Il centrocampista racconta la propria drammatica storia: "A organizzare il sequestro è stata una delle tante persone che io ho aiutato"
"Non mi hanno liberato sono riuscito a scappare". Il centrocampista del Lecce Christian Obodo, intervenuto a Sky Sport 24, racconta la sua versione dei fatti dopo essere stato rapito a Warri in Nigeria.
"Quando sono arrivato in chiesa alcuni uomini incappucciati mi hanno preso - racconta Obodo - abbiamo fatto un viaggio di 3 ore e mi hanno portato in un luogo in mezzo alla foresta, non si vedeva niente. Mi hanno fatto sedere, mi hanno coperto la faccia e mi hanno intimato di chiedere il riscatto alla mia famiglia. Tre di loro sono andati a ritirare il denaro, ma nel frattempo sono stati catturati. Uno è rimasto con me ma ad un certo punto aveva il cellulare scarico".
Il racconto continua: "Vedendo che gli altri non tornavano, mi ha portato fuori, sempre sotto la minaccia di un'arma, ha preso il cellulare di una ragazza e ha chiamato. Non appena io dall'altra parte del telefono ho sentito che gli dicevano 'uccidi Christian perché gli altri sono stati arrestati', ho deciso di rischiare, l'ho spinto ed è caduto in un burrone e sono scappato. Successivamente ho chiesto aiuto e sono stato riconosciuto. Poi anche l'altro complice è stato arrestato. Comunque a organizzare il sequestro è stata una delle tante persone che io ho aiutato".
Eurosport
"Non mi hanno liberato sono riuscito a scappare". Il centrocampista del Lecce Christian Obodo, intervenuto a Sky Sport 24, racconta la sua versione dei fatti dopo essere stato rapito a Warri in Nigeria.
"Quando sono arrivato in chiesa alcuni uomini incappucciati mi hanno preso - racconta Obodo - abbiamo fatto un viaggio di 3 ore e mi hanno portato in un luogo in mezzo alla foresta, non si vedeva niente. Mi hanno fatto sedere, mi hanno coperto la faccia e mi hanno intimato di chiedere il riscatto alla mia famiglia. Tre di loro sono andati a ritirare il denaro, ma nel frattempo sono stati catturati. Uno è rimasto con me ma ad un certo punto aveva il cellulare scarico".
Il racconto continua: "Vedendo che gli altri non tornavano, mi ha portato fuori, sempre sotto la minaccia di un'arma, ha preso il cellulare di una ragazza e ha chiamato. Non appena io dall'altra parte del telefono ho sentito che gli dicevano 'uccidi Christian perché gli altri sono stati arrestati', ho deciso di rischiare, l'ho spinto ed è caduto in un burrone e sono scappato. Successivamente ho chiesto aiuto e sono stato riconosciuto. Poi anche l'altro complice è stato arrestato. Comunque a organizzare il sequestro è stata una delle tante persone che io ho aiutato".
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