior parte delle quali non passa i 12 anni di età.
La Contessa si offre di insegnare la grazie e l'educazione alle giovani nobili e, quando queste arrivano al castello, sceglie quali rinchiudere e quali rimandare a casa.
Dopo un omicidio che la Báthory cerca di far passare come suicidio, le autorità decidono di muoversi.

È il Natale del 1610, Mathias II, Re di Ungheria, è turbato. Gli è giunta voce che, presso il castello arroccato di Csejthe, vengono tenute prigioniere delle ragazze. Forse vengono addirittura torturate e uccise. È una grande occasione per il Re: deve molti soldi alla Contessa Báthory, soldi che aveva preso in prestito da Nád:emoji_relieved:y e che adesso la Contessa richiede indietro con insistenza. Tuttavia è davvero pericoloso mettersi contro la Contessa. Suo marito è stato nominato "Eroe Nero" dell'Ungheria, per il suo eroismo contro gli invasori turchi, suo zio invece è stato Re della Polonia e Principe della Transilvania. Erzsébet ha anche amicizie con Cardinali, Principi e Re, ed è la cugina del Primo Ministro, Thurzo. Se dovesse scoprire le intenzioni del Re, diventerebbe sicuramente un pericoloso nemico politico ma, d'altra parte, è necessario scoprire se le voci sono vere.
Perciò il Re, dopo aver vagliato tutte le possibilità, decide di organizzare una missione segreta: raduna una squadra di uomini di fiducia e li manda a ispezionare il castello, con l'ordine di non farsi scoprire e di beccare la Contessa con le mani nel sacco. Grazie a una corrispondenza tra il Re e Thurzo, e grazie al diario di uno dei membri della squadra, possiamo ricostruire molto bene il racconto di quella notte di dicembre del 1610.

Gli "investigatori" del Re devono agire con la massima discrezione, di notte, cercando di non farsi scoprire. La squadra è composta da molti soldati, al capo dei quali sono il Primo Ministro, un sacerdote e il Governatore della regione.
È una notte fredda, e le torce non illuminano abbastanza il loro cammino.
Prima di procedere per il castello, gli emissari hanno interrogato qualche villico in paese: c'è chi dice di aver sentito urla di dolore provenire dal castello, altri raccontano di ragazze scomparse misteriosamente, altri ancora dicono che sono sparite almeno 9 ragazze delle famiglie nobili dei dintorni.
Dopo gli interrogatori, la squadra segreta del Re si incammina lentamente nella boscaglia, sperando di scoprire qualche passaggio segreto, o di cogliere sul fatto la Contessa.
È noto che la Báthory è una esperta di Magia Nera, e i nostri eroi hanno molta paura di essere scoperti e di subire qualche incantesimo di nascosto, perciò procedono molto lentamente, nel più totale silenzio.
La scalata della collina, sulla quale si erge la fortezza di pietra, è lunga e faticosa: sono tante le pause per riprendere fiato e per assicurarsi che nessuno li segua, ma finalmente conquistano la cima. La finestre del castello sono immerse nel buio, non ci sono tracce di guardie nei paraggi e il portone d'entrata è ormai in vista: la "squadra speciale" del Re è pronta a irrompere all'interno del maniero.

Con grande sorpresa degli invasori, il massiccio portone di legno non è sbarrato, bensì leggermente socchiuso, come ad invitarli ad entrare. Sembra quasi un classico film horror.
L'atrio è pieno di gatti, alcuni saltano addosso agli intrusi, altri soffiano e graffiano, ma niente di più. Evidentemente il dio Isten non è un grande protettore.
Qualche metro più avanti, sul gelido pavimento di pietra di una grande sala, gli emissari del Re trovano finalmente quello per cui sono venuti: una ragazza molto giovane, pallida, non del tutto vestita, è sdraiata per terra, immobile. Alcuni soldati si avvicinano, e sono costretti a constatare che le dicerie erano veritiere: la ragazza è morta ed è completamente dissanguata.
Sempre nella stessa sala, dall'altra parte, trovano un'altra ragazza. Questa è ancora viva, si lamenta, ma qualcuno le ha provocato diversi fori su tutto il corpo, tanto che ormai non c'è più niente da fare per poterla salvare.
La truppa allora procede nel proprio cammino attraverso il castello, seguendo l'odore della decomposizione che aleggia nell'aria.

Contro un pilastro, la squadra trova un'altra donna, incatenata. Qualcuno l'ha frustata a sangue, l'ha bastonata, le ha tagliato i seni e le ha provocato delle gravi ustioni su tutto il corpo.
Thurzo, che ha vissuto in quel castello da bambino, guida gli uomini ai gradini in pietra che conducono ai sotterranei. La squadra del Re è agitata e ansiosa, la loro discesa è accompagnata da urla di dolore provenienti dall'oscurità.
Nei sotterranei ci sono diverse prigioni, nelle quali sono rinchiusi donne e bambini, la maggior parte dei quali porta i segni e le cicatrici di numerose emorragie. Oggi però è il giorno fortunato di quei pochi prigionieri sani, perché i soldati aprono le celle senza fatica e li conducono fuori dal castello, verso la libertà.
Temprata dall'azione di salvataggio, la squadra del Re torna all'interno del maniero, sale ai piani alti, e si lancia alla ricerca della donna responsabile di queste atrocità.
Come già detto, questa storia sembra uscita da un film horror, perciò non ci sorprende la scena che si presenta agli occhi dei soldati: una grande torcia di fuoco illumina una stanza nella quale diversi uomini e diverse donne danno vita a un'orgia sanguinosa, nel quale sesso e torture si fondono. I soldati diranno di essere stati disgustati più da questa visione che da quella dei cadaveri.
La Contessa però non c'è, ha scoperto tutto ed è fuggita, ma la sua cattura sarà questione di pochi giorni.
In attesa del processo, Erzsébet Báthory viene rinchiusa in una sua residenza, controllata da un piccolo esercito. Non presenzierà nemmeno al processo, dichiarando che quelle avvenute nel castello sono tutte morti naturali, e che lei non può essere responsabile di azioni della natura.

Qualche giorno dopo la cattura, gli ufficiali giudiziari si presentano al castello di Csejthe per fare i sopralluoghi del caso, e per raccogliere tutte le prove che potrebbero risultare utili in sede di processo.
Non sarà un'ispezione difficile: in diverse stanze vengono ritrovate ossa e resti umani, nella camera della Contessa ci sono i vestiti e gli effetti personali di alcune ragazze scomparse. Nei sotterranei ci sono cadaveri ovunque, privati degli occhi e delle braccia, nel camino c'è un corpo annerito e non completamente bruciato. Nei dintorni del castello vengono disseppelliti molti corpi. In giardino, nel recinto dei cani, vengono trovati altri resti umani, con i quali gli animali si nutrivano.

Il processo comincia il 2 gennaio 1611, presieduto da ventuno giudici. Si susseguono moltissimi testimoni, anche 35 al giorno, soprattutto parenti delle vittime.
A tutti i servitori di Erzsébet vengono poste le stesse 11 domande, riguardo alla provenienza delle vittime, ai metodi di tortura e al coinvolgimento della Contessa.
Ficzko, un nano che lavora per la Báthory da 16 anni, dichiara di essere stato assunto con la forza. L'uomo non ricorda il numero preciso delle donne che ha contribuito ad uccidere, ma ricorda il numero delle ragazzine: 37. Cinque seppellite in una fossa, due in giardino, due in una chiesa, le altre chissà dove. Erano state adescate in paese con la scusa di un lavoro al castello e, se per caso rifiutavano, venivano prese con la forza. La Contessa le faceva legare e le pugnalava con aghi e forbici. Il nano racconta le più agghiaccianti torture, come le donne uccise a frustate, a volte ne servivano fino a 200, se non di più, o le donne uccise tagliando loro le dita e le vene con delle cesoie.
Ilona Joo, la balia di Erzsébet Báthory, ammette di aver ucciso circa 50 ragazze, infilando degli attizzatoi incandescenti nella loro bocca e nel loro naso. La "padrona" invece preferiva infilare le dita nella bocca delle ragazze e tirare, fino allo strappo della pelle, oppure dare fuoco alle loro gambe dopo averle cosparse di olio, oppure ancora tagliare con delle cesoie la pelle fra le dita. Se una ragazza moriva prima di quando la Contessa desiderasse, i servitori maschi erano costretti a mangiarla.
Darko, un altro servitore di fiducia, confessa che la Báthory usava anche applicare alle vittime delle scarpe di ferro bollente. Alcune delle ragazze rapite venivano messe all'ingrasso, perché la Contessa era convinta che in questo modo il loro sangue sarebbe aumentato. C'erano anche le favorite di Erzsébet, costrette ai trattamenti peggiori: tagliarsi da sole le braccia, essere rinchiuse in una cassa piena di spunzoni..e via dicendo.
Le testimonianze continuano, una dopo l'altra, sempre più sconvolgenti e mostruose, soprattutto quelle raccontate dai superstiti, molti dei quali segnati a vita.
Non si sa per certo a quanto ammonti il conto delle vittime della Contessa Sanguinaria. Il Re in una lettera al Primo Ministro dice 300, sui diari di Erzsébet Báthory sono annotati i nomi di circa 650 persone, ma sembra incredibile che la Contessa abbia annotato una per una le proprie vittime. I Giudici, basandosi sui resti umani trovati al castello, decidono di condannare lei e i suoi complici "solo" per 80 omicidi.

Per la "legge del taglione", molto in voga fino al ‘700, i complici della Contessa vengono sottoposti a torture, non molto differenti da quelle inflitte alle giovani vittime: ad alcuni vengono strappati gli occhi, ad altri le dita, alcuni vengono seppelliti vivi, altri ancora vengono decapitati o bruciati vivi.
Ben più difficoltosa sarà la scelta della pena per la Contessa: essa ha amicizie molto importanti che premono per gli arresti domiciliari, inoltre gode dell'immunità regia, essendo di sangue reale. Il Primo Ministro Thurzo che, come già detto, è anche il cugino di Erzsébet, insiste nel sostenere che la donna non fosse capace di intendere e di volere, che non avesse la capacità di controllare la propria rabbia.
Così, salvata dalle sue origini nobiliari, Erzsébet Báthory viene imprigionata a vita in un'ala del suo castello a Cahtice. Confinata nelle sue stanze, privata della sua magica pergamena di Isten e di tutti gli incantesimi, con gli ingressi e le finestre murate, salvo piccole fenditure per il cibo e l'aria, la Contessa dura ben poco. Tre anni dopo il confino, nell'estate del 1614, la 54enne Erzsébet muore, le guardie se ne accorgono il giorno dopo, notando che i piatti della cena non sono stati toccati.

TRA VERITÀ E LEGGENDA
Il mito della Contessa Sanguinaria è nato fin da subito. Oltre ad essere stata la serial killer più prolifica della storia è anche una delle pochissime donne che hanno praticato vampirismo e cannibalismo.
Dopo la sua morte, hanno cominciato a girare un sacco di storie e di leggende, alcune hanno un fondo di verità, altre sono completamente opere di fantasia.
Sicuramente, la leggenda che tutti abbiamo udito almeno una volta sul conto di Erzsébet Báthory è quella che la vede farsi il bagno nel sangue di giovani vergini, per tenere la pelle giovane.
La storia è emersa per la prima volta nel 1744, per mano di uno storico Ungherese, Padre Laslo Turáczi. Secondo il cattolico, un giorno Erzsébet tirò uno schiaffo a una serva, tanto forte da farle uscire del sangue dal naso. Con sua grande sorpresa, la Contessa si accorse che, dopo essersi macchiata con il sangue, la pelle della sua mano era diventata più lucida e bella, perciò, da quel giorno, decise che avrebbe fatto dei bagni nel sangue virgineo. L'idea le era stata suggerita dai suoi alchimisti di corte, secondo i quali il sangue aveva effetto solo sui nobili e solo se utilizzato alle quattro del mattino.
In molti hanno cercato di trovare una prova a questa teoria, qualche anno fa McNelly si è addirittura letto interamente gli archivi Slovacchi e Ungheresi dell'epoca, ma non è ancora stato trovato un documento abbastanza credibile, che confermi questi comportamenti macabri della Contessa.
È difficile da stabilire anche la credibilità di Turáczi, ricordiamoci che nel ‘700 la chiesa utilizzava ancora le storie di vampiri, lupi mannari e demoni per spaventare gli "eretici"..ma è anche vero che chi uccide 650 persone, infliggendo loro le più atroci torture, potrebbe essere capace di tutto. Inoltre, visto il sangue nobile della Contessa, qualche dettaglio della sua storia potrebbe essere stato censurato dai suoi contemporanei, per salvare la faccia alla nobiltà Ungherese. Melton, uno scrittore appassionato di vampirismo, ha avanzato l'ipotesi che gli archivi più imbarazzanti siano stati distrutti.

Un'altra storia interessante sulla Contessa Báthory, è quella legata alla figura del Conte Dracula. Sempre negli scritti di Padre Laslo Turáczi, si legge che la Contessa beveva sangue umano perché, secondo alcuni riti magici che aveva imparato, esso preservava la giovinezza e dava vita eterna.
È un particolare che si può leggere anche nelle pagine di altri due scrittori: Wagener nel 1785 e Sabine Baring-Gould ai primi dell'800.
In molti hanno perciò ipotizzato che il Conte Dracula, il vampiro di Bram Stoker, sia ispirato a Erzsébet Báthory e non, come tanti pensano, a Vlad III.
Vlad III, il Conte di Valacchia ed eroe nazionale Rumeno, non ha mai bevuto sangue, né esistono storie in questo senso. Si sa che era un impalatore, che infliggeva tremende torture ai suoi prigionieri di guerra, ma non aveva niente a che vedere con bagni nel sangue o con bibite ad alto contenuto emoglobinico.
La Contessa Sanguinaria invece beveva il sangue per rimanere giovane (come il vampiro di Stoker), ha vissuto molti anni in Transilvania e, secondo McNelly, lo scrittore che per primo ha avanzato questa teoria nel suo libro "Dracula era una Donna", anche il personaggio del servo, Renfield, ricorderebbe i servi sottomessi e malati di mente di Erzsébet. Dunque Bram Stoker, prima di scrivere il "Dracula", ha letto le pagine del reverendo Sabine Baring-Gould? I nemici di questa tesi dicono fermamente di no.
Quest'ipotesi viene comunque dibattuta, a colpi di libri, da molto tempo, perciò lasciamo a voi il compito di approfondirla.

Attualmente non si sa per certo se Erzébet Bathóry bevesse sangue o addirittura lo utilizzasse per fare dei bagni. Grazie però ai documenti dell'epoca, che testimoniano il numero delle sue vittime e le torture che infliggeva loro, possiamo affermare con sicurezza che la Contessa Sanguinaria è stata il serial killer più violento, più prolifico e più mostruoso della storia umana.

"Quando il tuo servitore è in pericolo, manda in suo soccorso un esercito di 99 gatti, poiché dei gatti tu sei il signore. I 99 gatti arriveranno con grande velocità e mangeranno il cuore del nemico, e del tuo servitore sarà salva la vita"
(Uno dei riti del dio Isten che probabilmente era iscritta sulla pergamena di Erzsébet Bathóry).





Charles Manson


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Soprannome: Mr Satan o Satan Manson
Luogo omicidi: California (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1968 - 1970
Numero vittime: 50 +
Modus operandi: arma da fuoco e pugnalate
Cattura e Provvidementi: ergastolo

Chi non ha mai sentito parlare di
Charles Manson? Pagine e pagine sono state scritte su questo folle. Documentari, interviste, speciali televisivi, raccolte delle sue "perle" di saggezza hippy. Spesso può capitare di leggere una sia biografia che è stata gonfiata per farlo sembrare ancora più crudele. Girano inoltre fin troppe leggende sulla sua figura ed è facile sbagliarsi.
C'è chi lo considera l'incarnazione del male e lo chiama Mr. Satana, ma c'è anche chi lo considera solamente una vittima della società, un prodotto degli anni '60. A lui, come è noto, si è ispirato il suo concittadino-rocker Brian Warner (alias Marylin Manson) per la scelta del proprio nome d'arte. È davvero una incredibile coincidenza che questo musicista, accusato da più parti di influenzare i giovani spingendoli alla violenza, abbia adottato il cognome di un folle omicida che vedeva nella musica il suo più grande sogno e che dalla musica ha tratto l'ispirazione per i suoi crimini. Ma procediamo con ordine.
Charles Manson nasce il 12 novembre 1934 nella città di Cincinnati (Ohio). Sua madre, Katleen Maddox, è una 16enne scappata di casa, scappata da una famiglia ricca di fanatismi religiosi e restrizioni, che alla ragazza stanno stretti. Katleen è un'alcolizzata e si prostituisce per vivere: in uno dei suoi rapporti occasionali viene concepito Charles, che quindi è di padre ignoto. Per lui sua madre sceglierà un cognome semplice e naturale: Manson (Man + Son = figlio dell'uomo).
Katleen non è certamente una santa donna, e spesso finisce in galera per qualche piccolo reato. Così, durante questi periodi di reclusione, il piccolo Charles viene affidato agli zii della West Virginia. Purtroppo per lui nessuno nella sua famiglia si può reputare "una persona normale".
La zia si rivela una donna perfida e fanaticamente religiosa, il marito è un crudele maschilista dalla mente instabile che chiama Charles con l'appellativo "femminuccia".
Manson ha raccontato che il primo giorno di scuola, un giorno molto importante nella vita di ogni individuo, suo zio lo ha obbligato a vestirsi da bambina, mettendolo in imbarazzo con i proprio compagni per molti anni.
Il fanatismo religioso della zia (al quale si alterna l'estremo permissivismo della madre) e i metodi subdoli che lo zio utilizza per farlo diventare un "vero uomo", mineranno non poco la sanità mentale del piccolo Charles Manson.
Il fatto che la madre faccia di tutto per sbarazzarsi di lui (lo mena a sangue, lo propone come merce di scambio per della birra, prova a darlo in adozione)
Vivere per strada, soprattutto se così giovani, non è certo facile, così Manson comincia sin da subito a campare di piccole rapine e furti d'auto. Non durerà molto questo suo approccio alla carriera criminosa, perché nel giro di pochi mesi viene arrestato e condannato al riformatorio.
fa si che Charles cresca un ragazzino pieno di rabbia e dalla personalità fortissima. Tanto che una notte il ragazzo, appena 12enne, fa fagotto e scappa di casa per sempre. Sono anni difficili quelli del riformatorio, Manson viene stuprato più volte da dei ragazzi più grandi, complici di alcune guardie guardone. L'unica fuga da questo inferno è l'evasione, ma nell'Utah il ragazzo viene nuovamente catturato e ributtato in cella, questa volta non in un riformatorio: in una galera vera nella Virginia.
Nell'istituto di sicurezza Manson sconterà la sua pena isolato da tutti, in quanto etichettato come individuo socialmente pericoloso.
Questo perché, nei primi mesi di detenzione, aveva stuprato più volte un compagno di cella, minacciandolo con un oggetto tagliente.
È il 1954 quando finisce questo suo lungo periodo dentro e fuori dalle prigioni di stato. Come abbiamo detto in precedenza, Charles è dotato di una fortissima personalità e di una grande intelligenza. Riesce così, in poche sedute di dibattito, a plagiare, raggirare e convincere la commissione per la libertà condizionata. L
a commissione infatti si lascia convincere da Charles Manson che egli è ora una persona cambiata e non più pericolosa, e l'Helter Skelter Murder è presto nuovamente a piede libero.
Effettivamente Charles sembra veramente cambiato. Si sposa con una giovane ragazza, cameriera in un fast food, e da lei nel 1955 ha un figlio: Charles Manson Jr.
Ma è una parentesi felice di ben poca durata. Mentre suo figlio è ancora in fasce Charles tira a campare con lavoretti mal pagati e furti d'auto. Questa volta il carcere che lo accoglierà si trova in California. Rilasciato, è nuovamente arrestato pochissimo tempo dopo per furto. Ma ancora una volta Manson se la cava: convince una sconosciuta (la moglie ha chiesto e ottenuto il divorzio nel periodo della precedente incarcerazione) a presentarsi in tribunale. Qui la giovane donna dichiara di essere fidanzata con l'imputato e di aspettare da lui un figlio. Arriva così una semplice condanna agli arresti domiciliari, che ovviamente Manson non rispetterà mai. Anzi,
appena rilasciato, violenta due donne a distanza di pochi giorni e, riconosciuto e catturato, questa volta si becca dieci anni nelle carceri dello Stato di Washington.
Quando finalmente Charles Manson esce dal carcere per l'ultima volta siamo nel 1967, in pieno boom della "filosofia" anni '60. In America dilaga il fenomeno degli Hippy, i figli dei fiori, e il nostro Charles non può essere da meno.
Si dedica alla chitarra per molte ore, impara a suonarla e sogna di diventare famoso. Questa sarà per lui una costante ossessione.
La chitarra non è la sua unica passione,
Manson è dedito anche alle droghe (lsd e altri allucinogeni), si appassiona oltremodo ai Beatles, tanto da rimanere convinto tutta la vita di essere il quinto Beatle mancato, e si avvicina anche al satanismo moderno. (A quanto pare, anche alcuni membri dei Beatles stessi erano interessati al satanismo moderno. Sulla copertina, ideata da Ringo Starr, di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", album uscito in quegli anni, si possono vedere le facce di alcuni personaggi che i membri della band amavano e ammiravano. Tra queste appare anche il volto dell'occultista Aleister Crowley, padre del satanismo moderno. NdA)
Sempre per rimanere in linea alla "moda" hippy,
nel 1968 Charles Manson fonda la sua comune: la famigerata Manson Family. La loro sede è stabilita nel Ranch Squeaky Gromme.
Nell'estate dello stesso anno tenta di realizzare il suo sogno musicale e si reca in uno studio discografico di Los Angeles. Inutile precisare che fallirà amaramente e che l'ossessione di diventare il quinto dei Beatles rimarrà tale.
Nella sua "famiglia" Manson ha raccolto un incredibile gruppo di sbandati: ragazzi con problemi sociali, con difficoltà a inserirsi nella società e dall'immancabile passato difficile.
Per loro lui è il guru, la mente del gruppo, il messia. Manson profetizza il suo satanismo tutto particolare, diffonde la cultura dell'olocausto razziale che porterà a un giorno in cui la razza bianca si sbarazzerà totalmente di quella nera. La famiglia, sotto la sua attenta guida, campa di furti e di qualsiasi altra attività criminale. Tra una rapina e l'altra si suona la chitarra e ci si fa di lsd.
Fino a quando non arriva l'ora delle carneficine.
9 Agosto 1969. Cielo Drive. Manson e la sua "famiglia" penetrano nella villa di Roman Polanski dove Sharon Tate, attrice e moglie del famoso regista, incinta di 8 mesi, sta accogliendo degli ospiti. La Manson Family non avrà nessuna pietà. Nessuno viene risparmiato dalle lame dei loro coltelli e in totale le vittime saranno cinque: Sharon Tate, il cugino di Polanski, due amici della coppia e il guardiano della villa. Con il sangue della donna viene scritto sulle pareti del soggiorno la frase "DEATH TO PIGS" ( = morte ai maiali). Sul frigorifero invece, sempre con il sangue, viene scritto "HELTER SKELTER" (= finimondo), il titolo di una canzone dei Beatles che racconta la fine del mondo e che a Manson piace parecchio. Dal massacro si salva solo il regista, casualmente impegnato per lavoro in un'altra città. Solo un anno prima Polanski aveva girato un film sul demonio, "
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", e adesso il demonio era entrato in casa sua.
Nel giro di pochi giorni il bagno di sangue della "famiglia" si allarga. Il 10 agosto 1969,
le vittime sono Leno LaBianca e sua moglie Rosmary: i due vengono accoltellati ripetutamente nel petto, si contano più di quaranta pugnalate a testa. Sulle pareti nuovamente compare la scritta "Death To Pigs". L'ultima vittima riconosciuta è un insegnante di musica, Gary Hinman, che qualche mese prima aveva dato ospitalità alla famiglia. Anche lui viene accoltellato, ma questa volta nessuna scritta sanguinosa compare sulle pareti.
A seguire questo intrigato caso non c'è un arguto investigatore come nei film thriller, non c'è nemmeno una squadra dell'F.B.I. o una intera centrale di polizia, ma c'è un semplice avvocato:
Vincent Bugliosi.
Solo dopo due lunghi anni di indagini, l'avvocato Bugliosi riesce a risalire a Charles Manson e a collegarlo alle scritte comparse sul luogo degli omicidi.
L'uomo non ha prove e non è sicuro che sia Manson la mente criminale della "famiglia", così si reca più volte al loro Ranch, per intervistare i ragazzi e per cercare di ricostruire in qualche maniera le vicende.
Il mosaico si va così formando piano piano davanti agli occhi di Bugliosi.
Quei giovani ventenni, apparentemente innocenti, sono tutti degli assassini spietati che agiscono sotto effetto di droghe, plagiati dal loro malvagio leader.
Quando alcuni dei ragazzi cominciano a confessare spontaneamente, per Charles Manson è finita. Tutte le confessioni dei ragazzi puntano l'indice contro di lui, testimone chiave si rivela
Linda Kasabian, la ragazza che era stata costretta a fare il palo quella maledetta sera del 9 agosto 1969.
EPILOGO
Nel 1970 comincia il processo alla Manson Family. Il processo è entrato nella storia degli U.S.A. per la sua incredibile lunghezza: solamente il dibattimento preliminare dura quasi un anno.
Alla fine anche Charles Manson arriva a confessare. Rimanendo glaciale, confessa uno dopo l'altro gli omicidi attestati e altri crimini. Viene fuori una interminabile lista di personaggi famosi che la famiglia si era prefissata di uccidere, uno dopo l'altro. Tra questi spiccano i nomi di Elisabeth Taylor, Frank Sinatra, Richard Burton, Steve McQueen e Tom Jones, ma la lista è veramente interminabile.
Perché questi obbiettivi particolari? Perché tutta questa violenza?
Charles Manson rispose che lo avevano ispirato i Beatles con la loro "Helter Skelter", il finimondo. Proprio questo voleva creare
Manson: voleva diffondere il caos.
Alcuni specialisti sono invece concordi nel correggere le dichiarazioni di Manson avanzando l'ipotesi dell'ossessione per la fama:
non essendo riuscito a diventare una rock star come aveva sempre sognato, Manson avrebbe scelto la via alternativa più facile, dei folli omicidi che attirassero l'attenzione dell'opinione pubblica.
Noi non ci sbilanciamo, ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni, anche diverse da queste due "ipotesi" ufficiali.
Il 29 marzo 1971 il processo si chiude con la condanna a morte dell'intera "famiglia". Nel 1972 lo stato della California ha abolito la pena di morte e la Manson Family è stata spostata dal braccio della morte al carcere, dove dovranno scontare innumerevoli ergastoli.
Charles Manson, nella sua intelligente pazzia, avanza con costanza la domanda per la libertà vigilata. Ogni anno, dal 1974 a oggi. La risposta è sempre la stessa: "Respinta".
Aggiornamento 2007: Manson attualmente è ancora detenuto nel carcere di Corcoran, 280 km a nordovest di Los Angeles, che ospita alcuni tra i più noti e efferati killer degli Usa, tra i quali Sirhan Bishara Sirhan, l'assassino del senatore Robert Kennedy, nel 1968.
Il 24 maggio 2007 si è tenuta l'undicesima udienza per la libertà vigilata. L'idea che Manson potesse ottenere la libertà aveva scatenato numerosi dibattiti negli USA e aveva preoccupato non poco l'opinione pubblica, ma naturalmente
la corte ha respinto ancora una volta le richieste di Charles.
Il Giudice ha ritenuto che Manson, assente in aula, nonostante i suoi 72 anni (di cui 40 trascorsi in carcere) sia ancora pericoloso per chi gli sta vicino. La prossima udienza per la libertà vigilata è possibile per legge dal 2012. Manson avrà 77 anni, ma ha già fatto sapere tramite i suoi portavoce che sarà puntuale nell'avanzare la dodicesima domanda.
"La paranoia non è altro che una forma di consapevolezza; la consapevolezza non è altro che una forma d'amore" (Charles Manson)



Charles Whitman


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Soprannome: Il killer cecchino
Luogo omicidi: Texas (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1966
Numero vittime: 16
Modus operandi: uso armi da fuoco
Cattura e Provvidementi: ucciso da un agente con un colpo di pistola alla nuca


Charles Whitman è un serial killer anomalo.
Nessuna indagine durata anni, nessun piano diabolico, nessun alibi perfetto.
Solo una giornata di ordinaria follia che passerà alla storia. Charles nasce il 24 giugno 1941 a Lake Worth, in Florida.
Fin dalla più tenera età, si parla addirittura dei primi 2 anni di vita, viene educato all'utilizzo delle armi, tanto che crescendo seguirà quella strada, fino a diventare
uno Eagle Scout, un GPA, un tiratore scelto dei Marines.
Nonostante ciò la sua vita non è ricca di avvenimenti, è invece una normalissima vita di un normalissimo americano in una normalissima cittadina di provincia. Whitman si sposa anche.
Un giorno cominciano per lui dei fortissimi mal di testa, che diventeranno sempre più forti e frequenti, fino a che la situazione crollerà.
Sono le 00.00 del 1 agosto 1966, Charles ha 25 anni, si avvicina alla madre e la strangola con un tubo di gomma.
Alle 3.00 del mattino si dirige in camera da letto e con cinque coltellate uccide sua moglie Kathy, mentre questa dorme.
Vicino ai due corpi Whitman lascia una lettera, scritta a macchina il pomeriggio del giorno prima. La lettera recita così (traduzione dall'inglese):
"Non capisco proprio cosa mi spinga a battere a macchina questa lettera. Forse devo lasciarvi un vago motivo per spiegare ciò che ho appena fatto. Ultimamente proprio non mi capisco. Ho sempre supposto di essere un giovane ragionevole ed intelligente, nella media. Tuttavia, ultimamente (non posso ricordare quando è cominciato)
sono stato vittima di diversi pensieri irrazionali. Questi pensieri ricorrono costantemente e per concentrarmi nelle mansioni di tutti i giorni ho bisogno di un tremendo sforzo mentale. In marzo, quando i miei genitori hanno divorziato, ho sofferto molto di stress. Ho consultato il Dottor Cochrum del centro di salute dell'università, e gli ho chiesto di suggerirmi qualcuno a cui rivolgermi per ottenere una consulenza sui disordini psichiatrici che pensavo di avere. Ho discusso con il dottore per circa due ore ed ho provato a spiegargli i miei timori su quegli impulsi violenti. Dopo quell'incontro il medico non mi ha più ricevuto, da allora combatto da solo la mia agitazione mentale, ma inutilmente. Dopo la mia morte desidero che sia effettuata un'autopsia per verificare se è realmente presente un disordine fisico visibile. Ho avuto alcune emicranie tremende nel passato ed ho consumato due grandi bottiglie di Excedrin negli ultimi tre mesi.
Dopo molte riflessioni ho deciso uccidere mia moglie, Kathy, stasera l'ho 'estratta a sorte' sull'elenco telefonico. (…) Non riesco a trovare alcun motivo razionale per spiegare il perché di tutto questo. Non so se è egoismo, o se lo faccio perché non voglio che mia moglie affronti l'imbarazzo che le mie azioni le causerebbero. (…) Intendo ucciderla nel modo meno doloroso possibile.
Motivi simili mi hanno spinto ad uccidere mia madre. Non penso che quella povera donna abbia mai goduto pienamente della propria vita. Era una donna giovane e semplice che ha sposato un uomo molto possessivo.."
(
Whitman a questo punto venne interrotto da una telefonata e riprenderà la lettera solo dopo aver compiuto il duplice omicido. Questa volta però scrive a mano.)
"Sono stato testimone per almeno un mese delle botte che ha preso. Inoltre mio padre l'ha sempre fatta vivere sotto il suo livello abituale.
Immagino che sembrerà che io abbia ucciso entrambi i miei più grandi amori. Ho solo provato a fare un lavoro completo e rapido.
Se la mia assicurazione sulla vita è valida, verificate che tutti gli assegni a vuoto che ho compilato questa settimana siano compensati. Pagate i miei debiti. (…)
Quello che avanzerà donatelo, in via anonima, a una fondazione per la salute mentale.
Forse la ricerca potrà impedire ulteriori tragedie di questo tipo.
Charles J. Whitman"
Compiuto il suo dovere di testamentario e uccise le due donne, Charles passa alla seconda parte del suo piano.
In tre grandi borse vengono infilati: una Radio AM/FM a 14 transistor, un BlockNotes, tre bottiglie da due litri di acqua, tre contenitori per gas da 2 litri, quattro batterie, diverse corde di nylon, una bussola, una penna a sfera nera, un machete, un martello, un set completo per la pulizia della pistola, mirini di precisione, un orologio con allarme, un accendino, una borraccia piena di acqua, un binocolo, un coltello da caccia, un coltello seghettato, un coltello tascabile, un paio di occhiali, una scatola di posate, una torcia elettrica, un set di tappi per le orecchie, due rotoli di nastro adesivo, una barra di ferro lunga 30 cm, dei guanti grigi, del cibo assortito (pane, merendine, carne in scatola, arachidi, panini, miele), un barattolo di deodorante spray e un rotolo di carta igienica.
Ma anche una
revolver 357 Magnum Smith & Wesson, una pistola Galesi-Brescia, un fucile di precisione Remington da 35mm, un fucile da caccia, un fucile a pompa, una carabina e 700 munizioni.
La mattina del 1 agosto 1966
è una mattina molto afosa qui ad Austin, mentre l'ex tiratore scelto dei Marines varca i cancelli dell'Università del Texas. Ha con se molte valigie, ma viene scambiato da tutti per uno studente in partenza.
L'Università del Texas ha una particolare struttura a forma di torre, ed
è proprio in cima alla torre che Charles vuole andare. Un addetto aiuta addirittura il ragazzo a capire il funzionamento dell'ascensore e molto probabilmente sarà risparmiato per questo suo gesto altruista.
Destino diverso per la receptionist del 28esimo, e ultimo, piano.
Whitman la avvicina piano piano alle spalle, proprio come ha fatto con la madre, e le fracassa la testa con un tubo di ferro (o con il manico del suo fucile). Adesso il terrazzo panoramico è tutto suo.
11.45 - Charles è pronto per cominciare la sua "caccia grossa". Il mirino del Remington da 35mm è pronto e tante persone-prede si aggirano tranquillamente nel cortile sottostante.
Ignorano di essere tenute sotto tiro da un folle omicida.
11.48 - L'ascensore che porta al terrazzo panoramico si apre. Cinque ragazzi hanno deciso di ammirare il panorama nel giorno sbagliato, all'ora sbagliata. Whitman scocciato dall'interruzione,
senza battere ciglio, scarica su di loro diversi caricatori. Due dei ragazzi muoiono sul colpo, uno rimarrà ferito gravemente e resterà sul terrazzino per tutto il tempo, due riescono a scappare giù per le scale.
Lo "show" di Whitman può finalmente cominciare. La morte comincia a scendere sul campus.
Partono i primi colpi e cominciano a cadere le prime vittime.
Immediatamente
la folla comincia a correre in preda al terrore, molti cercano rifugio e si nascondono dietro a qualsiasi anfratto, dietro ai muretti, dietro ai cespugli, ma anche una buca per le lettere va benissimo.
Il folle lassù in cima ha però una mira dannatamente precisa.
Cade anche uno dei primi poliziotti accorsi sul posto. Il poveraccio ha compiuto il gravissimo errore di sporgersi dal suo nascondiglio. Voleva vedere meglio da dove arrivassero gli spari.
Cade il ragazzo dei giornali, cadono degli studenti, cade una ragazza incinta di otto mesi, cadono i tiratori scelti della polizia.
L'ex tiratore scelto dei marines è un vero cecchino,
nessuno riesce a eludere la sua abilissima mira. Almeno il sacrificio della receptionist non è stato vano, se Whitman non avesse perso tempo a ucciderla, avrebbe potuto puntare il proprio Remington sul piazzale proprio nell'ora di massima presenza, nell'ora del cambio di classi.
EPILOGO
Prima o poi tutti commettono degli errori, anche i tiratori infallibili.
Sono da poco passate le 13.30 e Charles è ormai in preda di un delirio d'onnipotenza. Sempre tiri più difficili, sempre meno attenzione a quello che gli succede intorno.
Cade un poliziotto che era a 500 metri.
Alle spalle del cecchino una squadra di coraggiosi volontari della polizia riesce però a penetrare sul terrazzo, nel più completo silenzio.
Uno di questi, Houston McCoy, lascia da parte i convenevoli giudiziari di un normale arresto e spara due colpi alla nuca di Whitman con la propria pistola di ordinanza.
Charles Whitman è adesso in preda agli spasmi e presto sarà morto.
L'incubo è finito.
Pieno di rabbia, l'agente
Ramiro Martinez, prende dal borsone del cecchino il fucile a pompa e, con un colpo preciso, stacca il braccio con il quale, quella mattina, Charles ha distribuito morte e terrore. La "caccia grossa" è durata 96 minuti, 46 colpi sono stati sparati, 30 persone sono state ferite più o meno gravemente, 16 sono invece morte.
La figura di Charles Whitman ha ispirato diverse storie per libri e film, il più famoso dei quali è sicuramente "Panico allo stadio" con
Charlton Heston.



Belle Gunnes


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Soprannome: La Vedova Nera
Luogo omicidi: La Porte (Indiana)
Periodo omicidi: 1896-1908
Numero vittime: 40+
Modus operandi: Avvelenava le sue vittime e in alcune circostanze ne sezionava i corpi e li sotterrava nella sua tenuta.
Cattura e Provvidementi: Non fu mai catturata.




Una delle Vedove Nere più conosciute e misteriose della storia è senza dubbio Belle Gunness, il cui vero nome è Brynhild Paulsdatter Storset, nata l'
11 novembre del 1859 in un villaggio vicino a Trondheim, in Norvegia.
Il padre di Belle, che aveva un attività nel commercio del pesce, non poteva garantire un futuro dignitoso alla propria famiglia e ciò spinse sua sorella maggiore,
Anna, ad emigrare negli Stati Uniti, dove dopo qualche anno si sposò. Preoccupata delle condizioni di vita della sua famiglia in Norvegia, Anna scrisse una lettera alla sorella, sollecitandola a raggiungerla: Brynhild prese al volo l'occasione e si mise in viaggio verso il nuovo continente, è il 1881.
Tre anni dopo, la giovane conobbe nella città di Chicago un immigrato norvegese di nome
Mads Sorenson. In questo periodo cambia il suo nome in Belle e dopo qualche mese sposa il suo connazionale, con il quale apre un negozio.
Col passare degli anni Belle si rende conto che gli affari non andavano come desiderato e che anche il rapporto con il marito si stava deteriorando. In queste condizioni di difficoltà economica e sentimentale, Belle compì così il suo primo omicidio, avvelenando
nel 1896 la primogenita Caroline. I medici diagnosticarono una colite acuta mentre la Vedova Nera completava la propria opera appiccando un incendio alla bottega per intascare i soldi dell'assicurazione.
Con quel denaro, la famiglia Sorenson acquistò una nuova casa, ma le cose tra i due coniugi non cambiarono:
nel 1898, Belle avvelenò un altro figlio, di nome Alex, colpevole di aver stremato la madre con i suoi continui pianti. Anche in questo caso Belle diede fuoco alla casa per ottenere nuovamente i soldi dell'assicurazione.
L'obiettivo primario della donna era però il marito, già malato da tempo di cuore: la sera del
30 luglio del 1900, Belle mise nella sua pietanza delle gocce di veleno e assistette all'agonia del consorte che si contorceva dal dolore. Ancora una volta i medici non si insospettirono e non presero nemmeno in considerazione la possibilità di effettuare un autopsia che avrebbe risolto l'enigma; la morte fu invece attribuita a cause naturali.
L'averla fatta franca per la terza volta contribuì a far sentire Belle un'assassina insospettabile, convincendola a perseverare nelle sue orrende azioni.
La Vedova Nera si trasferì in una zona tranquilla,
vicino a La Porte, nell'Indiana, portandosi con se i suoi tre figli: Myrtle nata nel 1897, Lucy nata nel 1899, e Jennie Olsen, adottata da una famiglia di Chicago che non aveva le possibilità di crescerla e finita tra le mani di Belle per un crudele scherzo del destino.
La fattoria dove andarono ad abitare era molto grande, dotata di sei camere enormi e di un piccolo pezzo di terreno che la donna adibì all'allevamento del bestiame. Il tutto fu fatto recintare con del filo spinato, come a nascondere qualcosa. In realtà, come vedremo più avanti, Belle sapeva già come utilizzare quel terreno e gli animali che accudiva serviranno solo come fumo negli occhi per i curiosi.
Nell'aprile del 1902, Belle conobbe un immigrato norvegese di nome Peter Gunness, agricoltore che sposa quasi subito diventando la signora Belle Gunness.
Ma la Vedova Nera si stancò ben presto del suo secondo marito.
Il 16 dicembre del 1902, Peter stava lavorando nello scantinato quando da dietro Belle lo colpì alla testa con una sbarra di ferro fratturandogli il cranio e uccidendolo all'istante.
Alla polizia raccontò che una pesante griglia per cuocere la carne gli era caduta dallo scaffale sulla testa, ma l'assassina dovette subire un processo che però si concluse con un nulla di fatto: la fortuna era ancora dalla sua parte.
Durante la breve unione con il coniuge Gunness rimase incinta e al figlio che nacque diede il nome di
Philip, mentre uccise invece con il veleno la figlia adottiva Jennie Olsen che poi tagliò a pezzi e gettò dentro il pozzo dietro la fattoria.
Un giorno i vicini di casa le chiesero che fine avesse fatto la bambina e Belle rispose così: "Ho pensato bene di mandarla ad una scuola di buone maniere in California, perché il suo comportamento non mi piaceva più".
Rimasta ancora una volta senza marito, la Vedova mise degli annunci su vari giornali in cui diceva di sentirsi sola con la disperata voglia di trovare una persona che le facesse compagnia e magari sposarsi nuovamente. Le risposte non tardarono ad arrivare.
Nel
maggio del 1904, si presentò alla fattoria un certo Olaf Lindbloe, un immigrato norvegese di trent'anni, eccitato di conoscere una sua connazionale in uno stato straniero. La sera stessa l'uomo fu avvelenato e poi gli furono tagliati piedi e mani, nascosti dietro la casa sotto terra, mentre la testa e il resto del corpo furono gettati dentro al pozzo.
Il Sig. Lindbloe aveva portato con sé una somma in denaro che passò nelle casse della sempre più temibile Belle.
Qualche tempo dopo, un caro amico di Olaf chiese informazioni dell'uomo perché da molto tempo non aveva più sue notizie e un vicino di casa di Belle gli rispose che lo aveva visto lavorare per alcuni giorni nella tenuta della donna per poi sparire da un giorno all'altro. Sulla vicenda non ci furono ulteriori approfondimenti: la "Vedova" si era presa nuovamente gioco di tutti.
Un mese più tardi, si presentò alla porta il sig
. John Bunter dalla Pensylvania.
Il giovane rimase affascinato dalla donna e dal suo modo di fare, lavorò anche per lei, ma dopo qualche giorno fu ucciso, decapitato e nascosto nel giardino, mentre piedi e mani furono dati in pasto ai maiali.
Nel
dicembre del 1904, una guardia delle ferrovie in pensione di nome Abraham Phillips lesse un articolo su un giornale della Virginia nella sezione "cuori solitari", in cui c'era scritto che un avvenente donna norvegese stava disperatamente cercando l'anima gemella e che desiderava avere vicino un uomo che potesse badare anche alla sua azienda agricola. L'uomo mise al corrente la sua famiglia e partì per quella che doveva essere l'occasione della sua vita. Al suo arrivo, si presentò a Belle con un anello di diamanti, che fece brillare gli occhi della "Vedova Nera", e del denaro in contanti, ma qualche giorno dopo lo sventurato fu puntualmente avvelenato, con un ascia gli furono tagliati piedi e mani, la testa e le gambe furono chiusi dentro un sacco nero e il tutto fu nascosto dentro al pozzo. Alcuni mesi dopo, i parenti, preoccupati dal silenzio dell'uomo, indagarono per scoprire che fine avesse fatto.
Uno dei pochi a salvarsi fu un certo George Anderson, che aveva letto l'annuncio di Belle e andò a conoscerla anche se non del tutto convinto. Belle cercò di convincerlo a vendere il suo podere e ritornare col contante con la promessa che l'avrebbe sposato immediatamente, ma il sig. Anderson intuì che qualcosa di strano si celava in quella donna, perciò declinò l'invito e se ne ritornò al suo paese, una mossa gli valse la vita.
Nel frattempo i vicini di casa di Belle si incuriosirono vedendo arrivare nella sua fattoria un numero elevato di uomini per poi ritrovarla nuovamente da sola nel giro di pochi giorni, ma al momento non c'era alcun sospetto che potesse dare il via a qualche indagine approfondita:
quando iniziarono le vere ricerche ormai il massacro era compiuto.
La solita sorte toccò ad un uomo di nome
Charles Nieburg, che proveniva da Philadelfia, anche se la vittima in questione aveva con sé pochi contanti ed era attratta dalla possibilità di sposarsi una ricca donna e gestire con essa la fattoria. Per qualche settimana la "Vedova" lasciò che l'uomo si occupasse del terreno, poi lo uccise fracassandogli il cranio con un colpo di scure e lo tagliò a pezzi nascondendone i resti nel terreno dietro casa: l'ennesimo ammiratore sparì dalla circolazione senza lasciare traccia.
Nel febbraio del 1905, rispose all'annuncio un signore di nome
Christian Hinckley dal Wisconsin. Anche per quest'uomo l'illusione di sposarsi con quella donna misteriosa cadde nel vuoto poiché fu decapitato e tagliato in varie parti e gettato nel solito pozzo, che ormai si stava trasformando in un cimitero di ossa.
Nel
luglio del 1905, George Barry raggiunse la fattoria dell'assassina portandosi con sé una discreta somma in denaro e molte speranze; l'uomo fu avvelenato da Belle dopo circa due settimane, decapitato e chiuso in sacco enorme di plastica e poi nascosto nello scantinato.
Le figlie erano terrorizzate dai forti rumori provenienti dalla cantina, dove la madre compiva le sue mattanze, ma la paura impedì loro qualsiasi tipo di reazione.
Nel mese di agosto dello stesso anno si presentò il sig.
Henry Gurholt, che lavorò per qualche mese per Belle, trovandosi a suo agio nel lavorare la terra ed accudire il bestiame. Belle si divertì con lui, facendolo convincere del fatto che presto sarebbero stati compagni, ma come tutti gli altri Gurholt finì senza testa sotto terra.
All'inizio del 1906, un uomo di nome Herman Konitzer, che risiedeva nello stesso stato della Belle, ovvero l'Indiana, disse ad alcuni amici: "Parto per La Porte, dove mi attende una vedova ricca desiderosa di sposarsi, è un occasione che non posso perdere". Prelevò quindi tutto il denaro dalla banca per intraprendere il suo viaggio senza ritorno.
La Belle lo accolse a braccia aperte e per qualche settimana le cose andarono per il verso giusto, poi una sera stanca della sua compagnia lo avvelenò, lo trascinò nella cantina e gli tagliò le braccia le gambe e la testa e lo sotterrò nel giardino di casa.
Nemmeno questa volta qualcuno si accorse della scomparsa dell'uomo.
Una delle più giovani vittime fu un ragazzo di diciannove anni di nome Emil, figlio di un vicino, che di tanto in tanto si prestava a fare dei lavoretti nella fattoria della Belle.
Emil non aveva nessun interesse verso la donna, avendo già una relazione con una ragazza di nome
Jennie, ma nonostante questo il ragazzo cadde sotto i colpi feroci della "Vedova" che non gli lasciò scampo; forse la vittima rifiutò le avance dell'assassina così finì per essere nascosto anche lui dentro al pozzo. Quando i genitori e alcuni amici chiesero a Belle che fine avesse fatto Emil, lei rispose che senza motivo non si era più presentato alla fattoria e di questo era molta dispiaciuta.
Il
26 aprile del 1907, il sig. Ole Budsberg che abitava nel Wisconsin disse ai figli che sarebbe partito per La Porte per conoscere una donna vedova in cerca di compagnia; prima di andarsene passò dalla banca per prelevare tutti i suoi risparmi, ignaro che già molti uomini avevano la stessa cosa prima di lui.
Come al solito, Belle lo accolse con calore facendogli credere che sarebbero stati insieme per tutta la vita, per poi avvelenarlo, decapitarlo e seppellirlo nel recinto dei maiali.
Dopo alcuni mesi, i famigliari chiesero notizie ad un impiegato della banca che si mise in contatto con Belle per avere delle delucidazioni in merito: senza preoccuparsi più di tanto, ella rispose che l'uomo era partito per l'Oregon, scrollandosi come sempre di dosso qualsiasi sospetto.
Nel
maggio del 1907, Belle assunse come tuttofare Ray Lamphere, un coltivatore di trent'anni, che verosimilmente entrò in simpatia alla donna tanto da salvarsi la vita: addirittura passeggiarono spesso per il paese insieme e lui stesso confidò agli amici che Belle lo trattava con tutti gli onori.
Nel dicembre dello stesso anno, Belle ricevette la risposta di
Andrew Helgelein, di origine svedese, che aveva letto il solito annuncio della "Vedova". Probabilmente, dopo il rischio che aveva corso con la precedente vittima e la sua banca, la donna decise di scrivere questa lettera ad Andrew prima che lui la raggiungesse: "Non mi inviare i soldi tramite banca, non mi fido di loro, prendili direttamente tu e nascondili nella biancheria intima. Fai attenzione a non dirlo a nessuno, neanche ai tuoi parenti più stretti. Questo deve essere un nostro segreto. Vedrai che tra noi due ci saranno altri segreti".
Saputo dell'imminente arrivo di un altro uomo, il tuttofare Lamphere chiese spiegazioni a Belle, la quale in tutta risposta gli comunicò di trovarsi un'altra sistemazione. La reazione dell'uomo fu molto dura: Lamphere augurò alla "Vedova" tutto il male possibile.
Incurante delle maledizioni ricevute, Belle avvelenò Helgelein
nel gennaio del 1908, poi gli tagliò i piedi e le mani; la testa ed il resto del corpo furono messi in dei sacchi di farina e successivamente sotterrati nel terreno dietro la fattoria.
Il giorno dopo, Belle si recò in lacrime dai suoi vicini dicendo loro quanto segue: "Quando finirò di imparare? Che male faccio agli uomini per essere trattata in questo? Tutti quelli che ho conosciuto hanno approfittato della mia gentilezza e vulnerabilità, non capisco quale dove volessero arrivare, forse a loro interessavano i miei soldi e non la mia compagnia".
Nel mese di marzo del 1908, Belle assunse un bracciante di nome Joe Maxon, che cominciò ad occuparsi della fattoria e del bestiame. La notte del 28 aprile dello stesso anno, il sig. Maxon, si svegliò improvvisamente e si accorse che del fumo stava fuoriuscendo dal pianterreno; chiamò a squarciagola Belle e i suoi tre figli ma non ebbe nessuna risposta, perciò uscì frettolosamente per chiedere aiuto, ma dopo qualche ora la fattoria venne avvolta completamente dalle fiamme.
Per questo incendio, evidentemente doloso, fu incolpato il tuttofare precedentemente licenziato, Ray Lamphere: la polizia risalì al suo nome perché la "Vedova" qualche mese prima aveva confidato ad un avvocato che il suo bracciante l'aveva minacciata di morte per il suo allontanamento dalla fattoria.
Ma l'imprevisto era dietro l'angolo.
In seguito alle indagini sull'incendio, nel mese di maggio, gli investigatori trovarono nel terreno della Belle dei corpi smembrati avvolti in dei sacchi e cosparsi di soda caustica, molti dei quali ridotti in scheletri. Nello scantinato furono rinvenuti altri quattro corpi, identificati nei tre figli della "Vedova": Myrtle di undici anni, Lucy di nove e Philip di cinque, oltre che il cadavere di una donna senza testa, che inizialmente si ipotizzò come la stessa Belle. Molti corpi non furono identificati, ma secondo alcuni il numero delle vittime si aggirava intorno alle quaranta unità.
Il 12 maggio, durante le ricerche del cranio della donna senza testa, fu invece rinvenuta la protesi dentale di Belle, il coroner emise quindi il suo rapporto il 20 maggio, dichiarando che Belle Gunness, era morta "per mano di uno sconosciuto squilibrato".
Ebbe così inizio il processo a carico di Lamphere, è
il 9 novembre del 1908.
Si susseguono molti testimoni, soprattutto parenti delle vittime che cercavano giustizia e che volevano avere la certezza che la donna decapitata non identificata fosse realmente l'assassina che massacrò tutte quelle persone.
Non avendo prove schiaccianti,
il 26 novembre del 1908, il giudice Richter emise il verdetto: "Troviamo il sig. Ray Lamphere colpevole dell'incendio causato nella fattoria, ma estraneo al massacro di quelle genti". Il bracciante riuscì così ad evitare la forca, ma non la galera.
Durante la prigionia, l'uomo continuò a proclamarsi innocente e ad sostenere che Belle fosse ancora in circolazione, raccontò anche ad un suo compagno di cella, di nome Harry Myers, che la "Vedova" si trovava da qualche parte non lontana da La Porte, poi aggiunse: "Non è morta, io so che aveva una grande cicatrice nella gamba sinistra, il corpo della donna decapitata trovata nello scantinato, non ha nessuna cicatrice, non mi hanno voluto credere, è riuscita a prendersi gioco di tutti noi".
Lamphere morirà in carcere nel 1911 dopo aver contratto la tubercolosi.
In effetti ci furono diversi avvistamenti di Belle; il primo fu registrato nei dintorni di La Porte nel mese di
aprile del 1909: un agricoltore disse di averla vista seduta in locale a bere. Un'altra volta un amica di Belle raccontò che in varie occasioni la "Vedova" gli fece delle visite. Questa amica d Belle, Almetta Hay, sarebbe potuta essere decisiva per le indagini, poiché quando morì, nel 1916, fu rinvenuto nella casa un cranio di donna nascosto tra due materassi, che probabilmente apparteneva al cadavere decapitato trovato nel seminterrato, ma non fu condotta nessuna indagine.
Nel 1917, un signore riconobbe Belle mentre stava lavorando in un ospedale come infermiere, ma quando arrivò la polizia sul posto la donna era già sparita.
Nel 1931, fu ucciso a Los Angeles August Lindstrom, un ottantunenne di origine norvegese. L'uomo fu avvelenato da una certa Esther Carlson, con le stesse modalità di Belle, ma anche in questa circostanza non si fece nulla per approfondire l'accaduto.
L'ultimo avvistamento fu rilevato nel 1935, nell'Ohio, si dice che una donna che somigliava alla "Vedova" gestisse un bordello, dopodichè non si seppe più nulla.
Come nel caso di
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, pur conoscendo l'identità dell'assassino non si arrivò mai alla sua cattura: due vicende parallele, due fantasmi imprendibili che sono riusciti entrambe ad eludere la giustizia.



Albert Fish


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Soprannome:Il Vampiro di Brooklyn
Luogo omicidi: New York e altri stati d'America
Periodo omicidi: 1910 - 1934
Numero vittime: 15 +
Modus operandi: pedofilo, cannibale e sadomasochista
Cattura e Provvidementi: arrestato nel 1934 e giustiziato sulla sedia elettrica il 16 gennaio 1936




Albert Fish è da tempo nella classifica dei 20 serial killer più famosi ed efferati. Un sadomasochista con gravissimi problemi mentali, Albert Fish è conosciuto oggi come il Vampiro di Brooklyn. Che cosa faceva? Torturava e mangiava i bambini. Della sua vita si conosce davvero poco. Tutto quello che è a nostra disposizione è tratto dalle dichiarazioni che egli ha lasciato al Dottor Frederic Wertham dopo il proprio arresto.
Albert Hamilton Fish nasce il 19 maggio 1870 a Washington D.C. La sua è una famiglia disagiata, si salva solamente il padre, Randall Fish, un Capitano dell'esercito. Purtroppo il 15 ottobre 1875 Randall Fish muore e il piccolo Albert viene sistemato in un orfanotrofio.
Non è per niente bella la vita nell'orfanotrofio di St. John. È questo un centro religioso, dove i bambini vengono puniti con frustate e varie punizioni corporali. Albert Fish vi rimane per ben nove anni e, quando ne esce, è un individuo fortemente provato, che comincia ad essere ossessionato dal peccato e dall'espiazione tramite il dolore.
Uscito dall'orfanotrofio l'uomo si mantiene con piccoli lavoretti, fino a quando scopre di essere un bravo decoratore di interni. In questo periodo, appena 26enne, conosce una ragazza di 19 anni e la sposa. Avranno ben sei figli, verso i quali Albert sarà sempre amorevole e protettivo come tutti i genitori normali.
Qualcosa però non va come dovrebbe andare. La moglie di Fish lo abbandona: ha conosciuto un giovane studente universitario e ha deciso di scappare con lui. Si porta via anche i mobili, lasciando al marito solamente un materasso per dormire.
Abbandonato a se stesso, Fish comincia a compiere piccoli crimini come il compilare e spedire delle lettere oscene. Viene arrestato più volte. Finisce in manicomio. Secondo alcuni avrebbe cominciato a uccidere proprio in questo periodo, nel 1910. Vittima un uomo adulto.
Nel 1925, raggiunti i 55 anni, Fish comincia il suo cammino verso la follia più pura. Diventa estremamente masochista (si infila aghi nello scroto, incendia pezzi di cotone e se li infila nell'ano, si fa frustare e sculacciare a sangue dai propri figli ecc. ecc.) e si dedica alla coprofagia. Comincia anche ad avere allucinazioni a sfondo mistico.
Angeli e Santi compaiono davanti agli occhi di Fish,
Cristo in persona lo incita a purificare i peccati del mondo tramite la punizione fisica e il sacrificio umano. L'uomo comincia anche a crearsi mentalmente un'idea malata della Bibbia, fino a convincersi che in essa compaiano citazioni del tipo: "Felice è colui che rapisce i bambini e spacca loro le teste con delle pietre."
Alla fine è Dio stesso a comparirgli in sogno e a ordinargli di torturare e castrare tutti i bambini che può.
Prima di cominciare la storia di
Albert Fish serial killer, è interessante notare come la follia e i problemi mentali siano stati quasi una costante nella famiglia Fish. Lo zio paterno di Albert soffriva di una psicosi caratterizzata da allucinazioni di carattere religioso. Morì in ospedale, così come uno dei suoi tanti fratelli. Un' altra zia paterna venne rinchiusa in manicomio e schedata come "totalmente matta". Il fratello più grande di Fish era affetto da alcolismo cronico, mentre quello minore era frenastenico e morì di idrocefalo. Una sua sorella venne internata in ospedale psichiatrico per una "non ben definita malattia mentale" e sua madre soffriva periodicamente di allucinazioni visive e uditive.
Edward Budd è un 18enne intraprendente, forte e ansioso di lavorare. Eddie vive però in una famiglia molto povera: madre, padre e cinque figli, intrappolati in una lurida baracca di periferia. Desideroso di poter evadere dalla terribile situazione in cui vive, il 25 maggio 1928 Eddie fa pubblicare un annuncio sull'edizione domenicale del New York World : "Giovane 18enne, cerca lavoro nel paese. Edward Budd, 406 West 15th Street."
È un annuncio scarno, privo di effetto e difficilmente richiamerà l'attenzione di qualcuno, eppure il lunedì seguente, 28 maggio 1928, Delia, la madre di Edward Budd, apre la porta ad un anziano visitatore. L'uomo si presenta come Frank Howard, un coltivatore di Farmingdale, nel Long Island. E' venuto per fare un colloquio di lavoro ad Edward.
Mentre i due aspettano l'arrivo di Edward Budd, Delia ha l'opportunità di studiare l'uomo che si è presentato alla sua porta. La sua faccia dà un' idea di gentilezza, i capelli sono ordinati e grigi, così come i grandi baffi. Sembra proprio l'uomo ideale al quale affidare i propri figli.
Frank Howard nel frattempo le racconta la propria vita: è stato decoratore di interni per molti anni e, arrivato alla pensione, si è comprato una fattoria. Ha sei figli, tutti cresciuti da lui, poiché la moglie lo ha abbandonato 10 anni prima.
La fattoria procede a meraviglia, grazie all'aiuto dei suoi figli, di cinque braccianti e di un cuoco svedese. Purtroppo un paio dei braccianti sono ormai anziani e Frank ha bisogno di rincalzi. Per questo, dopo aver letto l'annuncio di Edward, si è presentato a casa Budd.
Proprio in quel momento entrano in casa Eddie e un suo amico, Willie. Frank Howard rivolge qualche domanda ai due, misura la loro forza e alla fine propone a entrambi 15$ a settimana. E' una paga grandiosa e i due giovani accettano senza pensarci sopra due volte.
Il 3 giugno 1928, alle 11 di mattina, Frank Howard si ripresenta a casa Budd, per prendere con sé i due nuovi operai. Ha portato in regalo fragole e una forma di formaggio cremoso appena fatto, così Delia per ricambiare il favore propone al gentile ospite di fermarsi a pranzo con loro.
Mentre
Frank Howard e il padre di Edward parlano amichevolmente a tavola, si apre una porta e compare davanti ai loro occhi una bella bambina di 10 anni che canticchia una canzone infantile. Si chiama Gracie, ha i capelli e gli occhi castani molto scuri, contrapposti ad una pelle chiara e a delle labbra rosa pallido.
Frank Howard è colpito da questa bambina e non lo nasconde affatto. Le fa molti complimenti e le regala qualche soldo per comprare dolciumi, quindi la invita con lui alla festa di compleanno della sua nipotina. Delia Budd è abbastanza perplessa, ma l'anziano e gentile ospite riesce comunque a convincerla: la festa si tiene in un appartamento della 137esima strada, e l'uomo promette che Gracie sarà di nuovo a casa per le 21.
Da brava madre Delia aiuta Gracie a indossare il cappotto buono, la accompagna alla porta e la segue con lo sguardo mentre si allontana lungo la strada con il gentile Frank Howard. Non li vedrà mai più.
Quella sarà una notte insonne per la famiglia Budd: nessuna notizia di Howard, nessun segno
della piccola Gracie. La mattina seguente Edward viene mandato alla stazione di polizia per denunciare la scomparsa.
Non ci mette molto la polizia ad accertare che tutto ciò che aveva raccontato l'uomo era falso: non esiste nessun appartamento, non esiste nessuna fattoria,
non esiste nessun Frank Howard.
Il 7 giugno vengono diffusi in tutta New York ben 1000 volantini con la foto di Gracie e una descrizione sommaria dell'uomo che l'ha portata via.
Più di 20 detective vengono assegnati al caso, ma nessuna segnalazione utile arriva tra le loro mani, solo una serie infinita di falsi allarmi.
Gli unici indizi sono la grafia dell'uomo, indice di una istruzione abbastanza elevata, e l'indirizzo del negozio in cui è stato comprato il formaggio, un baracchino ad East Harlem.
La polizia di New York ricorda inoltre un caso simile, risalente a un anno prima.
È l'11 febbraio 1927, un bambino di quattro anni,
Billy Gaffney, e un suo amico di tre anni, stanno giocando nel cortile davanti casa. Li controlla attentamente un ragazzino di dodici anni, ma è presto costretto ad assentarsi, richiamato dal pianto di sua sorella neonata.
Al suo ritorno il ragazzo non trova più i due bambini, perciò corre ad avvertire il padre di quello più piccolo.
Dopo una disperata ricerca, il bambino viene ritrovato sul tetto, ma non c'è traccia di Billy Gaffney.
"Dove si trova Billy Gaffney? "
"Lo ha preso l'uomo nero"
Ovviamente la dichiarazione del piccolo di tre anni viene ignorata, e gli investigatori cominciano a cercare Billy in lungo e in largo per i quartieri limitrofi. Viene dragato un fiumiciattolo e delle squadre di ricerca perquisiscono alcuni cantieri edili. Billy non si trova in nessuno di questi posti, perciò finalmente qualcuno si decide a chiedere la descrizione dell' "uomo nero".
Il piccolo testimone parla di un vecchio molto snello, con capelli e baffi grigi. La polizia ne prende atto, ma non pensa proprio a connettere questa descrizione a un avvenimento accaduto qualche anno prima.
È una mattina del 1924, di Luglio per la precisione.
Francis McDonnell, otto anni,
Quel pomeriggio lo stesso uomo avvicina Francis mentre gioca a palla con quattro amici e lo porta via.
Nessuno nota la scomparsa del bambino fino a sera, quando Francis non si presenta a cena.
Suo padre, un poliziotto, organizza immediatamente una ricerca nei boschi limitrofi e in poche ore il ragazzino viene ritrovato.
sta giocando sul portico di fronte a casa, vicino ai boschi di Charlton, a Staten Island. La madre gli è seduta vicino, allatta una neonata, quando nota un vecchio vagabondo, sporco e malridotto, che passeggia gesticolando e borbottando con se stesso. Francis è sdraiato sotto dei rami, con i vestiti strappati, strangolato con le proprie bretelle e preso a bastonate. L'aggressione è stata talmente violenta che le autorità escludono sia stato il vecchio vagabondo avvistato da più persone. Forse il vecchio aveva un complice.
Nonostante gli sforzi massicci della polizia e della comunità, nessuno riesce a rintracciare questo misterioso "uomo grigio".
Rifacciamo un salto avanti nel tempo, è il novembre del 1934, il caso Budd è ancora aperto, ma nessuno si aspetta che venga mai risolto. Non la pensa così
William F. King, l'unico investigatore a cui il caso è ancora assegnato. Il 2 novembre 1934, il detective prova una mossa estrema e fa pubblicare a un amico giornalista, Walter Winchell, un articoletto che recita: "Il mistero del rapimento di Gracie Budd, otto anni, risalente a sei anni fa, sta per essere risolto dagli investigatori."
Passano solo dieci giorni e
Delia Budd riceve una lettera inquietante. Per sua fortuna, essendo analfabeta, la donna non riuscirà mai a leggere tale lettera. La legge invece Edward Budd, che corre immediatamente alla polizia.
La lettera recita così:
"Cara signora Budd,
Nel 1894 un mio amico navigò come marinaio sullo Streamer Tacoma, del Capt. John Davis. Navigarono da San Francisco a Hong Kong. All'arrivo il mio amico scese con altri due e andarono ad ubriacarsi. Al loro ritorno la barca era partita.
Era un periodo di carestia per la Cina. Qualsiasi tipo di carne costava da 1 a 3 dollari per libbra. La sofferenza era così grande che i più poveri misero in vendita i propri figli sotto i dodici anni per non morire di fame. I ragazzi di quattordici anni non erano per niente al sicuro da soli in mezzo alla strada.
Avrebbe potuto andare in un qualsiasi negozio e richiedere una fetta di carne. Le avrebbero mostrato il corpo di un ragazzo o una ragazza nudi e le avrebbero chiesto quale parte volesse. La parte posteriore dei ragazzi, che è la parte più dolce del corpo, veniva venduta a caro prezzo come le costolette.
John, avendo passato tanto tempo da quelle parti, ha imparato ad apprezzare la carne umana. Tornato a New York rapì due ragazzini di 7 e 11 anni, li spogliò e li chiuse in un armadio. Durante il giorno li torturava e li sculacciava a lungo in modo da renderne la carne più tenera.
Per primo uccise il ragazzo di 11 anni perché aveva il sedere più grasso e carnoso. Tutto di lui fu cucinato e mangiato, eccetto testa ossa e intestini. Il ragazzo più piccolo ha fatto una fine molto simile.
In quel periodo io ero un vicino di John. Mi parlò così spesso di come fosse buona la carne umana che decisi che dovevo assolutamente assaggiarla.
Domenica 3 giugno 1928, ero a pranzo da Lei. Gracie sedette nel mio grembo e mi schioccò un bacio.
In quel momento capii che dovevo assolutamente mangiarla.
Utilizzai la scusa di doverla portare a una festa e Lei acconsentì. Invece io l'ho portata in una casa vuota a Westchester, scelta in precedenza.
La lasciai a raccogliere fiori ed entrai a strapparmi via tutti i vestiti. Non avevo nessuna intenzione di macchiarli con il sangue della bambina.
Quando tutto era pronto, andai alla finestra e la chiamai. Poi mi nascosi in un armadio. Quando lei mi vide del tutto nudo cominciò a piangere e provò a scappare di corsa sulle scale. Io l'afferrai e lei mi minacciò che avrebbe detto tutto alla sua mamma.
Per prima cosa l'ho denudata, mentre lei mi calciava, mi mordeva e mi graffiava.
L'ho strangolata a morte e l'ho tagliata a piccoli pezzi in modo da portarla comodamente a casa mia. L'ho cucinata e mangiata. Come era dolce e morbido il suo sederino che ho arrostito al forno!! Mi ci sono voluti nove giorni per mangiarla interamente. Non si preoccupi, non l'ho violentata. È morta vergine come volevo che avvenisse."
Nessuno ci vuole credere, quella lettera è troppo folle, troppo spaventosa…eppure, purtroppo, le indicazioni fornite sono abbastanza complete e inoltre la scrittura è la stessa che compare sulle lettere che Frank Howard aveva mandato famiglia Budd sei anni prima.
Per fortuna il folle omicida ha compiuto un grave errore: la busta porta con sé un importante indizio, un piccolo emblema esagonale, con le lettere N.Y.P.C.B.A. Esse stanno per "New York Private Chauffeur's Benevolent Association". Gli investigatori decidono così di sottoporre tutti i membri di questa associazione a una prova della scrittura, ma nessuno pare essere il colpevole.
Quando le indagini stanno nuovamente per cadere nel vuoto, un giovane custode confessa di aver rubato di nascosto un paio di fogli e buste e di averli dimenticati in una vecchia casa, al 200 East della 52nd Street.
La padrona dell'edificio viene prontamente interrogata e non ha dubbi a riconoscere nella descrizione di Frank Howard un anziano signore che ha soggiornato lì negli ultimi due mesi. Si faceva chiamare Albert H. Fish ed ha lasciato l'appartamento da appena due giorni. L'uomo attendeva una lettera ma si era dovuto allontanare all'improvviso, quasi come spaventato da qualcosa. Ancora una volta il serial killer è sfuggito alla giustizia, ma è questione di tempo ormai, la cattura è davvero vicina.
Il 13 dicembre 1934 la donna chiama il Detective King perché ci sono novità importanti: Albert Fish è tornato nell'appartamento alla ricerca della famosa lettera che aspettava.
Quando la polizia fa irruzione nella casa trova Fish comodamente seduto a bere una tazza di tè. All'improvviso l'uomo estrae una lama di rasoio dalla propria tasca, sperando di domare con essa le forze dell'ordine. King, infuriato, lo afferra saldamente, gli torce la mano ed esclama trionfante: "Finalmente ti ho preso!"
EPILOGO
La confessione di Albert Fish, arrivata pochi giorni dopo, è
un'odissea di perversione e depravazione indicibili. È incredibile che un anziano apparentemente debole e indifeso, sia stato capace di compiere simili oscenità.
Fish confessa che nell'estate del 1928 era stato assalito da una forte sete di sangue. Le sue intenzioni iniziali erano di adescare solo il giovane Edward, portarlo il un luogo segreto, tagliargli il pene e farlo morire dissanguato.
Aveva anche comprato una mannaia per l'occasione.
Dopo la prima visita in casa Budd, Fish aveva però capito che non c'erano speranze di sopraffare il forte Edward, tanto meno l'amico Willie, perciò aveva ripiegato sulla piccola Gracie, sin dal primo momento che l'aveva vista.
Tutto il resto corrisponde alla lettera che Fish aveva mandato a Delia. Per fortuna l'uomo aveva omesso di aver
decapitato la ragazzina con un seghetto, di aver raccolto il suo sangue in un secchio e di aver buttato gli "scarti" al di là di un recinto.
Il giorno successivo la polizia e Fish si sono recati a recuperare i
resti della povera Gracie, l'anziano non ha tradito nessuna emozione, così come non ha fatto una piega nel faccia a faccia con i genitori di Gracie, che ovviamente non hanno lesinato sugli insulti.
Nei giorni successivi sono proseguiti invece gli interrogatori, ma nessuna domanda è mai stata fatta a proposito del
cannibalismo al quale si accennava nella lettera. Troppo folle per essere vero... e soprattutto una cosa del genere avrebbe facilitato fin troppo la difesa nel sostenere l'infermità mentale.
Mentre Albert Fish rimane in galera con l'accusa di rapimento e omicidio, un conducente di carretti si presenta alla stazione di Brooklyn e riconosce sia le foto dell'anziano omicida che le foto del piccolo
Billy Gaffney, aggiungendo di averli visti insieme. Fish è così costretto a confessare anche questo omicidio. Dopo aver legato, imbavagliato e denudato il bambino lo ha lasciato in una discarica fino alle due del mattino. Nel frattempo si è recato a casa per prendere il suo amato gatto a nove code. Si tratta di un frustino artigianale, fatto da Fish stesso, molto pesante, dal manico corto, praticamente è composto solo da diverse strisce di cinture, tagliate e legate insieme.
Con questo oggetto Albert Fish ha sferzato il bambino sulle gambe fino a farlo sanguinare, quindi
lo ha ucciso tagliandogli la faccia da orecchio a orecchio, passando il pugnale tra la bocca e il naso. Infine, non contento, gli ha infilato il coltello nell'addome, provocando una ferita profonda e bevendo il sangue che ne sgorgava fuori.
Naso, orecchie, addome e fondoschiena verranno mangiati Fish, stufati con cipolle e carote. Testa, braccia e gambe vengono invece messi in sacchi di patate, insieme a pesanti sassi, e buttati in un fiumiciattolo. Il pene a quanto pare è stato vomitato perché indigeribile.
Qualche giorno dopo questa confessione, una ragazza riconosce in Albert Fish l'uomo grigio che aveva avvicinato
Francis MacDowell (del quale Fish ha mangiato le orecchie condite con bacon) e, grazie alla testimonianza di un altro uomo, il folle omicida viene allacciato anche alla scomparsa di una 15enne, Mary O'Connor, avvenuta nel 1932 a Far Rockway. Il corpo della ragazzina viene trovato poco lontano da una delle ultime case in cui Fish aveva lavorato come decoratore.
Con tutte queste accuse a suo carico, Albert Fish ha veramente poche possibilità di cavarsela e di scampare alla pena di morte: la sua unica via di scampo si chiama
infermità mentale.
Viene così esaminato dal Dott. Fredric Wertham. Dal loro colloquio emerge una personalità psicopatica e paranoica, con una sessualità molto malata e tendenze sado-masochistiche. L'uomo è inoltre influenzato profondamente dalla religione e ossessionato dalla punizione fisica.
Con una freddezza unica Fish racconta allo psichiatra la propria vita, i propri omicidi, il proprio sado-masochismo. L'assassino racconta di aver ucciso almeno 100 bambini e di averne molestati almeno 400, preferiva gli afro-americani perché la loro scomparsa attirava meno l'attenzione dell'opinione pubblica e della polizia. Aggiunge anche di aver vissuto in 23 stati diversi e di aver ucciso o mutilato un bambino in ogni quartiere in cui ha abitato.
In un suo trattato sulle menti criminali, il Dottor Werthman scriverà che Fish raccontava le proprie azioni con la stessa freddezza e tranquillità che una massaia utilizzerebbe parlando di cucina. Solo gli occhi luccicanti e trepidanti tradivano la sua eccitazione.
Quando Fish comincia a parlare del suo sado-masochismo, e sopratutto della sua mania di conficcare ai bambini e a se stesso dei lunghi aghi nella zona pelvica e nello scroto, i dottori che lo stanno studiando cominciano a titubare che egli dica il vero. Una radiografia della zona pelvica dell'assassino li smentirà: ben 29 aghi compariranno in essa.
Werthman non è l'unico a dichiarare Fish malato di mente e alienato. Ciò nonostante nel 1935 comincia il processo a carico dell'assassino e si ha sin da subito l'impressione che Fish verrà condannato.
Il processo diventa ben presto una girandola di testimonianze e interrogatori. L'avvocato difensore cerca in tutti i modi di dimostrare che il suo cliente è malato di mente e per questo va rinchiuso in un manicomio, l'avvocato dell'accusa si arrampica sugli specchi in ogni modo per dimostrare che Fish è solamente un pervertito sessuale e un assassino, sano di mente e cosciente della differenza tra giusto e sbagliato. In sede di processo basta infatti dimostrare questa ultima cosa per dichiarare l'imputato capace di intendere e volere.
Fish assiste in maniera distaccata e fredda al proprio processo e alle deposizioni più o meno scioccanti. Apre bocca una sola volta, per chiedere al proprio avvocato di salvarlo, poiché "Dio ha ancora tanto lavoro per me".
Il verdetto arriva dopo solo 10 giorni di dibattito:
Albert Hamilton Fish è ritenuto colpevole di 15 omicidi e sospettato di altri 100, perciò è condannato alla sedia elettrica.
Il giorno dopo i giornali scriveranno che Fish alla lettura della sentenza si è alzato in piedi, con gli occhi umidi e ha ringraziato il giudice.
Il 16 gennaio 1936 Albert Fish è stato giustiziato sulla sedia elettrica. Ha aiutato gli inservienti a legargli le fibbie intorno alle braccia e ha ammesso commosso che la scossa elettrica era l'unico piacere sado-maso che mancasse al suo "repertorio". Ci sono volute due scosse per ucciderlo: al primo tentativo, l'intero impianto è stato mandato in corto circuito dai 29 aghi metallici piantati nel pube dell'uomo.
"Ciò che io faccio è giusto, altrimenti Dio avrebbe mandato un angelo a fermare la mia mano, come fece a suo tempo con il profeta Abramo." (Albert Hamilton Fish)

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