BRUXELLES — L’Europarlamento ha approvato la nuova direttiva orientata a ridurre l'uso degli animali negli esperimenti scientifici e a limitare i test più dolorosi. Dovrà essere applicata nei 27 Stati membri, dopo la ratifica formale del Consiglio Ue, entro due anni. Ma il testo finale di compromesso ha generato polemiche perché ha perso importanti tutele sul benessere degli animali (presenti nella versione iniziale) e ha recepito numerose richieste della lobby dell'industria farmaceutica. Viene poi trasferita sui Paesi membri la responsabilità di introdurre normative più restrittive, controllare il rispetto delle norme nei laboratori e istituire organismi per valutare le conseguenze sulle cavie dei singoli esperimenti.
L'utilizzo di animali resta consentito per la ricerca di base come per la cura di malattie di esseri umani e piante, per verificare l'effetto delle medicine, per l'insegnamento superiore o per le indagini medico-legali. La direttiva chiede però agli Stati di garantire il ricorso a sistemi alternativi, se è possibile. Dovranno poi essere approvate sperimentazioni che riducano al minimo il dolore, la sofferenza e l’angoscia. Gli ambientalisti stimano che circa 12 milioni di animali siano usati ogni anno in Europa per la ricerca scientifica.
Il divieto di usare i grandi primati più simili all'uomo è stato limitato a scimpanzé, gorilla, orangutango e bonobo introducendo possibili deroghe per giustificate esigenze scientifiche. Sono stati esclusi dalla tutela macachi euistiti, ritenuti necessari dall’industria farmaceutica per la ricerca sulle malattie neurodegenerative. Si può sottoporre un animale a più esperimenti con esclusione solo dei test con il livello massimo di dolore (nelle quattro gradazioni previste).
L'accordo tra i due principali gruppi politici, il Ppe (cui aderiscono Pdl e Udc) e S&D (che include il Pd), ha consentito l'approvazione del compromesso nell’aula di Strasburgo nonostante alcune defezioni interne. Dopo gli appelli a modificare il testo, lanciati da membri del governo Berlusconi e dell’opposizione, vari eurodeputati italiani si sono dissociati dalla linea di gruppo. I Verdi europei e l'Idv (che aderisce al gruppo euroliberale) hanno provato senza successo a far rinviare la votazione. «Tutto questo non ha nulla a che vedere con il progresso scientifico perché la scienza ha oggi gli strumenti per portare avanti la ricerca senza macchiarsi di inutili violenze e sadici stermini», ha protestato l'eurodeputato Rita Borsellino del Pd. «Con esperimenti in vitro e simulatori del metabolismo umano si possono raggiungere obbiettivi più certi di quelli delle sperimentazioni animali», ha commentato Cristiana Muscardini (area Fini), dissociatasi dalla linea del Ppe con Crescenzio Rivellini (Pdl), Tiziano Motta (Udc) e Clemente Mastella (Udeur). Il presidente della commissione agricoltura , l'eurodeputato Paolo De Castro del Pd, ha sostenuto il compromesso perché «migliora la precedente direttiva del 1986». Il presidente degli imprenditori di Farmindustria, Sergio Dompè, ha definito l’approvazione «un risultato importante, pienamente condiviso dall'industria farmaceutica».
Corriere.it
L'utilizzo di animali resta consentito per la ricerca di base come per la cura di malattie di esseri umani e piante, per verificare l'effetto delle medicine, per l'insegnamento superiore o per le indagini medico-legali. La direttiva chiede però agli Stati di garantire il ricorso a sistemi alternativi, se è possibile. Dovranno poi essere approvate sperimentazioni che riducano al minimo il dolore, la sofferenza e l’angoscia. Gli ambientalisti stimano che circa 12 milioni di animali siano usati ogni anno in Europa per la ricerca scientifica.
Il divieto di usare i grandi primati più simili all'uomo è stato limitato a scimpanzé, gorilla, orangutango e bonobo introducendo possibili deroghe per giustificate esigenze scientifiche. Sono stati esclusi dalla tutela macachi euistiti, ritenuti necessari dall’industria farmaceutica per la ricerca sulle malattie neurodegenerative. Si può sottoporre un animale a più esperimenti con esclusione solo dei test con il livello massimo di dolore (nelle quattro gradazioni previste).
L'accordo tra i due principali gruppi politici, il Ppe (cui aderiscono Pdl e Udc) e S&D (che include il Pd), ha consentito l'approvazione del compromesso nell’aula di Strasburgo nonostante alcune defezioni interne. Dopo gli appelli a modificare il testo, lanciati da membri del governo Berlusconi e dell’opposizione, vari eurodeputati italiani si sono dissociati dalla linea di gruppo. I Verdi europei e l'Idv (che aderisce al gruppo euroliberale) hanno provato senza successo a far rinviare la votazione. «Tutto questo non ha nulla a che vedere con il progresso scientifico perché la scienza ha oggi gli strumenti per portare avanti la ricerca senza macchiarsi di inutili violenze e sadici stermini», ha protestato l'eurodeputato Rita Borsellino del Pd. «Con esperimenti in vitro e simulatori del metabolismo umano si possono raggiungere obbiettivi più certi di quelli delle sperimentazioni animali», ha commentato Cristiana Muscardini (area Fini), dissociatasi dalla linea del Ppe con Crescenzio Rivellini (Pdl), Tiziano Motta (Udc) e Clemente Mastella (Udeur). Il presidente della commissione agricoltura , l'eurodeputato Paolo De Castro del Pd, ha sostenuto il compromesso perché «migliora la precedente direttiva del 1986». Il presidente degli imprenditori di Farmindustria, Sergio Dompè, ha definito l’approvazione «un risultato importante, pienamente condiviso dall'industria farmaceutica».
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