Info The Climber di Shinichi Sakamoto: Recensione

Yanox

Utente Assiduo
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29 Novembre 2007
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La copertina del numero 15 di The Climber rappresenta con finezza (e con una conoscenza pregressa dell'arrampicata che cercherò di darvi) lo spirito di questo manga; osservatela: notiamo Buntaro Mori, protagonista della serie, arrampicare nel cuore della notte con sguardo accigliato; in bocca ha una corda con cui assicurarsi ai rinvii e in mano una piccozza con cui aiutarsi nella scalata su una parete ghiacciata. Punto.
Nulla di strabiliante, no? Ma vorrei focalizzarmi con voi sulla corda stretta nella morsa del protagonista, un dettaglio qualunque, ma, a mio parere, pregno di significati. Ora mi spiego.
Nelle prime lezioni di arrampicata sportiva, gli istruttori insegnano alcune cose fondamentali su questo sport meraviglioso: come indossare l'imbrago, come assicurarsi alla fune, come fare sicura al proprio compagno di arrampicata e come portare la fune in un rinvio (i rinvii sono doppi moschettoni nei quali far passare la fune) per evitare una disastrosa caduta in caso di cedimento fisico. Quando si arrampica, l'azione dell'inserimento della fune nei rinvii è qualcosa che si avvicina con impressionante somiglianza all'incertezza e alla precarietà dell'equilibrio: bisogna reggersi e contemporaneamente staccare un braccio dagli appigli per spostare la corda, un'azione che necessita velocità e concentrazione o potrebbe concludersi maluccio. Fatto sta che il più delle volte ci si aiuta afferrando la fune stessa coi denti, in modo da tirarla a sé più facilmente; è qualcosa che viene istintivo e che agli occhi dei più appare come un movimento innocente ed ingenuo.
Ora arrivo al punto: nei corsi di arrampicata – una volta spiegati i fondamentali – si consiglia vivamente di non compiere mai questa manovra. Mai. Perché? Perché se si cadesse con la fune in bocca ci sarebbe l'80% di probabilità di strapparsi la mandibola e perdere tutti i denti: stretti dall'istinto dell'uomo di serrare la mascella in caso di caduta, verrebbero strattonati in fuori dalla fune. Un'azione improvvisa e scioccante; imprevedibile e rapida.
Ed è così che –scusate la lunga parentesi tecnica– funziona The Climber; è questa la meccanica principale del manga: si legge con tranquillità, tutto sembra andare per il verso giusto, manca poco alla meta quando qualcosa cede, e si cade nel vuoto perdendo una parte di sé. In questa rappresentativa copertina gli occhi di Buntaro guardano il lettore con sorprendente sincerità, non trasmettono prepotenza o sicurezza di sé, tutt'altro, esprimono preoccupazione, esprimono una coscienza dell'incertezza di quell'esatto momento. Tutta l'essenza dell'opera in un'unica immagine.
Magia.

The Climber inizia tiepidamente: vittima di una sceneggiatura a quattro mani tra Yoshio Nabeta e Hiroshi Takano, i primi volumi soffrono di una trama piuttosto sfruttata in cui i protagonisti vengono descritti con personalità stereotipate; l'arrampicata riceve un trattamento eccessivamente agonistico e le avventure raccontate cedono in credibilità con ingranaggi narrativi studiati a tavolino e bisognosi di personaggi poco realistici quanto, a volte, privi di spessore.
Nel primo numero conosciamo Buntaro Mori: ragazzo vittima del proprio carattere introverso e incline alla solitudine, intento a dover affrontare il trasferimento in un nuovo liceo; avvenimento che lo costringerà a fare nuove conoscenze scolastiche, tra cui Miyamoto: fastidioso bulletto dalla passione sfrenata per l'arrampicata. Sarà questo, folgorante, incontro a catapultare il protagonista nel mondo dell'alpinismo, trasportandolo in un vortice di esperienze finalizzate a cambiargli la vita.
Ammetto sia un incipit tanto scontato[1] quanto abusato in altri manga, ma ha la lodabile capacità d'introdurre il lettore (oltre che lo stesso Buntaro) all'arrampicata, spiegandone le meccaniche e caratteristiche; insomma: pone le basi per la scalata vera e propria, una lenta ascesa verso il capolavoro.
Il tutto maturerà ulteriormente superato il quarto volume, quando toccherà allo stesso Shinichi Sakamoto (disegnatore dell'opera, e autore già conosciuto in Italia per Kiomaru e Masurao) prendersi cura della sceneggiatura: provvidenziale scelta che darà il via ad un drastico miglioramento e alla presa di distanze dalle scelte stilistiche imposte in precedenza, facendo acquisire alla serie un carattere più maturo. Una perdita dell'innocenza.



La lettura della serie sviluppa, procedendo, una graduale maturazione narrativa e di contenuti, proponendosi come un'opera che, oltre alle avventure di Buntaro Mori, cerca di ritrarre la crescita di un uomo all'interno della propria società, in forte contrasto con la solitudine e la potenza evocatrice delle cime nevose. A confermare tutto questo vi è l'evoluzione del carattere del protagonista: inizialmente molto sottile e poco chiaro, con l'avanzare del manga si plasma in maniera più significativa attraverso alcuni avvenimenti dal fortissimo impatto[2]; dalle scuole superiori si arriva, passo dopo passo, alla vita adulta: un irreversibile cammino convogliato in un principale teatro di morte e maestosa bellezza: la montagna. La montagna in The Climber è un'essenza attiva –platonica e gelosa amante priva di misericordia– capace di togliere la vita senza alcuno indugio, come di donare momenti dalla ineguagliabile bellezza.

La capacità comunicativa di questa serie –il suo carisma intrinseco in una poesia visiva– la dobbiamo a Shinichi Sakamoto: sapiente narratore che saprà alternare, con grande bravura, momenti semplici e privi di dialoghi a momenti di alta tensione e suggestionabilità, riuscendo sempre a dosare il ritmo senza l'abuso di balloon, ma con l'aiuto di una moltitudine di figure retoriche e metafore. Una narrazione che cerca la partecipazione attiva del lettore, trascinandolo in salti temporali spiazzanti ma riuscitissimi (e che ogni volta saprà riempire in piccole dosi), il tutto assecondato da un talento visionario capace di una forte simbologia legata sia all'occidente che all'oriente. Potrei fermarmi qui nel parlare delle capacità narrative di Sakamoto, ma non sarebbe giusto, perché questo autore dalle incredibili doti è anche un fine conoscitore del potenziale comunicativo del medium fumettistico, in grado di gestire momenti complessi con sincera semplicità e originalità. Un esempio? Pagine 10 e 11 del capitolo 106 (undicesimo volume), il futuro della serie anticipato in una manciata di vignette; non è una cosa da tutti, ecco.



I disegni, ahimè, soffrono di un inizio traballante e indebolito da influenze shonen, ma in breve migliorano visibilmente fino ad assumere un realismo quasi fotografico nei tratti somatici e nell'anatomia umana. Gli ambienti esterni, invece, sono impeccabili sin dai primi numeri, e godono di inquadrature riuscitissime, capaci di coinvolgere appieno nella lettura e far scaturire veri e propri brividi da vertigini. Sorprendenti, infine, i dettagli tecnici scrupolosamente riportati e che indicano un attento studio dell'autore e dei suoi aiutanti sia nelle attrezzature e nell'abbigliamento d'alpinismo, che nelle tecniche usate nell'arrampicata, spesso descritte in una rubrica finale.

Parliamo dell'edizione: la J-Pop si impegna nel rendere l'esperienza il più accessibile possibile anche a chi non conosce la disciplina trattata, riportando a fine volume un chiaro ed esauriente glossario e la traduzione di interviste fatte dal supervisore di tecniche d'alpinismo della Shueisha a scalatori principalmente giapponesi, una scelta che personalmente ritengo lodevole e significativa, visto che è sempre un piacere trovare approfondimenti simili in appendice ad un manga. Qualitativamente l'edizione si dimostra molto ben fatta: sovraccoperta robusta, ottima stampa e resa dei retini, carta bianca, primi volumi con pagine a colori su carta patinata. La rilegatura è buona, come nei soliti standard J-POP, anche se mi è capitato di incappare in un paio di copie che presentavano un lieve difetto di adesione fra le pagine patinate e quelle normali; ma si tratta sicuramente di un difetto occasionale.

Fonte animeclick

Valutazione personale 88 su 100
Un ottimo manga, da leggere assolutamente, coinvolgente e scritto in modo eccezionale!