Si possono individuare spiegazioni logiche al diffondersi della leggenda dei succhia-sangue? Ci si può provare.
Per esempio, malattie ereditarie come la porfiria danno l’aspetto tipico del Nosferatu a chi ne è affetto: anemia, pallore, eritrodonzia (denti fluorescenti che sembrano perciò più lunghi del normale), fortissima fotosensibilità alla luce (l’esposizione anche breve al sole provoca ustioni e bolle) e intolleranza all’aglio.
Ci sono poi i casi di sepoltura in vita, numerosi soprattutto durante le epidemie o in soggetti che cadono in uno stato di catalessi simile alla morte: il poveretto si risveglia al buio e dentro una bara; cerca di scavare il legno, rompendosi le unghie, ma inevitabilmente muore soffocato. Se qualcuno aprirà la sua tomba, che aspetto avrà il cadavere del poveretto? Che orribile espressione si sarà per sempre stampata sul suo volto? Sicuramente verrà scambiato per un vampiro…
Esiste poi la “Sindrome di Renfield”, un quadro psicologico caratterizzato dal bisogno dell’assunzione orale di sangue che deve il nome al personaggio ideato da Bram Stoker che desiderava fortemente diventare un vampiro e subiva una sorta di schiavitù – volontaria e masochistica - nei confronti di Dracula. Chi ne è affetto, mostra precoci segni di disagio, quali l’autolesionismo che gli permette di nutrirsi di se stesso, e la crudeltà verso gli animali, messa in atto per procurarsi sangue fresco. Crescendo, può desiderare di sentire il sapore del sangue fresco di altri esseri umani. Non necessariamente diventa però un assassino: su internet ci sono infatti diversi gruppi di “giovani vampiri” che si assaggiano tra loro.