L'antenato più vicino all'uomo, vissuto circa 2 milioni di anni fa e chiamato Australopithecus sediba, era un mosaico di tratti umani e scimmieschi: con bacino, mani e denti simili a quelli di un essere umano e il piede come quello dello scimpanzé. La scoperta, alla quale la rivista Science dedica la copertina, è presentata in sei studi che la rivista pubblica oggi.
I resti dell'Australopithecus sediba sono stati scoperti nel 2008 in Sudafrica, presso il sito di Malapa. I ricercatori ancora non sono sicuri di dove questo progenitore dell'uomo si inserisca nell'albero genealogico degli ominidi, ma i sei studi dimostrano che i fossili di Malapa sono un notevole esempio di evoluzione umana.
"Come mostrano questi fossili è sempre più evidente che l'evoluzione non è lineare, ma dobbiamo immaginarla come un groviglio di fili", ha osservato il paleontologo Lorenzo Rook, dell'università di Firenze. Nella strada che ha portato all'uomo, ha aggiunto, i tratti si sono differenziati a cespuglio e in modo indipendente gli uni dagli altri.
I ricercatori hanno esaminato due resti di scheletri, uno appartenuto a un giovane maschio, l'altro a una femmina e la tibia di un adulto. Il gruppo coordinato dal britannico Joel Irish, della Liverpool John Moores University, ha esaminato i denti dei fossili, che risultano essere un mix di tratti simili all'uomo e tratti più primitivi. Anche il modo di camminare era davvero singolare: l'analisi degli arti inferiori eseguita dal gruppo di Jeremy DeSilva, dell'università di Boston, dimostra che l'Australopitecus sediba camminava con i piedi inclinati verso l'interno. Colpa del suo piccolo tallone, simile a quello di uno scimpanzé, che lo costringeva a ruotare verso l'interno ginocchio e anca. Questo modo primitivo di camminare era probabilmente un compromesso tra il modo di camminare degli scimpanzé, abituati a spostarsi sugli alberi, e la posizione eretta tipica dell'uomo.
Un altro aspetto primitivo era negli arti superiori, ad eccezione di mani e polsi (più simili a quelli umani), evidentemente per mantenere la capacità di arrampicarsi. Secondo una delle autrici, l'antropologa americana Debbie Guatelli-Steinberg della Ohio State University, questo mix di tratti mostra che l'Australopithecus sediba è più strettamente legato all'uomo moderno rispetto alla famosa Lucy, appartenente alla specie Australopithecus afarensis. Vissuta 3,2 milioni di anni fa, Lucy, era ritenuta parente più vicino all'uomo moderno. Questi e altri studi stanno invece mostrando che "l'Australopithecus sediba - ha sottolineato Rook - è la più evoluta delle australopitecine da cui nasce l'uomo".
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