Info SouthWest Division Preview – Tra rivoluzionari e conservatori!

ebello

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22 Aprile 2007
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SAN ANTONIO SPURS

Riavvolgiamo il nastro dei ricordi, l’ultimo legato ai San Antonio Spurs è datato 6 giugno 2012, e diciamocela tutta, non è affatto un buon ricordo. Dopo una regular season da record (50-16) e ben 8 partite di Playoff senza sconfitte, la bruttissima eliminazione in Finale di Conference per mano degli Oklahoma City Thunder ha rappresentato un vero e proprio passaggio del testimone, un netto punto di separazione tra vecchio e nuovo.Nonostante tutto, Gregg Popovich riparte da quanto di buono fatto vedere dai suoi Spurs l’anno scorso, presentandosi ai nastri di partenza senza grosse novità. Accanto alla solida ossatura formata dai 3 grandi “vecchi” Tony Parker, Manu Ginobili e Tim Duncan, ci sono le conferme dell’altro francese Boris Diaw e del sophomore Kawhi Leonard che negli ultimi mesi dello scorso campionato avevano mostrato tutte le loro qualità. Coach Popovich punta molto sull’ala piccola ex-San Diego per il quale ha speso insolite parole di stima: “Credo che diventerà una star, e con il passare del tempo sarà il simbolo degli Spurs. È un giocatore davvero speciale e ciò che mi rende tanto sicuro di ciò è che lui vuole diventare un grande giocatore”.
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Accanto ad un quintetto ben rodato con dei meccanismi oliati alla perfezione, la panchina si presenta profonda come sempre, con Pat Mills, Gary Neal e Danny Green a raccogliere i minuti lasciati dal duo Parker-Ginobili, Stephen Jackson a mantenere il volto sporco (o se preferite “nasty”) della panchina nero-argento, ed i vari Bonner, Blair e Splitter a battagliare per un posto sotto le plance. Con un mercato a dir poco blando, l’unico volto nuovo è quello del francese (un altro?!) Nando de Colo. A dire il vero, il ragazzo di Sainte-Catherine-lès-Arras, era già transitato in Texas nel 2009, quando venne selezionato al Draft di quell’anno con la scelta numero 53. Di lì in poi il giocatore ha rinviato il suo approdo alla NBA fino ad oggi, riuscendo nel frattempo ad entrare in pianta stabile nella selezione francese e a vincere la Eurocup del 2010 con il Valencia. La stagione che sta per cominciare potrebbe essere il canto del cigno per Duncan e soci, l’ultima chiamata per l’anello, o forse no, forse è soltanto un’altra semplice stagione al vertice, d’altronde sono gli Spurs e la storia alle volte gioca da sola.

Quintetto Base: Tony Parker – Manu Ginobili – Kawhi Leonard – Boris Diaw – Tim Duncan

DALLAS MAVERICKS
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Il processo di smantellamento della squadra che non più tardi di 16 mesi fa aveva interpretato una delle favole più belle della recente storia sportiva, è in stato avanzatissimo. Dopo le partenze dello scorso anno di Tyson Chandler e Jota Jota Barea, quest’anno altre due pedine fondamentali hanno deciso di lasciare il Texas per approdare in altri lidi con maggiori probabilità di successo. I due giocatori in questione sono inevitabilmente Jason Terry e Jason Kidd andati a far la fortuna rispettivamente di Boston Celtics e New York Knicks. Il machiavellico progetto di Mark Cuban di bissare il successo del 2011 costruendo una franchigia All Star con le migliori Free Agency sul piatto, è però miseramente fallito nel momento in cui Deron Williams ha rifirmato con i Brooklyn Nets e Dwight Howard ha deciso di rendere felice la sponda giallo-viola di Los Angeles. L’ex-maestro di cha cha cha, non si è però perso d’animo riuscendo a portare in Texas una point guard di belle speranze come Darren Collison ed una guardia dalle alterne fortune del calibro di O.J. Mayo. Dopo aver amnistiato Brendan Haywood e spedito in Indiana Ian Mahinmi, bisognava portar centimetri al fianco di Dirk Nowitzki e attingendo sempre dal calderone dei Free Agent, Donnie Nelson ha pescato le carte Elton Brand e Chris Kaman. Sul fronte Draft vista l’assenza di freschezza sotto le plance avrebbe fatto comodo Tyler Zeller, giocatore selezionato dai Mavs come scelta numero 17 e poi immediatamente girato ai Cleveland Cavaliers in cambio di tre rookie: Cunnigham, James e Crowder. Con ben 3 pedine nuove in quintetto base, i Mavs si apprestano a cominciare una stagione che si preannuncia meno esaltante del solito, Coach Carlisle dovrà fare i conti con una squadra senz’altro più giovane ma dall’alchimia tutta da inventare.

Quintetto Base: Darren Collison – O.J. Mayo – Shawn Marion – Dirk Nowitzki – Chris Kaman

NEW ORLEANS HORNETS

“David Stern toglie, David Stern dà!” Dopo un periodo di presidenza ad interim durante il quale il Commissioner David Stern ha dato il placet al trasferimento di Chris Paul ai Los Angeles Clippers, è appena cominciato la nuova era degli Hornets. La linea di pensiero del nuovo proprietario Tom Benson e del G.M. Dell Demps , è grosso modo quello in voga nella NBA di oggi, quello per intenderci di privarsi di giocatori in là con gli anni e con il contratto pesante e di porre come unica condizione a qualsiasi trade quella di acquisire il maggior numero possibile di prime scelte al Draft e di alleggerire quanto più possibile il salary cap. In quest’ottica vanno viste le cessioni di gente d’esperienza come Chris Kaman e Carl Landry entrambi lasciati partire in Free Agency oltre che giocatori come Emeka Okafor, Trevor Ariza, Jarrett Jack e Gustavo Ayon ceduti in trade in cambio di Rashard Lewis (immediatamente rilasciato), Ryan Anderson ed una prima scelta al Draft. Altro addio che ci tocca molto da vicino è quello del nostro Marco Belinelli che sfrutta la Free Agency per approdare in quel di Chicago. Sul fronte “acquisti” oltre al già citato Ryan Anderson, sono da segnalare gli arrivi da Phoenix di Robin Lopez e Hakim Warrik (in cambio di un paio di seconde scelte) e di Roger Mason dalla capitale. Ma ad impreziosire il roster degli Hornets, oltre all’insperato rinnovo di Eric Gordon, tutte le più grandi soddisfazioni arrivano per l’appunto dal Draft. Tre scelte per gli Hornets, la numero 1, 10 e 46 di un Draft che si preannuncia uno dei più profondi degli ultimi anni.
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Con la scelta numero 46, al secondo giro, pescano Darius Miller, sesto uomo nella Kentucky dei miracoli; con la decima scelta, invece, NOLA seleziona il talento cristallino di Austin Rivers, figlio d’arte (suo padre è il Coach dei Celtics Doc Rivers) che ha ben figurato l’anno scorso a Duke University e che nel progetto di ricostruzione degli Hornets ha il duplice ruolo di sesto uomo di lusso alle spalle del già citato Eric Gordon, nonché point guard di riferimento il collaborazione con Greivis Vasquez. “Last but not least” la prima scelta al Draft, Anthony Davis, il ragazzo che ha stupito tutti, sono già in tanti a considerarlo il futuro della lega, un giocatore che secondo molti monopolizzerà la National Basketball Association per la prossima decade; una sorta di versione 2.0 di Kevin Garnett e Marcus Camby combinati. Dopo aver tolto Chris Paul agli Hornets, ecco presentarsi alla porta di casa un’altra potenziale superstar. Come dicevamo all’inizio? “David Stern toglie, David Stern dà!”

Quintetto Base: Greivis Vasquez – Eric Gordon – Al-Farouq Aminu – Anthony Davis – Robin Lopez

HOUSTON ROCKETS

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La parola “Revolution” nell’iper-repubblicano Texas, non sanno nemmeno quale posto occupi nel dizionario, troppo legati ad un concetto conservativo tipicamente del Sud. Cosa succede però quando a questa filosofia protezionistica abbiniamo il pensiero tutto in divenire del mercato sportivo americano? E cosa succede ancora quando andiamo ad ergere a emblema di queste teorie due uomini del Nord come Coach Kevin McHale e il G.M. Daryl Morey? Inutile cercare la risposta nel dizionario, come anticipato, non la troverete. A costo di risultare monotoni ci tocca scomodare ancora una volta la parola tanto cara a Marcos e Robespierre, declinata, questa volta nell’accezione di “rivoluzione culturale”. Dal Texas facciamo un ideale salto nell’Impero di Mezzo, terra che ha dato i natali al più grande atleta che la grande Cina ha donato al mondo, Yao Ming, approdato in NBA, proprio negli Houston Rockets. La squadra dei “razzi” memore del vantaggio economico nel tenere a roster un ragazzo orientale, ha pensato bene di riportare a casa Jeremy Lin, stessi occhi di Yao, stesse radici. Ecco che ritorna quindi in ballo la vera natura sudista: rivoluzione sì, ma fino ad un certo punto. Il giovane Lin infatti era già transitato per Houston sul finire del 2011 dove si trattenne per 12 giorni e 7 minuti giocati in pre-season. Dopo essersi accorti dell’errore fatto e dopo aver scaricato Goran Dragic (non viene pareggiata l’offerta di $30 Mln da parte dei Suns) e Kyle Lowry (mandato ai Raptors in cambio di Gary Forbes ed una futura prima scelta) riportano Jeremy a casa offrendo al taiwanese di Palo Alto un contratto per 3 anni da 25 milioni di dollari che i Knicks non pareggiano. Carmelo Anthony non ha esitato a definire l’operazione “ridicola”, e se anche voi siete d’accordo con la definizione, sospendete per un attimo il giudizio e concentratevi sull’altra spesa “folle”: Omer Asik, per il quale è stato stipulato un contratto analogo, da 25,1 milioni di dollari dilazionati in tre anni; il centro ex-Bulls prende il posto dei più âgéè Samuel Dalembert (spedito a Milwaukee in cambio di Brockman, Leuer e Livingston) e Marcus Camby (a New York in cambio di Toney Douglas e scelte). Altre cessioni illustri riguardano il veterano Luis Scola (amnistiato e subito messo sotto contratto dai Suns), Courtney Lee (ceduto a Boston in cambio di JaJuan Johnson e scelte) e Chase Budinger (scambiato con la 18esima scelta dei T-Wolves).
Accanto ai Free Agent Carlos Delfino e Scott Machado, le migliori speranze arrivano dal Draft, dove i Rockets potevano contare su ben 3 prime scelte. Con la 12esima scelta portano a casa Jeremy Lamb, talentuosissima shooting guard dei Connecticut Huskies, mentre con la 16esima e la 18esima, Daryl Morey sceglie due ali forti del calibro di Royce White (Iowa) e Terrence Jones (Kentucky). Sempre a proposito di Draft, i Rockets possono finalmente abbracciare il lituano Donatas Motiejunas, scelto nel 2011 alla 20 ma rimasto per un altro anno in Europa nel Prokom. L’arduo compito di Coach McHale sarà quello di mantenere quanto più in ordine questo cantiere aperto formato da vecchie conoscenze e ragazzi irrequieti. Qui si fa la rivoluzione!

Quintetto Base: Jeremy Lin – Kevin Martin – Chandler Parsons – Patrick Patterson – Omer Asik
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MEMPHIS GRIZZLIES

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Da una profonda e radicale “Rivoluzione Texana”, alla monotonia conservativa del Tennessee. La città che ha dato i natali ai tutt’altro che comuni Elvis Presley e Aretha Franklin, almeno in ambito sportivo, fa suo il concetto “If it ain’t broke, don’t fix it”, “Se non è rotto non aggiustarlo”. Ed è proprio questa la corrente tipica dell’utilitarismo americano al quale deve aver fatto riferimento il G.M. dei Grizzlies Chris Wallace, dal momento in cui ha conservato la struttura di una squadra che aveva mostrato un bel gioco negli ultimi anni. Le uniche operazioni di mercato hanno riguardato le mele marce della compagnia: Gilbert Arenas rilasciato dopo una stagione eufemisticamente anonima e O.J. Mayo lasciato in Free Agency ai Dallas Mavericks dopo quattro anni con più bassi che alti. Ceduti questi due giocatori, invece che ricostruire, si è pensato bene di sistemare qua e là qualcosa in panchina; in questa ottica va vista la trade che ha mandato ai Timberwolves Dante Cunnigham e portato ai Grizzlies Wayne Allington. Partito Mayo, però serviva alla dirigenza una guardia che potesse sostituire al meglio l’ex USC, e la scelta è ricaduta su Jerryd Bayless, point guard che in più di un’occasione ha dato prova di ottima versatilità offensiva. Sul fronte Draft, l’unica scelta di Memphis, la 25esima, è ricaduta sul playmaker dei Washington Huskies, Tony Wroten. Con uno starting five invariato ed una panchina che può contare su due rincalzi del calibro di Jerryd Bayless e Marreese Speights, Coach Lionel Hollins dovrà cercare di migliorare ulteriormente quanto di buono fatto vedere in quest’ultimo biennio.

Quintetto Base: Mike Conley – Tony Allen – Rudy Gay – Zach Randolph – Marc Gasol

Fonte:spazionba