L’operazione sul capitale
verso il cda dopo aver sciolto
il nodo Cashes
FRANCESCO MANACORDA
MILANO
Ai piani alti di Unicredit si lavora per l’aumento di capitale della banca, che dovrebbe essere annunciato tra una settimana - lunedì 14 - in concomitanza con il varo da parte del consiglio d’amministrazione del nuovo piano industriale a tre anni. In una seduta fiume del cda è probabile che passi anche l’operazione sul capitale, per la quale si attende un ultimo ma importante tassello. La banca guidata da Federico Ghizzoni si aspetta infatti che Bankitalia dia il via libera ai Cashes, strumenti convertibili emessi nel 2009 per un ammontare di 3 miliardi, in modo da poterli computare come capitale vero e proprio. Il via libera ufficiale non è ancora arrivato, ma dal tenore dei negoziati in corso la fiducia - più volte ribadita dallo stesso Ghizzoni - di poter computare quei Cashes con solo qualche modifica al loro regolamento, è evidente. Non a caso la banca starebbe già studiando le modifiche con Mediobanca, che all’epoca del precedente aumento curò l’emissione dei Cashes. Piazzetta Cuccia fa anche parte di un gruppo di banche che comprende pure Deutsche Bank, Merrill Lynch e Jp Morgan, che sono al lavoro sul tema dell’aumento e che dovrebbero guidare il consorzio di garanzia per l’operazione.
Con gli strumenti del 2009 equiparati a capitale, il fabbisogno di capitale fresco di Unicredit sarebbe - secondo indiscrezioni - vicino ai 5 miliardi. L’obiettivo sarebbe infatti quello di garantire una ricapitalizzazione sostanziosa, in grado di spingere l’espansione del gruppo nei prossimi anni, specie in Europa centrale ed dell’Est. Ma siccome chiedere soldi agli azionisti in questa fase è operazione tutt’altro che scontata, si stanno studiando formule tese ad «addolcire» l’esborso dei soci. Ad esempio il ricorso allo «script dividend», il dividendo in azioni: se da una parte questa formula può ridurre l’esborso richiesto ai soci per sottoscrivere pro-quota l’aumento, dall’altra per alcuni di loro - ad esempio le Fondazioni bancarie - viene a mancare quella cedola in denaro liquido su cui molte di esse contano per effettuare le erogazioni del prossimo anno senza attingere alle riserve. mentre il presidente della banca Dieter Rampl mantiene i contatti con tutti i soci, compresi quelli libici, in Unicredit si starebbero cercando anche nuovi azionisti in grado di apportare capitali in occasione dell’aumento.
Intanto una ricerca dell’ufficio studi di Mediobanca sulle principali venti banche europee nel primo semestre dell’anno mette in evidenza come i crediti dubbi lordi sono cresciuti complessivamente dello 0,4 per cento rispetto a fine 2010, a 476,3 miliardi di euro. Prima in questa poco ambita classifica è Lloyd's (72,5 miliardi), seguita da Unicredit, a quota 65,7 miliardi, che segna un aumento del 3,4% rispetto al livello di fine 2010.
verso il cda dopo aver sciolto
il nodo Cashes
FRANCESCO MANACORDA
MILANO
Ai piani alti di Unicredit si lavora per l’aumento di capitale della banca, che dovrebbe essere annunciato tra una settimana - lunedì 14 - in concomitanza con il varo da parte del consiglio d’amministrazione del nuovo piano industriale a tre anni. In una seduta fiume del cda è probabile che passi anche l’operazione sul capitale, per la quale si attende un ultimo ma importante tassello. La banca guidata da Federico Ghizzoni si aspetta infatti che Bankitalia dia il via libera ai Cashes, strumenti convertibili emessi nel 2009 per un ammontare di 3 miliardi, in modo da poterli computare come capitale vero e proprio. Il via libera ufficiale non è ancora arrivato, ma dal tenore dei negoziati in corso la fiducia - più volte ribadita dallo stesso Ghizzoni - di poter computare quei Cashes con solo qualche modifica al loro regolamento, è evidente. Non a caso la banca starebbe già studiando le modifiche con Mediobanca, che all’epoca del precedente aumento curò l’emissione dei Cashes. Piazzetta Cuccia fa anche parte di un gruppo di banche che comprende pure Deutsche Bank, Merrill Lynch e Jp Morgan, che sono al lavoro sul tema dell’aumento e che dovrebbero guidare il consorzio di garanzia per l’operazione.
Con gli strumenti del 2009 equiparati a capitale, il fabbisogno di capitale fresco di Unicredit sarebbe - secondo indiscrezioni - vicino ai 5 miliardi. L’obiettivo sarebbe infatti quello di garantire una ricapitalizzazione sostanziosa, in grado di spingere l’espansione del gruppo nei prossimi anni, specie in Europa centrale ed dell’Est. Ma siccome chiedere soldi agli azionisti in questa fase è operazione tutt’altro che scontata, si stanno studiando formule tese ad «addolcire» l’esborso dei soci. Ad esempio il ricorso allo «script dividend», il dividendo in azioni: se da una parte questa formula può ridurre l’esborso richiesto ai soci per sottoscrivere pro-quota l’aumento, dall’altra per alcuni di loro - ad esempio le Fondazioni bancarie - viene a mancare quella cedola in denaro liquido su cui molte di esse contano per effettuare le erogazioni del prossimo anno senza attingere alle riserve. mentre il presidente della banca Dieter Rampl mantiene i contatti con tutti i soci, compresi quelli libici, in Unicredit si starebbero cercando anche nuovi azionisti in grado di apportare capitali in occasione dell’aumento.
Intanto una ricerca dell’ufficio studi di Mediobanca sulle principali venti banche europee nel primo semestre dell’anno mette in evidenza come i crediti dubbi lordi sono cresciuti complessivamente dello 0,4 per cento rispetto a fine 2010, a 476,3 miliardi di euro. Prima in questa poco ambita classifica è Lloyd's (72,5 miliardi), seguita da Unicredit, a quota 65,7 miliardi, che segna un aumento del 3,4% rispetto al livello di fine 2010.