Due giovani incendiari di 14 e 12 anni sono i responsabili dei roghi appiccati a Monte Omo.
U n gioco, un semplice gioco, organizzato forse per noia, di certo con l'incoscienza degli adolescenti. Sono due baby-incendiari di dodici e quattordici anni, i responsabili del grosso rogo che il primo settembre ha mandato in fumo il bosco comunale di Monte Omo alla periferia di Villacidro. A scoprirli, dopo minuziose indagini, sono stati gli investigatori del Corpo forestale, già impegnati da giorni per cercare di individuare i piromani che a luglio e poi a fine agosto avevano messo in serio pericolo le aree verdi di Villacidro.
L'EPILOGO L'ultimo incendio, divampato il primo settembre a ridosso del centro abitato, sul versante sud-occidentale di Monte Omo, ha avuto come epilogo il fermo di uno degli adolescenti. Gli 007 della Forestale, mentre altre squadre cercavano di fronteggiare le fiamme per impedire che raggiungessero le case, hanno battuto palmo a palmo il terreno alla ricerca di una miccia, un indizio. La pista ha portato dritta verso una casa alla periferia di Villacidro. Nel cortile, poco dopo le quattro del pomeriggio, i ranger hanno bloccato il ragazzo di 14 anni. Su di lui pendevano pesanti indizi. È stato così accompagnato negli uffici del Corpo forestale dove, in presenza dei genitori e del difensore, l'avvocato Massimo Fenza, ha confessato la propria colpa. Le responsabilità di aver acceso il fuoco per gioco, in una sorta di divertimento collettivo
con altri coetanei. Subito dopo i ranger hanno individuato anche l'altro adolescente, un bambino di appena dodici anni.
Dell'episodio è stata interessata la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Cagliari. Delle indagini sono coordinate direttamente dal procuratore Anna Cau e condotte dal sostituto Roberto Melis.
I ranger, proprio per il modo di operare, non escludono che il gruppo di amici posa essersi reso responsabile anche di altri incendi. Quelli del 13, 15 e 22 luglio che hanno distrutto una superficie boscata di oltre quaranta ettari e costretto, per via del versante della montagna reso insicuro poiché spogliato della vegetazione, a chiudere la strada sottostante.
LE IPOTESI Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti (che resta per ora soltanto un'ipotesi) i due ragazzini, probabilmente in compagnia di altri coetanei, si muovevano in modo assolutamente organizzato. Uno dei giovani, e forse più di uno, avevano il ruolo di vedetta. Si appostavano in un punto preciso per accorgersi in tempo, senza essere visti, se altre persone si avvicinavano all'area scelta per le loro scorribande incendiarie. Un solo ragazzo aveva il compito di raggiungere il bosco, infilarsi tra la vegetazione sfruttando un piccolo sentiero nascosto tra la macchia e accendere il fuoco agli arbusti secchi. Poi la fuga. Velocissima, a ritroso, con gli altri amici, per raggiungere la periferia di Villacidro a ridosso di Monte Omu e rifugiarsi, insieme, nel cortile dell'abitazione di uno di loro da dove poter assistere al divampare delle fiamme, all'arrivo delle squadre dell'antincedio e soprattutto osservare il lavoro, le evoluzioni degli elicotteri e dei canadair impegnati nei lanci delle bombe d'acqua sul rogo.
L'INDAGINE La scoperta dei due responsabili dell'incendio del primo settembre potrebbe finalmente fare chiarezza sulla stagione di fuoco che, iniziata ai primi di luglio, si era protratta fino al primo settembre. Roghi violenti e inspiegabili nella tecnica d'innesco semplice e diretta (un fiammifero per innescare un mucchietto di erba secca, visto che non sono mai state trovate micce) da spingere i ranger a indagare nella zona alla periferia di Villacidro. Tra tante polemiche finite anche in Consiglio comunale e innescate dai troppi roghi vicini al centro abitato e rimasti a lungo senza colpevoli.
ANDREA PIRAS